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Hogwarts Legacy, la recensione del videogioco di Harry Potter più grande di sempre

La recensione di Hogwarts Legacy racconta di un videogioco dalla duplice anima: il mondo creato da Avalanche Software è un sogno ad occhi aperti, ma non perfetto.

Hogwarts Legacy, la recensione del videogioco di Harry Potter più grande di sempre
RECENSIONE di Lorenzo Mancosu   —   06/02/2023

Sono trascorsi ventisei anni dal momento in cui un bambino innocente è misteriosamente sopravvissuto all'attacco del mago oscuro più potente di tutti i tempi. Ventisei anni dal momento in cui il piccolo Harry Potter, residente al numero quattro di Privet Drive, ha ricevuto l'inaspettata lettera di ammissione alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, spalancando i cancelli su un mondo magico che ha catturato nei suoi accoglienti confini milioni di bambini e ragazzi sparsi per i cinque continenti. Ventisei anni costellati di incantesimi, di storie, di pellicole cinematografiche e di videogiochi che hanno esplorato ogni angolo del Wizarding World, regalando una seconda vita alle pagine dei romanzi fino a imprimerle a fuoco nei cuori degli appassionati.

Se l'universo magico si è rivelato un insostituibile compagno di vita per ben più di una generazione, se si è trasformato in un rifugio sicuro pronto ad alleggerire anche i momenti più difficili, non era mai successo di poter attraversare concretamente le porte della sala grande di Hogwarts, di seguire le lezioni, di trascorrere la notte nei dormitori del castello, insomma, di accarezzare la vita oltre l'inchiostro promessa da Hogwarts Legacy. Il titolo di Avalanche Software è una creatura dalla duplice anima, dalle forme mutevoli: per alcuni, infatti, è un videogioco di ruolo come tanti, ambientato in un mondo aperto tratto da una celebre saga letteraria; per altri, invece, rappresenta la realizzazione di un sogno impossibile covato con speranza per decenni.

Attraverso quali lenti bisognerebbe osservarlo? Con lo sguardo carico d'amore dell'appassionato della prima ora, o con l'occhio critico del padre severo che cerca il pelo nell'uovo? È arrivato il momento di risvegliarsi da quel sogno durato una vita: Hogwarts Legacy è senza ombra di dubbio il miglior videogioco dedicato al mondo di Harry Potter mai realizzato, un tributo al mondo magico ricamato con grande cura e traboccante di contenuti. Ma il suo è un percorso fatto di luci e di ombre, di guizzi e di inciampi, di grande bellezza e di ingombranti imperfezioni. Tanto più intenso è l'amore che si prova verso l'universo di Harry Potter, quanto più abbaglianti si faranno i suoi lati positivi, al punto da rendere quasi invisibile il velo che separa l'esperienza dal gioco vero e proprio. Ma se il risultato inseguito era quello di prendere per mano gli appassionati e portarli tra i fondali e le atmosfere della saga, allora si può dire pienamente raggiunto.

Come? Ve lo raccontiamo nella nostra recensione di Hogwarts Legacy.

C'era una volta...

Benvenuti nella vostra nuova casa
Benvenuti nella vostra nuova casa

Siamo nel 1890. Albus Silente è ancora troppo giovane per frequentare Hogwarts, la nascita di Harry Potter dista novant'anni nel futuro, mentre il preside della scuola è il detestato Phineas Nigellus Black, progenitore del celebre Sirius. Il mondo dei maghi è in subbuglio: ancora scottato dalle rivolte del 1752, il Ministero della Magia mostra preoccupazione per i moti che stanno maturando fra i Goblin, guidati dal rivoluzionario Ranrok e stranamente attivi nelle campagne scozzesi. Ma per il resto la vita nel Wizarding World procede come nulla fosse, fra treni carichi di studenti che marciano verso le highlands e frotte di famiglie magiche che si riversano nei negozietti incantati del villaggio di Hogsmeade. È in questa cornice che entra in scena il protagonista - o la protagonista - di Hogwarts Legacy, una tela bianca sulla quale disegnare con la fantasia per dar vita al proprio alter ego. La sua particolarità? Per qualche strana ragione è stato rilevato dal mondo magico con qualche anno di ritardo, pertanto sarà ammesso in via del tutto eccezionale al quinto anno di studi della scuola di Hogwarts. Al fine di colmare le lacune dovute a tale condizione viene affiancato dal professor Eleazar Fig, e sarà proprio nel corso dell'addestramento che la strana coppia farà una scoperta sconcertante: il giovane mago ha un misterioso legame con la magia antica, una fonte di potere perduta da secoli e in passato capace di erigere nientemeno che le leggendarie mura di Hogwarts. Una forza ancestrale che fa gola a molti, specialmente al succitato goblin Ranrok e al mago oscuro Victor Rookwood, capo di un gruppo di temuti mercenari tristemente noti con il nome di Ashwinder.

