Obsidian Entertainment è uno studio di sviluppo mosso da una straordinaria sete di rivalsa. Costellato di autori leggendari che la storia dei giochi di ruolo l'hanno scritta a colpi di capolavori, ha preso forma nel pieno di una tempesta che ha rovesciato gli equilibri del settore spingendo i creativi ai margini delle ispirazioni che avevano contribuito a costruire, di fatto costringendoli a riappropriarsi pazientemente, passo dopo passo, della propria dimensione. Quando gli è stata concessa la licenza di Fallout sono riusciti a partorire New Vegas, un'opera che ha indubbiamente acceso la paura negli occhi della concorrenza. Quando hanno partorito Pillars of Eternity miravano a riprendere il controllo delle moderne derive cresciute sulle spalle di opere come Icewind Dale. E se la nascita di The Outer Worlds si poteva considerare un tentativo chiaro e tondo di costruirsi un Fallout fatto in casa, l'annuncio di Avowed è stato letto come la volontà di mettere in scena una propria versione di The Elder Scrolls.
Cresciuto, cambiato, ridimensionato e limato sotto il nuovo ombrello degli Xbox Game Studios, questo progetto di punta di natura fantasy - posizionato nell'universo di Pillars of Eternity - è stato portato avanti silenziosamente per oltre cinque anni, mentre al suo fianco emergevano piccole gemme del calibro di Pentiment: ora i cancelli delle misteriose Terre Viventi stanno per spalancarsi di fronte agli appassionati, svelando finalmente l'essenza di una produzione di bandiera della nona generazione secondo Microsoft Xbox. Nella recensione di Avowed scopriamo la nuova opera di Obsidian Entertainment, uno straordinario gioco di ruolo nel quale lo studio è riuscito a condensare gran parte della sua inconfondibile eredità, realizzando un'avventura dall'enorme potenziale che, tuttavia, è segnata in egual misura da luci e ombre.
Un gioco di ruolo in stile Obsidian
Prima di ogni altra cosa Avowed è un gioco di ruolo di quelli belli, di quelli coraggiosi, di quelli della vecchia scuola che non guardano in faccia a nessuno. Non ha paura di mettere il giocatore di fronte a scelte difficilissime, di fargli pagare imprevedibili conseguenze, di domandargli di sacrificare decine di anime innocenti in nome di quello che è percepito come un bene superiore. Non ha paura di nascondere interazioni non segnalate e informazioni occulte agli occhi del giocatore, magari legandole alla lettura totalmente opzionale di un singolo documento che potrebbe stravolgere il destino di intere città. Ma, soprattutto, non ha paura di consentire al protagonista di essere spietato, di tradire i suoi compagni, di farsi corrompere dall'avidità e dalla sete di potere, lasciando che il mondo bruci sotto i suoi occhi.
È un titolo che soppesa costantemente e in maniera totalmente silenziosa decine di scelte apparentemente insignificanti, presentando un conto che potrebbe rivelarsi dolce o estremamente salato alla fine dell'avventura. E poi è scritto con amore: l'affetto che gli autori provano per l'universo di Pillars of Eternity - del quale non è assolutamente necessario conoscere la storia per filo e per segno - traspare dalle dozzine di libri e di diari scritti con cura, dalle divergenze tra le fazioni che popolano il mondo di gioco, ma soprattutto dal linguaggio adottato, che risulta sempre coerente con l'ambientazione, complesso quando ce n'è bisogno, a volte scherzoso, in certi casi criptico, quando necessario diretto e senza fronzoli.
Inoltre Avowed è un gioco di ruolo che rompe diverse convenzioni del suo genere. Il protagonista non è una persona qualunque che s'imbarca in una "power fantasy", un signor nessuno che comincia dal nulla e si trova ad accumulare potere, ma è l'Inviato ufficiale dell'Impero Aedyr, dunque un'autorità, praticamente la voce dell'Imperatore in terra straniera. Ciò significa che i soldati Aedyr presenti sul territorio devono rispondere a lui, che i leader locali devono prestargli la dovuta considerazione, che spetta al giocatore prendere decisioni destinate a riscrivere gli equilibri di potere. Come se non bastasse è anche un "Deiforme", ovvero una creatura che al momento della nascita è stata toccata da una divinità stringendo un legame particolare con il regno spirituale, destinata a essere osservata con curiosità e con sospetto dalle persone comuni.
