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Microsoft-Activision Blizzard King: cosa è successo, dall’inizio a oggi

L'acquisizione di Activision Blizzard King da parte di Microsoft è un'operazione lunga e tortuosa, fatta di giri e rigiri. Un punto su Xbox, PlayStation e Call of Duty.

Microsoft-Activision Blizzard King: cosa è successo, dall’inizio a oggi
SPECIALE di Massimiliano Di Marco   —   03/04/2023

Di tutta l'operazione di acquisizione di Activision Blizzard King da parte di Microsoft, una cosa resterà, a prescindere da quale sarà il suo esito: una vetrina delle macchinazioni commerciali di Microsoft e Sony e delle loro dinamiche comunicative. Resterà, poi, anche una constatazione, un po' amara: in questa industria si dimentica tutto con grande facilità. Perché a prescindere da come andrà Sony e Microsoft continueranno a collaborare, quando necessario, e proseguiranno a spalleggiarsi quando ci sarà da difendere, magari di fronte al Congresso statunitense, la causa comune del settore.

Nel frattempo, però, in oltre quattordici mesi - da quel 18 gennaio 2022 in cui Microsoft ha annunciato che intendeva comprare Activision Blizzard King - è successo un po' di tutto. Risposte, controrisposte, accuse e controaccuse. Oggi tirare le fila di quanto è accaduto, ma soprattutto di cosa sia semplice rumore di fondo e cosa sia importante, non è cosa semplice. A meno di un mese dalle decisioni definitive delle autorità antitrust nel Regno Unito e nell'Unione Europea, però, è il caso di fare un punto.

Promesse, tweet e battibecchi

Gli studi e le principali proprietà intellettuali che Microsoft avrà se acquisirà Activision Blizzard King.
Gli studi e le principali proprietà intellettuali che Microsoft avrà se acquisirà Activision Blizzard King.

Il 18 gennaio 2022, Microsoft ha annunciato, con un post sul blog, l'intenzione di spendere 68,7 miliardi per comprare Activision Blizzard King. Inutile ripetere, in questa sede, l'incredibile portata di una simile operazione, enorme da qualunque punto di vista la si voglia considerare. Nei giorni successivi, l'attenzione si è spostata subito sugli effetti che avrebbe potuto avere. E, soprattutto, sulle preoccupazioni di Sony su un videogioco in particolare: Call of Duty.

Non è un caso che l'amministratore delegato di Microsoft Gaming, Phil Spencer, il 20 gennaio abbia pubblicato un tweet in cui conferma che ci sono stati dei contatti con i vertici di Sony. "Ho confermato la nostra intenzione di onorare tutti gli accordi esistenti prima dell'acquisizione di Activision Blizzard e il nostro desiderio di tenere Call of Duty su PlayStation. Sony è una parte importante della nostra industria e ci teniamo alla nostra relazione".

Diablo è una delle proprietà intellettuali che finirebbero sotto l'ala di Microsoft, se l'acquisizione di Activision Blizzard dovesse andare a buon fine.
Diablo è una delle proprietà intellettuali che finirebbero sotto l'ala di Microsoft, se l'acquisizione di Activision Blizzard dovesse andare a buon fine.

Da quel momento, in poi, non si parlerà d'altro. Nonostante in un'intervista rilasciata al Washington Post Spencer punterà su altri marchi che Activision, per esempio, ha lasciato indietro negli anni - come Guitar Hero e King's Quest - Sony continuerà a puntare il dito su una cosa: la difficoltà di Microsoft a garantire che per davvero Call of Duty resterà su PlayStation.

L'accelerazione nel botta e risposta fra Sony e Microsoft c'è stata quando, a settembre 2022, Microsoft ha proposto a Sony l'estensione di tre anni dell'attuale accordo di pubblicazione. In quel momento, l'amministratore delegato di Sony Interactive Entertainment, Jim Ryan, definì l'offerta "inadeguata su molti livelli", aggiungendo che "non prende in considerazione l'impatto sui nostri giocatori".

Così ha iniziato a prendere forma la posizione che Sony mantiene a tutt'oggi: Microsoft vuole tenersi Call of Duty e usarlo per danneggiare PlayStation. È di poche settimane fa, la rappresentazione più evidente di ciò. "Non voglio un nuovo accordo su Call of Duty. Voglio solo fermare la vostra fusione", avrebbe detto Ryan secondo quanto riferito da una dirigente di Activision Blizzard King.