Hogwarts Legacy non perde tempo e scaglia subito nel vivo dell'avventura
Hogwarts Legacy non perde tempo e scaglia subito nel vivo dell'avventura

Così ha inizio il viaggio del nuovo "prescelto", un lungo percorso di formazione scandito dall'incedere delle stagioni. Mentre i colori dell'autunno svaniscono assieme alle foglie ingiallite e lasciano spazio alle prime nevi dell'inverno, l'avventura procede spaccata a metà, trattando in parallelo frammenti di quotidianità fra le mura di Hogwarts e una missione segreta da cui dipende il futuro dell'intero universo magico. È una doppia vita: da una parte si frequentano le lezioni, si coltivano le amicizie, ci si perde nei labirintici corridoi della scuola e si sbatte il muso contro tutte le sfaccettature dell'istruzione magica; dall'altra, invece, ci si confronta con pericoli che vanno ben al di là della preparazione di uno studente del quinto anno, esplorando immense rovine incantate e sfuggendo alle grinfie dei più temuti maghi oscuri.

La componente narrativa di Hogwarts Legacy fa il suo, senza mai esagerare: si nutre di questa duplice identità per mettere in scena un racconto leggero, climatico e spoglio di pretese, sfruttando le fitte giornate ad Hogwarts per addentrarsi nelle profondità del Wizarding World. Accanto alla grande vicenda della magia antica emergono tante avventure minori che, usando come trampolino i comprimari, si tuffano direttamente nel canone della serie, scherzando con luoghi e dinamiche già conosciute. E forse è proprio questo il più grande difetto dell'intreccio: non la leggerezza che ha sempre caratterizzato il mondo magico, ma il fatto che troppo spesso capita di trovarsi di fronte a situazioni già lette nei romanzi o viste sul grande schermo, qui riproposte in modo se non uguale eccessivamente simile, in uno strambo amalgama che è un trionfo del fanservice.

La struttura del mondo magico

I primi passi al castello non si scordano facilmente
I primi passi al castello non si scordano facilmente

Nel mezzo delle highlands scozzesi svettano i torrioni del castello di Hogwarts, l'antica Scuola di Magia che domina un tappeto di fitte foreste riflesse dalle acque ferme dei laghi; stretti dall'abbraccio delle montagne, si irradiano i tetti a spiovente di tantissimi piccoli insediamenti, tra cui brilla il borgo di Hogsmeade. Le valli sono attraversate dai binari dell'espresso che corre verso Londra, mentre spingendosi oltre le ultime rovine all'orizzonte si raggiungono le coste, dove le pareti di roccia si gettano dritte nel mare. Hogwarts Legacy adotta una struttura completamente open world, alzando il sipario su un vasto mondo aperto che consente di svegliarsi la mattina, uscire dal dormitorio, passeggiare per i cortili e raggiungere a piedi il villaggio di Hogsmeade, magari per acquistare una nuova scopa volante o un paio di ingredienti per le pozioni.

