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God of War: Ragnarok: l'industria dei videogiochi si schiera contro i videogiocatori tossici

L'industria dei videogiochi si è schierata contro i videogiocatori tossici che stanno avvelenando l'ambiente, come dimostrato dal caso God of War: Ragnarok.

NOTIZIA di Simone Tagliaferri   —   01/07/2022
God of War Ragnarok
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L'industria dei videogiochi si è schierata contro gli utenti tossici, in seguito ai casi God of War: Ragnarok e Tales of Monkey Island. Di base ci sono persone che stanno avvelenando l'ambiente in modo irreversibile, aumentando la distanza tra sviluppatori e utenti.

Per riassumere: Ron Gilbert ha annunciato che non parlerà più di Return to Monkey Island in pubblico dopo aver ricevuto offese e minacce dai cosiddetti fan della serie e poche ore dopo una sviluppatrice di Sony Santa Monica si è lamentata pubblicamente perché molti giocatori PlayStation le hanno inviato le foto dei loro peni per convincerla a svelare la data d'uscita di God of War: Ragnarok.

La reazione è stata generalizzata. Già abbiamo riportato quelle di Cory Barlog di Sony Santa Monica e di Phil Spencer, il capo della divisione gaming di Microsoft, ma ce ne sono state anche altre.

Ad esempio Neil Druckmann di Naughty Dog è intervenuto sul caso Gilbert affermando: "Wow! Anche dei sani giochi d'avventura non sono al sicuro dai fan tossici che ne sanno sempre di più degli autori?! Ron (e il team), continuate a fare ciò in cui credete! Sembra fantastico! Lo prenderò al fottuto lancio!"

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Druckmann ha poi aggiunto: "Onestamente... da grande fan di una serie che mi ha cambiato la vita, mi sento fortunato dal poter giocare un altro Monkey Island di Ron Gilbert. Voglio la visione del suo team e di nessun altro."

Anche Dominic Armato, l'attore che dà la voce a Guybrush Threepwood, è intervenuto su questa storia: "Per una parte della comunità che difende il medium videoludico come un'arte, c'è molta gente che fa di tutto per trattarla come una stupida merce."

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Anche Alex Mann, il development director di EA, ha scritto una riflessione in merito, spiegando come questa storia dimostri perché gli studi di sviluppo non comunicano più con i videogiocatori durante la lavorazione dei loro giochi_ "Questo lo dimostra al 100%: continuare a provare non vale il prezzo personale e la salute mentale."

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Sul caso di Sony Santa Monica è invece intervenuta Alanah Pearce, che ha scritto: "urlare alla gente per le date di lancio dei videogiochi non serve a nulla. Anche se minacciando le persone otteneste una data (non accadrà mai), non ne avreste comunque niente da guadagnare sapendolo prima che ve lo dica il team di sviluppo."

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Parris, uno dei presentatori di Gamertag Radio, ha inoltre aggiunto: "Fermatevi dal molestare gli sviluppatori di videogiochi. Ciò che ho visto nei giorni scorsi è terribile. Siate migliori di così."

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Difficile che le cose cambino, visto il livello medio dei videogiocatori. Fortunatamente sperare non costa nulla.