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Fortnite: la class action che lo definisce "come la cocaina" potrà procedere, è ufficiale

Una class action canadese che definisce Fortnite come la cocaina può ora procedere: è la decisione del giudice incaricato. Vediamo i dettagli.

Fortnite: la class action che lo definisce 'come la cocaina' potrà procedere, è ufficiale
NOTIZIA di Nicola Armondi   —   10/12/2022

Nel 2019, lo studio legale canadese Calex Legal ha chiesto l'approvazione per presentare una class action contro Epic Games per conto di genitori che sostenevano che i loro figli fossero dipendenti da Fortnite e il gioco fosse come la cocaina. Ora, un giudice del Quebec ha ora autorizzato la class action, il che significa che la causa può procedere.

I giochi vengono spesso descritti come "assuefacenti", ma nel caso di questa causa il termine viene usato letteralmente. Calex Legal, lo studio legale che rappresenta i genitori, ha dichiarato nel suo dossier che la dipendenza da Fortnite "è simile alla dipendenza da cocaina", e ha anche citato un articolo del 2018 in cui uno specialista comportamentale britannico ha detto che Fortnite "è come l'eroina".

La causa sostiene che Epic Games si è avvalsa di "esperti" durante lo sviluppo di Fortnite per garantire la massima dipendenza ai giocatori e non informa le persone dei "rischi e pericoli associati all'uso di Fortnite" quando creano i loro profili di giocatore. La causa afferma inoltre che Epic fa in modo di tenere i ragazzi attaccati al gioco attraverso la promessa di premi, "tra cui la Fortnite World Cup, che offre più di 30 milioni di dollari in denaro".

Fortnite
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Un giocatore citato nella causa, che aveva 13 anni quando è stata presentata l'azione legale, sarebbe passato dal giocare "poche ore alla settimana a diverse ore al giorno" nel corso di soli due anni. Si afferma che tale ragazzo spesso gioca fino all'una di notte. Viene poi riportato l'esempio di un altro, che ha solo 10 anni, il quale litiga con i genitori per giocare a Fortnite e diventa "molto aggressivo e volgare" mentre gioca. Il bambino di 10 anni ha anche speso quasi 600 dollari in V-bucks di Fortnite, anche se non è chiaro se ciò sia avvenuto all'insaputa o meno dei genitori.

Naturalmente, la causa cita anche la recente decisione da parte dell'Organizzazione Mondiale della Sanità di considerare il "disturbo da videogioco" come una vera malattia, oltre a vari articoli pubblicati dai media come "Altre prove che Fortnite fa male alla salute di tuo figlio".

"Gli effetti della dipendenza da videogiochi, incluso Fortnite, sul cervello dei bambini sono particolarmente dannosi in quanto, quando sono continuamente attaccati alle loro macchine, sviluppano gravi carenze nella loro capacità di integrare l'intero spettro [delle emozioni umane]", si legge nella causa. "Gli specialisti riferiscono di lacune nel vocabolario e nell'integrazione sociale. È infatti riconosciuto che l'uso continuo di dispositivi elettronici provoca cambiamenti significativi alla corteccia prefrontale del cervello umano, cambiamenti che colpiscono in particolare i giovani cervelli in via di sviluppo".

"L'aspetto della dipendenza di Fortnite è riconosciuto in tutto il mondo ed è stato anche paragonato all'eroina in un articolo intitolato 'La dipendenza da Fortnite sta spingendo i bambini alla riabilitazione dai videogiochi' e in un articolo intitolato 'Oltre i numeri: Fortnite può creare dipendenza come l'eroina'."

L'approvazione della class action è solo l'inizio del processo, ma è un grande passo avanti, poiché il giudice ha dichiarato che i genitori coinvolti "hanno un caso difendibile da presentare".

"La Corte ritiene che i fatti addotti in relazione ai figli dei ricorrenti consentano di affermare, se messi in relazione con le dichiarazioni di alcuni esperti in merito alla creazione di una dipendenza dai videogiochi, e più in particolare da Fortnite, che i ricorrenti hanno una valida richiesta di risarcimento per responsabilità da prodotto contro i convenuti", si legge nella sentenza. "La richiesta non sembra essere frivola o manifestamente infondata".

Epic, ovviamente, vede la questione in modo molto diverso. "Disponiamo di controlli parentali leader nel settore che consentono ai genitori di supervisionare l'esperienza digitale dei loro figli", ha dichiarato Natalie Munoz, portavoce di Epic, in una dichiarazione inviata a PC Gamer. "I genitori possono ricevere rapporti sulle ore di gioco che tengono traccia del tempo in cui i loro figli giocano ogni settimana e richiedono l'autorizzazione dei genitori prima di effettuare acquisti, in modo da poter prendere le decisioni giuste per la loro famiglia. Abbiamo anche aggiunto di recente un limite di spesa giornaliero predefinito per i giocatori di età inferiore ai 13 anni."

"Abbiamo intenzione di combattere in tribunale. Questa recente decisione permette solo di procedere con il caso. Crediamo che le prove dimostreranno che questo caso è privo di merito".

Calex Legal sta ora cercando altre persone che si uniscano alla sua class action contro Fortnite.