Ed è un mondo aperto tutt'altro che vuoto, anzi, per certi versi finisce per rivelarsi fin troppo colmo di contenuti. L'architettura è infatti quella della classica ampia regione costellata di piccoli punti di interesse, dalle Prove di Merlino - puzzle ambientali che ampliano l'inventario al completamento - fino agli accampamenti gremiti di maghi oscuri da abbattere, dalle minute grotte in cui recuperare qualche pezzo di equipaggiamento fino alle numerose tane degli animali fantastici. Ogni cento passi ci si imbatte in una rovina toccata dalla magia antica, in un luogo dedicato all'osservazione delle stelle, in una piccola interazione che custodisce una sala del tesoro, al punto tale che diventa estremamente difficile comprendere se tale densità sia un pregio o un difetto. Se di recente le opere che hanno scelto questo genere di struttura sono state fortemente criticate, la grande differenza risiede nel fatto che qui siamo nel mondo di Harry Potter. Anziché scagliare una freccia o menare un fendente di spada, qui bisogna utilizzare l'incantesimo più adatto al contesto; invece di imbattersi in coccodrilli e famiglie di cervi, si incrocia il cammino con gruppi di Ippogrifi e di Thestral. Questa dinamica è una perfetta metafora dell'intera esperienza offerta da Hogwarts Legacy, che muta completamente forma e colore a seconda di chi la stia osservando: è fatta di interazioni semplici, già viste, a tratti persino banali, che tuttavia traggono immenso valore aggiunto quando nutrono gli occhi degli appassionati della prima ora.

Gli enigmi ambientali sono molto semplici e altrettanto rapidi
Gli enigmi ambientali sono molto semplici e altrettanto rapidi

Il discorso cambia quando si attraversano i cancelli di Hogwarts, un'area tanto verticale e intricata da poter contare su una mappa del mondo dedicata, un labirinto di scorciatoie e scalinate talmente esteso che siamo certi di non averne ancora esplorato ogni angolo. È nel castello che brilla la direzione artistica, capace di estrarre tutto il meglio della saga originale per tradurlo in un costrutto tridimensionale coerente e interconnesso. C'è la statua della strega orba che cela il passaggio segreto per raggiungere Hogsmeade, c'è il bagno dei Prefetti del quinto piano, ci sono tutti - ma proprio tutti - gli elementi e gli scorci che ci si aspetterebbe di trovare nella scuola, replicati con un livello di dettaglio e una cura artigianale che semplicemente non si ritrovano da nessun'altra parte al di fuori delle mura. Passeggiando per i corridoi si è circondati dalla magia della serie, che emerge tanto dagli incontri casuali con il poltergeist Pix e con i celebri fantasmi, quanto dalla stessa scenografia, colorata da quadri in movimento, armature che tossicchiano e strumenti musicali che intonano sinfonie in autonomia. Ovviamente anche la scuola è piena zeppa di piccoli puzzle e interazioni ambientali - la maggior parte delle volte superficiali e asciutte - dai dipinti che si spalancano su stanze nascoste fino ad antiche serrature che è impossibile forzare con un semplice Alohomora.

È dunque l'atmosfera a prendersi il centro del palcoscenico di Hogwarts Legacy: Avalanche Software è riuscita a catturare perfettamente l'anima della saga per poi restituirla in una festa di ambientazioni e particolari che - fino ad oggi - vivevano esclusivamente nella fantasia dei "potterhead" più accaniti. L'architettura eretta dagli sviluppatori è decisamente più suggestiva da vedere di quanto sia profonda nelle meccaniche, è evidente che non abbia inventato nulla di nuovo, di certo non va intesa come un magico Grand Theft Auto nel quale sparare incantesimi sui compagni e osservarne le reazioni. D'altra parte, riesce a svolgere in modo eccellente l'arduo compito di cui era investita: quello di trascinare gli appassionati oltre lo specchio come la Alice di Lewis Carroll, con la grande differenza che al posto del Paese delle Meraviglie ci si trova catapultati nel mondo magico di Harry Potter.