In poche parole, Avowed è un videogioco di Obsidian Entertainment. È un'esperienza nella quale saltare una missione secondaria all'apparenza insignificante potrebbe portare alla recisione di decine di vite, in cui la cattura di un fuorilegge potrebbe concludersi in pochi istanti con un banale arresto oppure, solo per coloro che investigano con attenzione il luogo del delitto, trasformarsi in una grande indagine volta a sgominare una cospirazione sotterranea. Insomma, è un titolo che comprende perfettamente cosa significhi realizzare un gioco di ruolo e sceglie di costruirlo con estrema attenzione, intessendo un intreccio di scelte che investono dalla più piccola alla più grande delle interazioni, portando quasi sempre conseguenze tangibili.
Avventura nelle Terre Viventi
Obsidian Entertainment ha scelto come teatro della vicenda le Terre Viventi, un continente fantasy di natura pre-Tolkieniana, differente da ogni altra ispirazione, colorato da tonalità accese, punteggiato di strambe formazioni fungine, di architetture quasi precolombiane, di città estremamente diverse l'una dall'altra che svettano nel mezzo delle quattro regioni open-world da esplorare in (quasi) totale libertà. Incidentalmente si rivela anche il palcoscenico perfetto in cui ambientare un gioco di ruolo: un po' come accaduto con la nostra Australia, le Terre Viventi sono il rifugio prescelto da orde di banditi in fuga dalla legge, da maghi Animanti perseguitati a causa delle loro ricerche eretiche, insomma, da tutti coloro che si sono trasferiti in cerca di un nuovo inizio lontano dall'autorità di Aedyr o dalle guerre che hanno sconvolto la tranquillità di Eora, trovando uno scampolo di libertà che rischia di svanire con l'ingresso in scena delle forze imperiali.
L'Inviato dell'imperatore si trova sul posto per indagare la Piaga dei Sogni, una particolare malattia dell'anima che corrompe qualsiasi forma di vita lasciandosi alle spalle una scia di morte alla quale nessuno sembra in grado di fornire una spiegazione sensata. Si tratta solamente del motore di una vicenda che condurrà il protagonista attraverso regioni e città popolate da fazioni contrapposte, da un ordine di paladini che mirano a soggiogare le Terre Viventi con il ferro e con il sangue, passando per gruppi di ribelli che vedono nell'Inviato il simbolo del giogo dell'impero, per arrivare ai Pargrun che hanno dedicato l'esistenza alla protezione del territorio, il tutto all'ombra delle misteriose rovine degli Empi che nascondono le verità dimenticate di un'antica civiltà ormai scomparsa senza lasciare testimonianze.
Se la capacità di Obsidian di erigere un mondo convincente e di dare i natali a un tessuto politico interessante è sempre stata fuori discussione, ciò che davvero stupisce delle Terre Viventi è anche il più grande punto di forza della produzione, ovvero il design dei livelli: gli autori hanno avuto la geniale intuizione di costruire ciascuno scenario come fosse quello di un immersive-sim. Che si tratti delle città, dei dungeon istanziati o del mondo aperto, le mappe sanno rivelarsi labirintiche, stimolanti da esplorare, caratterizzate da tantissima verticalità, da pareti distruttibili, è persino consentito congelare le superfici acquatiche al fine di utilizzarle come piattaforme, insomma, nelle Terre Viventi s'incontra un'attenzione per la progettazione totalmente aliena a opere di questo genere, un livello di cura da cui ogni concorrente dovrebbe prendere esempio.
È così che l'esplorazione si guadagna un posto sul palcoscenico: Avowed rimane il classico gioco di ruolo d'azione nel quale si esplorano vaste regioni andando a caccia di attività secondarie, ma è l'approccio granulare allo scenario a fare la differenza. C'è un magazzino sigillato? Senza dubbio qualche indizio testuale saprà guidare il giocatore fino al punto in cui si nasconde la chiave, ma è anche possibile che esista un cunicolo sotterraneo o magari un varco in mezzo alle travi del tetto che funga da ingresso secondario. Non si tratta, dunque, della tradizionale esperienza in cui muoversi distrattamente fra un punto d'interesse e l'altro, bensì di un mondo estremamente curato che nasconde forzieri del tesoro e ricompense narrative in ogni anfratto della scenografia, premiando l'attenta lettura delle architetture.
