Rockstar Games è nelle fasi finali dello sviluppo di GTA 6, il che dovrebbe essere già motivo di grosso stress all'interno dello studio. Ultimamente però sta affrontando degli altri problemi, legati ad alcuni licenziamenti effettuati dall'azienda.
Ufficialmente, più di 30 dipendenti sono stati licenziati per "aver condiviso e discusso informazioni riservate in un forum pubblico", ma ci sono sospetti fondati che l'obiettivo reale dei provvedimenti fosse di bloccare il loro tentativo di sindacalizzazione. Dopo l'intervento di un sindacato inglese, l'Independent Workers' Union of Great Britain (IWGB), ora è la volta della politica di intervenire sull'argomento, con un consigliere scozzese che ha chiesto di approfondire la questione nelle sedi istituzionali.
Un caso intricato
L'IWGB ha definito l'episodio "il più spietato atto di repressione sindacale nella storia dell'industria dei videogiochi nel Regno Unito" e ha avviato azioni legali contro lo studio. Da allora, sono scoppiate numerose proteste davanti alla sede di Rockstar North e agli uffici londinesi della società madre Take-Two.
Secondo Alex Marshall, presidente dell'IWGB, le accuse dell'azienda sono infondate: i dipendenti interessati stavano discutendo le condizioni di lavoro su un server privato di Discord, e non divulgando informazioni riservate, come invece sostiene Rockstar.
Come detto, ora si sta muovendo anche la politica scossese: il consigliere del Partito Verde Scozzese, Dan Heap, ha presentato una mozione per discutere dei licenziamenti nella prossima riunione dell'Economy and Fair Work Committee. Heap chiederà al consiglio di supportare gli ex lavoratori di Rockstar, fornendo informazioni sui loro diritti e sul sostegno finanziario disponibile, e di fare pressione sullo studio affinché reintegri i dipendenti licenziati.
Insomma, l'attesa spasmodica per GTA 6 va sempre più mescolandosi con questioni politiche e sociali relative alla modalità di sviluppo dei videogiochi tripla A e al rapporto tra i grandi studi e la loro forza lavoro.