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Turok: Origins, un ritorno che al momento lascia alquanto indifferenti

Alla Gamescom abbiamo provato quattro livelli di Turok: Origins, ma al momento lo sparatutto in prima e terza persona ci è parso un progetto fin troppo anonimo.

PROVATO di Lorenzo Kobe Fazio   —   04/09/2025
L'artwork di Turok: Origins con i membri della tribù in bella vista
Turok: Origins
Turok: Origins
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Scherzare con Turok, significa scherzare con un pubblico relativamente ampio e quantomai variegato. Innanzitutto, di questa immaginaria platea, non si possono non citare gli appassionati di fumetti, lì dove la leggenda è nata negli anni '50 e dove è risorta nei primissimi anni '90. In seconda battuta, è inevitabile ascrivere tra le fasce di popolazione coinvolte anche gli amanti degli FPS che nel capostipite pubblicato su Nintendo 64 nel 1997 individuano uno dei pionieri del genere in tre dimensioni su console. Infine, non si possono dimenticare tutti quelli cresciuti a pane e Jurassic Park e che da bambini sognavano di diventare paleontologi.

Turok, insomma, è patrimonio di molti, soprattutto dei videogiocatori più attempati, nostalgici per natura, scottati dallo zoppicante reboot tentato nel 2008. Le aspettative, e le ansie, sono molte e deve esserne estremamente consapevole Jesus Iglesias, director di Turok: Origins. Accomodatici nella saletta di prova imbastita alla Gamescom per l'occasione, lo sviluppatore si è infatti speso in una lunghissima premessa, un monologo sentito, appassionato, in cui si percepiva la lucidità di chi è conscio di avere tra le mani un brand molto amato, a suo modo.

Jesus, insomma, ce l'ha messa tutta per infonderci un certo ottimismo in vista della prova che avremmo effettuato di lì a poco. Le lunghe analisi effettuate dallo studio per carpire lo spirito della saga, la ricerca di un equilibrio tra il rispetto della formula originale e l'inevitabile, e giustissima, necessità di aggiornare e adattare il marchio agli standard odierni, sono stati tanti i temi toccati in questo coinvolgente preambolo.

Jesus ce l'ha messa tutta ed è riuscito a illuderci per un momento. Sì, perché al termine della nostra prova, non tutto quello che ha detto tornava.

Prima o terza persona, per me pari sono

Mettiamo subito le cose in chiaro: quello che abbiamo visto e provato in prima persona di Turok: Origins non ci ha inorridito. Non ci ha fatto pensare a una produzione disastrosa, a un titolo destinato a fallire, a un gioco senza capo né coda. Semplicemente non ci ha emozionato, non ci ha trasmesso chissà quale divertimento, né abbiamo respirato l'antico DNA della serie. Semmai, abbiamo avuto l'impressione di avere a che fare con uno sparatutto molto generico e anonimo, che si limita a schierare in campo, di tanto in tanto, qualche dinosauro. Ma andiamo per gradi.

Turok: Origins è uno sparatutto che può essere giocato sia in prima persona, che in terza persona. Per alternare le due prospettive è sufficiente la pressione di un tasto e nella nostra oretta scarsa passata in compagnia del gioco, abbiamo constatato che effettivamente non esiste un'inquadratura preferibile all'altra. In prima persona si entra ovviamente più nel vivo dell'azione, e il contatto con i vecchi capitoli si fa più palpabile, ma l'azione su schermo resta sempre leggibile, con rarissimi casi in cui ci si ritrova spaesati alla disperata ricerca del nemico, o del dinosauro, che ci è appena passati a fianco. In terza persona si ha una visione più ampia e chiara del campo di battaglia e si può cambiare in totale libertà il lato sul quale poggia virtualmente la telecamera.

In questo frangente, insomma, si palesa la cura di fondo con cui è stato affrontato lo sviluppo del titolo, una sensazione che si riconferma non appena abbiamo iniziato a esplorare la foresta del primo livello di prova. I comandi sono reattivi. Il mirino si muove senza sobbalzi. Saltare, attivare lo sprint ed eseguire una scivolata sono azioni che si effettuano senza il minimo imbarazzo o incertezza.

Turok è il nome della tribù a cui appartengono questi guerrieri che viaggiano nello spazio e anche nel tempo
Turok è il nome della tribù a cui appartengono questi guerrieri che viaggiano nello spazio e anche nel tempo

L'interfaccia mostra chiaramente ogni indicatore necessario, compresa l'esatta posizione dei propri compagni d'armi. Turok: Origins, difatti, seppur affrontabile dall'inizio alla fine in solitaria, consente e incentiva la cooperativa fino a tre giocatori. All'inizio di ogni livello, abbiamo avuto modo di scegliere il nostro membro della tribù dei Turok tra i tre presenti, ognuno con equipaggiamento e abilità speciali ben specifici.

Raven è armata di un arco capace di indebolire dalla distanza i nemici e può creare una barriera difensiva. Cougar predilige le mitragliatrici e può attivare un raggio esplosivo molto potente. Bison, infine, è il tank del gruppo, grazie al suo fidato fucile a pompa e alla micidiale mossa corpo a corpo su cui può fare affidamento, come per tutti gli altri poteri speciali, quando il tempo di ricarica è scaduto. Ognuno di essi, inoltre, può entrare in connessione con il proprio animale guida per una manciata di secondi, eventualità che scatena l'istinto guerriero e garantisce attacchi più potenti, una maggior capacità di incassare i colpi e, soprattutto, una spiccata rapidità nei movimenti.

