Presentato come l'immancabile titolo a sorpresa di Ubisoft, sul finire della Conferenza organizzata dal publisher francese prima dell'inizio di questo E3 2014, Rainbow Six: Siege ci ha colti piuttosto impreparati.
Pur non avendo l'impatto tecnico di un Watch Dogs o di un The Division, ai tempi dei loro annunci a sorpresa dell'anno scorso e di due anni fa, il titolo si è comunque contraddistinto per un gameplay decisamente stuzzicante, a tratti persino originale. Durante la presentazione siamo stati persino dubbiosi sull'effettiva veridicità di quanto mostrato sui maxi schermi dell'Orpheum Theatre, troppo positivamente sorpresi dalle interazioni con l'ostaggio salvato che quasi ci hanno ricordato l'incredibile intelligenza artificiale di Elizabeth ai tempi del primo video di BioShock Infinite. Proprio per questo motivo ci ha stupito scoprire, durante un evento riservato a un gruppo molto ristretto di giornalisti, che in realtà Siege non solo è reale e perfettamente funzionante, ma che era addirittura giocabile per chi, come noi, era stato invitato in esclusiva a questo reveal. Insomma, quello che avete visto alla Conferenza Ubisoft è tutto vero e, a differenza di quanto accaduto con Watch Dogs e The Division, il nuovo Rainbow Six è ad un punto dello sviluppo tale da poter essere già testato in prima persona.
Abbiamo giocato Rainbow Six: Siege. Sì, avete letto bene: lo abbiamo proprio provato!
Rainbow Six duro e crudo
Patriots è stato (purtroppo) cancellato, di conseguenza in casa Ubisoft hanno ben pensato di non abbandonare il franchise e anzi lo hanno voluto riportare agli antichi fasti con un titolo votato soprattutto al multiplayer (anche se non ce la sentiamo di escludere una possibile campagna single player): quello storico poliziotti contro "terroristi" declinato oggi in un ambito indoor, quasi "casalingo".
Il setting è semplice: un gruppo di cinque poliziotti deve liberare un ostaggio tenuto prigioniero da cinque terroristi all'interno di una villa. Si entra, si uccidono i cattivi e si porta fuori l'ostaggio. Facile vero? No, non lo è per niente. I buoni possono fare irruzione, usare un piccolo drone per spiare gli avversari e ripararsi alla bisogna dietro uno scudo balistico. I cattivi invece possono fortificare la casa, rinforzare porte, finestre, stendere metri di filo spinato e soprattutto "tirar su" pareti indistruttibili, esigue ma estremamente efficaci. La casa può, anzi deve quindi diventare una vera e propria fortezza. Ma questo non è il solo punto di forza di Rainbow Six: Siege. Per quanto possiamo metterci di impegno con le "assi di legno" per sbarrare muri, porte e finestre, il motore grafico permette di distruggere praticamente tutto, ampliando a dismisura le possibilità tattiche di un setting casalingo tutto sommato poco ampio, anche se suddiviso su più piani e numerose stanze, in cui il solo sporgersi da un angolo vuol dire molto probabilmente morire se dall'altra parte c'è qualcuno più veloce di te. La prova di queste rinnovate possibilità distruttive è stata l'uccisione finale con la quale abbiamo vinto la partita nei panni dei poliziotti. Prendere d'assalto frontalmente una stanza passando per la porta è impossibile? Saliamo al piano superiore, piazziamo in terra del C4 fatto apposta per far saltare un muro, lo facciamo detonare, creiamo un bel buco dal quale sparare in relativa sicurezza o ancor meglio attraverso il quale prendere alle spalle gli avversari dall'alto. Detto fatto, partita vinta. Applausi per i coraggiosi poliziotti e ostaggio salvato.
Altro che Counter-Strike
Questo in breve il gameplay di Siege, una sfida veloce, frenetica, e soprattutto letale (non c'è respawn!) tra due squadre in spazi "minuscoli", in cui non c'è posto per pistoleri solitari, odiosi camper e corridori dal coltello facile. Ognuno qui ha un compito, ogni classe deve rispettare le proprie prerogative, non tenere conto della disciplina vuol dire non aver capito le basi del gameplay di Rainbow Six: Siege. Non siamo quindi di fronte al solito shooter, il gioco dà l'idea di essere davvero punitivo per tutti coloro che lo approcciano in maniera leggera e disimpegnata. Ma come funzionano le fasi preliminari?
Nei panni dei buoni siamo assaltatori, letali dalla distanza grazie a un versatile mitragliatore ma poco protetti, equipaggiati anche con una comoda granata flash; oppure possiamo scegliere di essere dei veloci soldati dotati di fucile a pompa, efficace ovviamente dalla breve distanza ma soprattutto utile per aprire vere e proprie "finestre" su muri e porte non rinforzate. Una classe che arriva equipaggiata anche di granate ad alto potenziale in grado di fare strage di nemici se ben utilizzata ma anche di essere spietata con i propri compagni di squadra visto che nella demo provata, ma probabilmente il settaggio sarà di default anche con la release finale, il fuoco amico era inesorabilmente attivato. Infine possiamo decidere di essere il "tank" del gruppo, lento ma capace di imbracciare uno scudo balistico in una mano e una pistola nell'altra, perfetto quindi per incassare più colpi e proteggere tutti gli altri. Di fatto chi non ha lo scudo o un giubbetto anti proiettile va a terra praticamente con un colpo solo. Scelta la nostra specialità abbiamo un minuto di tempo per cercare l'ostaggio in casa grazie ad un piccolo drone. Il primo che lo trova, mostrerà automaticamente a tutti gli altri la sua posizione e sarà possibile posizionare le piccole spie mobili in punti precisi della casa per poterli poi richiamare magari prima di fare irruzione in una stanza. Gli avversari potranno utilizzare lo stesso minuto per prepararsi all'assedio. A seconda della classe, Trapper, Sentry o Protector, si hanno a disposizione tutti quegli elementi di cui abbiamo scritto poco sopra: il kit per rinforzare muri e porte, il filo spinato ma anche uno scudo da piantare in terra per ripararsi. Si capisce quindi come il tutto si giochi all'insegna del gioco di squadra più spinto, della ricerca dei punti deboli della casa per entrare senza farsi vedere, o semplicemente per sfruttare ogni singolo angolo coperto, praticamente cruciale per potersi sporgere da una copertura senza il rischio di farsi bersagliare dagli altri giocatori. Un'esperienza di gioco anni luce diversa dagli shooter multiplayer più giocati di questi ultimi anni, ma assolutamente elettrizzante, in un contesto poi totalmente avulso dalle mappe sempre più grandi dei soliti noti. Qui la distruttibilità ambientale, grande assente della precedente generazione se si escludono pochissimi eccezioni, gioca un ruolo fondamentale e obbliga realmente a pianificare ogni singola azione del giocatore ma è in grado di regalare enorme soddisfazione nel momento in cui la tattica di sfondamento si rivela proprio quella vincente. Scelte estreme quindi per Ubisoft, che ribaltano il trend vincente degli ultimi anni e che elevano l'abilità manuale a supremo giudice della bravura di un giocatore.
CERTEZZE
- Finalmente protagonista la distruttibilità ambientale
- Grande tatticismo e gioco di squadra
- Difficile ma estremamente soddisfacente...
DUBBI
- ...ma rischia di essere punitivo per i neofiti
- Sporgersi dalle coperture è piuttosto macchinoso
- Tecnicamente risulta un po' piatto