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Retrospettiva 2014: il rodaggio di PS4 e Xbox One

Il 2020 sta per salutarci e con l'arrivo della nuova generazione di console vale la pena riscoprire la vecchia anno per anno, tornado in questo caso al 2014.

SPECIALE di Simone Tagliaferri   —   25/12/2020

Il 2014 fu l'anno di rodaggio di PS4 e Xbox One. Le due console erano appena arrivate sul mercato (ne abbiamo parlato nella retrospettiva del 2013) e la posizione di entrambe non era ancora ben definita. Xbox One comunque stava mostrando già le prime crepe, dovute allo sciagurato lancio organizzato da Don Mattrick, la cui filosofia "multimediale" dovrebbe comunque essere leggermente rivalutata a distanza di tanti anni, visto che il mercato ha dimostrato di essere poi andato nella direzione che aveva preconizzato.

Retrospettiva 2014: il rodaggio di PS4 e Xbox One

Diciamo che con il senno di poi è possibile affermare che l'errore di Mattrick fu quello di voler forzare l'arrivo di quel futuro che comunque tutti gli operatori del settore sapevano inevitabile, indispettendo i videogiocatori core che, come si sa, sono delle vecchie beghine che faticano enormemente a digerire le novità. Errore che all'epoca costò a Xbox One un avvio lentissimo e tante critiche, nonostante la line up di giochi non fosse certo inferiore a quella di PS4.

Il 2014 fu anche l'anno in cui si capì l'inevitabile sorte di Wii U, console che non è mai riuscita a decollare davvero. L'uscita di ottimi giochi come Bayonetta 2, Super Smash Bros. e Mario Kart 8, cui dedicheremo una nota finale, non la salvò dall'oblio di vendite sottotono in cui era precipitata. Considerando cosa si diceva all'epoca di Nintendo, con molti che la vedevano prossima al fallimento o in procinto di abbandonare il mercato dell'hardware, viene da sorridere a pensare al successo di Nintendo Switch nel 2020, che risulta essere prima nelle vendite in tutto il mondo, nonché dominatrice assoluta del mercato giapponese, almeno di quello tradizionale, dove ha spazzato via ogni concorrente.

Il Gamergate

Retrospettiva 2014: il rodaggio di PS4 e Xbox One

In termini di fatti, il 2014 del mondo dei videogiochi fu soprattutto l'anno del Gamergate, l'immensa campagna di fango e molestie, sfociata in vera e propria persecuzione, organizzata contro la sviluppatrice indipendente Zoe Quinn (e altre donne dell'industria), accusata di corruzione sessuale di un giornalista videoludico, Nathan Grayson, per ottenere stampa favorevole per il suo nuovo gioco, Depression Quest. Il tutto nacque dal dettagliato racconto dei suoi presunti tradimenti fatto su internet dal suo ex Eron Gjoni, che portarono un nutrito gruppo di videogiocatori a scandagliare la vita della donna alla ricerca di elementi utili a distruggerla... e nel caso non ce ne fossero, a inventarli di sana pianta.

Non potendo dichiarare che l'oggetto del contendere era la Quinn, nonché l'emersione di un femminismo critico verso i contenuti dei videogiochi, incarnato da Anita Sarkeesian, il Gamergate provò ad ampliare il suo focus affermando di lottare per avere una maggiore etica nel giornalismo videoludico, partendo proprio dai fatti che coinvolsero anche Grayson. Peccato che, nonostante le indagini su vasta scala, non emerse alcun articolo scritto dal redattore di Kotaku post relazione con la Quinn. L'unica scoperta fu un vecchio speciale di centinaia di righe dedicato all'evento in cui lui e la Quinn si conobbero, e in cui Depression Quest fu citato per tre righe, come parte del resoconto generale. Quindi non ci furono recensioni estasiate, anteprime genuflesse o articoli dedicati. Purtroppo i gamergater non vollero sentire ragioni e continuarono la loro guerra senza senso, che in buona parte prosegue ancora oggi, pur essendosi allargata, assumendo una matrice più politica e svelando la sua natura di estrema destra (pensate alle polemiche sui leak di The Last of Us 2... la matrice è quella).

Col senno di poi possiamo considerare la Quinn come un semplice casus belli che scatenò un gruppo di persone non in grado di accettare l'evoluzione del mercato dei videogiochi, cioè il suo allargamento a demografie prima ignorate. Se vi interessa approfondire l'argomento, all'epoca gli dedicammo un lungo speciale. Per un approfondimento specifico sul caso della Quinn, vi rimandiamo a un altro resoconto dell'epoca.

Il rodaggio di PS4 e Xbox One

Retrospettiva 2014: il rodaggio di PS4 e Xbox One

In termini di videogiochi, il 2014 fu un anno di passaggio. Essendo il primo della next-gen, non ci furono dei nuovi lanci particolarmente rilevanti tra le esclusive, che di loro non offrirono grossi spunti. Ci furono sicuramente dei buoni giochi, nonché dei titoli molto importanti dalle terze parti di cui parleremo, ma l'allora next-gen non riuscì a mostrare i muscoli. Paradossalmente il meglio si vide su Wii U, che come detto era una console già mezza morta.

