Svariati mesi fa avevamo avuto l'occasione, all'interno di una corposa anteprima, di raccontarvi le sensazioni che Escape from Tarkov ci aveva comunicato, anche se solo a distanza e tramite le informazioni divulgate dagli stessi ragazzi di BattleState Games.
Da una manciata di settimane invece la situazione si è fatta decisamente più bollente: prima in occasione di un incontro ravvicinato con gli sviluppatori durante la GDC di San Francisco e, ora, con la prova su strada del titolo possibile grazie ad un codice alfa, fornitoci dalla stessa software house russa. Il promettente sparatutto ambientato nella ridente cittadina di Tarkov, si è rivelato essere esattamente quello che da ormai un anno e mezzo ci viene raccontato: un incrocio tra le atmosfere post apocalittiche ed est europee di S.T.A.L.K.E.R., e una profonda componente survival che tende a donare al titolo la giusta dose di adrenalina in più. Per quanto al momento non sia ancora possibile giocare in quello che sarà il vero e proprio Open World della versione finale; anche i semplici raid di cui è composto attualmente sono in grado di regalare parecchie gioie e altrettanti dolori. Complice un sistema di perdita delle risorse che mette spesso nella condizione di rimanere fortemente scottati e quasi indignati, finché non se ne coglie la potenza. Il modo migliore di farvi comprendere cosa potete aspettarvi da Escape from Tarkov è raccontarvi com'è andata una delle nostre prime esperienze, nonostante l'aiuto diretto degli stessi sviluppatori.
Tocchiamo finalmente con mano Escape from Tarkov: com'è lo sparatutto ibrido di Battlestate Games?
Ma come ti vesti?
La prima delle caratteristiche davanti alla quale vi troverete è la necessita di scegliere la tipologia di equipaggiamenti da portare sul campo. Il menù iniziale di Escape from Tarkov è diviso in varie finestre, da quella di selezione della modalità fino a quella relativa alla crescita del vostro alter ego (funzione non disponibile durante l'alfa).
Tra questa serie di menù vi è quello demandato al vostro equipaggiamento, il quale vi mette di fronte ad una griglia da riempire in base alle vostre esigenze con quanto di più disparato vogliate. Dagli zaini ai caricatori vuoti, passando per esplosivi e barrette di cioccolato. Per quanto possa sembrare spiazzante, il tutto è realizzato con consapevolezza e nel rispetto della personale scelta di ogni giocatore. Decidere cosa portare con se durante i raid significa essere consapevoli di cosa si mette in gioco. La possibilità di tornare a casa con un pugno di mosche, magari dopo aver raccolto decine di materiali preziosissimi, è infatti sempre dietro l'angolo. Escape from Tarkov sotto questo punto di vista è brutale come poche altre esperienze vi sia capitato di giocare. Questo perché, a differenza di un altro qualsiasi survival, qui non vi è soluzione di nessun genere. Non vi è la possibilità di tornare a ritrovare il proprio corpo e l'adrenalina è sempre ai massimi livelli. I ragazzi di Battlestate si sono visti bene dal lanciare immediatamente i giocatori in un ambiente così distruttivo. Da subito si ha infatti la possibilità di giocare delle partite offline, permettendo così di prendere dimestichezza col sistema di gioco e senza il rischio di abbandonare tutto il proprio equipaggiamento. Durante queste sezioni potrete accumulare comunque esperienza e risorse e sarete chiamati ad abbandonare il tutto in caso di morte, ma senza il rischio di perdere anche ciò che avete portato con voi dal vostro inventario. Scegliere come essere dispiegati è quindi fondamentale. Solo l'esperienza e la conoscenza delle varie mappe e di chi le popola, vi permetterà di uscirne vivi e con una dose di soddisfazione che difficilmente si prova durante un'esperienza di gameplay.
Mamma ho perso l’uscita
Entrando nel merito di quella che è l'esperienza vera e propria sul campo, Escape from Tarkov non fa altro che lanciarvi in una zona delle mappe disponibili (se ne possono vedere molte più delle tre attualmente sbloccate) e lasciarvi totalmente senza nessun tipo di aiuto. Le uniche indicazioni saranno l'orario della giornata e il tempo ancora a vostra disposizione per uscire dalla stramaledetta cittadina in rovina.