Azione standard, progressione da dimenticare
La natura d'azione nella formula ruolistica di Avowed emerge con prepotenza sin dai primi battiti dell'avventura,: si tratta di un viaggio in cui si trascorre molto tempo - per certi versi anche troppo - combattendo e intrecciando le spade. Non è assolutamente facile realizzare un sistema di combattimento dinamico prevalentemente ancorato alla visuale in prima persona: le battaglie funzionano, fanno il loro dovere, aggiungono dinamiche come parate perfette, schivate e contrattacchi all'eredità di opere come Skyrim, ma risentono dei limiti insiti nella formula, da un feedback dei colpi appena sufficiente fino a grandi carenze nel comparto delle animazioni dei nemici, che si traducono in una struttura monocorde, inevitabilmente destinata a diventare ripetitiva.
Avowed consente di destreggiarsi fra tre diversi alberi di abilità - Guerriero, Ranger e Mago - senza alcun vincolo di sorta, mettendo sul piatto giusto una piccola manciata di tecniche attive e una ventina d'incantesimi, nonché un grandissimo ventaglio di scelte per quel che concerne le armature e soprattutto le armi, che sono segnate dalla presenza di varianti insolite come pistole, lance e archibugi. Si tratta di un'offerta minimale, che a grandi linee s'incastona bene nel sistema di combattimento, ma soffre l'elevata frequenza delle fasi d'azione: dal momento che diversi dungeon non sono altro che sequenze di arene nelle quali affrontare ancora e ancora varianti degli stessi nemici - cosa che accade anche esplorando il mondo aperto - l'abbozzata profondità degli scontri e dello sviluppo del personaggio, nel lungo periodo, finiscono per annacquare il ritmo dell'avventura, forse anche in ragione della totale assenza di boss davvero unici che sappiano mescolare le carte in tavola.
Esiste anche un albero delle abilità dedicato alla natura Deiforme, inoltre il comportamento degli immancabili compagni di viaggio può essere gestito tramite la pausa tattica, ma in linea di massima ciò che bisogna aspettarsi è un semplice potenziamento dell'antico standard d'azione in prima persona: tutto sommato efficace, capace di fare il suo, ma intrinsecamente limitato dallo scheletro dell'esperienza. Dove, però, Obsidian Entertainment ha commesso un evidente passo falso è nel sistema di progressione: Avowed è uno di quei videogiochi bilanciati a tavolino, nei quali i nemici più potenti del giocatore sfoggiano icone a forma di teschi sopra la testa e risultano quasi invincibili, laddove l'assenza di un sistema di "scaling" si riflette negativamente sull'approccio organico al mondo e all'esplorazione. Nelle Terre Viventi l'incremento di livello non ha alcuna importanza, perché a dettare i ritmi dell'avventura ci pensa il grado degli equipaggiamenti, che devono essere costantemente migliorati all'accampamento per consentire di affrontare anche solo la successiva missione principale, altrimenti una singola freccia di un banale scheletro rischia di rivelarsi letale.
Ciò, in concreto, si traduce nella costante necessità di vagare per le mappe raccogliendo erbe speciali, metalli rari, pellame e pezzi di legno per potenziare l'arsenale secondo un sistema incrementale vicino allo stile MMORPG, alzando muri di fronte al giocatore che impattano sulla percezione di libertà e sulla cadenza della progressione. Se da una parte è evidente che gli autori abbiano compiuto questa scelta per regalare un senso alla quantità di forzieri nascosti dall'eccellente design dei livelli, dall'altra si tratta di una soluzione sfortunata che rischia d'impoverire l'avventura nell'insieme, perché all'ingresso in ciascuna nuova regione s'incontrano anche le nuove versioni dei materiali di potenziamento, intrappolando il protagonista in un ciclo di raccolta e miglioramento dal quale non c'è apparente via d'uscita, dirottando interamente la sua crescita verso le armi che impugna.
