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Lost Soul Aside, la recensione di un'esclusiva PS5 divisa tra genio e incompiutezza

In Lost Soul Aside scopriamo la lotta interiore di Ultizero Games: da una parte è un piccolo progetto d'esordio, dall'altra un titolo venduto a prezzo pieno e firmato PlayStation.

RECENSIONE di Lorenzo Mancosu   —   01/09/2025
La cover art di Lost Soul Aside
Lost Soul Aside
Lost Soul Aside
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Per poter inquadrare correttamente Lost Soul Aside bisogna necessariamente cominciare dalla sua particolare storia: attorno al 2014, l'allora studente ventiquattrenne Yang Bing decise di mollare tutto per iniziare a sviluppare un videogioco completamente da solo, prendendo ispirazione dai generi e dalle saghe di cui era sempre stato innamorato. Dopo due anni di lavoro in solitaria, caricò un video promozionale sul suo canale YouTube e finì per catturare l'attenzione di un collega impiegato presso la sede cinese di PlayStation: il destino volle che proprio in quel periodo Sony stesse avviando il suo "China Hero Project", programma per aiutare i piccoli sviluppatori del paese attraverso finanziamenti e supporto tecnico, e fu così che Bing divenne uno dei primi autori in assoluto a poter beneficiare del supporto del colosso giapponese, iniziando a costruire un nucleo creativo di circa quaranta elementi che avrebbe preso il nome di Ultizero Games.

La formazione del team richiese qualche anno, l'inesperienza della squadra fece lievitare tantissimo i tempi di produzione, finché nel 2022 Sony non fu coinvolta direttamente nella gestione del progetto, diventandone di fatto anche il publisher e il distributore.

Non è nient'altro che questo il titolo d'esordio di Ultizero Games: un videogioco d'azione "stylish" che s'ispira all'estetica di Final Fantasy, nato come operazione solitaria di Yang Bing e divenuto la ragion d'essere di un piccolo studio di Shangai, oggi inevitabilmente condizionato dalle luci abbaglianti del grande palcoscenico di PlayStation. E se, da una parte, il coinvolgimento di SIE l'ha aiutato tantissimo a farsi conoscere ai quattro angoli del mondo, dall'altra gli ha anche conferito un'aura assolutamente aliena alla sua reale dimensione.

Tra azione, Final Fantasy e ispirazione anime

Descrivere Lost Soul Aside, sulla carta, è un compito molto semplice: si tratta di un videogioco d'azione quasi "stylish" ambientato in un mondo caratterizzato dall'estetica realistica e dalla presenza dell'elemento fantastico. In poche parole, il creatore Yang Bing ha scelto di mescolare nello stesso progetto alcuni degli ingredienti principali delle sue serie videoludiche preferite: da una parte s'incontra un sistema di combattimento veloce, frenetico e tecnico che prende ispirazione da serie come Devil May Cry e Bayonetta - e sotto determinati aspetti anche da Kingdom Hearts - mentre dall'altra ci si imbatte in un'estetica e un immaginario che si rifanno quasi totalmente alle grandi saghe JRPG, sulle quali svetta Final Fantasy.

Lost Soul Aside non eccelle nella trama, nella caratterizzazione dei personaggi né nella direzione artistica: tutto si fonda su combattimento
Lost Soul Aside non eccelle nella trama, nella caratterizzazione dei personaggi né nella direzione artistica: tutto si fonda su combattimento

La sinossi è estremamente asciutta, per certi versi anche banale, perché rimane ancorata a quasi tutti i cliché delle serie anime "power fantasy": Kaser, il classico protagonista serioso e di poche parole, trascorre una vita all'apparenza tranquilla assieme alla sua sorellina Louisa, non fosse per il fatto che entrambi sono membri del "BARLUME", un gruppo di ribelli che si oppongono all'oppressione dell'impero che governa quelle terre con il pugno di ferro. Tuttavia, durante un'operazione dei dissidenti, la città viene improvvisamente messa a ferro e fuoco da un'orda di mostri che sembrano sbucati fuori dal nulla: in seguito al caos che si scatena nell'insediamento, Kaser s'imbatte in un misterioso drago imprigionato da secoli che gli promette un potere oltre ogni immaginazione, poco prima di trovarsi costretto ad assistere inerme alla scomparsa della sua amata sorella.