Non si può certo dire che le mappe si distinguano per un level design da urlo, ma fanno comunque ciò che devono, differenziandosi molto l'una dall'altra e rendendo una partita nella zona della fabbrica a mezzogiorno, profondamente diversa da quella giocata nel bosco, di notte e sotto la pioggia. Prima di conoscere le varie zone non si è in grado di sapere esattamente dove dirigersi e da cosa doversi difendere. L'interfaccia a schermo è funzionale, andando ad indicare le vostre funzioni vitali, la necessita di dissetarsi e la vostra postura. Proprio quest'ultima può essere presa in considerazione per far comprendere quanto il gioco voglia essere simulativo. Non ci si limiterà alle classiche posture, ma ad una vera e propria gestione dell'altezza e della velocità, con le quali il vostro personaggio si muoverà sul campo di battaglia. Questo andrà a modificare profondamente il rumore generato ma anche la precisione di tiro, la quale non può assolutamente essere sottovalutata. In Escape from Tarkov chi colpisce per primo è spesso colui che avrà la meglio. Tutto ciò perché il gioco mette in mostra un sistema balistico che mira a diventare il migliore e più accurato mai visto nell'industria videoludica. La fedeltà nella riproduzione di ognuna delle armi, dei rispettivi effetti sonori e del comportamento in battaglia, tocca vette talmente alte da fare il verso ad un vero e proprio simulatore di guerra nel quale lanciare soldati a giocarsi le sorti di uno scontro. Tutto ciò si declina anche in un sistema di modifica da capogiro per ognuna delle armi. Analizzabili e gestibili in tutte le loro parti, la ricerca degli accessori per le bocca da fuoco si tramuterà presto in una delle azioni più divertenti che possiate compiere nel titolo. Per quanto bella e utopistica possa essere l'idea di una guerra virtuale nella quale nessuno debba realmente morire, il feedback che Escape from Tarkov rimanda ai propri giocatori è sempre e solo duplice. Da una parte vivrete l'esperienza con un livello di coinvolgimento e stress tale da toccare vette di eccitazione che difficilmente sono riscontrabili con un altro titolo; dall'altra la sensazione di essere perennemente soli, mal equipaggiati e in balia di un colpo in arrivo da qualche cecchino a decine di metri di distanza, può risultare a volte demoralizzante. Una volta completata la vostra partita, che siate stati in grado di portarla a termine o meno, una schermata vi ricompenserà con un determinato quantitativo di esperienza e con il bottino eventualmente recuperato. Siete ora pronti per iniziare una nuova incursione, sperando di replicare il vostro successo, o di riuscire finalmente a portare via le chiappe dall'inferno!
Tanto fumo e chissà quanto arrosto
Finora abbiamo parlato degli aspetti positivi e delle incredibili sensazioni che Escape from Tarkov può trasmettervi. Esistono di contraltare tutta una serie di problematiche, alcune già tangibili, altre forse in agguato, che potrebbero tenere molti (forse troppi) giocatori lontani dal titolo. A prescindere dalla formula di vendita, che già prevede una serie di pacchetti che vanno dal semplice preordine del titolo digitale, fino alla versione che permette l'accesso immediato all'alfa e ad una quantità incredibile di equipaggiamento, il problema attuale è proprio la difficoltà di approccio.
Escape from Tarkov non sarà mai, in nessuna delle sue possibili derivazioni, un titolo semplice da digerire ed adatto a tutti i palati. Meccaniche come quelle dell'inserimento dei proiettili all'interno del caricatore, per evitare di sprecarne dopo aver ricaricato l'arma, sono cose che un normale giocatore può ritenere divertente e stimolante la prima mezzora, dopodiché cercherà per ore nel menù la possibilità di avere la ricarica automatica. Passare decine di minuti ad organizzare il proprio inventario e rischiare di morire dopo cinque giri di orologio, può spezzare le gambe anche al più assiduo dei giocatori. Come se non bastasse il titolo mette di fronte ad istanze attualmente popolate da poca intelligenza artificiale e ancor meno giocatori reali, che non superato mai le otto unità. Non di rado vi troverete a girare per interi quarti d'ora in quartieri totalmente vuoti, fatti di case e casupole da poter razziare con una certa lentezza, attendendo diversi secondi ogni volta che il vostro alter ego sarà chiamato a rovistare in una semplice giacca. Si tratta sicuramente del prezzo da pagare per un titolo così profondo e realistico, ma un prezzo che potrebbe rivelarsi fatale per un gioco che, a differenza dello stesso S.T.A.L.K.E.R. citato in apertura, non si limita ad una bellissima esperienza in single player, ma vuole trasformarsi in qualcosa di simile ad un MMO. Torneremo sicuramente sull'opera di Battlestate non appena le nuove patch aggiungeranno ulteriori elementi volutamente non trattati in questa sede. Sarà un titolo che richiederà ancora centinaia di ore per essere sviscerato e quanto meno un anno per l'uscita definitiva. Nel frattempo, pronti a scappare, ci si vede sul campo!
CERTEZZE
- Dal punto di vista della simulazione non esiste niente del genere
- La sensazione di essere realmente in battaglia è senza precedenti
- Tecnicamente godibile e con un discreto colpo d'occhio...
DUBBI
- ...ma richiede ancora parecchia ottimizzazione
- Il rischio di avere pochissimi giocatori è alto
- Il bilanciamento dell'esperienza sarà fondamentale