La tipica giornata a Hogwarts

Tema del giorno: incantesimo Accio
Tema del giorno: incantesimo Accio

La vita a Hogwarts procede scandita dallo scorrere delle stagioni, che viaggiano in parallelo rispetto all'incedere del filone narrativo principale. Quattro stagioni, quattro atti, quattro sezioni di gioco caratterizzate ciascuna da una lunga serie di attività: sullo sfondo della trama orizzontale si muove infatti una straordinaria mole di contenuti, talvolta completamente opzionali e in altri casi indispensabili per procedere nell'avventura. Le lancette dell'orologio non scattano in avanti finché non si è esaurita la lista dei compiti più importanti, e al tempo stesso può capitare di trovarsi privi di un obiettivo se si trascura eccessivamente l'offerta collaterale. É infatti fondamentale prender parte alle lezioni per apprendere gli incantesimi, le basi dell'erbologia, la nobile arte delle pozioni, e può succedere che l'accesso a determinate missioni sia precluso proprio perché non si è ancora padroneggiata una determinata magia. In sostanza, le numerose finestre di vita che si aprono sulla quotidianità di Hogwarts s'intrecciano con il tessuto del racconto, mettendo in scena quella che è la più classica delle giornate nella Scuola di Magia e Stregoneria.

Svegliatisi nel dormitorio della propria casa, tocca correre a prender posto fra i banchi per studiare le ricette del professor Sharp o le maledizioni custodite dalla Hecat, senza contare che non mancano neppure i compiti per casa, ovvero degli speciali incarichi da completare al fine di mettere le mani su formule magiche ancor più evolute. Può capitare ad esempio che la Howin, insegnante di Creature Magiche, domandi di catturare un paio di specie particolarmente rare dopo le lezioni, offrendo come ricompensa un determinato incantesimo. Che si scelga di perdersi nell'esplorazione del mondo aperto o di restare ancorati al percorso di studi, non bisogna ovviamente dimenticare di socializzare con gli altri alunni. Sono tantissimi gli studenti di Hogwarts che hanno qualcosa da raccontare, e se nella maggior parte dei casi lo fanno attraverso trascurabili missioni di folklore, in mezzo ai chiostri c'è anche spazio per la costruzione di rapporti più profondi.

Una gita a Hogsmeade insieme a Natty di Grifondoro
Una gita a Hogsmeade insieme a Natty di Grifondoro

Il protagonista può, infatti, stringere vere e proprie amicizie con determinati compagni, ad esempio il Serpeverde Sebastian, la Grifondoro Natty e la Tassorosso Poppy; sappiate che noi abbiamo scelto Corvonero, e la nostra appartenenza a tale casa non ha influenzato in alcun modo la maturazione delle relazioni, eccezion fatta per qualche specifica linea di dialogo dedicata all'argomento. Oltre ad accompagnarci durante alcuni snodi essenziali dell'avventura, i comprimari sono ulteriormente caratterizzati attraverso le missioni legame, lunghe catene narrative volte alla coltivazione del rapporto, arricchite dalla presenza di ricompense speciali e pregne di tutta la profondità - sia sul piano della scrittura quanto su quello del gameplay - che manca alle attività e ai favori del mondo aperto.

Hogwarts Legacy dà, infatti, il meglio di sé nel contesto delle missioni lineari, avventure che trascinano il giocatore ai quattro angoli del mondo magico e si spingono anche oltre quei confini, alzando il sipario su ambientazioni storiche, su immense rovine perdute e su dungeon ben più complessi di quanto potessimo immaginare. Si tratta delle rare parentesi pronte ad aprirsi sui misteri più oscuri di Hogwarts e dintorni, ed è solamente in tali occasioni che l'opera si assume qualche rischio in termini di complessità, tanto sul piano narrativo quanto su quello delle meccaniche.

Fuori le bacchette: il gameplay

C'è un certo gusto nel far esplodere le cose: Seamus Finnigan aveva ragione
C'è un certo gusto nel far esplodere le cose: Seamus Finnigan aveva ragione

Se al primo sguardo il gameplay di Hogwarts Legacy potrebbe sembrare una creatura particolare, scavando in profondità ci si rende conto che si limita a prendere tutte le regole del genere di appartenenza per cucirle sulla fantasia del mondo magico. L'elemento centrale risiede nella trentina di incantesimi che il protagonista può padroneggiare, quasi tutti dotati di una doppia identità: oltre a mettere a tacere maghi oscuri e creature magiche imbizzarrite, costituiscono infatti il principale strumento per interagire con l'ambientazione; così anche il tessuto del gameplay riflette la stessa dicotomia, mettendo in scena fasi più riflessive e segmenti orientati verso il puro e semplice combattimento. Esistono diverse categorie di incantesimi, da quelli essenziali - ovvero sempre presenti nell'arsenale in modo simile ai potenziamenti dei metroidvania - come ad esempio il Revelio e l'Alohomora, fino alle varianti belliche pensate per controllare, inibire o far saltare in aria le orde di nemici.

