Quel momento dell'anno è tornato. Ci ritroviamo tutti attorno al fuoco a raccontare cosa ci hanno lasciato gli ultimi 12 mesi di risultati videoludici. Di grandi e di meno grandi, di epici e di rilassanti, i videogiochi del 2024 sono stati accompagnati da delle colonne sonore veramente formidabili, tra il nostalgico e l'avanguardia. Quest'anno ce n'é per tutti i gusti, quindi mettetevi comodi e godiamoci assieme questa celebrazione delle migliori colonne sonore dei videogiochi del 2024.
Senua’s Saga: Hellblade II
Senua's Saga: Hellblade II non ha convinto tutti. Forse perché troppo legato alle sponde cinematografiche, ha fallito nel restituire quella profondità a livello di interazioni che la maggior parte dei videogiocatori si aspetta quando si trova a dover prendere in mano un pad.
Tuttavia, resta indubbia la grandissima qualità audiovisiva di questo progetto così particolare, dove la colonna sonora si fa tutt'uno con il gameplay, tramutandosi quasi in una sorta di gioco ritmico, in certi frangenti, il cui esempio più lampante è sicuramente l'iconico scontro con Illtauga.
Quello che sentiamo è il compendio di un gruppo eterogeneo di artisti (guidato dalla sapiente mano di David Garcia Diaz, già compositore del primo capitolo), unitosi per portare alla luce tutta la tragica epicità pagana del titolo di Ninja Theory.
Dai celeberrimi Heilung (nella colonna sonora ufficiale viene citata solo la collaborazione con Maria Franz, cantante e volto della band folk nordeuropea, ma sin dal primissimo trailer di presentazione era stata esposta chiaramente la volontà di collaborare con l'intero collettivo) alla compagnia teatrale RashDash, il panorama sonoro che questo gruppo di artisti è riuscito a dipingere è uno dei più interessanti e stimolanti degli ultimi anni e fa sperare per una rinata voglia di sperimentare nuove vie che permettano a musica e gameplay di fondersi in un amalgama unico rispetto a qualsiasi altra forma di media esistente.
Black Myth: Wukong
Mito e leggenda prendono voce nell'accompagnamento musicale composto da 8082 Audio per Black Myth: Wukong.
Tra tutti quelli qui presenti (secondo solo a Hellblade), questo è forse il componimento che fa della voce una delle sue principali caratteristiche, cosa che catapulta immediatamente sulle coste cinesi, al cospetto di cantastorie senza tempo, intenti a farci sognare di creature improbabili e imprese fuori dalla portata umana. Il "viaggio in Oriente" che, a livello videoludico, mancava da un bel po' di tempo.
Star Wars Outlaws
Per Wilbert Roget II è stato senz'altro un anno molto prolifico. Ha, infatti, firmato la composizione di ben tre colonne sonore videoludiche, tra cui Helldivers II e Pacific Drive, e una televisiva (Gundam Requiem for Vengeance). Ma lo vogliamo qui citare per il lavoro svolto con Star Wars Outlaws, un'impresa tutt'altro che semplice.
Anche se il gioco non ha riscosso il successo preventivato da Ubisoft, possiamo dire con un determinato grado di certezza che l'impegno dimostrato per portare l'Orlo Esterno musicalmente alla vita in Star Wars Outlaws si è rivelato più che all'altezza delle aspettative.
Il tema principale, pur non tradendo il sentimento generale insito nel monumento culturale creato da John Williams e George Lucas, trova la sua strada per imporsi come creatura a sé stante, enfatizzando perfettamente lo spirito della sordida, ma fenomenale storia fuorilegge ai confini dell'Impero Galattico. Il resto delle tracce ci porta su un confine che sa di cartello criminale e vita underground tra California e Messico, ma situato tanto tempo fa, in una galassia lontana lontana.
Final Fantasy VII Rebirth
Sarà un remake, sarà un già sentito, ma evidentemente la faticosa missione di Mitsuto Suzuki e Masashi Hamauzu (a partire dalla leggendaria composizione di Nobuo Uematsu) per portare alla luce la rinnovata ed espansa colonna sonora di Final Fantasy VII Rebirth si è rivelata fruttuosa, data la vittoria portata a casa ai The Game Awards 2024 come migliore colonna sonora dell'anno.
Quella che ci viene proposta è la chiave di lettura dell'attuale millennio data a uno dei maggiori pilastri videoludici di sempre. Satura e titanica, ma mai incapace di guardare al passato e sapersi adattare, questa risposta musicale al tempo che passa inesorabile e fulmineo porta (anche chi non lo ha mai vissuto con mano) allo stato di grazia che colpì l'industria videoludica in quel fatidico 1997.
Astro Bot
Ed ecco arrivato il Davide in grado di sconfiggere Golia. Il premio come gioco dell'anno ai TGA 2024 è andato proprio ad Astro Bot, il piccolo, grande progetto che ci ricorda, una volta di più, che i videogiochi non sono solo grafica fotorealistica, narrativa intricata e tematiche importanti: possono benissimo essere anche robottini simpatici che pescano dalla preistoria videoludica e tirano fuori un prodotto in grado di dire la sua all'interno di un'industria ancora piuttosto stagnante e che sembra aver paura di rischiare per proporre qualcosa di diverso.
