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La fine di Prince of Persia è colpa di Ubisoft e del suo abbonamento, per un director di Baldur's Gate 3

Micheal Douse, publishing director di Larian Studio, ha voluto dire la sua sulla situazione degli sviluppatori di Prince of Persia: The Lost Crown, dando la colpa a Ubisoft e al suo abbonamento.

NOTIZIA di Giorgio Melani   —   25/10/2024
Un'immagine dalla copertina di Prince of Persia The Lost Crown
Prince of Persia The Lost Crown
Prince of Persia The Lost Crown
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Michael 'Cromwelp' Douse, publishing director di Larian Studio e diventato molto presente nella discussione videoludica in particolare con l'avvento di Baldur's Gate 3, ha fatto una delle sue uscite rumorose su X, in questo caso accusando Ubisoft e la sua "strategia sbagliata" per spiegare la fine di Prince of Persia: The Lost Crown e lo smantellamento del team dedicato.

Secondo Douse, sarebbe colpa principalmente del management di Ubisoft e della volontà di spingere sul proprio servizio in abbonamento, ovvero Ubisoft+, invece di puntare alle vendite dirette delle copie del gioco, facendo notare come l'ultimo gioco che ha avuto un certo successo commerciale da parte della compagnia sia stato probabilmente Far Cry 6 nel 2021.

Da allora, "The Crew, Mirage e Avatar sono arrivati nel 2023 e non hanno ottenuto buoni risultati, dunque si può dire che le sottoscrizioni fossero già in crisi quando Prince of Persia è stato pubblicato nel 2024. Questo significa che la gente non sta usando il loro store più di tanto".

Il problema sarebbe dare la priorità alla piattaforma

Secondo Douse, la questione sarebbe stata molto diversa se Prince of Persia: The Lost Crown fosse stato lanciato subito su Steam e dunque se Ubisoft avesse dato priorità alla vendita standard rispetto all'iscrizione alla propria piattaforma.

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"Se fosse uscito su Steam non solo sarebbe stato un successo di mercato, ma probabilmente ci sarebbe stato un sequel perché il team è molto forte", ha affermato il director di Larian. Secondo Douse Ubisoft ha "una strategia decisamente sbagliata", spiegando che "La cosa più difficile è creare un gioco da 85+, mentre è molto, molto più facile semplicemente rilasciarne uno. Non si dovrebbe fare così".

Successivamente, Douse ha affermato che "Se l'affermazione i giocatori devono abituarsi a non possedere i loro giochi è vera a causa di una specifica strategia di rilascio (priorità all'abbonamento sopra le vendite), allora è vera anche l'affermazione gli sviluppatori devono abituarsi a non avere un lavoro se realizzano un gioco acclamato dalla critica (strategia della piattaforma prioritaria rispetto alle vendite del titolo), e questo non è ragionevole, anche da un punto di vista commerciale".

È chiaro che Douse, con questo intervento, voglia difendere gli sviluppatori di Prince of Persia: The Lost Crown e il loro operato rispetto alle decisioni del publisher, sebbene ci siano in questo caso degli elementi che non tornano molto nelle affermazioni del director di Larian.

Sembra infatti prendere in considerazione solo il punto di vista dell'utenza PC, senza considerare che il gioco è uscito su un'ampia quantità di piattaforme, spiegando che tutto si sarebbe risolto con il lancio al day one su Steam, cosa forse non proprio verosimile, considerando che molti utenti hanno semplicemente valutato forse troppo alto il prezzo di lancio.

Poco chiaro anche il sillogismo successivo, a partire dal fatto che lo stesso acquisto dei giochi su Steam consente solo l'uso di una licenza a detta della stessa Valve e il collegamento logico sull'operato di editore e sviluppatori, ma è comunque un punto di vista da grande appassionato, come spesso accade con Douse.

Nel frattempo, abbiamo visto che Ubisoft ha confermato lo smantellamento del team di Prince of Persia: The Lost Crown, ma anche il fatto che sia in corso la progettazione di un nuovo Rayman presso Ubisoft Milan e alcuni degli sviluppatori del suddetto metroidvania.