La partenza di Switch 2 è stata a dir poco eclatante in termini di vendite, eppure lo stesso non si può dire per quanto riguarda le esclusive. Nonostante Mario Kart World sia stato prevedibilmente osannato dalla critica (anche se una recente patch che ha modificato l'online sta facendo davvero discutere), al momento la nuova console Nintendo ha praticamente solo due grandi giochi first party all'orizzonte che i suoi fan stanno puntando come un cane da tartufo: il nuovo Metroid Prime e Donkey Kong Bananza.
Entrambi i titoli appena nominati sono tutto fuorché sottovalutabili, dato che sono basati su proprietà intellettuali storiche e hanno alle spalle team di sviluppo straordinariamente rinomati, sul cui lavoro ci sono enormi aspettative. Ciononostante, tra i due giochi quello più discusso è stato quasi senza ombra di dubbio Bananza, per via di come è stato comunicato e di alcune prove dirette non particolarmente entusiasmanti. Il nuovo Donkey Kong, infatti, è sviluppato dallo stesso team di Mario Odyssey - una cosa intuibile osservandolo, ma che non era stata immediatamente confermata da Nintendo stessa - e la sua prima demo ha lasciato un discreto amaro in bocca ai redattori che ci hanno messo le mani sopra, per via delle sue eccessive limitazioni.
Qualche giorno fa, però, abbiamo potuto partecipare a un evento in quel di Milano con ben 3 ore di gameplay a disposizione e livelli più avanzati esplorabili (seppur sempre nelle fasi iniziali del titolo). Il risultato? Nettamente migliore rispetto alle prime prove, anche se vari dubbi rimangono.
Il potassio è un integratore importante
La demo a nostra disposizione si divideva in vari livelli sotterranei: Donkey Kong Bananza dopotutto si svolge in quel che sembra essere un enorme mondo sotto la crosta del pianeta, diviso in svariati biomi numerati. Se vi aspettate, però, sempre e solo luoghi bui e ricchi di minerali differenti vi sbagliate di grosso, visto che il mondo sottoterra di Bananza è più colorato e ricco di vegetazione che mai. Già durante la nostra prova, ad esempio, abbiamo potuto osservare un lussureggiante bioma forestale, con svariati elementi unici dal punto di vista meccanico che ci hanno fatto ben sperare per le variazioni future. Non solo, ogni livello è zeppo di curiosi personaggi, tra cui degli indistruttibili personaggi cristallini che sembrano voler aiutare il nostro gorillone durante la sua avventura.
Nonostante la divisione in livelli piuttosto classica, ad ogni modo, Bananza è tutto fuorché un platform comune: il gioco segue la recente tendenza di Nintendo di creare mondi aperti con elementi sandbox piuttosto marcati. Le mappe del nuovo Donkey Kong, infatti, sono non solo quasi completamente esplorabili da subito (con ben poche limitazioni al di fuori di qualche ostacolo ben piazzato), ma anche quasi del tutto distruttibili. Fin dal primo livello, quindi, potrete prendere pezzi di terreno e usarli come armi o proiettili, devastare tutto a suon di pugni direzionali, scalare a gran velocità le superfici verticali, e persino creare voragini lanciandovi dall'alto con un poderoso pugno in caduta libera. È una libertà d'azione notevole, che non vi impedisce di fare a pezzi del tutto un livello solo in virtù di alcune strutture metalliche indistruttibili (che spesso rappresentano il fulcro di design di una mappa) o della resistenza di alcuni materiali. Non bastasse, il buon Donkey Kong può addirittura usare i pezzi di terreno per surfare a gran velocità, o sfruttarli temporaneamente come piattaforma per un doppio salto, tutte azioni che gli garantiscono una mobilità vista davvero in pochissimi altri platform.
