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Devil May Cry 5 e la censura della versione PS4

Sony è al centro di una polemica a causa di censure apportate alla versione PS4 di Devil May Cry 5: Giordana affronta l'argomento nel nuovo episodio di Non È Roba da Donne

VIDEO di Giordana Moroni   —   15/03/2019

Torniamo a parlare di censura col caso Devil May Cry 5. Sembra che le politiche di Sony sui contenuti dei videogiochi siano cambiate in questi mesi, in particolare quelle relative a nudo e contenuti sessualmente espliciti. Già nell'ottobre scorso la rimozione della Intimacy Mode (che permette ai giocatori di spogliare le protagoniste e palpeggiarle) di Senran Kagura: Burst Re:newale le pesanti censure apportate alla visual novel nipponica Nora to Oujo to Noraneko Heart, sotto forma di fasci di luce, avevano sollevato il malcontento di sviluppatori e fan. Lamentele che non hanno smosso Sony dalla sua posizione tanto da applicare la stessa "censura illuminata" ad una scena di nudo presente in Devil May Cry 5: una manciata di fotogrammi nei quali viene mostrato il lato B nudo di una delle protagoniste. La versione PlayStation 4, a dispetto di quelle PC e Xbox, vede lo stesso gioco di luci volto a coprire le nudità incriminate, con un risultato tanto goffo che strappa quasi un sorriso.

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Uno strumento controproducente

È opinione di chi scrive, che la censura non possa mai essere uno strumento efficace, prima di tutto perché incredibilmente soggettivo: concetti come appropriato e inopportuno, innocuo e offensivo variano molto in base alla sensibilità di ognuno di noi quindi ciò che disturba uno può non tangere l'altro e vice versa. Il gesto del censurare inoltre trasmette involontariamente una potente suggestione nel pubblico: la decisione di non rendere accessibile e visibile un contenuto instilla la convinzione che il suddetto contenuto sia sbagliato, negativo; la censura pone un'accezione nefasta e perpetrando l'azione su una determinata tematica, in questo caso il nudo, si finisce per convincere il pubblico che nudo è male... quando così ovviamente non è. La censura infine è anti-democratica perché è un gesto unilaterale che, per altro, non necessita di spiegazioni.

Sony, perché censuri?

Però noi giocatori le spiegazioni le pretendiamo e se non ci vengono fornite, nessuno ci viete di fare delle ipotesi. La prima teoria potrebbe riguardare il pubblico dei giovanissimi, dove la decisione di Sony era volta alla tutela dei bambini ma, ovviamente, parliamo di una supposizione ridicola per svariati fattori. Prima di tutto i giochi incriminati non appartengono a generi kids-friendly, inoltre sono stati valutati con un PEGI (e corrispettivo giapponese CERO) 16 e 18, quindi consigliati ad un pubblico adulto. Secondariamente, se questi contenuti fossero stati così offensivi e/o pericolosi anche gli altri produttori di console avrebbero previsto una qualche censura, cosa che invece non è accaduta, nemmeno per la versione Switch di Nora to Oujo to Noraneko Heart. Inoltre ogni console di attuale generazione dispone di sistemi di parental control creati appositamente per queste situazioni.

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Interessante notare come alcuni addetti ai lavori abbiano evidenziato che queste nuove policy non sono partite dalla sede centrale di Sony bensì da Sony USA, la sede americana, dove capi e dipendenti hanno visto in prima persona quanto il movimento femminista Mee Too sia stato dirompente. Visto che i nudi incriminati sono tutti femminili, non sarà che queste censure siano state dettate da un moto di bieca e sincera paura? Perché più che un'attenzione riservata al rispetto del genere femminile sembra quasi una mossa preventiva per evitare accuse e ritorsioni future. La faccenda si complica ulteriormente quando si analizza il fattore culturale implicato nella vicenda: per quanto alcune produzioni giapponesi possano sembrare problematiche manca sempre un importante elemento di analisi rappresentato dal fattore socio-culturale. A pelle certi contenuti, la Intimacy Mode in primis, possono generare un moto di repulsione, in particolare nelle donne, ma è anche vero che non tutti i videogiochi giapponesi sono zeppi di contenuti espliciti e nella maggior parte dei casi, quando questo accade, si tratta di puro e semplice fan service. Il sesso vende e il sesso non sempre è offensivo... o siamo forse convinti del contrario a causa di decenni di censure?

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Da quando i social media sono diventati il megafono della popolazione ogni azienda vive con il timore di recare offesa a qualcuno e più un'azienda è grande più la paura è forte. Creare un prodotto commerciale, che appartenga all'intrattenimento o al mercato alimentare, perfettamente neutro è impossibile perché ci sarà sempre qualcuno che per motivi leciti o superficiali si lamenterà. Va inoltre detto che laddove si tratti di un prodotto creato seguendo un'idea, un progetto, una visione artistica e creativa la censura sarà sempre fuori posto. Devil May Cry 5 sta dimostrando di essere un titolo all'altezza delle aspettative e incredibilmente apprezzato, perché modificare l'opera dello sviluppatore? La vicenda, lo si capisce bene, ha dei connotati a dir poco imbarazzanti ma ciò che dovrebbe preoccupare i giocatori non è il presente bensì il futuro: se un gioco come Devil May Cry 5, seppur in minima parte, è risultato passibile di censura agli occhi di Sony, a quale videogioco toccherà la prossima volta?