Era solo questione di tempo prima che Square Enix rimettesse mano ai primi Dragon Quest, anche perché questo traguardo - ben trentacinque anni di onorato servizio - si doveva festeggiare in qualche modo, e con il dodicesimo capitolo ormai ai limiti del vaporware serviva fare una coccola a tutti i fan. E quale coccola migliore di una rivisitazione in HD-2D della trilogia di Erdrick, radice di tutta la serie?
Dragon Quest 3 HD-2D Remake rappresenterebbe, insomma, il punto d'inizio ideale per chi vuole scoprire o riscoprire una serie che per i giapponesi, in particolare, è assolutamente intoccabile. Lo sviluppatore Artdink ha avuto dunque un compito spinoso: modernizzare un titolo tanto iconico senza snaturarlo, a conti fatti preservando un gameplay che oggi sente tutto il peso degli anni. Missione riuscita?
Più classico non si può...?
I combattimenti sono quelli che ci si aspetterebbe da un Dragon Quest di trent'anni fa: casuali, frequenti e a turni. Sono totalmente assenti meccaniche speciali come le azioni pimpanti di Dragon Quest XI: è un gameplay liscio, incentrato sull'uso di attacchi normali - la cui utilità e potenza dipende dall'arma equipaggiata - e abilità o incantesimi che consumano PM e che possono colpire uno o più nemici. La formazione ha un'influenza decisiva sugli scontri, tant'è che il gioco stesso suggerisce un'impostazione classica che include guaritori e attaccanti fisici o magici. Nonostante l'ampia scelta di incantesimi e abilità, è solo al massimo livello di difficoltà che si sente davvero l'esigenza di impiegare potenziamenti e depotenziamenti, fintanto che si aggiorna il party crescendo di livello o equipaggiando le armi e le armature migliori.
Anche a livello visivo l'impostazione è più classica che non si può: i personaggi appaiono di spalle solo all'inizio del combattimento, che si svolge poi con una visuale in prima persona in cui appaiono solo gli effetti degli attacchi o degli incantesimi contro gli sprite dei nemici, che ora sono animati più che discretamente. Dragon Quest III HD-2D Remake è una copia pedissequa del gioco originale non solo nei combattimenti ma anche nella strutturazione dei dungeon, labirintici dedali a più piani con piccoli rompicapi ambientali e sporadici boss di fine scenario. Sono numerosi, e ben differenziati, ma rappresentano fondamentalmente l'essenza di Dragon Quest III: combattere ed esplorare ininterrottamente, rovistando in ogni secchio o barile in cerca di oggetti consumabili, minimedaglie da scambiare per ricchi premi e cotillons o libri che permettono di cambiare personalità ai nostri mercenari.
Il remake aggiunge pochino, in questo senso, oltre a lampanti miglioramenti alla qualità della vita come la possibilità di velocizzare le battaglie e il salvataggio automatico: tra le altre cose, abbiamo un'inedita arena in cui far combattere i mostri che abbiamo catturato, cercando di arrivare alle ricompense migliori, e una nuova vocazione - il Domamostri - le cui abilità dipendono proprio dai mostri suddetti. L'arena è però un minigioco raffazzonato che si ispira ai più celebri spin-off incentrati sui mostri della serie, i quali conquistano sempre grazie al buffo design del compianto Akira Toriyama.
Come avrete capito leggendo queste righe, Dragon Quest III HD-2D Remake è un remake per modo di dire: Artdink ha sostanzialmente rifatto il trucco a un gioco di trent'anni fa, smussando certe spigolosità davvero troppo obsolete anche per i puristi. La vera domanda però è un'altra: ce n'era davvero bisogno? Al netto di un rifacimento grafico nello stile HD-2D sdoganato da Octopath Traveler, che gli calza come un guanto nel connubio praticamente perfetto tra nostalgia e contemporaneità, dobbiamo ammettere di esserci trovati a considerare questa uscita un'enorme occasione sprecata.
Da un punto di vista istruttivo, quasi propedeutico, Dragon Quest III HD-2D Remake è un titolo importante, nel senso che permette alle generazioni contemporanee di giocarlo per com'era trent'anni fa, senza snaturarlo o sconvolgerlo: è una finestra spalancata sulle origini della serie e del genere JRPG, ancora piacevole da giocare per la sua semplicità e immediatezza, ma forse troppo antiquato in termini di gameplay e narrativa per fare davvero presa su un pubblico moderno o giustificarne il prezzo di vendita.
D'altra parte, per una circostanza come questa, sarebbe stato adeguato uno sforzo produttivo maggiore. In fin dei conti, Square Enix ha già rifatto il gioco in passato - nel 2019 - modernizzandone la grafica ma preservandone lo spirito, e aveva l'occasione di ritoccare profondamente il gameplay, facendone una trilogia più attuale, più fresca e coinvolgente. Si è scelta invece una strada simile a quella di titoli come Live-A-Live o Super Mario RPG, che però erano ai loro primi remake e non al terzo, piuttosto che una revisione appassionata come quella dello stellare Star Ocean: The Second Story R, che resta uno dei remake migliori degli ultimi tempi nonostante appartenga a una serie ironicamente bistrattata proprio dalla stessa compagnia.
Ed è un peccato perché Dragon Quest III HD-2D Remake è un gioiellino, nonostante qualche rallentamento riscontrato su Switch: l'Unreal Engine 4 ha permesso una commistione di sprite bidimensionali e 3D che funziona, un ciclo giorno/notte impreziosito da illuminazioni e giochi di luce che conferiscono corposità a un mondo fantasioso e particolareggiato, grazie anche alla solita colonna sonora di Koichi Sugiyama che i fan dovrebbero conoscere ormai a memoria. È soprattutto una ricostruzione fedele alle fonti, che usa la pixel art per reimmaginarle senza tradirle e mantenendo un'identità precisa, cosa non banale in un momento in cui questo stile grafico va tanto di moda.
Forse una rinfrescata al gameplay e alla sceneggiatura l'avrebbe reso meno noioso o ripetitivo, specialmente per chi ha già giocato ai remake precedenti o alle iterazioni più celebri della serie, come Dragon Quest XI o Dragon Quest VIII, ma Dragon Quest III resta un baluardo del JRPG tradizionale nella sua quintessenza più pura e iconica. Un remake per molti, insomma... ma non per tutti.
Conclusioni
Dragon Quest III HD-2D Remake è un JRPG iconico ma antiquato, che sente tutto il peso dei suoi trenta e passa anni, e che proprio per questo potrebbe affascinare chi vuole fare un tuffo nel passato con un look moderno che rende giustizia alle sue radici. In questo senso Artdink ha saputo ricalcarle fedelmente, limitandosi a modernizzarne solo l'aspetto: un sentiero rispettoso ma già percorso, in una circostanza che forse avrebbe meritato una rivisitazione più concreta. Per come stanno le cose, lo consigliamo solo ai fan sfegatati e a chi vuole riscoprire le origini più autentiche di Dragon Quest.
PRO
- Il nuovo look HD-2D è bellissimo e rispettoso
- Gameplay fedele al DNA originale
- Qualche contenuto o funzionalità inedita
CONTRO
- Trama approssimativa e personaggi anonimi
- Sistema di combattimento primitivo
- Forse avrebbe meritato un rifacimento complessivo