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Sony, Warner, Rockstar Games hanno evitato di pagare milioni di tasse nel Regno Unito sfruttando una legge per indie

In base ad un'indagine di The Guardian, è emerso che molti publisher di grandi dimensioni hanno sfruttato una legge per facilitare le finanze di piccoli team in modo da ottenere rimborsi milionari.

NOTIZIA di Giorgio Melani   —   02/10/2019

Un'indagine pubblicata da The Guardian svela come alcuni grandi publisher come Sony, Sega, Warner Bros. e Rockstar Games hanno sfruttato un programma destinato a sviluppatori di piccole dimensioni per evitare di pagare tasse nel Regno Unito, ottenendo milioni di sterline in rimborsi.

Nel Regno Unito vige infatti la Video Games Tax Relief (VGTR), un sistema di tassazione agevolato che dovrebbe consentire notevoli vantaggi economici agli sviluppatori di piccole dimensioni o ai team costituiti da poco tempo, consentendo a questi di ottenere il 20% di rimborso di varie tasse. Il problema, secondo quanto emerso, è che i maggiori fruitori di questo sistema si sono rivelati essere alcuni tra i più grandi publisher presenti sul mercato.

In base a quanto rilevato, sembra che Sony abbia ottenuto circa 30 milioni di sterline in rimborsi dalle tasse, Sega circa 20 milioni e Warner Bros. più di tutti, con circa 60 milioni di rimborsi ottenuti.

Le maggiori richieste di rimborso, insomma, proverrebbero tutte da publisher di enormi dimensioni, a cui il programma VGTR non sarebbe nemmeno indirizzato. L'80% dei rimborsi totali sono dunque finiti nelle tasche di quelle compagnie che probabilmente ne hanno molto meno bisogno di altre, insomma.

Non è peraltro la prima volta che emerge il caso, visto che qualche mese fa era stato scoperto come Rockstar Games avesse sfruttato il programma VGTR per ottenere 42 milioni di sterline in rimborsi, senza peraltro pagare la Corporation Tax per anni. Una policy elaborata già nel 2014 anche con le indicazioni della Commissione Europea stabilisce come condizione allo sfruttamento dei vantaggi fiscali la necessità che i prodotti promuovano la cultura e abbiano riferimenti a quella britannica in particolare, come una sorta di programma per la promozione culturale, ma a quanto pare è stato fatto poco dal governo britannico per rendere effettive queste indicazioni.

Il fatto è che sembra non esserci un'effettiva demarcazione nella possibilità di richiedere o meno tali rimborsi in base alla dimensione della compagnia, così come qualsiasi prodotto sembra poter rientrare nel programma al di là della presenza di riferimenti culturali o meno, dunque le richieste di rimborso da parte dei grossi publisher non dovrebbero essere fuori legge, sebbene siano sicuramente scorrette dal punto di vista "etico", rispetto all'idea alla base del programma VGTR.