Lost Soul Aside racconta il viaggio interdimensionale di Kaser e dell'antico drago Arena nel tentativo di trovare un modo per salvare Louisa dalla minaccia dei "Voidrax", predatori che già in passato avevano portato il mondo sull'orlo dell'apocalisse. Al netto di alcune ambientazioni ispirate e di fondali indubbiamente ben realizzati, l'intero comparto artistico si presenta sotto una luce piuttosto blanda e impersonale: i personaggi non sono malvagi, ma risultano inevitabilmente già visti e sono caratterizzati in maniera piuttosto superficiale, la costruzione del mondo si limita a fare il suo mestiere senza tentare salti mortali, mentre la scrittura non ha la benché minima intenzione di discostarsi dai cliché delle avventure fantasy che si possono trovare nei cataloghi di piattaforme come Crunchyroll, con qualche strizzata d'occhio alle serie più blasonate.

Al di fuori del terrificante doppiaggio in inglese (selezionando l'audio giapponese l'intera esperienza migliora tantissimo) la presentazione di Lost Soul Aside rimane senza infamia e senza lode: è quella di un'avventura leggera, senza pretese, quasi totalmente radicata nelle battaglie, che di fatto sono le reali protagoniste dell'esperienza nonché i pochi segmenti in cui s'incontrano guizzi sul piano delle animazioni e della messa in scena. Insomma, si tratta di un videogioco nel quale si parla poco e si combatte tanto, attraversando un universo ben confezionato, ma nella maggior parte dei casi privo di grande mordente narrativo, svelando pian piano una storia dimenticabile e investita del solo compito di fare da collante fra uno scontro e quello successivo.

Combattimento

Il sistema di combattimento di Lost Soul Aside è uno strano ibrido d'ispirazioni che, man mano che si prosegue nell'avventura, assume sempre maggior profondità, rendendo molto difficile farsene un'idea precisa sulla base delle sole sequenze iniziali. La spina dorsale è quella da classico hack and slash, Kaser può contare su una pletora di combinazioni di tasti frontali per concatenare fendenti a terra e in aria, inoltre può fare affidamento sulle potenti magie garantite dal drago Arena e su un arsenale di armi che sono a dir poco fondamentali per la definizione del gameplay. Poi, accanto alle dinamiche offensive, s'incontra un'immancabile schivata, dotata di una variante perfetta, nonché la parata, essenziale per ribaltare le situazioni più pericolose, ed entrambe danno vita a un costrutto basato sulla gestione delle risorse che è solo all'apparenza mutuato da action stylish puri come il sopracitato Devil May Cry.

Gli scontri con i boss sono il cuore pulsante dell'esperienza
Gli scontri con i boss sono il cuore pulsante dell'esperienza

La grande differenza sta nel fatto che gli scontri, in particolar modo quelli contro i boss - che sono davvero tantissimi e tutti diversi fra loro - sono progettati secondo una filosofia più strategica, riflessiva, particolarmente simile a quella delle famose e complicate "Data Battle" messe in scena sui fondali della serie Kingdom Hearts. Ciò significa che ci sono momenti in cui l'offesa non è un'opzione percorribile e bisogna limitarsi a sopravvivere a segmenti quasi in stile "bullet hell", mentre in linea generale il ritmo dell'azione è dettato interamente dalla capacità di adattamento, dalla lettura dei tempismi, dalla gestione oculata delle risorse, ma soprattutto dalla scelta dell'arma che meglio si adatta a ciascuna circostanza, strizzando l'occhio alle vecchie esperienze hack and slash risalenti alla prima e alla seconda era PlayStation.

