DOOM è una serie abbastanza "oscura". Parliamo di un gioco che tira in ballo inferni, fiamme, musica metal, demoni e tanto gore. Lo sviluppatore id Software, però, non era ancora del tutto soddisfatto dalla cosa e voleva fare un passo in avanti al riguardo.
Per questo motivo ha deciso di dare un tocco medievale al suo nuovo capitolo, che non a caso si chiama DOOM: The Dark Ages, ovvero "i secoli bui", uno dei modi per definire (ingiustamente) il Medioevo.
Le parole del director di DOOM The Dark Ages
Il director di Doom (2016), Doom Eternal e Doom: The Dark Ages, Hugo Martin, ha parlato con la rivista Edge Magazine per il suo più recente numero, spiegando il motivo per cui il team ha deciso di realizzare un prequel invece che un seguito e del perché hanno scelto un'ambientazione fantasy medievale, tra tutte le possibilità.
"Parte del motivo per cui abbiamo scelto il genere fantasy è che potevamo essere più oscuri e sinistri con gli strumenti del mestiere del protagonista", dice Martin. "Quando si pensa a un fantasy medievale e oscuro, si pensa a strumenti di tortura, corde, catene e spuntoni". Nel gioco ad esempio vedremo un'arma può far apparire una palla di metallo collegata a una catena, usata "per rompere le ossa", o una cosa chiamata "rail spike": descritta come, "letteralmente un martello e una picca gigante".
Non dimentichiamo poi che viene introdotto uno scudo, certamente molto medievale, che però è anche una motosega da usare come arma offensiva: DOOM The Dark Ages mira a rendere gli scontri dinamici e aggressivi anche quando sfruttiamo capacità difensive.
Ricordiamo infine che DOOM The Dark Ages non avrà il multigiocatore e id Software spiega perché.