La maggior parte delle interazioni ambientali sono piuttosto essenziali, per non dire eccessivamente immediate: un caminetto spento si può accendere con Incendio, un maniglione si può tirare con un Accio, Repulso serve per spingere oggetti pesanti, mentre un semplice Lumos convincerà una falena a seguirci ovunque andiamo. Questa semplicità si riscontra nell'intero mondo aperto ed esplode nei confini delle Prove di Merlino, un centinaio di piccole sfide che richiedono di aguzzare la vista più che di sfruttare l'ingegno. Come se non bastasse, il protagonista è peggio di Atreus in God of War: non si fa in tempo ad arrivare di fronte a un enigma che già borbotta fra sé e sé la soluzione, a volte prima ancora che ci si accorga dell'esistenza del puzzle in questione. Per rimettere in carreggiata il tessuto delle interazioni intervengono i dungeon legati alle missioni, le uniche situazioni in cui ci è capitato di grattarci il capo per qualche minuto prima di giungere a una risposta. Si tratta in ogni caso di un sistema fluido, rapido, intrattenente, che consente di cambiare incantesimo al volo e di scagliarne diversi in sequenza, restituendo un buon feedback specialmente verso la fine dell'avventura, quando l'arsenale è ormai completo e ci si muove a tutta velocità alternando un lancio di Bombarda a un Wingardium Leviosa.

Una volta presa confidenza con i controlli duellare è molto semplice
Una volta presa confidenza con i controlli duellare è molto semplice

Il sistema di combattimento, invece, è stato definito dagli sviluppatori come una sorta di "duello dalla distanza" e tale descrizione si è dimostrata calzante: ci sono tutte le classiche meccaniche del genere d'azione, dalla schivata in capriola per evitare gli attacchi più potenti, passando per la solida difesa eretta dalla bolla del Protego, per arrivare infine all'immancabile "parry", un Protego con tempismo perfetto che apre al devastante contrattacco con Stupeficium. È possibile intrecciare lunghe combo mescolando l'incantesimo base con le sedici magie che sceglierete di assegnare ai pulsanti frontali, attirando il nemico a voi con Accio e sfruttando la vicinanza per darlo alle fiamme con Incendio, sbattendolo a terra con Descendo e facendolo esplodere con un Confringo in seguito al rimbalzo. È un sistema molto immediato, chiaramente pensato per l'uno contro tanti e impreziosito dalla magia antica, che consente di controllare determinati oggetti dello scenario nonché di lanciare devastanti attacchi finali. La pecca più grande si annida senza dubbio nella scarsissima varietà di nemici e soprattutto di boss, che rischia di rendere le battaglie rapidamente ripetitive e ridondanti. Se quella di sprigionare un turbine di fuoco ed esplosioni in mezzo a un'orda di maghi oscuri è un'esperienza gratificante, quando si incontra il ventesimo Troll - per di più dotato di una barra della salute infinita - o il millesimo battaglione di Goblin, l'incantesimo rischia di spezzarsi in un battito di ciglia.

Oltre che sulle magie è possibile fare affidamento sulle pozioni - meglio se distillate a mano dato che costano una fortuna - e su tre piante magiche particolarmente aggressive. I decotti insegnati dal professor Sharp non si limitano a ricaricare la salute del nostro eroe, ma scatenano effetti a dir poco devastanti sul campo di battaglia, come ad esempio vere e proprie tempeste di fulmini; allo stesso modo, estraendo una Mandragola al momento giusto è possibile stordire un'intera arena gremita di forze oscure, e starà solo a voi scegliere con quali armi presentarvi alle porte degli Ashwinder. La varietà non manca di certo: l'incantesimo di Disillusione consente ad esempio di diventare invisibili e agire nel silenzio, prendendo gli avversari alle spalle per abbatterli istantaneamente con un Petrificus Totalus. Insomma, ci sono tutti gli elementi - tra pregi e difetti - che ci si aspetterebbe di trovare nei confini di una formula action inserita in un mondo aperto, con la differenza che ciascuno di essi è stato cucito attorno alla fantasia di Harry Potter.

