Lies of P è un gioco straordinario, cominciamo da qui. Un progetto spuntato fuori dal nulla, realizzato da un team di sviluppo fondamentalmente sconosciuto, che da una parte si ispira a Le Avventure di Pinocchio, trasformando il romanzo di Collodi in una favola dark in stile Belle Epoque con risvolti asimoviani; dall'altra rende omaggio ai titoli di FromSoftware, replicandone numerosi elementi con una cura e un'attenzione maniacali.
Il risultato finale è un soulslike tradizionale ma "gentile", cattivo ma non fino all'osso, dotato di un gameplay fenomenale pur nella sua quasi assoluta mancanza di spunti originali, nonché di una trama davvero affascinante e ben narrata, di una direzione artistica assolutamente incredibile e di un comparto tecnico che studi ben più blasonati si sognerebbero, inclusa una colonna sonora maestosa.
Abbiamo già detto molto, ma possiamo assicurarvi di non aver raccontato bugie finora. O forse sì? Continuate a leggere la nostra recensione di Lies of P per scoprire la verità.
Storia: la fantasia è solo una bugia?
Una farfalla turchese risveglia il protagonista di Lies of P: un burattino indistinguibile da un essere umano, non fosse per il braccio sinistro che rivela la sua natura artificiale. Uscito dal vagone abbandonato in cui giaceva, si rende conto che la città di Krat è assediata da suoi simili; certo modelli decisamente meno sofisticati, marionette di nome e di fatto, ma mosse da una furia omicida.
Fra le strade piene di sangue e di cadaveri ci sono ancora manifesti informativi che mettono in guardia la popolazione dal terribile morbo pietrificante, non bastasse l'improvvisa e violenta ribellione degli automi, creati dal geniale Geppetto e frutto della scoperta dell'Ergo: una misteriosa essenza in grado di alimentare qualsiasi meccanismo, ma le cui origini sono avvolte da un terribile segreto.
Guidato da Gemini, un "grillo parlante", il nostro personaggio si fa largo fra orde di nemici man mano più forti e pericolosi fino a raggiungere l'Hotel Krat, un castello trasformato tempo prima in un albergo e centro nevralgico della città: una sorta di lussuoso e affascinante hub presso cui si incrociano tanto le vie dello scenario quanto i destini delle figure che fanno da sfondo all'appassionante storia narrata da Round8.
"Pinocchio", ritrovato il suo creatore, scopre che i burattini hanno smesso improvvisamente di obbedire al Grande Patto, ovverosia una variante delle tre leggi della robotica a cui se ne aggiunge una quarta: le marionette non possono mentire. Il protagonista del gioco è l'unico automa a possedere questa capacità e ciò lo distingue da tutti gli altri, come avremo modo di scoprire nell'ambito di un percorso di crescita e trasformazione raccontato davvero molto bene.
I personaggi del romanzo di Collodi rivivono in Lies of P, chiaramente in una versione alternativa e adeguata al contesto, strapiena di riferimenti al libro: dal Gatto e la Volpe all'automa Polendina, dal geniale imprenditore Lorenzini Venigni all'albero degli zecchini d'oro, passando naturalmente per quella che sarà il nostro punto di riferimento nel corso dell'avventura: Sophia, la bellissima dama dal tocco magico e dall'abito turchese.
È lei che ha risvegliato Pinocchio perché salvi la città dalla completa distruzione, affrontando non solo i burattini impazziti e il loro potente re, ma anche le altre fazioni umane che si contendono il martoriato territorio di Krat, ognuna con la speranza di poter debellare le piaghe che affliggono quella che fino a poco tempo prima si ergeva come una metropoli futuristica, talmente luminosa da fendere le tenebre di un futuro mai così incerto.
Struttura: le regole dei soulslike
Gli undici capitoli che compongono la campagna di Lies of P, la cui durata varia anche parecchio a seconda del numero di morti e della quantità di backtracking che dovremo affrontare, ma che immaginiamo difficilmente possa scendere al di sotto delle trenta ore, portano sullo schermo una struttura che si rifà a quelle che sono da sempre le colonne portanti del sottogenere soulslike.
I livelli sono lineari e presentano una grande abbondanza di barriere più o meno invisibili, dunque da questo punto di vista ci troviamo di fronte a un'interpretazione "di precedente generazione" del filone creato da FromSoftware, sebbene il design delle mappe si produca fin da subito in interessanti sviluppi verticali che ci vedranno spesso camminare sui tetti della città, con anche la presenza di quest opzionali che prevedono il ritrovamento e la consegna di oggetti.