La colonna sonora di Kenneth C. M. Young è un brodo di influenze; ogni volta che si immerge il mestolo, si scopre un sapore differente, capace di riportare ai tempi d'oro dei platform tridimensionali, ma, in qualche modo, a farci andare anche oltre.
Rise of the Ronin
Quest'anno tanto Oriente ha accompagnato le nostre trombe di Eustachio sia davanti che lontani dallo schermo. Fiati sognanti, corde ammalianti, percussioni imponenti. Da tempo l'immaginario sonoro del Levante ha iniziato a influenzare il vento di Ponente e, oggi più che mai, continua a farlo a tal punto che anche un compositore dall'identità musicale ben definita come Inon Zur si è trovato a uscire dalla sua zona di comfort per immergersi in un universo di gioco tutto giapponese.
L'intento dietro a Rise of the Ronin è ben chiaro: andare a richiamare l'occhio (e l'orecchio) del giocatore internazionale. Si è venuto a creare, così, un bizzarro incontro che lega due tradizioni musicali agli antipodi, saldate assieme dall'indistinguibile gusto sonoro di Zur.
Metaphor: ReFantazio
Reduce di tre premi vinti ai The Game Awards 2024 (miglior narrativa, miglior direzione artistica, miglior RPG), quella per il commento musicale di Metaphor: ReFantazio sarebbe stata una quarta statuetta ben meritata, dato l'immenso lavoro svolto da Shoji Meguro e il team sonoro di Atlus Games per portare alla vita questa colonna sonora sensazionale.
L'epico racconto melodico è inframezzato da tracce più pacate, ma non per questo prive di quel lirismo che, a tratti, sembra trasportare ai piedi di un palcoscenico tardo Ottocentesco.
Potrebbe sembrare la solita colonna sonora proveniente dal Sol Levante, piena di pathos e mito cavalleresco, ma c'è qualcosa di più oltre la mera solennità orchestrale. Un qualcosa che si allontana (per ovvi motivi) dalle sponde moderne dei Persona, ma anche dalle costruzioni armoniche del massimo esponente dell'epica videoludica nipponica: Final Fantasy. Quel qualcosa in grado di rende il commento musicale di Metaphor molto specifico, ma anche estremamente familiare.
Empire of the Ants
A differenza di molte produzioni occidentali, quella di Empire of the Ants ha spinto l'acceleratore sul richiamo al cinematografico. Il commento sonoro di Mathieu Alvado e Mark Choi ricorda i "vecchi" fasti del cinema a cavallo del nuovo millennio, richiamando alla mente il nome di un onnipresente del panorama compositivo dei primi anni 2000: Thomas Newman.
L'orchestrazione classica restituisce perfettamente il caos calmo dell'intricato minimondo delle formiche nate dalla penna di Bernard Werber. Un viaggio musicale che fa tornare indietro nel tempo di qualche anno e ci ricorda l'importanza di saper dare il giusto peso alla musica all'interno di un'opera audiovisiva.
Indiana Jones e l’antico Cerchio
Arrivato proprio al calare di questo anno videoludico, l'ambizioso progetto di Indiana Jones sviluppato da MachineGames e distribuito da Bethesda ha fatto il suo debutto sul mercato con un buon grado di apprezzamento da parte di pubblico e critica. La sfida, qui, esattamente come per Star Wars Outlaws, era confrontarsi con un'altra icona musicale cinematografica (sempre firmata, guarda un po', da John Williams).
Ma mentre Outlaws si spinge lungo vie traverse dell'universo creato da Lucas, questo Indiana Jones e l'antico Cerchio si vuole instaurare all'interno della saga che ha consacrato definitivamente Harrison Ford, non sacrificando né il protagonista né i comprimari, che vediamo tornare su schermo sotto forma di cliché digitali.
Il lavoro svolto da Gordy Haab, che ha già musicato parecchi capitoli videoludici dedicati all'universo di Star Wars (principalmente tutto il nuovo ciclo Electronic Arts, da Battlefront a Jedi: Survivor), è talmente certosino da collocarsi perfettamente all'interno della mitologia "jonesiana". Un'esecuzione camaleontica in grado di rievocare perfettamente le magnifiche avventure dell'archeologo più amato del mondo.
Eccoci arrivati, anche quest'anno, alla fine della nostra celebrazione delle migliori colonne sonore videoludiche che ci hanno appassionato negli scorsi mesi. Ovviamente, non sono tutte e molte altre meriterebbero di essere menzionate, ma lasciamo la parola a voi, nei commenti, dove possiamo continuare assieme a tirare le somme di questo 2024. Speriamo vivamente che anche la prossima si riesca a dimostrare una grande annata per gli accompagnamenti musicali all'interno dei videogiochi, ma anche per l'industria videoludica tutta. Perché sì, qualcosa quest'anno si è riuscito a distinguere, ma sappiamo che il nostro medium è capace di meraviglie ancora più grandi.