La Playstation Experience è stata, ancora una volta, una dimostrazione di forza da parte di Sony. L'evento ha acquistato sempre più importanza negli anni, ma di rado abbiamo visto susseguirsi un tale numero di giochi sul suo palco, presentati con un ritmo talmente serrato da rendere faticoso un elenco completo.
Tra i tanti videogame mostrati, però, nessuno ha rubato la scena come quelli di Naughty Dog, che hanno aperto e chiuso la conferenza splendidamente. E se da una parte un DLC dell'ultimo Uncharted non ha fatto esplodere teste (pur guadagnandosi una reazione a dir poco estatica dai presenti), non si può certo dire lo stesso del ritorno di quel The Last of Us che da molti è considerato il picco della precedente generazione. Un punto talmente alto quello raggiunto da quest'opera, da aver fatto dubitare a lungo dell'effettiva esistenza di un seguito, per via dell'innegabile rischio di rovinare quanto di buono era stato fatto con una continuazione forzata. Eppure gran parte di questi dubbi hanno lasciato posto all'esaltazione quando Ellie è riapparsa, coperta di sangue e tremante con una chitarra in mano, e la voce di Troy Baker - sempre nei panni di Joel - ha posto le crude basi per una nuova avventura nell'ispiratissimo mondo post-apocalittico creato dal team americano. I dubbi sono legittimi, ma se Neil Druckmann crede nel progetto è difficile non essere fiduciosi. D'altronde il barbuto director la nostra fiducia se l'è ampiamente meritata.
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Una storia d'odio
Inutile descrivere nuovamente il background del gioco: la base è sempre la stessa del predecessore, e ad oggi resta una delle visioni alternative di un'apocalisse zombi meglio tratteggiate in assoluto. Il fulcro dell'esperienza sono ancora una volta i personaggi, inseriti in un contesto che di certo non sembra essere più pacifico o civile di quanto visto in passato.
Basta poi dare un'occhiata allo stato emotivo di Ellie per capire come le vicende di questo secondo capitolo nascano da un evento traumatico; una verità confermata da Druckmann e Baker durante il panel pomeridiano dedicato al gioco. Il buon Neil ha infatti spiegato come, laddove il primo Last of Us era costruito attorno al rapporto di affetto tra Joel ed Ellie, nel seguito il sentimento che fa da colonna portante al titolo sia l'odio. Odio che ovviamente nasce dal desiderio di vendetta della nuova protagonista (il fatto che sia Ellie il centro delle vicende è un altro elemento confermato), ma potrebbe scaturire in parte anche dalle conseguenze del meraviglioso finale del gioco precedente. Sulla trama, comunque, attori e sviluppatori non si sono minimamente sbottonati, nonostante sia apparso evidente l'attaccamento di questi ultimi ai personaggi interpretati. Sia la Johnson che Troy Baker affermano infatti di aver ottenuto moltissimo dal ruolo interpretato nel gioco originale - l'attore ha addirittura svelato di aver rischiato di lasciar perdere durante l'audizione - e di averne sentito enormemente la mancanza. Difficile dunque avere dubbi sull'impegno che il duo metterà nell'interpretazione: la chimica è evidente e il materiale su cui lavorare sarà più esteso e drammatico rispetto al passato. È ad ogni modo il caso di allontanarsi dalla trama, perché le informazioni a riguardo sono davvero troppo risicate e si entra inevitabilmente nel "toto-campagna". Se dobbiamo tirare a indovinare è meglio andare a logica e puntare sulle meccaniche di gioco, che potrebbero evolversi in molti modi differenti.
Nei panni di lei
Il gameplay verrà svelato più avanti, lo sappiamo, ma Neil ha assicurato che ci saranno molti cambiamenti, anche legati alla nuova protagonista. Ellie combatte diversamente da Joel, e potremmo vedere più stealth nei suoi panni, essendo comunque una combattente meno "fisica" e potente del rude "padre acquisito".
Il probabile ruolo di comprimario di Joel, poi, potrebbe portare a una gestione sensibilmente diversa dell'intelligenza artificiale alleata, punto debole del primo capitolo a causa di movimenti convulsi invisibili ai nemici che spezzavano l'atmosfera. PlayStation 4 innanzitutto potrebbe tranquillamente offrire la potenza necessaria a strutturare una risposta degli alleati ancor più complessa di quella già ottima dei nemici, senza contare che a livello di espressività dei volti il motore grafico pare aver fatto passi da gigante (siamo a livelli paragonabili, se non superiori, a L.A. Noire, se ciò che si è visto verrà effettivamente trasposto in gioco). Buone notizie infine anche per chi ha amato la colonna sonora del primo capitolo: Gustavo Santaolalla è sempre il compositore, perciò aspettatevi ancora passi di chitarra acustica di rara bellezza mentre camminate per ciò che resta del mondo. La carne al fuoco, insomma, è tantissima e tutti i coinvolti sembrano consapevoli di quanto pericoloso possa essere un progetto simile. Druckmann ha però precisato di non voler per forza ripercorrere le orme del primo titolo, ma di avere intenzione di dare a questa Part II, forse indice di una serialità futura, una sua personalità altrettanto valida. Un ottimo punto di partenza.
CERTEZZE
- La narrativa promette ancora meraviglie
- Attori e compositore confermati
- Storyline più lunga e drammatica della precedente
DUBBI
- C'era bisogno di un seguito di un gioco così iconico?