A scandire l'esplorazione ci sono gli Stargazer, dispositivi che è possibile attivare per ripristinare la salute, il filo della spada e le capsule curative, nonché per teletrasportarsi a piacimento presso l'Hotel Krat (unico luogo per quasi tutta la campagna in cui potremo accedere ai potenziamenti, nonché ai vari rivenditori di oggetti), ma che una volta accesi fanno naturalmente ricomparire tutti i nemici che abbiamo sconfitto, a eccezione di boss e mini-boss.
Come da tradizione, se si è in possesso di un'adeguata quantità di Ergo (che funge da valuta nel gioco e si ottiene uccidendo gli avversari o raccogliendo i cristalli) è sicuramente il caso di sfruttare gli Stargazer per tornare all'hotel e comprare qualche potenziamento, acquistare consumabili che riteniamo possano servirci e impiegare specifici materiali per il miglioramento delle armi che fanno parte dell'arsenale, nonché procurarci accessori che vadano a influire sulle statistiche di resistenza e capacità offensiva del personaggio.
Ripercorrere di volta in volta le sale del lussuoso albergo si pone senza dubbio come una soluzione un po' legnosa e ripetitiva, ma gli sviluppatori hanno cercato di sfruttare questa meccanica anche per portare avanti la narrazione del gioco, attraverso l'interazione con le persone che in quell'hotel si sono rifugiate e che ci porteranno in diversi casi a compiere scelte non facili, che sfoceranno nei tre diversi finali disponibili.
Sempre nell'ottica dell'esplorazione non potevano mancare scale, ponti e cancelli che è possibile aprire e che collegano una sezione della mappa alle altre, consentendo dunque di prendere comode scorciatoie che condurranno verso la fase conclusiva di ogni capitolo, che immancabilmente vedremo culminare con un combattimento contro uno spettacolare quanto insidioso boss.
Abbiamo parlato in apertura di "soulslike gentile" non a caso: a differenza di altri titoli, anche targati FromSoftware, che sembrano possedere una struttura disegnata appositamente per farci nominare il maggior numero possibile di santi e divinità, in Lies of P i checkpoint sono piazzati in maniera tale da minimizzare il fastidioso tragitto verso la stanza del boss di turno, ma non solo.
Potremo infatti approfittare di uno spettro che ci aiuterà durante queste impegnative battaglie, attirando spesso l'attenzione del nemico per consentirci di rifiatare o, meglio, di affondargli nella schiena la spada più grossa che abbiamo senza che se ne abbia troppo a male, distratto com'è. In caso di sconfitta, inoltre, ritroveremo il nostro comodo gruzzoletto di Ergo davanti alla porta, senza il rischio di perderlo per sempre.
Gameplay: sistema di combattimento, armi e accessori
All'inizio della campagna di Lies of P viene data la possibilità di scegliere fra tre profili: Via del Grillo, Via del Bastardo e Via dello Spazzino, che enfatizzano rispettivamente equilibrio, destrezza e forza. Si tratta tuttavia solo di armi e impostazioni differenti per le statistiche di partenza del personaggio, non di una classificazione vera e propria: qualunque strada scegliate, potrete poi correggerla o stravolgerla tramite potenziamenti ed equipaggiamento.
Il sistema di combattimento viene introdotto in maniera molto diretta, con ben pochi convenevoli, ma gli appassionati di soulslike non avranno problemi a prendere confidenza con l'impianto confezionato da Round8 Studio, che nelle funzionalità principali colloca l'attacco normale sul dorsale destro, l'attacco caricato sul grilletto destro, la schivata sul tasto Cerchio, l'uso degli oggetti sul tasto Quadrato, la parata sul dorsale sinistro e l'uso del Braccio a Legione sul grilletto sinistro.
Il Braccio a Legione è una delle novità di Lies of P, sebbene i riferimenti a Sekiro: Shadows Die Twice siano anche qui abbastanza evidenti. Come abbiamo detto, il braccio sinistro del protagonista è visibilmente "meccanico" ed è possibile sostituirlo con diversi modelli, tutti potenziabili, che possono tornare utili per via della loro valenza elementale contro avversari sensibili, nonché naturalmente durante gli scontri coi boss, anche se in maniera più limitata per via dell'attivazione spesso non istantanea.
Il braccio d'acciaio di partenza tira un colpo poderoso, poi abbiamo il Filo del Burattino che lancia un rampino per afferrare e/o ferire i nemici, Fulminis che emette un attacco elettrico caricato, Flamberga che funziona come un lanciafiamme, Deus Ex Machina che pianta mine di prossimità nel terreno, Pandemonio che sparge acido corrosivo, Egida che si presenta come uno scudo esplosivo all'impatto e Occhi di Falco che consente di sparare razzi.
