Se c'è qualcosa che Steel Seed ci ha insegnato è che il suo team di sviluppo, Storm in a Teacup, vuole seriamente salire di livello e lo sta dimostrando di gioco in gioco, con produzioni dai valori produttivi sempre più ambiziosi.
Dopo una prima serie di videogiochi dal sapore indie (Enki, N.E.R.O e Lantern), lo sviluppatore italiano ha dimostrato di fare sul serio con l'avventura Close to the Sun. Troppo "vicini al sole"? Evidentemente no, e così cinque anni dopo si cambia ancora regime con Steel Seed, nuovo gioco di fantascienza con cui Storm in a Teacup si tuffa a capofitto nel genere action.
Di cosa parla Steel Seed
La trama di Steel Seed ci mette nei panni di Zoe, una ragazza che si risveglia migliaia di anni nel futuro nel corpo di un robot. Suo padre era un incredibile scienziato e ha caricato l'identità della figlia per farla tornare al momento del bisogno. Il suo vero piano era però quello di salvare l'umanità, perché il pianeta era oramai spacciato e l'unica soluzione - che nessuno a parte lui poteva accettare e concepire - era di creare una serie di IA che per secoli e secoli avrebbero purificato la Terra per prepararla al ritorno degli umani, messi al sicuro sotto forma di seme (Seed) in una struttura governata da robot.
Non vi stupirà, ma quando Zoe si sveglia e si unisce al suo nuovo alleato, l'IA S4VI, scopre che un'altra intelligenza artificiale, Hogo, ha deciso che gli umani in realtà non meritano di tornare. L'unico modo per dare una speranza alla specie è di trovare quattro frammenti della coscienza digitalizzata del padre della protagonista e farlo rinascere.
L'idea non è particolarmente originale. Abbiamo di fronte a noi un classico futuro apocalittico, la speranza che le IA possano salvarci (anche se nella realtà hanno appena capito cosa sono le mani e le dita) e il rischio che queste si ribellino giudicandoci per i difetti della nostra specie.
Il problema vero, però, è che per il grosso dell'avventura non accade molto. Steel Seed è parco di eventi significativi o di qualsiasi spunto che possa far riflettere sulla nostra natura. La protagonista rinasce in un nuovo corpo, con ricordi frammentati della propria vita e dovrebbe affrontare lo shock di trovarsi in un futuro dominato da IA, in una Terra morta e risorta. Per la maggior parte del tempo è però molto tranquilla. Non si pone vere domande sulla propria identità, su alleati e nemici, non c'è minimamente spazio per ciò che una storia sci-fi di questo tipo dovrebbe fare: spingerci a mettere tutto in dubbio.
Nelle fasi di esplorazione la ragazza è accompagnata da Koby, un robottino volante che parla con una serie di bip-bop (ma viene compreso lo stesso). L'amico svolge perlopiù un ruolo di gameplay ma i due dialogano continuamente, senza però grande scopo. Oltre a fungere da guida, spiegandoci cose che non possiamo sapere, Koby è più una spalla pensata per alleggerire l'atmosfera, con allegri dialoghi a metà (ripetiamo, il robot non parla quindi dobbiamo dedurre il discorso dai commenti di Zoe).
Le poche volte che i dialoghi aiutano ad approfondire il mondo di gioco, il risultato è uno spiegone didascalico che fa percepire il bisogno degli sceneggiatori di presentare qual era la loro idea, senza però che vi sia lo spazio per approfondire veramente l'impatto che il mondo sta avendo sulla protagonista.
Evitando spoiler di ogni tipo, anche il finale è parecchio sottotono, con un colpo di scena che si intuisce dieci minuti dopo l'inizio dell'avventura. Nelle sequenze finali la storia si apre finalmente un minimo ma non fa altro che mettere in luce una certa banalità e incoerenza nella trama, dialogando con un personaggio che si contraddice da solo ogni due minuti.
Corri, salta, plana: il platform di Steel Seed
Steel Seed è un'avventura lineare lunga una decina di ore, intervallata da continui punti di salvataggio e teletrasporto, che sono anche molto comodi per tornare indietro e cercare i collezionabili, tutti segnati nel menù per la massima chiarezza. Controller alla mano, si struttura attorno a tre tipi di esperienze: platform, furtività e azione.
