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Microsoft riuscirà a risollevare l'immagine di Activision Blizzard?

Microsoft si appresta ad acquisire Activision Blizzard e nel pacchetto è compresa anche la pessima immagine dell'azienda: riuscirà Phil Spencer ad aggiustare le cose?

SPECIALE di Giordana Moroni   —   29/01/2022

Da grandi poteri derivano grandi responsabilità, ma potremmo dire la stessa cosa per le grandi acquisizioni. Con quella di Activision Blizzard, Microsoft sta portando sotto il suo tetto una moltitudine di cose: marchi registrati, studi di sviluppo, introiti futuri e... problemi. Activision non ha mai avuto la nomea di essere un buon publisher (in effetti probabilmente nessuno nell'industria gode di questo favore, ndr.), ma nell'ultimo periodo è riuscita persino a battere la concorrenza.

Parliamo ovviamente della causa legale del luglio 2021, dalla quale sono emerse una serie di cattive condotte tali da far crollare il gigante in borsa ed eclissarne l'immagine di fronte al pubblico. Quando l'acquisizione giungerà alla fine del suo iter, tutti questi problemi saranno di Microsoft, che sarà agli occhi del mondo, e della legge, responsabile di ciò che accade nell'azienda.

Riuscirà la guida di Phil Spencer a risollevare l'immagine di Activision Blizzard?

Quali sono i problemi che Microsoft dovrà affrontare

Un estratto della causa tra il DFEH della California e Activision Blizzard
Un estratto della causa tra il DFEH della California e Activision Blizzard

Nel luglio del 2021, il Dipartimento della Fair Employment and Housing della California, agenzia che protegge i diritti civili dei lavoratori californiani, ha citato in giudizio Activision Blizzard per una serie di gravi irregolarità verificatesi negli studi di Blizzard Entertainment e non solo. Una situazione endemica nella società, permeata a tutti i livelli dalla cosiddetta Frat Boy Culture. Parliamo di piccoli gruppi sociali presenti nella realtà lavorativa degli uffici di Activision Blizzard, caratterizzati da abitudini e comportamenti molto simili a quelli delle confraternite maschili nei college americani. Battute, molestie, sessismo e mobbing di vario tipo perpetrato da una manciata d'individui, coperti e protetti a loro volta dai loro simili. Un comportamento che negli anni non solo ha rovinato la salute di centinaia di dipendenti, vessati da questi individui e mai protetti e difesi dall'azienda, ma che ha creato veri e propri mostri.

Tristemente famoso è il caso della "Cosby Suite", la stanza d'albergo nella quale, durante il BlizzCon, l'ex designer di World of Warcraft Alex Afrasiabi conduceva altre dipendenti dell'azienda per molestarle. L'accesso al covo di Afrasiabi era parecchio ambito anche dagli altri dipendenti, che in quel contesto "amichevole", potevano conoscere altri importanti membri della società. Non siamo certo noi a dovervi spiegare quanto sia sbagliato desiderare di fare networking lavorativo in una stanza d'albergo intitolata simbolicamente a un attore condannato per stupro.

E la Cosby Suite, stando alle testimonianze e ai rapporti emersi nei mesi, è solo la tragica punta dell'iceberg: tra i fatti più raccapriccianti, lo stupro nel 2016 di una dipendente di Sledgehammer Games durante una festa in ufficio, o il suicidio di un'altra dipendete di Activision dopo che foto delle sue parti intime sono state inoltrate in tutto l'ufficio. Tutti sapevano ma nessuno agiva. Gli unici a cadere dalle nuvole sono stati i membri del consiglio di amministrazione, perché non informati dei fatti emersi poi in tribunale. La dipendente di Sledgehammer, riportano fonti vicine all'accaduto, è riuscita a ottenere un accordo con Activision, una magra consolazione che molte altre dipendenti non hanno mai ottenuto.

E questo ovviamente è solo quanto emerso dall'inchiesta del 2021. Ci auguriamo per Microsoft che i conti di Activision Blizzard siano in ordine e che non sopraggiungano spiacevoli sorprese, visto che nemmeno sotto il profilo finanziario la società sembra sia stata particolarmente ligia. Nel febbraio 2017, Activision annunciò un programma di buyback dal valore di un miliardo di dollari: per buyback si intende il riacquisto di azioni proprie da parte della società che le ha emesse. Una pratica legale e diffusa tra le società quotate in borsa, e sono diverse le motivazioni per cui può essere aperto un simile programma. Gli investitori di Activision ai tempi, risposero comprando pesantemente senza sapere che, mentre stavano comprando, gli addetti ai lavori del titano di Activision Blizzard stavano vendendo, portando a casa ulteriori profitti mentre il prezzo delle azioni schizzava alle stelle. Il 10 febbraio, un giorno dopo che la società annunciò il piano di riacquisto, Bobby Kotick, l'amministratore delegato di Activision, ha venduto quasi 4 milioni di azioni per 180,8 milioni di dollari. Il prezzo medio delle sue vendite è stato del 15% più alto di quello che avrebbe ottenuto prima che le azioni salissero sulla notizia. Entro i sette giorni successivi, un totale di cinque alti funzionari di Activision avevano venduto azioni per un totale di oltre 430 milioni di dollari, secondo i loro archivi con la Securities and Exchange Commission. Si tratterebbe di insider trading, un'operazione punibile per legge.