Torniamo però al cuore dei combattimenti, che utilizzano meccanismi visti nei vari soulslike per conferire spessore all'esperienza: perdiamo energia vitale bloccando i colpi ma possiamo recuperarla se li restituiamo rapidamente, ad esempio, mentre la parata perfetta non ha questo problema e contribuisce allo sbilanciamento del nemico (senza però determinarlo in toto, occhio): quando si verifica, potremo infliggergli un poderoso assalto speciale.
Dopodiché c'è la schivata, che ha fatto tanto discutere: gli sviluppatori l'hanno resa leggermente più ampia rispetto alla demo e con alcuni potenziamenti specifici è possibile trasformarla in uno scarto laterale lungo, molto utile, ma anche qui vulnerabile agli "attacchi rossi": ogni avversario ne ha uno, persino quelli più scrausi, e l'unico modo per neutralizzarlo è il parry.
Durante gli scontri dovremo fare attenzione a diverse cose: il nostro equipaggiamento in tema di consumabili, ad esempio, dalle capsule per il ripristino della salute allo stato della lama (che ha una sua resistenza e va ripristinata con la mola montata sul gomito sinistro), passando per le varie pozioni con cui curare le alterazioni di stato o aumentare la resistenza in tal senso, gli oggetti da lancio e naturalmente gli accessori che possono rendere "Pinocchio" più o meno resistente, più o meno veloce, e che hanno un peso da considerare.
Come da tradizione, infatti, nel caso in cui si superi una certa soglia di carico il protagonista diventerà mortalmente lento, non riuscirà a correre a piena velocità né a effettuare schivate che non sembrino goffe capriole: la ricetta perfetta per morire male, specie durante gli scontri coi boss, dunque bisognerà per forza di cose scendere a compromessi e trovare la via di mezzo giusta a seconda del caso.
A pesare sono ovviamente anche le armi, che in Lies of P hanno la peculiarità di essere componibili: probabilmente si tratta della novità più significativa del titolo prodotto da Neowiz. Durante la campagna avremo modo di raccogliere o acquistare un gran numero di strumenti differenti, dalle spade alle mazze, dai martelli alle lance, dagli spadoni alle asce, tutti caratterizzati da una parte centrale, di solito la lama, e dall'impugnatura.
Ebbene, presso l'Hotel Krat potremo combinare le varie lame e le varie impugnature per ottenere ibridi sorprendenti e spettacolari, come ad esempio la gigantesca lama segaossa che abbiamo utilizzato durante i nostri test collegandola al manico di un bastone da poliziotto, col risultato di ritrovarci un'arma che viene brandita come una mazza ma ha un allungo poderoso, una potenza bestiale e una velocità insospettabile.
Da questo punto di vista le possibilità appaiono davvero sconfinate, e utilizzando determinati materiali riusciremo non solo potenziare la parte superiore del nostro strumento, ma anche ad alterare i valori dell'impugnatura perché si presti meglio al nostro stile di combattimento. Ricorrendo inoltre a delle mole speciali avremo la possibilità di conferire a ogni lama un temporaneo effetto extra: dal fuoco all'acido, dall'elettricità al colpo critico, e così via.
Infine ci sono i potenziamenti, anche questi resi in una maniera parecchio sfaccettata: oltre a poter migliorare le statistiche del personaggio usando una quantità di Ergo sempre maggiore, nonché a rendere più efficaci le nostre armi tramite specifici materiali, potremo utilizzare uno strumento di Geppetto chiamato P-Organ e impiegare il quarzo raccolto in giro per sbloccare importanti abilità extra, ognuna caratterizzata da slot che costituiscono a loro volta degli upgrade.
Nemici, boss e mini-boss
Un'altra costante dei soulslike è ovviamente la caratterizzazione dei nemici, con particolare attenzione a boss e mini-boss. Da questo punto di vista Lies of P è letteralmente corazzato, visto che può vantare un bestiario enorme e ben differenziato, che cambia a seconda dello scenario e nelle fasi finali dà anch'esso vita a mostruosi ibridi.
Si nota una grande coerenza stilistica nella collocazione degli avversari e nel loro design, a partire dai burattini-maggiordomo o dai burattini-cameriera che affollano le strade di Krat nel primo capitolo, muovendosi proprio come delle marionette a molla, dall'intelligenza inevitabilmente limitata, per arrivare agli automi-poliziotto più o meno grossi, con spada o bastone, i terrificanti pagliacci e i soldati corazzati.
Dopodiché, come detto, c'è l'altrettanto ampia varietà di mutanti, che talvolta sembrano dei clicker e scattano furiosamente per colpirci, talvolta incedono lentamente mentre dal loro corpo mostruoso fuoriescono liquidi ributtanti e velenosi. A queste figure patetiche si aggiunge una generosa mandata di mini-boss, alcuni dei quali davvero ostici (segnatevi questo nome: Passante delle Illusioni), generalmente appartenenti alle fazioni umane.