Tutto questo ben di Dio lascia ben sperare, nonostante una fase iniziale molto semplicistica e lineare, pensata prevedibilmente allo scopo di insegnare al giocatore le meccaniche base. Eppure, durante la nostra prova abbiamo notato un problema non sottovalutabile: la libertà offerta è forse persino eccessiva vista l'estensione delle mappe e il gioco al momento sembra brillare davvero solo nelle sue fasi più calcolate e contenute, risultando fin troppo basilare durante l'esplorazione. Per carità, vedere DK fare a pezzi una mappa senza difficoltà e muoversi come un fulmine sulle pareti è tecnicamente impressionante, ma le sezioni sotterranee sono parse un po' dispersive, anche perché la struttura fondamentale del gioco è quella di un platform 3D classico ad avanzamento lineare fuso con un collectathon.
In pratica, assieme agli obiettivi principali e alle quest secondarie avrete tutta una serie di fossili, dischi musicali e cristalli di bananium da recuperare: alcuni materiali appena citati non sembrano essere obbligatori, ma in particolare le banane cristalline sono legate a doppio filo alla progressione, quindi le dovrete cercare attivamente. Il problema è che, seppur le mappe siano chiaramente valide, per recuperare molti di questi materiali e l'oro sparso un po' ovunque non si fa altro che provocare più distruzione possibile per trovare mappe del tesoro, cave nascoste, o beccare l'oggetto giusto nel posto giusto, grazie alla capacità di Donkey Kong di battere le mani e generare onde sonore (farlo mostra i collezionabili dentro il terreno manco stesse usando un sonar). Piacevole per le prime ore, ma non particolarmente interessante sulla lunga.
Uno zoo interiore
Non che il team di sviluppo non si sia impegnato per dare personalità e varietà alle varie mappe, anzi, il lavoro fatto è spesso sopraffino, ma la grandezza delle sezioni e la distruttibilità amplificano una situazione non dissimile da quella vista in Mario Odyssey, dove una miriade di lune sparse in giro risultavano molto meno divertenti da trovare rispetto a quelle inserite con criterio in fasi ben congegnate, fino a sembrare una sorta di riempitivo. Qui buona parte dei livelli da noi affrontati dava quest'impressione.
Fortunatamente, quando si raggiunge una zona strettamente correlata all'avanzamento della campagna o una di quelle calcolate per offrire un'esperienza particolare, le cose si fanno molto più creative: il gioco contiene materiali morbidi utilizzabili per creare piattaforme, semi che crescono istantaneamente su certe superfici, cubi che ottengono le caratteristiche del materiale che toccano, nemici con caratteristiche uniche che vanno affrontati con strategia, e tutta una serie di prove speciali di combattimento o platforming che ci sono piaciute parecchio. Pensate, alcune di queste, paradossalmente, ci hanno divertito di più dei livelli in sé, anche se questo non fa che aumentare le nostre preoccupazioni legate alla struttura fondamentale del gioco.
Sia chiaro, con queste critiche non intendiamo dire che Bananza sia un gioco noioso, tutt'altro: le ottime idee di cui abbiamo appena parlato, unite a meccaniche sopraffine e a un bel po' di missioni da affrontare garantiscono che quest'opera di Nintendo sia ancora una volta un platform di gran qualità. Semplicemente l'approccio al design della mappa e gli elementi di collezionismo di contorno lo rendono a nostro parere meno impattante e sorprendente rispetto ai migliori platform della casa nipponica. Se non altro c'è un elemento che potrebbe cambiare parecchio le cose avanzando nella campagna: le trasformazioni bananza.
Con l'aiuto di Pauline, la giovane cantante che lo accompagna per tutta l'avventura, Donkey Kong può infatti usare l'energia dell'oro accumulato per trasformarsi in varie potentissime forme animali, che non solo hanno una buona durata, ma vantano anche rami di abilità dedicati, che si potenziano con il bananium descritto in precedenza. Queste sono chiaramente pensate per superare determinati quadri e puzzle (la forma di gorilla, ad esempio, permette di distruggere materiali molto resistenti, e varie prove erano costruite attorno alla sua potenza offensiva), ma risulta facile sfruttarle anche per aggirare ostacoli (la forma di struzzo può planare, dopotutto) o semplicemente per facilitarsi gli scontri. Con l'aumento del numero di forme, ci aspettiamo anche un aumento di variazioni nei livelli, più puzzle, e nemici molto più diversificati.