Non solo Call of Duty: la quantità di serie, personaggi e proprietà intellettuali di Activision Blizzard King è enorme.
Non solo Call of Duty: la quantità di serie, personaggi e proprietà intellettuali di Activision Blizzard King è enorme.

Il momento in cui Sony e Microsoft hanno alzato il livello della discussione non è stato casuale. A settembre l'autorità antitrust britannica (la Competition and Markets Authority o CMA) ha avviato la "fase 2" della sua indagine per valutare se ci sarebbero o meno danni alla concorrenza nel settore dei videogiochi. Cioè ha deciso di prendersi più tempo e di scavare più in profondità.

Due mesi dopo è stato il turno della Commissione Europea di avviare un'indagine puntigliosa poiché quanto raccolto fino a quel momento mostrava che "l'operazione può significativamente ridurre la concorrenza nei mercati per la distribuzione dei giochi su PC e console" e anche dei servizi su abbonamento. E ovviamente, c'è anche l'antitrust statunitense (la Federal Trade Commission o FTC), che aveva già iniziato a studiare per bene l'operazione.

Prima un passo indietro. La fissazione di Sony su Call of Duty è giustificata? L'autorità antitrust brasiliana è stata la prima ad approvare l'acquisizione di Activision Blizzard King e ancora oggi l'intera documentazione è accessibile. In quella fase, Sony disse che "nessun altro sviluppatore può dedicare lo stesso livello di risorse ed esperienza allo sviluppo di videogiochi" e che in ogni caso "Call of Duty è così profondamente radicato che nessun rivale - a prescindere da quanto rilevante - può superarlo". Considerati i numeri, è difficile dare torto a Sony.

I numeri di Call of Duty

L'intera discussione è ruotata soprattutto attorno a Call of Duty, il gioco-simbolo di Activision da miliardi di dollari.
L'intera discussione è ruotata soprattutto attorno a Call of Duty, il gioco-simbolo di Activision da miliardi di dollari.

Affermare che Call of Duty è una produzione con pochi eguali difficilmente incontra dello scetticismo: è una delle serie più longeve dei videogiochi e basterebbe vedere il lancio di Call of Duty: Modern Warfare 2 per comprendere che oggi Call of Duty non è solo uno dei marchi principali dei videogiochi, ma lo è dell'intero settore dell'intrattenimento. Perciò, una breve parentesi per espandere cos'è oggi Call of Duty, usando i dati ufficialmente riconosciuti da Activision.

Call of Duty, nelle sue varie iterazioni, è stato il videogioco più venduto negli Stati Uniti nel 2019, nel 2020, nel 2021 e nel 2022. È stato il secondo gioco più venduto nel 2021 e nel 2022 nel Regno Unito e nel 2022 è stato il secondo gioco più venduto in Europa, dopo FIFA 23. In un'intervista al Washington Post Activision ha fornito ulteriori numeri importanti: complessivamente la serie ha venduto oltre 425 milioni di copie e i ricavi hanno superato di 30 miliardi di dollari. Soprattutto, lavorano circa 3.000 persone attorno a Call of Duty.

Call of Duty, quindi, non è un gioco qualunque. Per Activision significano milioni di copie vendute. Per Sony e Microsoft, che ospitano il gioco sulle loro piattaforme, significa guadagnare dal 30% che trattengono per ogni transazione sui loro negozi digitali. Ciò si traduce in tanti soldi, a cui Sony ha timore di dover rinunciare. In particolare, Sony ha paura che Microsoft possa, per esempio, aumentare il prezzo di Call of Duty solo su PlayStation oppure investire meno risorse nella versione per PlayStation e quindi introdurre, più o meno volontariamente, bug e altri problemi che non ci sono invece nella versione Xbox, che così ne uscirebbe avvantaggiata. Inoltre, Sony sostiene che Microsoft possa includere Call of Duty esclusivamente sui servizi in abbonamento proprietari e non su quelli concorrenti, come PlayStation Plus.