Le sezioni platform sono un mix di arrampicate in stile Uncharted, con fasi più dinamiche in cui ci viene chiesto di fare corse sui muri, planare, attivare trampolini e non solo. In alcuni frangenti il level design mostra il fianco e non è chiaro dove guardare dopo aver eseguito un salto, costringendo ad andare a tentativi per capire la giusta direzione mentre si è a mezz'aria.
Il più delle volte sono però sequenze piacevoli, soprattutto perché Storm in a Teacup ci chiede di usare Koby per colpire interruttori nel mentre scaliamo, così da spostare elementi dell'ambiente e creare un percorso. Questo rende il tutto più dinamico e interessante, evitando che risulti noioso e ripetitivo visto comunque il basso livello di difficoltà.
La furtività di Steel Seed
Tra una sequenza narrativa e una di piattaforme, ci sono le fasi di scontro con i nemici e Zoe ha due modi per abbatterli: con una battaglia faccia a faccia o con azioni furtive. Se non giocate alla difficoltà più bassa, la seconda scelta è quasi obbligatoria visti i danni che ci vengono inflitti rendendo quasi impossibile gestire numerosi gruppi di avversari.
Zoe può chinarsi, diventare invisibile dentro delle specifiche sezioni del terreno (praticamente erba alta digitale) ed eliminare furtivamente i nemici. Il cuore delle nostre strategie sarà però Koby. Il robottino, dopo aver ottenuto un po' di potenziamenti, può creare zone di invisibilità, piazzare mine esplosive, marcare i nemici e attirarli con dei suoni.
Steel Seed, nei suoi momenti migliori, sa veramente divertire. Molte aree sono ben strutturate verticalmente, presentano chiari percorsi per aggirare i nemici, posizionare trappole o anche sfruttare l'ambiente per eliminarli con gli spari di Koby, che nelle fasi finali può veramente dominare la scena e lasciare a Zoe solo gli scarti.
L'impressione è che Steel Seed funzioni prima di tutto in qualità di gioco furtivo e dovreste approcciarlo in questo modo. È divertente comprendere come procedere, definire una strategia d'azione e metterla in atto, anche grazie a un livello di difficoltà mai troppo elevato.
Schiva e colpisci: il combattimento
Se fallite un approccio furtivo e ci sono ancora un paio di nemici da abbattere, la soluzione è lo scontro corpo a corpo. Zoe ha una spada olografica con la quale eseguire un paio di semplici combo, una veloce e una lenta.
C'è un classico mix di nemici, tra quelli che combattono da vicino, quelli con scudi, chi spara, ma anche delle torrette mitragliatrici (che vanno terminate di nascosto, sono troppo forti) e non solo. Le battaglie sono perlopiù poco interessanti, perché Zoe non può fare molto a parte schivate perfette e contrattacchi (entrambi da sbloccare, tra l'altro). Koby aiuta un po' sparando ai nemici, ma anche dopo aver ottenuto alcune mosse utili non è semplicissimo usarlo in battaglia.
Le fasi action sono in parte intaccate anche dalla totale mancanza di fasi di tensione, momenti che ci chiedono di superare una sfida di livello superiore. Di norma vengono usati dei boss, ma Storm in a Teacup non ne ha inseriti. Ci sarebbero degli inseguimenti durante i quali dobbiamo sfuggire da un nemico che non possiamo fermare, ma sono sezioni perlopiù platform che durano poco e non hanno lo stesso impatto.
La conseguenza è che a Steel Seed mancano dei momenti che diano la carica e comunichino la sensazione di progredire davvero, forse un limite del far coesistere la natura furtiva con quella action del gioco. Vogliamo invece elogiare il sistema di potenziamento basato su mini-sfide interne. Per sbloccare nuove abilità è prima di tutto necessario completare missioni di gameplay (come eliminare i nemici in maniera particolare): in questo modo ogni fase di gioco ha qualche piccolo obiettivo da raggiungere per avere nuove capacità, sempre interessanti e utili.
Conclusioni
Steel Seed è un'esperienza con alti e bassi, questo è chiaro. La trama è certamente il lato più debole dell'avventura: un mix di scene scontate e di scarso impatto, che non riescono a farci veramente sentire l'ultima speranza dell'umanità. È certamente migliore il gameplay, soprattutto il lato furtivo. Non fate l'errore di giocarlo come se fosse un puro action, ma è consigliato a chi invece apprezza un po' di azione ragionata mai troppo difficile.
PRO
- Le sezioni a base di furtività e di piattaforme funzionano
- Piacevole sistema di potenziamento
CONTRO
- I combattimenti sono di scarso impatto
- La trama è piuttosto banale