L'arsenale di Kaser, composto da spada, spadone, lama doppia e falce, scava strati di profondità e mette sul piatto dinamiche complesse solo con il proseguo dell'avventura: Lost Soul Aside rischia seriamente di presentarsi come un titolo molto limitato, le prime ore di gioco sono davvero troppo semplici e asciutte, ma i sistemi acquisiscono costantemente di valore, offrendo diverse nuove soluzioni in battaglia e migliorando considerevolmente il feedback del ciclo d'azione delle sezioni introduttive. Questo non significa assolutamente che si tratta di un'interpretazione perfetta, ma la solidità delle meccaniche fondamentali, in combinazione con la grezza quantità di boss e la varietà di dinamiche che li caratterizzano, riesce a offrire un'esperienza quasi sempre divertente e sfidante: considerando che su circa diciotto ore se ne trascorrono almeno diciassette combattendo, Ultizero Games è riuscita a portare a casa un risultato più che discreto.

Le criticità ci sono, ma i fondamentali sono buoni e riescono a divertire dall'inizio alla fine
Le criticità ci sono, ma i fondamentali sono buoni e riescono a divertire dall'inizio alla fine

Certo, al netto dei lati positivi le criticità rimangono parecchie e non si tratta di questioni superficiali: spesso ci si imbatte in nemici che sono vere e proprie "spugne" eccessivamente cariche di punti vita, alcune armi offrono un feedback dei colpi decisamente scarso rispetto alle varianti meglio realizzate, la gestione della telecamera fa le bizze nonostante il sistema di agganciamento, senza contare che altrettanti limiti s'incontrano nelle fasi esterne al puro e semplice combattimento, per esempio nelle sezioni di platforming, che sono tutt'altro che precise e soddisfacenti, o nei piccoli enigmi ambientali che punteggiano i livelli, che non si possono assolutamente definire ispirati. In parole povere, armi alla mano l'esperienza scorre per lo più liscia, anche il sistema di sviluppo e di personalizzazione riescono ad arricchirne a dovere lo scheletro, ma quando cala il sipario sugli scontri gli elementi di contorno prendono il sopravvento senza mai brillare davvero.

Che cos'è davvero Lost Soul Aside

Ci troviamo, in sostanza, al cospetto di un videogioco interamente trainato dal combattimento che trova proprio nelle battaglie il suo lato migliore, costruito su meccaniche solide, ma sporcato da diverse incertezze chiaramente figlie dell'inesperienza degli sviluppatori. Un prodotto tutto sommato ben confezionato sotto il profilo dell'esecuzione - almeno nella versione PlayStation, con l'impronta dell'Unreal Engine 4 - ma incorniciato da una componente narrativa e una direzione artistica che fanno molta fatica a lasciare un segno: finché le battaglie e la power fantasy del protagonista restano al centro della scena gli ingranaggi si muovono senza intoppi, ma più ci si allontana dal nucleo del gameplay e più si cominciano a notare gli spigoli. Il problema principale, tuttavia, è la natura di questa produzione, o meglio, l'immagine che ha acquisito nel corso degli anni e che rischia di mettere a repentaglio l'interezza dell'offerta.

Quasi tutte le incertezze sono dovute all'inesperienza del team, che si è concentrato solo sulle battaglie
Quasi tutte le incertezze sono dovute all'inesperienza del team, che si è concentrato solo sulle battaglie

Se, sulla carta, Lost Soul Aside è un progetto maturato sotto l'etichetta di PlayStation e venduto praticamente a prezzo pieno, i contenuti del videogioco sono inevitabilmente quelli che sarebbe lecito aspettarsi da un neonato team di quaranta persone alla sua prima esperienza: sono segnati da tante piccole incertezze e mostrano la necessità di un supporto che sappia limarne i difetti nel corso del tempo. Molte animazioni al di fuori delle battaglie e dei filmati sono poco rifinite, l'inquadratura alle spalle del protagonista è imprecisa, le interazioni coi diversi personaggi che si incontrano non sono mai immediate, la gestione dei checkpoint lascia a desiderare, il montaggio è confusionario, eppure le basi d'azione rimangono piuttosto solide, le scenografie sono ben realizzate, ma la cosa più importante è che l'esperienza riesce a dimostrarsi divertente, specialmente dopo aver superato lo scoglio delle fasi iniziali.