In più occasioni, Jim Ryan di Sony ha esposto pubblicamente la tua totale opposizione all'operazione.
In più occasioni, Jim Ryan di Sony ha esposto pubblicamente la tua totale opposizione all'operazione.

Il parere di Sony e le sue continue invettive nei confronti di Microsoft hanno portato, a dicembre del 2022, la FTC a rivolversi a un tribunale nel tentativo di bloccare l'acquisizione. Si è trattato del più grande sviluppo, fino a quel momento: perché gli Stati Uniti sono uno dei tre mercati principali, insieme a Regno Unito e Unione Europea. Un eventuale blocco in uno di questi tre mercati avrebbe un impatto molto superiore alle approvazioni già ottenute in Brasile, in Arabia Saudita e in Giappone.

Di fatto, un blocco in un solo mercato non impedisce a Microsoft di comprare Activision Blizzard King. Ma poiché diventerebbe impossibile vendere i giochi in quel mercato ed essendo tale mercato così rilevante - che sia quello europeo, quello britannico o quello statunitense - verrebbero meno i presupposti per spendere quasi 69 miliardi di dollari. Ciò significa che le tre indagini principali stanno procedendo in maniera autonoma, senza influenzarsi. Ma che basta un solo "no" per far saltare il banco.

La mossa della FTC

Per la FTC, l'autorità antitrust statunitense, Microsoft userebbe i giochi di Activision Blizzard King per danneggiare la concorrenza.
Per la FTC, l'autorità antitrust statunitense, Microsoft userebbe i giochi di Activision Blizzard King per danneggiare la concorrenza.

La FTC è stata chiara: se Microsoft comprasse Activision Blizzard King, ci sarebbe un danno alla concorrenza. Nello specifico, l'autorità ha focalizzato la sua indagine sul mercato delle console ad alte prestazioni, includendo quindi Xbox e PlayStation e non Nintendo Switch, sul mercato dei servizi su abbonamento, come Game Pass e PlayStation Plus, e sui servizi di cloud gaming.

Riassumendo, per la FTC "Microsoft guadagnerebbe la facoltà di ingaggiare in tattiche per degradare la qualità dei contenuti di Activision sulle console e i servizi in abbonamento concorrenti e creare un'esperienza meno desiderabile per i giocatori che scelgono di giocare ovunque tranne che sui prodotti di Microsoft". La FTC sostiene che Microsoft avrebbe tutto l'interesse a svantaggiare i rivali e per farlo sarebbe disposta a produrre versioni meno performanti di giochi come Call of Duty sulle altre piattaforme oppure non pubblicarli del tutto.

Microsoft ha sempre risposto alle accuse asserendo di non avere incentivi a togliere Call of Duty da PlayStation e altre piattaforme.
Microsoft ha sempre risposto alle accuse asserendo di non avere incentivi a togliere Call of Duty da PlayStation e altre piattaforme.

Uno dei punti più discussi della posizione della FTC riguarda una mancata promessa di Microsoft al tempo in cui, di fronte ai legislatori europei, parlò della sua ultima acquisizione, cioè Zenimax (e con essa Bethesda, in particolare). Al tempo, Microsoft smentì di essere incentivata a rendere esclusive per Xbox i giochi di Zenimax dopo l'acquisizione. Invece, sottolineò la FTC, "Microsoft intende rendere esclusivi tre dei titoli così acquisiti per le console Xbox e i servizi in abbonamento Xbox Game Pass". Gli esempi di ciò sono Redfall di Arkane e Starfield di Bethesda Game Studios.

Dal canto suo, Microsoft ha sempre rigettato tali accuse, anche nei documenti ufficiali. Per esempio, recentemente Microsoft ha scritto che "non avrà alcun incentivo, o neanche la capacità, di rendere CoD un'esclusiva" per Xbox. E in difesa dell'accordo decennale proposto a Sony, ha detto che in un tale periodo di tempo, Sony riuscirebbe a organizzare un'alternativa a Call of Duty in quanto Sony è "la principale piattaforma e il principale editore" di videogiochi.

Il cambio di passo nel Regno Unito

Sony sostiene che Microsoft potrebbe arrivare a inserire problemi tecnici nelle versioni PlayStation di Call of Duty.
Sony sostiene che Microsoft potrebbe arrivare a inserire problemi tecnici nelle versioni PlayStation di Call of Duty.

