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Stellar Blade: chi si lamenta per le censure ha perfettamente ragione

Prima vendi il gioco in un certo modo e poi ti lamenti se quelli che lo avevano comprato si lamentano perché li hai traditi sulla linea del traguardo?

NOTIZIA di Simone Tagliaferri   —   30/04/2024
Stellar Blade: chi si lamenta per le censure ha perfettamente ragione

Negli scorsi giorni è emerso un dettaglio su Stellar Blade che ha fatto scoppiare una grossa polemica: la patch di lancio ha censurato alcuni dei costumi della protagonista, almeno nelle edizioni occidentali. In realtà si tratta di piccolezze: la rimozione di un costume extra particolarmente succinto, l'aggiunta di un po' di stoffa a un altro costume e poco altro. È stata rimossa anche una scritta che poteva essere fraintesa ed è stato moderata la quantità di sangue durante i combattimenti.

Relazione di causalità

Il corpo di EVE è stato usato per vendere il gioco
Il corpo di EVE è stato usato per vendere il gioco

Si tratta di modifiche molto ridotte che, se non ci fosse stato internet, sarebbero state scoperte dalle masse anni dopo, magari in qualche articolo di approfondimento sugli adattamenti dei giochi orientali in occidente, come avvenuto per molti titoli usciti negli anni '80 e negli anni '90. Allora perché tante lamentele?

In realtà in questo caso non fatichiamo a comprendere chi si sta lamentando, pur non condividendone il pensiero, perché in fondo ha ragione. Duole ammetterlo, ma è così. Detto fuori dai denti, Stellar Blade è stato venduto in un certo modo sin da quando ne è stato svelato il titolo definitivo allo State of Play del 14 settembre 2022. Uno degli elementi messi da subito in risalto è stato il fondoschiena di EVE, la protagonista, tanto che il primo tweet di Shift Up, lo studio di sviluppo, post evento era volto proprio a sottolineare le forme della ragazza con un meme livello terza media.

Una delle prime immagini di Stellar Blade
Una delle prime immagini di Stellar Blade

La comunicazione successiva non ha mai evitato di stuzzicare i potenziali acquirenti usando il corpo di EVE in forma erotica, con il capo dello studio, Hyung-Tae Kim, che è arrivato a rispondere alle inevitabili polemiche parlando di intrattenimento per adulti, dopo aver spiegato: "Personalmente, penso che anche rispetto a film, animazioni e altro, la gente sia diventata un po' troppo esigente per quanto riguarda i giochi, tanto da non rendere positivo il fatto di avere personaggi belli anche in maniera non realistica." Secondo lui scegliere di utilizzare un personaggio attraente "è diventato un po' qualcosa di coraggioso da fare".

"Onestamente, quando gioco a un titolo mi piace vedere qualcuno che è più bello di me, è quello che voglio, non voglio vedere qualcosa di normale, voglio qualcosa più tendente all'ideale", ha poi spiegato, concludendo che, "questo è intrattenimento per adulti".

Beninteso, è il suo punto di vista e come tale va in qualche modo rispettato. Può essere naturalmente discusso, ma va preso come tale.

L'uso del corpo di EVE per vendere Stellar Blade è continuato, ad esempio, quando sono stati mostrati per la prima volta alcuni dei suoi costumi extra orientati decisamente a mostare più pelle possibile, tanto da essere paragonati a delle nude mod.

Molti hanno preso Shift Up come modello: altro che gli studi occidentali, i coreani sì che sono coraggiosi ad andare contro il politicamente corretto e la cultura woke cui si sono assoggettati nel resto del mondo (senza sapere che EVE è politicamente correttissima in Corea del Sud).

Ora, hai venduto il tuo gioco come una specie di bandiera politica, inconsapevolmente o meno (dubitiamo che il reparto marketing occidentale di Sony, che ha curato la comunicazione di Stellar Blade, non sapesse cosa stava facendo, ma diamogli il beneficio del dubbio). Hai promesso che non ti saresti piegato al politicamente corretto e, fino a pochi giorni prima dell'uscita, hai garantito che non avresti censurato niente. Cosa ti aspettavi di fronte alle censure?

Insomma, quelli che oggi vengono additati malamente perché stanno facendo polemica contro le censure sono gli stessi a cui hai venduto un paio di natiche con allegato un videogioco, cercando di farlo passare come qualcosa di quasi rivoluzionario, come se comprare il tuo gioco fosse un modo per schierarsi prima, e per divertirsi (potenzialmente) poi, brandendo la bandiera della libertà d'espressione.

Adesso, se queste stesse persone si lamentano e chiedono rimborsi, davvero vogliamo prendercela con loro perché misogini e sessisti? Probabilmente lo sono, ma non è questo il punto. Lo hai venduto tu il gioco solleticando questo loro aspetto, dandogli l'illusione di essere dalla loro parte, e ora li offendi tradendoli sulla linea del traguardo, facendo l'opposto di ciò che hai promesso più e più volte? È molto ipocrita, sinceramente, come è ipocrita prendersela con loro dopo aver difeso com'è stato gestito il marketing del gioco nel corso di questi ultimi due anni.

Questo è un editoriale scritto da un membro della redazione e non è necessariamente rappresentativo della linea editoriale di Multiplayer.it.