In termini cronologici, come il titolo lascia intuire, Turok: Origins è il prequel della serie
In termini cronologici, come il titolo lascia intuire, Turok: Origins è il prequel della serie

Al momento non ci è dato sapere se e come potremo personalizzare i tre personaggi disponibili, né se ce ne saranno altri nella versione finale del gioco. Quasi di sicuro si sbloccheranno elementi cosmetici e nuove armi per ognuno di essi, ma da quanto abbiamo potuto vedere non è previsto un sistema di crescita in termini statistici.

Molto spara spara, poco Turok

Sul campo di battaglia, la scelta del personaggio influenza, seppur non troppo, l'approccio alla battaglia. Raven è efficace soprattutto se resta nelle retrovie e solo all'occorrenza si avvicina al fronte per supportare gli alleati con lo scudo. Cougar si trova a suo agio nello sfoltire le fila nemiche con rapide incursioni. Bison deve sempre approcciare a corta distanza gli avversari, in modo da eliminarli il più velocemente possibile.

Imparare a conoscere le abilità dei personaggi è comunque importante anche in Turok: Origins
Imparare a conoscere le abilità dei personaggi è comunque importante anche in Turok: Origins

Privi totalmente di qualsiasi contesto narrativo, nei quattro livelli ce la siamo dovuta vedere per lo più con qualche velociraptor, con un triceratopo gigante e con una moltitudine di alieni antropomorfi armati di tutto punto. Il quartetto di scenari, a loro volta, ha palesato la discreta varietà in termini visivi ostentata dall'avventura: la foresta al chiarore di luna, l'interno di una nave aliena, l'arena scavata nel terreno in cui abbiamo affrontato il già citato triceratopo, livelli che hanno messo in mostra la bontà di un comparto grafico in linea con gli standard attuali praticamente sotto ogni profilo.

Tuttavia, è proprio a partire dall'aspetto estetico del gioco che si è iniziata a palesare la piattezza del progetto. Ogni scenario è fonte di déjà-vu, con elementi e scorci che sembrano presi in prestito ora da Crysis, ora da Halo, ora da Destiny. Le luci al neon, l'illuminazione a volte esagerata, la palette di colori, hanno ben poco a che spartire con le ambientazioni spesso oscure e sinistre dei vecchi episodi della serie.

Nella demo ce la siamo dovuta vedere solo con velociraptor e con un triceratopo, ma siamo certi che le specie di dinosauri che incontreremo in Turok: Origins saranno di più
Nella demo ce la siamo dovuta vedere solo con velociraptor e con un triceratopo, ma siamo certi che le specie di dinosauri che incontreremo in Turok: Origins saranno di più

Anche dal punto di vista del gameplay, la demo ci ha offerto ben pochi momenti memorabili. La cooperazione è utile per abbattere i nemici più coriacei, ma per lo più si procede a testa bassa, aprendo il fuoco su qualsiasi cosa si muova con rari momenti in cui, l'attivazione strategica di un'abilità del personaggio, fa veramente la differenza. L'IA degli alieni antropomorfi, soprattutto, era davvero rudimentale, un limite che non ha incentivato il gioco di squadra, né ha permesso alle specificità di ogni personaggio di pesare più di tanto sul bilancio di guerra.

Alla prevedibilità di ogni situazione di gioco concorreva poi il design delle missioni. Raggiunta la meta prestabilita, per lo più si doveva difendere la posizione dall'orda nemica, prima di essere rimbalzati verso la successiva tappa. Ciò che è peggio, il level design della demo aveva davvero pochissimo a che vedere con i vecchi Turok. Degli antichi scenari zeppi di bivi, porte da aprire e piattaforme da raggiungere, non c'era alcuna traccia. Abbiamo compiuto qualche salto all'interno della nave aliena, ma nulla di così complesso, né particolarmente stimolante. Il più delle volte si procede in linea retta, senza alcuna concessione all'esplorazione.

Ci auguriamo di aver visto la parte meno ispirata di Turok: Origins
Ci auguriamo di aver visto la parte meno ispirata di Turok: Origins

Solo nello scontro con il triceratopo, il boss di fine livello messo a disposizione nella demo, abbiamo potuto saggiare i vantaggi di attacchi combinati e di tecniche attivate con un minimo di raziocinio. Evitando le cariche dell'animale, colpendolo con tutto ciò che l'arsenale del nostro personaggio aveva da offrire, effettivamente abbiamo vissuto uno scontro intenso e adrenalinico, segno che l'encefalogramma del gioco non è del tutto piatto.

Siamo rimasti un po' delusi dal nostro incontro alla Gamescom con Turok: Origins. La produzione Saber, presa di per sé, non sembra pessima in termini assoluti. Graficamente il titolo si difende bene, il gunplay restituisce le giuste sensazioni e l'idea di uno sparatutto in cui si può alternare in qualsiasi momento la terza e la prima persona è sulla carta una bella libertà offerta al videogiocatore. Peccato che del vecchio Turok non ci sia affatto traccia e che il tutto si muova su binari fin troppo noti e prevedibili per regalare emozioni e sano divertimento. Possiamo lasciare il beneficio del dubbio sull'IA dei nemici, probabilmente tarata verso il basso per consentirci di completare facilmente e velocemente tutti i livelli proposti nella demo, ma restano forti dubbi su un design di missioni e livelli che abbiamo trovato davvero fiacchi e stantii. Anche le armi, a dirla tutta, sembravano prese in prestito da Halo e non certo da Turok che alternava fucili futuristici, ad armi contemporanee e riconoscibili. Insomma, nonostante le premesse del buon Jesus, alla Gamescom abbiamo fatto la conoscenza con uno sparatutto con qualche potenzialità, ma che del vecchio e amatissimo marchio ha davvero ben poco.

CERTEZZE

  • Sia la prima persona che la terza funzionano bene
  • Combattere in co-op regala sempre un po' di divertimento

DUBBI

  • Level design piattissimo
  • Non c'è praticamente traccia dei vecchi Turok