Insomma, Call of Duty è una produzione enorme, che genera numeri incredibili. La domanda, quindi, non è se la mancanza di Call of Duty su PlayStation colpirebbe Sony in varia misura: perché questo è un fatto. La questione, invece, è: Microsoft potrebbe effettivamente togliere Call of Duty da piattaforme che non sono Xbox?

Una nuova risposta l'ha fornita l'antitrust britannica quando, nei giorni scorsi, ha definito che questo problema è inesistente, almeno nel settore delle console. Si tratta di un cambio di rotta importantissimo nel percorso di approvazione dell'operazione. Innanzitutto, perché è schierato in modo evidente a favore di Microsoft e contrario a Sony; perché va a togliere a Sony la leva su cui ha basato tutta la sua strategia di comunicazione (cioè l'idea che Microsoft sarebbe pronta a togliere Call of Duty da PlayStation) e perché la stessa CMA aveva definito probabile un danno alla concorrenza nel rapporto provvisorio pubblicato nei mesi precedenti.

La retromarcia dell'autorità britannica.
La retromarcia dell'autorità britannica.

È importante soffermarsi su cosa ha detto la CMA, in quanto risponde punto su punto alle preoccupazioni di Sony. La CMA ha rivisto il modello matematico usato in precedenza, sulla base dei pareri di alcune terze parti, perlopiù anonime, e di ulteriori dati ricevuti da tutte le parti coinvolte. Con questo modello, in pratica, la CMA valuta quanto perderebbe Microsoft se togliesse Call of Duty da PlayStation e quanto guadagnerebbe invece dallo spostamento degli utenti che, non avendo più il gioco su PlayStation, passerebbero a Xbox.

L'aggiornamento della CMA è netto. "Il nostro modello aggiornato ora suggerisce che rendere Call of Duty esclusiva Xbox risulterebbe in una significativa perdita finanziaria per Microsoft dopo la fusione", ha scritto l'autorità. C'è di più. Anche se Microsoft decidesse di implementare strategie di chiusura nei confronti di PlayStation, "non influenzerebbero materialmente la sua capacità di competere" riferendosi a Sony.

Ciò non ha cambiato il resto dell'indagine, cioè quella che vale per i servizi in cloud: in questo settore, la possibilità di un danno alla concorrenza resta, per il momento, valida.

Cosa succede ora

A oggi la FTC statunitense appare come la più ostinata a bloccare l'operazione.
A oggi la FTC statunitense appare come la più ostinata a bloccare l'operazione.

Intanto, mentre le varie autorità procedono indipendentemente, Microsoft ha stretto vari accordi che valgono per i prossimi dieci anni e solo se sarà approvata l'acquisizione. Simili contratti sono stati sottoscritti con Nintendo, per portare Call of Duty sulle sue console, con Nvidia, per il servizio GeForce Now, e anche con servizi minori come Ubitus e Boosteroid.

Il parere della CMA e della Commissione Europea sono attesi alla fine di aprile. La questione negli Stati Uniti è invece più complessa: la prima udienza è prevista ad agosto, sebbene ci sia ancora margine per un accordo fra la FTC e Microsoft. In altre parole: la FTC potrebbe decidere di rinunciare a inseguire il blocco o Microsoft potrebbe garantire quei rimedi richiesti.

L'acquisizione di Activision Blizzard King sarebbe cruciale nella crescita di Microsoft nel settore del cloud gaming.
L'acquisizione di Activision Blizzard King sarebbe cruciale nella crescita di Microsoft nel settore del cloud gaming.

Per esempio, le autorità hanno suggerito che Microsoft potrebbe "spezzettare" Activision Blizzard King, separando Call of Duty dall'operazione oppure l'intera Blizzard. In questo caso si parla di rimedi strutturali: esistono anche i rimedi comportamentali, come gli accordi vincolanti per impedire l'uso di giochi come Call of Duty come strumento per ridurre la concorrenza.

Ci sono ancora alcune settimane di tempo. Poi si saprà se Microsoft avrà più o meno probabilità di diventare la nuova proprietaria di Call of Duty, di Diablo e di Candy Crush Saga. Una cosa è invece già chiara: oltre che in guerra e in amore, anche di fronte all'antitrust tutto è lecito.