Cosa bisogna valutare, quindi? Il progetto solitario di Yang Bing che è diventato lentamente la prima fatica di Ultizero Games, oppure l'esclusiva console PlayStation presentata nove anni fa e venduta oggi quasi come fosse un tripla A? Questa potrebbe sembrare una domanda fuori luogo per una recensione, ma in realtà rappresenta il nodo centrale alle spalle dell'avventura di Kaser e delle criticità che s'incontrano sul piano della produzione, quasi tutte legate a stretto giro con l'inesperienza dello studio e dunque destinate a scontrarsi con un modello di presentazione e di distribuzione inadatto a riflettere il vero valore dell'opera.

Lost Soul Aside è un progetto promettente, ma soffre tantissimo la presentazione come prodotto premium a prezzo pieno
Lost Soul Aside è un progetto promettente, ma soffre tantissimo la presentazione come prodotto premium a prezzo pieno

Lost Soul Aside è un piccolo videogioco action-stylish divertente e sfidante, interamente focalizzato su un sistema di combattimento che poggia su basi solide e capace d'intrattenere per più di una quindicina di ore. Al contempo, è sorretto da una narrazione scialba e una direzione artistica a trecentosessanta gradi che si limita a svolgere il classico compitino senza compiere guizzi di sorta, cosa che si potrebbe dire di diverse altre produzioni equiparabili. Il vero problema, di fatto, sta nella quantità di incertezze, di imprecisioni, nelle tantissime dinamiche che richiederebbero d'essere migliorate nel tempo, elementi che sarebbe del tutto naturale incontrare nel classico titolo d'esordio di un piccolo studio, ma che finiscono per stonare molto di più in una produzione che per anni ha calcato i palchi più importanti dell'industria e che si presenta al pubblico con un prezzo da tripla A.

Conclusioni

Versione testata PlayStation 5
Digital Delivery PlayStation Store
Prezzo 69,99 €
Multiplayer.it
6.5
Lettori (45)
7.0
Il tuo voto

Ci sono due anime che lottano dentro Lost Soul Aside: la prima è quella di un piccolo progetto creato dallo sviluppatore solitario Yang Bing e cresciuto con fatica nel corso di tanti anni, mentre la seconda è quella di un titolo firmato PlayStation e venduto con un prezzo da tripla A. Si tratta di un videogioco "stylish action" ispirato alla formula di Devil May Cry e all'estetica di Final Fantasy che - non sempre per le ragioni giuste - ricorda la struttura dei vecchi hack and slash dell'epoca PS2. Il sistema di combattimento inizia col freno a mano tirato, ma cresce costantemente fino a diventare solido e sfidante, il gameplay riesce a mantenersi divertente per tutta la durata dell'avventura, ma non appena ci si allontana da questo nucleo iniziano a emergere tante criticità: oltre alla narrazione e alla direzione artistica blande e impersonali, bisogna fare i conti con tanti elementi poco rifiniti, sia sul piano della messa in scena sia su quello delle meccaniche. In poche parole, mostra tutti i difetti e l'inesperienza che è lecito aspettarsi da un piccolo team al suo esordio, ma è inevitabile che questi siano ingigantiti da un prezzo e un piazzamento che non ne riflettono la reale natura.

PRO

  • Sistema di combattimento solido che acquista profondità nel tempo
  • Tantissimi boss caratterizzati da meccaniche diverse

CONTRO

  • Universo, personaggi e narrazione blandi e impersonali
  • Troppe incertezze nelle dinamiche e nella messa in scena