Call of Duty: Vanguard è l'ultimo CoD sviluppato da Sledgehammer Games
Call of Duty: Vanguard è l'ultimo CoD sviluppato da Sledgehammer Games

Nel 2019 invece Activision Blizzard finisce nel mirino del gruppo di esperti TaxWatch UK, che ha riportato come la società abbia evitato il pagamento di svariati milioni in tasse grazie all'utilizzo di società alle Bermuda e Barbados (vi lasciamo, per chi fosse interessato, l'intero report a questo link); senza contare ovviamente gli sgravi fiscali dati dalle grandi donazioni filantropiche, anche questo, metodo fortemente usato negli States per evadere le tasse. Ovviamente Activision non è l'unica società a essere rimasta immischiata in problematiche fiscali di questo tipo, anzi, diciamo che parliamo di eventi quasi all'ordine del giorno. Electronic Arts è stata attenzionata allo stesso modo di Activision durante il suo programma di buyback e Andrew Wilson si è riempito le tasche allo stesso modo di Kotick; Rockstar è l'altro grande colosso finito nel mirino del gruppo TaxWatch e sono decine i miliardari che si dedicano alla filantropia per trovare escamotage puliti per assottigliare le tasse a fine anno.

Oltre a questi sono stati tanti i segnali che negli anni hanno mostrato come all'interno di Blizzard qualcosa si fosse rotto. In molti pensano che tutto dipenda da una sempre maggiore ingerenza da parte di Activision nella gestione dell'azienda, ma lo sviluppatore che per diversi lustri è stato un baluardo di qualità e serietà, negli ultimi tempi aveva cominciato a mostrare che qualcosa era cambiato. Dal caso Blitzchung all'annuncio di Diablo Immortal, dai licenziamenti in massa all'uscita di Warcraft III: Reforged sono tante le cose che non andavano più bene in Blizzard.

Il ruolo di Bobby Kotick

Bobby Kotick manterrà il ruolo di CEO di Activision Blizzard fino alla fine della transizione
Bobby Kotick manterrà il ruolo di CEO di Activision Blizzard fino alla fine della transizione

In uno scenario così complesso, sarebbe ingiusto eleggere un singolo capro espiatorio, addossandogli la colpa del comportamento di decine di dipendenti dalla morale deprecabile... però in questo caso Bobby Kotick sembra aver avuto un ruolo di primo piano. Tralasciamo i casi legati alla parte fiscale dell'azienda, dove la sua partecipazione è indubbia, in quanto informato e consapevole amministratore delegato, fatti che sommati ai premi dirigenziali, avevano reso Kotick indigesto già da tempo ad alcuni azionisti e al consiglio di amministrazione di Activision Blizzard. Più controverso (se possibile) è il suo ruolo nella causa legale del luglio scorso. Stando al famoso articolo del The Wall Street Journal, Kotick era perfettamente a conoscenza della situazione interna all'azienda e della sub-cultura tossica che la permeava. Era stato informato dei casi più gravi, che avevano richiesto l'intervento dei legali di Activision Blizzard, e non ha mosso un dito quando tre anni prima dello scandalo, alcuni dipendenti accusati di cattiva condotta sono stati licenziati, con le lodi dei capo ufficio per i colpevoli che levavano le tende, e la richiesta alle vittime di rimanere in silenzio, perché tanto "si era aggiustato tutto". Lo stesso Kotick spiegherà al consiglio di amministrazione che lui in realtà, aveva proprio preso provvedimento per la situazione lamentata soprattutto in Blizzard, e che dopo un paio di licenziamenti era acqua passata.

Secondo Kotick, la mancanza di una release certa per Diablo IV e Overwatch 2 sono la causa del crollo delle azioni
Secondo Kotick, la mancanza di una release certa per Diablo IV e Overwatch 2 sono la causa del crollo delle azioni

Recentemente però Kotick ha puntato il dito proprio verso Blizzard, asserendo che il motivo del drastico calo di valore delle azioni della società è da imputare ai ritardi di Overwatch 2 e Diablo 4. In un'intervista rilasciata a Venture Beat pochi giorni fa, Kotick sottolinea come l'acquisizione da parte di Microsoft è in realtà la naturale conseguenza di una conversazione portata avanti per anni con il colosso di Redmond: Activision Blizzard pianificava una massiccia espansione in campi però dove non possedeva risorse e competenze, che però Microsoft aveva. A quel punto, l'offerta molto vantaggiosa arrivata da Microsoft ha reso il tutto impossibile da rifiutare, stando a Kotick. Chiaramente la proposta di Microsoft arriva a fronte del calo di valore delle azioni di Activision Blizzard e Dean Takahashi di Venture Beat non manca di chiedere a Kotick se l'indagine sulle molestie sessuali sia stata un fattore determinante, dato che sembrava certamente influenzare il prezzo delle azioni.