Un'ottima avventura che meritava di più
Avowed è un videogioco tanto difficile da valutare quanto semplice da vivere: Obsidian Entertainment ha confermato tutti i suoi tradizionali punti di forza attraverso la messa in scena delle Terre Viventi, un'ambientazione caratterizzata con estrema cura che ospita una coraggiosa vicenda narrata, stretta in un abbraccio di variabili, scelte e conseguenze che solo grandi maestri dei giochi di ruolo sarebbero in grado di costruire. Proprio per questa ragione avrebbe meritato maggiore attenzione, più risorse e forse anche più tempo, perché qualsiasi appassionato dovrebbe viverla a occhi chiusi, ma tutte le grandi fonti di luce dell'opera sono offuscate da altrettanti d'ombra.
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Anzitutto, a fronte di una realizzazione tecnica di tutto rispetto e sorprendentemente solida - fluidissima a 60fps su Xbox Series X - la nostra esperienza è stata costellata di bug e non solo nel campo delle animazioni, ma nella forma di missioni rotte, oggetti chiave che non compaiono dove dovrebbero, interazioni errate e più di una variante "game breaking" che rende impossibile portare a termine l'avventura. Alcuni rappresentanti di Obsidian Entertainment ci hanno confermato personalmente di essere al lavoro su una serie di patch delle quali la prima sarà pubblicata il giorno del lancio, ma in fase di recensione è stato fondamentale sfruttare con estrema frequenza i salvataggi manuali per evitare di perdere svariate ore di gioco, il che è una stortura per un titolo di punta degli Xbox Game Studios.
Allo stesso modo, Avowed è segnato da un'incuria generale che finisce inevitabilmente per indebolire una vicenda che altrimenti si posizionerebbe fra le migliori della generazione: al netto di un racconto e una spina dorsale di altissimo livello, sono i dettagli a non rivelarsi all'altezza del contesto. I modelli dimenticabili dei compagni, la direzione del doppiaggio assolutamente superficiale, la carenza generale di animazioni complesse, i frequenti errori nelle linee di localizzazione italiana, ma anche le interfacce antiestetiche o una visuale in terza persona che semplicemente non ha senso di esistere, sono piccole macchie su un titolo nel cui genere anche il dettaglio più minuto può fare tutta la differenza del mondo in termini di immersione.
Se è evidente che Obsidian Entertainment abbia riversato tutto il suo talento e la sua esperienza nell'ossatura di uno straordinario gioco di ruolo, la sensazione è quella di trovarsi al cospetto di un ottimo progetto che, con la dovuta fiducia, il dovuto tempo e le dovute cure, avrebbe potuto rivelarsi davvero eccezionale, un diamante grezzo che racchiude un potenziale immenso. D'altronde non ci troviamo più nel contesto di uno studio indipendente che riesce ad amalgamare per conto suo piccole perle come Pillars of Eternity o The Outer Worlds, ma in mezzo agli ingranaggi di uno fra gli editori più grandi del pianeta dal quale, inevitabilmente, si è portati ad aspettarsi l'eccellenza sotto tutti i punti di vista.
Conclusioni
Avowed è un meraviglioso gioco di ruolo fondato su un ampio ventaglio di scelte e conseguenze estremamente impattanti, scritto con tanto amore e sorprendentemente complesso, vicino allo stile della vecchia scuola e ancorato a un'ambientazione tanto affascinante quanto ben caratterizzata, sorretta da radici fantasy a dir poco uniche e soprattutto da un design dei livelli semplicemente eccezionale. Il talento di Obsidian Entertainment emerge con decisione attraverso tutti i classici punti di forza dello studio, ma al contempo è costretto a scontrarsi con evidenti ruvidità come il sistema di progressione altalenante, il combattimento monocorde, diversi bug e una scarsa attenzione ai dettagli, indebolendo inevitabilmente un'avventura che altrimenti avrebbe brillato fra le migliori degli ultimi anni. Si tratta di un'opera che qualsiasi appassionato del genere dovrebbe vivere a occhi chiusi, ma è ancora un diamante grezzo al quale l'editore Xbox, a nostro avviso, avrebbe dovuto dedicare più risorse e più attenzione.
PRO
- Trama, scelte e conseguenze da grandissimo gioco di ruolo
- Design dei livelli eccezionale
- Ambientazione unica e caratterizzata con cura
- Scrittura di ottimo livello
CONTRO
- Sistema di progressione molto limitante
- Sistema di combattimento monocorde
- Davvero tanti bug, anche "game breaking"
- Animazioni, doppiaggio, interfacce sotto tono