Avada Kedavra: le sfumature RPG

Nella Stanza delle Necessità si può costruire un rifugio nel mondo magico
Nella Stanza delle Necessità si può costruire un rifugio nel mondo magico

L'avventura a Hogwarts ha inizio con una serie di decisioni, da quelle macroscopiche che delineano l'aspetto e l'identità del protagonista, fino alla scelta della propria casa e della bacchetta che risonerà con l'anima del mago. Hogwarts Legacy ha promesso diverse sfumature RPG, ma a conti fatti queste si risolvono spesso e volentieri in piccole note di carattere con un impatto relativo sull'esperienza vera e propria. La scelta di una casa, ad esempio, consente di scambiare qualche chiacchiera aggiuntiva con i compagni di dormitorio, modifica le ricompense di alcune missioni secondarie, si imprime a fuoco nell'estetica dell'abbigliamento e preclude per sempre l'accesso alle altre sale comuni, a meno che non troviate qualche passaggio segreto per sgattaiolarci all'interno senza esser visti. Certo, gli altri alunni sapranno che siamo - ad esempio - di Corvonero, e il protagonista stesso si lascerà andare a qualche esclamazione del tipo: "Niente male per un Serpeverde!", quando in compagnia di un amico come Sebastian. Ma in linea generale, nel tessuto dei dialoghi, l'unica reale decisione che si può assumere è quella fra la gentilezza e la scortesia, al netto dell'assenza di un sistema del karma esplicitato. Sceglierete di restituire le Gobbiglie recuperate a una timida studentessa del primo anno, oppure le terrete per voi con un ghigno beffardo?

C'è però un caso nel quale il dilemma morale sembra portare grandi conseguenze su di noi e su chi ci sta attorno: stiamo parlando, ovviamente, del cammino legato alle Arti Oscure. Se nella saga originale si dice che per utilizzare le Maledizioni Senza Perdono è necessario volerlo intensamente, in Hogwarts Legacy non basta limitarsi a desiderarle: bisogna proprio andarsele a cercare. La missione che apre alle Arti Oscure - che dura per l'intera avventura - è senza dubbio la migliore dell'intera esperienza, un racconto che trascina lentamente il giocatore verso l'abisso, prima facendogli tastare le acque della tentazione e poi spingendolo a compiere gesti deprecabili nell'inseguimento delle profondità, trasformandolo in un manipolatore sadico degno del miglior Tom Riddle. Certo, c'è la possibilità di tenersi alla larga dalle Maledizioni, si può addirittura decidere attivamente di non apprenderle, ma a onor del vero non sappiamo quanto effettivamente siano profonde le conseguenze sulla narrativa; sta di fatto che questo è l'unico segmento in cui è presente un reale sistema di scelte determinanti.

Siete veramente sicuri di voler imparare Crucio, Imperio e Avada Kedavra?
Siete veramente sicuri di voler imparare Crucio, Imperio e Avada Kedavra?

Per il resto, infatti, Hogwarts Legacy si limita ad associare qualche timida meccanica RPG all'apparato della progressione, e non sempre con i risultati sperati. Anzitutto ci sono i talenti, che consentono di specializzare il personaggio in cinque differenti rami che spaziano dagli Incantesimi fino alle succitate Arti Oscure, mettendo sul piatto potenziamenti decisamente impattanti. Il cuore del sistema di crescita risiede tuttavia nell'avanzamento dei livelli, sotteso all'ottenimento di punti esperienza e legato al puro e semplice incremento delle statistiche. Qualsiasi attività, dalla raccolta delle pagine della Guida a Hogwarts fino a ciascun nemico sconfitto, conferisce tali punti, e presentarsi alle porte di una battaglia contro avversari di livello superiore significa andare incontro a una sconfitta quasi certa. Sfortunatamente, tanto il sistema di livelli - che rende determinati nemici delle spugne per incantesimi - quanto soprattutto quello degli equipaggiamenti, aggiungono poco o niente all'esperienza. Essendo costantemente inondati di loot - raro o leggendario che sia - la tendenza è quella di indossare sempre il capo che vanta il numerino più alto. Questo, che potrebbe apparire un piccolo inconveniente, porta pesantissime conseguenze nell'intera economia di gioco: prima di tutto le centinaia di ricompense sparse nel mondo aperto perdono di valore - togliendo di riflesso valore alle stesse attività secondarie - mentre in seconda istanza ci si trova l'inventario pieno zeppo di oggetti utili solo per batter cassa, e probabilmente è per questa ragione che i prezzi dei mercanti toccano cifre folli.

