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Che cosa vorremmo nel prossimo Xenoblade

Ecco quali sono le nostre speranze per un eventuale Xenoblade Chronicles 3

SPECIALE di Christian Colli   —   21/12/2017

La nostra copertura di Xenoblade Chronicles 2, il nuovo JRPG targato Monolith Soft per Nintendo Switch, è arrivata al capolinea. Lo abbiamo recensito, abbiamo fatto il confronto col primo Xenoblade Chronicles, quindi vi abbiamo spiegato in che modo sono mutati i giochi di ruolo dello sviluppatore nipponico da Xenogears in poi. Ora, insomma, non resta che guardare al futuro e immaginare un eventuale Xenoblade Chronicles 3: sappiamo infatti che Xenoblade Chronicles 2 è stato sviluppato da una specie di "team secondario", poiché i principali programmatori di Monolith Soft erano impegnati con l'open world di The Legend of Zelda: Breath of the Wild, e sappiamo che il director Tetsuya Takahashi vorrebbe portare Xenoblade Chronicles X su Switch, forse anche perché deve concludere la storia cominciata e rimasta in sospeso. Ciò non toglie che Xenoblade Chronicles, senza X, potrebbe essere la serie antologica da portare avanti tra un progetto e l'altro, magari ogni paio d'anni. Vediamo che cosa vorremmo vedere, e cosa no, nel futuro del franchise.

Gacha? No, grazie!

Uno degli aspetti più controversi di Xenoblade Chronicles 2 è il modo in cui si ottengono i Gladius, ovvero le armi artificiali che accompagnano alcuni abitanti del mondo di Alrest. L'idea alla base dei Gladius è davvero molto particolare: essi nascono dai cristalli nucleici con cui soltanto poche persone riescono a risuonare, e quando il loro "proprietario" muore, i Gladius ritornano nei cristalli, perdono ogni ricordo e si rigenerano per poi essere riattivati. Molti Gladius - come Agate, Wulfric o Vess, solo per citarne alcuni - hanno personalità uniche che possiamo scoprire completando le missioni secondarie dedicate. A livello di gameplay, però, sono pochi i Gladius che il giocatore può trovare tramite missioni secondarie o seguendo la storia: la maggior parte si trova "aprendo" i cristalli nucleici come fossero ovetti Kinder o buste delle figurine. Alcuni hanno migliori possibilità di generare un Gladius raro, ma spesso ci si ritrova a scartarne decine di generici che presto diventano inutili, un po' come succede nei cosiddetti "gacha" per sistemi mobile. Ecco, ci piacerebbe molto rivedere una meccanica come quella dei Gladius, che garantisce tanta varietà e ministorie uniche, ma il sistema random proprio no! È obsoleto e costringe al "farming" i giocatori più sfortunati che però vogliono vedere ogni contenuto del gioco.

Che cosa vorremmo nel prossimo Xenoblade

I mech?

Fin dai tempi di Xenogears, Monolith Soft ha sempre avuto il chiodo fisso dei mech pilotabili. In Xenogears erano appunto i Gears, in XenoSaga sono diventati gli A.G.W.S. e in Xenoblade Chronicles c'erano e non c'erano, nel senso che li pilotavano soltanto alcuni personaggi anche se il giocatore non poteva. Hanno fatto il loro grande ritorno in Xenoblade Chronicles X con gli Skell altamente personalizzabili che si sbloccavano a metà della campagna principale, diventando un importante fulcro del gameplay, e in Xenoblade Chronicles 2... be', diciamo che gli Artifici sono molto simili ai soliti mech targati Monolith, solo che non possiamo pilotare neanche quelli. Benché sia giusto che ogni gioco abbia un tratto distintivo, altrimenti finirebbero per assomigliarsi un po' tutti, bisogna ammettere che i mech esercitano sempre un grande fascino, specialmente se la loro esistenza è contestualizzata sia dal punto di vista della narrazione, sia da quello del gameplay, proprio come succedeva in Xenogears. Siamo combattuti, insomma: da una parte vorremmo pilotare i mech in ogni Xenoblade, dall'altra forse sarebbe meglio lasciarli ai Chronicles X e sperare che Monolith Soft riesca a inventarsi un nuovo "gimmick" come i Gladius o i poteri della Monade.