Speriamo anche in un discreto avanzamento della difficoltà però, dato che il primo boss affrontato è risultato una vera e propria passeggiata di salute una volta usata la forma di gorilla per devastare tutti i materiali della sua "corazza protettiva". Persino i fossili sopra citati potrebbero contribuire all'approccio complessivo, dato che sbloccano abiti con utili abilità passive, e queste potrebbero risultare estremamente importanti nei livelli più avanzati (già in quello forestale, zeppo di acqua contaminata, resistere ai danni da veleno aiutava non poco).
Crediamo sia il caso di parlare anche della modalità cooperativa che permette a chiunque di prendere il controllo della voce di Pauline usando uno dei controller come puntatore (meglio ancora se in modalità mouse): la ragazza può convertire la sua voce in qualunque materiale solo mirandolo e avere a disposizione questi proiettili rende i combattimenti nel gioco del tutto triviali. Difficilmente chi cerca una sfida ne farà uso, ma ci sembra la solita ottima soluzione per rendere la difficoltà accessibile a chi vuole godersi l'avventura giocando con i più piccini.
Per concludere, è il caso di parlare del comparto tecnico: il gioco è una gioia per gli occhi, la distruttibilità è impressionante e troviamo l'espressività dei personaggi meravigliosa, tuttavia la versione da noi provata aveva un frame rate piuttosto instabile durante il gameplay, che si notava in particolare durante il passaggio alla mappa tridimensionale, ma soffriva di qualche sbalzo anche durante le battaglie più concitate o certi momenti molto "esplosivi". Non dubitiamo che la versione completa sarà ottimizzata meglio. Nella versione completa dovremo tenere d'occhio un fattore inaspettato: dato che stavamo giocandolo su una TV 4K estremamente ravvicinata, dopo una sessione di circa 2 ore e mezza abbiamo iniziato a soffrire di mal di mare. Già, il movimento rapido in tre dimensioni di DK, unito al frame rate abbastanza instabile e alla vicinanza allo schermo ci hanno provocato della nausea, cosa davvero rara considerando la nostra abitudine a giocare titoli 3D con movimenti anche rapidissimi della telecamera (e non siamo stati gli unici ad aver provato questa sensazione). Vedremo come andrà nella versione finale, ma se non ci saranno migliorie nell'ottimizzazione forse chi soffre molto di motion sickness farà bene a tenerne conto.
Provare per qualche ora Donkey Kong Bananza ci ha fatto uno strano effetto. Alla base del gioco c'è tutto ciò che gli amanti dei grandi titoli Nintendo dovrebbero desiderare: meccaniche flessibili e ricchissime, livelli curati, evoluzioni tecniche notevoli, un grande team alle redini e tante fantastiche idee; eppure il nuovo titolo dello studio di Mario Odyssey non ci ha lasciato a bocca aperta. Chissà, forse le aspettative erano troppo alte, ma la sua strana struttura mista tra platform classico e Collectathon non è riuscita a convincerci del tutto, forse anche a causa dei pochi livelli a nostra disposizione durante l'evento. Le basi per un platform eccezionale, comunque, sembrano esserci, e chissà che il gioco non decolli proprio una volta superate quelle fasi iniziali a cui per ora siamo stati costretti a limitarci. Lo scopriremo a breve.
CERTEZZE
- Meccanicamente notevole, offre un gran numero di approcci interessanti
- Tecnicamente una gioia per gli occhi e la distruttibilità totale è impressionante
- Le parti più curate delle mappe e le prove speciali sono ricche di idee brillanti
DUBBI
- Le mappe sono alquanto dispersive
- La struttura mista da collectathon non ci ha catturato in toto
- La build da noi provata aveva un frame rate instabile