Senza contare che la maggior parte delle restanti ricompense offerte dall'opera, ad esempio quelle derivanti dal ricchissimo sistema di sfide, orbitano attorno alla personalizzazione estetica, consentendo al giocatore di sbizzarrirsi fra dozzine di completi, cappotti e sciarpe d'ogni genere, senza dover fare affidamento sugli equipaggiamenti. A tal proposito non si può non menzionare la storica Stanza delle Necessità, luogo in cui è possibile sfruttare tutte le Magiformule sparse per il mondo magico al fine di arredare e trasformare in totale libertà la base operativa fra le mura del castello. Qui Hogwarts Legacy vorrebbe strizzare l'occhio ad Animal Crossing, offrendo la possibilità di costruirsi una casa nei confini del Wizarding World, di allevare mandrie di animali fantastici catturati in giro per le highlands e addirittura di farli riprodurre per crescerne amorevolmente i cuccioli. Se, una volta calato il sipario sul finale, spunta qualche timida attività aggiuntiva per animare il resto del soggiorno a Hogwarts, la Stanza delle Necessità rappresenta una costola fondamentale per alimentare la longevità all'opera, anche solo per mezzo della caccia alle creature magiche.

Luci e ombre

Le missioni lineari osano con qualche ambientazione suggestiva
Le missioni lineari osano con qualche ambientazione suggestiva

L'avventura nel Wizarding World ha una durata di circa venti ore per quanto riguarda la sola trama principale e le deviazioni più importanti, ma queste possono lievitare fino a raggiungere numeri astronomici per chi decidesse di svelare ogni segreto del castello. E sono ore fatte di luci e di ombre, di evidenti pregi e dei tanti difetti ereditati dal genere di appartenenza, qui ammorbiditi grazie alla cura riservata all'immaginario di Harry Potter. La direzione artistica ha segnato un centro perfetto, confezionando un universo virtuale capace di accogliere a braccia aperte anche i più esigenti fan della saga, e non sarà certo qualche meccanica discutibile a inficiare la grande promessa di Avalanche Software. Ma all'ombra del castello s'incontra anche qualche inciampo, e come preventivato la maggior parte di questi si annidano nel comparto tecnico.

Se gli interni di Hogwarts sfoggiano uno straordinario livello di dettaglio e una qualità degli shader aliena al resto dell'offerta, varcando i confini delle mura ci si imbatte in un mondo aperto che spesso sembra uscito dalla scorsa generazione di console. La distanza di rendering è veramente bassa, la qualità dei materiali e delle texture lascia a desiderare - basti vedere le superfici acquatiche - mentre i fenomeni di pop-in sono parte integrante dell'offerta. Il sistema d'illuminazione è l'elemento meno rifinito, tanto nei corridoi quanto nelle highlands, al punto che molto spesso da vita a ingombranti glitch grafici. Inoltre, la pesantezza della produzione emerge anche dall'esplorazione di Hogwarts, dal momento che navigando velocemente le ali del castello capita di restare bloccati di fronte alle porte perché l'area successiva non si è ancora caricata. Per alleggerire l'amalgama, tutti i dungeon più corposi sono stati posizionati in istanze dedicate, ma tale decisione ha incrementato il numero di transizioni al nero e piccole sequenze pensate per mascherare i caricamenti. Sia chiaro, nessuno degli elementi sopracitati è in grado di invalidare l'esperienza di gioco, e a margine bisogna tenere a mente che Hogwarts Legacy si sta preparando per esordire tra qualche mese su Xbox One e PlayStation 4, prima di raggiungere Nintendo Switch nel corso della prossima estate.