Che cosa vorremmo nel prossimo Xenoblade

Un tutorial più breve!

I primi filmati di Xenoblade Chronicles 2 traevano in inganno, mostrando un sistema di combattimento apparentemente lento e poco coinvolgente. Quando lo abbiamo recensito, vi avevamo avvisato: dategli tempo. Ci siamo compiaciuti nel leggere i commenti sui social network e nel nostro forum, qualche giorno dopo l'uscita del gioco, di quei giocatori che hanno perseverato e scoperto un sistema di combattimento incredibilmente ricco, stratificato e divertente. Il problema è che Xenoblade Chronicles 2 finisce di spiegare come funzionano le battaglie a circa venti ore di gioco, continuando a rivelare nuove meccaniche che si sommano a quelle apprese in precedenza. È vero che Xenoblade Chronicles 2 è un gioco lunghissimo, ma è vero anche che oggi molti giocatori si scoraggiano se non riescono a intuire le potenzialità del gameplay nei primi minuti dell'esperienza. Questo è purtroppo un dilemma che solo Monolith Soft potrebbe risolvere. È bello avere un sistema di combattimento tanto soddisfacente, ma bisognerebbe trovare un compromesso tra complessità e immediatezza: il giocatore dovrebbe poter sfruttare quasi ogni opzione dall'inizio, senza dover aspettare ore per sbizzarrirsi davvero. D'altra parte, troppe informazioni rischierebbero di annoiarlo. Lo sviluppatore giapponese riuscirà mai a trovare l'equilibrio perfetto?

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Un design più... uh, sobrio?

Intorno ai costumi succinti di Pyra e di alcune Gladius si è sollevato un polverone incredibile e hanno cominciato a volare paroloni come "sessismo", "misoginia" e "Nomura". Sì, è vero: Pyra ha un seno enorme. A noi piacciono i seni enormi. Soprattutto se li hanno personaggi interessanti e ben caratterizzati come l'Aegis. Tuttavia, bisogna ammettere che la sproporzione è esagerata e tante volte distrae, specie se Xenoblade Chronicles 2 ci sta raccontando un momento particolarmente drammatico attraverso un primo piano. Abbiamo compreso perfettamente la scelta del character design estremamente "anime": il director Takahashi voleva raccontare una storia diversa dal solito e ha prediletto uno stile più cartoonesco, quasi fanciullesco. Tuttavia, bisogna ammettere che il costume di Pyra, per non parlare di quelli di altre Gladius, non ha semplicemente senso. Si può creare un personaggio sexy senza necessariamente farlo girare in mutande, e Monolith Soft dovrebbe saperlo visto che ha firmato personaggi come Elhaim Vam Houten, Shion Uzuki e Melia. Xenoblade Chronicles 3 dovrà dimostrare di poter raccontare donne forti e indipendenti senza fare necessariamente colpo sugli adolescenti in piena crisi ormonale.

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Le tematiche religiose

Questo, in tutta sincerità, è quello che ci manca di più negli Xenoblade di Monolith Soft. Xenogears prima e XenoSaga poi ci avevano abituato a mettere in discussione il divino e a filosofeggiare sul senso dell'esistenza. È importante capire che i giapponesi guardano alla mitologia cristiana come noi vediamo quella greca. Per molti di loro, figure come Gesù Cristo o i suoi apostoli sono leggende folkloristiche. Affascinanti, ma pur sempre leggende, e quindi manipolabili, anche rasentando la blasfemia. Sono tematiche forti che però, considerando il peso che noi occidentali diamo a queste figure, assumono ai nostri occhi un volume e un'epicità ancora maggiori. Qualcuno ha detto che Monolith non si può più esporre, ora che lavora per Nintendo, ma noi vogliamo ricordarvi che su Nintendo 3DS ci gira un certo Shin Megami Tensei IV, serie che presto approderà su Switch e che è piena di riferimenti a tutte le religioni. Takahashi e sua moglie Soraya Saga sembrerebbero aver accantonato la mitologia cristiana per dedicarsi alla stesura di storie completamene nuove, ma noi ogni tanto ripensiamo al dialogo tra Fei Fong Wong e la Wave Existence e rimpiangiamo le storie che un tempo ci hanno spinto ad aprire i libri di filosofia per capire meglio il messaggio che volevano trasmetterci.