In termini di esclusive Microsoft fece meglio di Sony lanciando Forza Horizon 2, Sunset Overdrive e Titanfall (quest'ultimo fu pubblicato da Electronic Arts), tre titoli di alto livello che comprendevano anche due nuove proprietà intellettuali. Sony rispose con The Last of Us Remastered, sicuramente un capolavoro, ma comunque un gioco per PS3 ammodernato, Driveclub e InFAMOUS: Second Son, il secondo particolarmente problematico in termini di stabilità e di aspettative disattese.

Fu sistemato di patch in patch, ma non se ne accorse nessuno e oggi è difficile trovarlo citato anche negli ambienti frequentati da fan oltranzisti del mondo PlayStation. In linea di massima, tra le esclusive per le due console ci fu poco di imprescindibile. Erano tutti prodotti da inizio generazione, soprattutto per ambizioni, tanto che non hanno lasciato grosse tracce.

L'anno di Destiny e l'ascesa dei GaaS

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Molto meglio fecero le terze parti. In tanti, forse troppi, elessero come gioco dell'anno Dragon Age: Inquisition, il terzo capitolo della serie Dragon Age, caratterizzato da più di cento ore di gameplay per una sterminata quantità di missioni riempitive che tradivano la sua natura di MMORPG riadattato. Nonostante la sua estrema ripetitività, il gioco di Bioware piacque moltissimo ai giocatori che lo ricordano ancora con affetto.

Il maggior successo dell'anno furono sicuramente le versioni Xbox One e PS4 di GTA 5, gioco che ancora oggi miete milioni di dollari grazie a GTA Online, ma che ebbe origine dalla generazione Xbox 360 e PS3. Difficilmente qualcuno all'epoca avrebbe potuto prevedere cosa sarebbe diventato con il passare degli anni e che Rockstar Games avrebbe lanciato solo un altro grande gioco nel corso dell'intera generazione.

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In termini di importanza, il 2014 fu sicuramente l'anno di Destiny. Il gioco di Bungie, all'epoca pubblicato da Activision, sembrava dover rivoluzionare il mercato, tra budget di sviluppo faraonico e promesso supporto per dieci anni. Le cose sono andate in modo leggermente diverso, visto che proprio l'uscita di Destiny (e successivamente di The Division) cambiò notevolmente le prospettive su giochi simili (in meglio o in peggio è ancora tutto da scrivere), facendo diventare i giochi servizi, o GaaS, centrali per l'intera industria. Purtroppo la campagna marketing battente e le attese immense non si tradussero nel capolavoro sperato, ma solo in un buon titolo con tanti, forse troppi, problemi, alcuni dei quali non risolti nemmeno con il seguito.

Tanti giochi dalle terze parti

In termini di qualità, il meglio del 2014 arrivò da direzioni inattese. Il mondo dell'horror fu sconvolto da Alien Isolation, uno dei titoli del genere ancora oggi più apprezzati, nonostante le scarse vendite (i giocatori spesso non premiano ciò che dicono di gradire) nato da una software house specializzata in strategici (Creative Assembly). Monolith e Warner Bros. lanciarono La Terra di Mezzo: L'Ombra di Mordor, un open world maestoso ambientato nel mondo di Tolkien, che sembrava poter segnare la nascita di un nuovo sotto franchise, ma il cui successo fu in parte vanificato dal seguito, uscito qualche anno più tardi. Fromsoftware lanciò Dark Souls 2, all'epoca molto apprezzato, ma con il passare degli anni rivalutato in negativo dai fan dei soulslike, che lo considerano il capitolo peggiore della trilogia, nonché uno dei titoli peggiori tra quelli dello sviluppatore giapponese, tra quelli post Demon's Souls. Bethesda e Machinegames lanciarono Wolfenstein: The New Order, il capitolo della rinascita della serie nata da Id Software, vanificato dall'ultimo episodio (un giorno scriveremo di come la caccia al GaaS abbia distrutto diverse serie, ma non oggi). Per Bethesda fu anche l'anno di The Evil Within, l'esordio del maestro Shinji Mikami sotto la sua ala.

Altri titoli importantissimi usciti nel corso dell'anno furono Divinity: Original Sin, il gioco di ruolo classico che salvò Larian lanciando contemporaneamente una delle serie più amate degli ultimi anni, quantomeno dai cultori del genere. Blizzard aggredì invece il mercato casual dei free-to-play con Hearthstone, all'epoca benedetto dalla critica e dal pubblico, oggi riletto più acidamente alla luce dell'evoluzione di Blizzard stessa. Naturalmente non mancarono le serie annuali come FIFA o Call of Duty, ma di quelle a chi volete che importi davvero?

Triste, solitario y final: Wii U

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Come già detto, il meglio dell'anno arrivò da Nintendo con Mario Kart 8, Super Smash Bros., Donkey Kong Country: Tropical Freeze e Bayonetta 2 per Wii U, due titoli che a loro modo hanno fatto la storia, tornando poi su Nintendo Switch in versioni ampliate e di maggior successo. Se vogliamo, la qualità dei giochi di Nintendo per la sua sfortunata console è la dimostrazione che le esclusive da sole non servono a molto se è l'hardware stesso a essere mal visto. Wii U fu una console fraintesa, sfortunata erede della filosofia Wii che non fu recepita proprio dal pubblico che ne aveva decretato il successo.