Infine i boss veri e propri: l'incontro con questi poderosi avversari, quasi sempre giganteschi, viene puntualmente anticipato da una sequenza particolarmente suggestiva, e anche qui le citazioni alle opere di Hidetaka Miyazaki sono abbastanza evidenti. I pattern di attacco risultano insidiosi, variegati e vanno assolutamente memorizzati per poter avere una possibilità di vittoria, specie da un certo punto della campagna in poi.
Un affare imperdibile
Abbiamo detto che Lies of P è un gioco straordinario e lo è anche per il modo in cui si presenta nei negozi e sugli store digitali. Nonostante la sua eccellente qualità e i tantissimi contenuti, infatti, il titolo prodotto da Neowiz viene venduto a soli 59,99€ su PS5 e PS4, mentre come saprete su Xbox Series X|S e Xbox One lo si può scaricare senza costi aggiuntivi laddove si possieda un abbonamento a Game Pass. Incredibile davvero.
Realizzazione tecnica
È la magnifica direzione artistica a rendere Lies of P il gioiellino che è, a conferirgli una personalità non scontata se consideriamo il suo essere così insistentemente derivativo. Merito delle ispirazioni di partenza, di una storia davvero bella e ben raccontata, con i tempi giusti e un'attenzione decisamente giapponese nei confronti delle caratterizzazioni, anche estetiche.
I ragazzi di Round8 Studio hanno utilizzato l'Unreal Engine 4 in maniera pressoché perfetta, miscelando screen space reflection e cubemap per aggiungere mille riflessi sui pavimenti in marmo e le superfici lucide dei meravigliosi interni dei palazzi ottocenteschi o nella penombra inquietante della Galleria Lorenzini. Certo, la qualità sale e scende nel corso dei capitoli e le ambientazioni periferiche o la solita palude non reggono il confronto con gli scenari urbani, ma è interessante la variabilità del meteo e dell'ora del giorno a seconda del caso.
C'è stato un grande lavoro sulle animazioni, basti considerare i tantissimi movimenti a disposizione delle manovre offensive del protagonista, che a seconda delle combinazioni può agitare l'arma in modi differenti. E poi ovviamente ci sono i nemici, dotati di gesti e movenze che riflettono la loro natura, per arrivare infine ai boss con tutti i loro pattern e quell'estetica così inquietante, che sembra citare anche il Berserk di Miura.
Lies of P è dotato di tre differenti modalità grafiche su PS5: una a 4K ricostruiti (1440p reali) e 30 fps che però sembrano cedere ogni tanto al peso di ciò che succede sullo schermo, senza riuscire a consegnarci una sensazione di fluidità né la reattività necessaria per questo genere di esperienze; una a 1440p ricostruiti (1080p reali) e 60 fps dalle prestazioni eccellenti, assolutamente preferibile e piacevolissima anche sul piano della nitidezza; e infine una ad alti fotogrammi che però funziona solo sugli schermi compatibili.
Il comparto sonoro è davvero evocativo e di grande atmosfera, perfetto per il tipo di storia che gli sviluppatori hanno voluto raccontare e impreziosito da dialoghi in inglese (sottotitolati in italiano) ben interpretati. Fra i collezionabili ci sono peraltro dei vinili che è poi possibile ascoltare presso l'Hotel Krat attivando un player che ci terrà compagnia coi brani selezionati finché vorremo.
Qualche parola infine per la versione PS4 del gioco, che abbiamo avuto modo di provare seppur brevemente. Ebbene, nonostante sia dotata di un'unica modalità grafica a 1080p e 30 fps, con qualche lentezza nel caricamento di alcuni asset durante le sequenze di intermezzo, l'esperienza appare sorprendentemente solida e consistente in termini di frame rate.
Conclusioni
Lies of P è la sorpresa che non ti aspetti, un colpo di genio sul piano artistico che spunta fuori dal nulla e ti travolge, pur rimanendo intrappolato in una prigione d'oro fatta di dogmi apparentemente imprescindibili per un sottogenere, quello dei soulslike, che nell'opera di Round8 Studio viene rappresentato nella maniera più tradizionale possibile, senza alcuna novità strutturale. Non c'è dubbio che il gioco riprenda i classici di FromSoftware, ma lo fa con una competenza incredibile ed è davvero soltanto la mancanza di concreti spunti originali, insieme a un level design ancorato al passato e di qualità variabile, a impedire al titolo diretto da Cho Ji-Won di portarsi a casa una valutazione ancora più alta.
PRO
- Comparto artistico straordinario
- Un soulslike perfetto sul piano del gameplay
- Corposo, appassionante, impegnativo ma senza infierire
CONTRO
- Le meccaniche sono quasi tutte già viste
- Alcuni scenari da capogiro, altri solo discreti
- Esplorazione limitata da tante barriere