Hogwarts trabocca di dettagli, ma all'esterno la situazione è diversa
Hogwarts trabocca di dettagli, ma all'esterno la situazione è diversa

Dal canto nostro, su PlayStation 5, abbiamo optato per la modalità grafica Prestazioni e, fatto salvo qualche calo di framerate in poche sequenze invasive sul fronte dei particellari, l'esperienza è risultata godibile, anche e soprattutto perché la magia del mondo di Harry Potter riesce quasi sempre a mettere una toppa sulle imperfezioni di natura tecnica. Occhio però ai bug, perché il motore conferisce parecchia libertà e sembra piuttosto prono a dar vita a situazioni inaspettate: ci è capitato ad esempio di dover ricaricare un paio di missioni perché rimasti sigillati in una stanza senza uscita, mentre in un'altra occasione abbiamo compenetrato alcuni oggetti solidi con conseguenze piuttosto sgradevoli. La situazione della pulizia generale è notevolmente migliorata a seguito dell'aggiornamento di lancio - specialmente nei confini della modalità grafica Fidelity, ora intrigante per chi possiede schermi adeguati - ma è ancora distante dal livello di cura che una produzione tanto attesa meriterebbe di poter sfoggiare.

Si potrebbe sindacare su qualche elemento di natura più filosofica, come ad esempio "l'effetto Starkiller" che accompagna l'introduzione di magie fuori scala se paragonate ai livelli di potere della serie originale, o ancora l'eccessiva indifferenza dell'universo magico di fronte alle nostre azioni, ma in fin dei conti Avalanche Software è riuscita a mantenere la sua più grande promessa: ha realizzato un mondo parallelo che non vede l'ora di spalancare i suoi cancelli per milioni di nuovi studenti, regalandogli proprio la vita tra i corridoi di Hogwarts che non hanno mai smesso di sognare. Possibile che la stiano sognando ancora adesso, a distanza di ventisei anni? "Sempre", verrebbe da rispondere.

Conclusioni

Versione testata PlayStation 5
Digital Delivery Steam, Epic Games Store, PlayStation Store, Xbox Store
Prezzo 74,99 €
Multiplayer.it
8.5
Lettori (193)
7.7
Il tuo voto

Hogwarts Legacy è il miglior videogioco a tema Harry Potter mai realizzato. La direzione artistica ha trasformato in realtà i sogni ricorrenti degli appassionati inviandogli una dorata lettera di ammissione alla scuola di Hogwarts, spalancando una finestra sul mondo magico che trabocca di attività e contenuti. Quando si cerca di fare così tanto è fisiologico che emergano anche delle carenze, e in questo caso finiscono per sporcare prevalentemente il comparto tecnico, troppo spesso vicino alla generazione passata. L'esperienza confezionata da Avalanche Software vive ancorata a meccaniche già viste, non inventa nulla di nuovo, ma riesce a dipingere un grande affresco che mette in movimento il Wizarding World. Sì, non sarà il videogioco perfetto, ma mantiene le sue promesse scommettendo forte sulla carica emotiva: quando arriverà il momento di lasciare la scuola, fidatevi, una lacrima sarà inevitabile. Per fortuna nei videogiochi un istante può durare anche in eterno, e Hogwarts Legacy è un'opera che vive di istantanee: il castello è abbracciato dal tramonto, la sala grande è illuminata, un Ippogrifo svolazza attorno alla torre più alta. Serve altro?

PRO

  • È il miglior videogioco dedicato al mondo di Harry Potter
  • Offre una quantità impressionante di contenuti
  • L'esperienza di gioco è leggera, appagante e rilassante
  • La direzione artistica mirabile e fedele

CONTRO

  • Ha mantenuto tutti i difetti della classica esperienza open world
  • Il comparto tecnico è quello della scorsa generazione
  • Il sistema delle ricompense lascia a desiderare
  • Cerca di replicare troppe scene storiche e non ci riesce sempre benissimo