Overwatch 2, insieme a Diablo IV, sono stati progetti molto problematici per Blizzard
Overwatch 2, insieme a Diablo IV, sono stati progetti molto problematici per Blizzard

"Penso che ciò che ha influito di più sul prezzo delle azioni, sia stato il rinvio di Overwatch e Diablo. E poi, penso che le persone abbiano iniziato a vedere che il Call of Duty di quest'anno non stava rendendo così bene " ha dichiarato Kotick, per poi continuare " Quindi penso che certamente l'archiviazione del California DFEH e l'articolo del The Wall Street Journal abbiano contribuito a questo, ma le azioni vanno su e giù per svariati motivi. Penso che il nostro punto di vista, 95 dollari per azione è davvero un ottimo affare per i nostri azionisti. E così è stato un giudizio facile e indipendente. È un ottimo affare".

La posizione del CEO sembra essere ormai compromessa, nonostante lui sembri assolutamente impermeabile all'opinione comune che tutti nell'industria si sono fatti di lui. Parliamo, infatti, di una persona che non ha solo ignorato tutti i possibili segnali d'allarme arrivati alla sua attenzione, ma che ne ha creati persino di suo pugno. Nel 2006 Kotick era stato accusato di aver molestato e maltrattato la sua assistente personale, arrivando a lasciarle un messaggio in segreteria nel quale la minacciava di ucciderla. Nel 2007 invece, un'assistente di volo di un jet di co-proprietà di Kotick, l'ha citato in giudizio dopo che l'altro proprietario del jet l'ha licenziata solo perché era stato fatto presente dalla stessa di essere stata molestata dal pilota dell'aereo. Un arbitro che si è occupato del contenzioso delle spese processuali della causa, ha giurato di aver sentito Kotick dire ai legali della hostess "io ti distruggo".

Ciò che rimane di buono

Ora bisogna guardare avanti: è rimasto qualcosa di buono da raccogliere tra i cocci?
Ora bisogna guardare avanti: è rimasto qualcosa di buono da raccogliere tra i cocci?

Il processo di acquisizione si completerà nel prossimo anno fiscale e dovrà passare il vaglio dell'antitrust: in questo periodo, a fronte delle sopracitate turbolenze, c'è qualcosa di buono che rimane? La prima è la meno concreta, ma rappresenta un bel monito: non si può rimanere impuniti a fronte di un illecito o alla mancanza di etica per sempre. A testimoniare questa verità ci sono in realtà tante altre società che, ognuno per motivi diversi, presto o tardi è finita sotto l'attenzione del pubblico per condotte discutibili.
Legato a questo non va trascurata l'importanza di vedere la continuazione di questi scandali nelle aule di tribunale. L'esistenza di procedimenti legali non serve solo alle vittime, che possono trovare così giustizia, ma anche a tutti coloro che un domani si ritroveranno nella stessa situazione. Ai lavoratori dell'industria non serve solo la manifestazione di coraggio di chi prima di loro ha cercato di far valere i propri diritti, ma servono precedenti legali, uno storico di casi che dimostra che le vittime hanno vinto in tribunale e che esporsi è la cosa giusta.

Raven Software ha lavorato a Call of Duty: Black Ops Cold War e a Warzone
Raven Software ha lavorato a Call of Duty: Black Ops Cold War e a Warzone

Il punto di arrivo di tutto questo è la creazione e il riconoscimento di sindacati per i lavoratori dell'industria, troppo spesso soggetti a condizioni di lavoro estreme e privi di qualsiasi tutela (visto che molto spesso sono proprio i reparti di risorse umane a tacere le nefandezze che accadono negli uffici). In seno alla stessa Activision Blizzard si è creata un'organizzazione capitanata da dipendenti di Raven Software, per creare un vero e proprio sindacato. Il manifesto recita: "Game Workers Alliance è un movimento formato e mantenuto dai dipendenti dell'industria dei videogiochi in diverse discipline, derivante principalmente dallo sciopero dei diritti del lavoro dei dipendenti QA di Raven Software. Il nostro obiettivo è migliorare le condizioni dei lavoratori dell'industria dei videogiochi rendendola un luogo più sostenibile ed equo dove la trasparenza è fondamentale. Inoltre, sosteniamo i nostri lavoratori senza diritti e le minoranze, creando uno spazio diverso per far sentire le loro voci in solidarietà."

All'inizio del mese di dicembre, Raven Software ha dovuto licenziare un terzo dei suoi QA tester solo per una questione di taglio del personale. Sono stati numerosi i licenziamenti negli studi di Activision Blizzard in questi anni, nonostante Bobby Kotick abbia sempre mostrato rendimenti brillanti: più Activision ha guadagnato, più ha licenziato. I sindacalisti oggi si chiedono, legittimamente, se l'acquisizione renderà più difficile il processo di sindacalizzazione. E Microsoft nel corso degli anni ha avuto i suoi contrasti con il mondo dei sindacati: ci sono voluti anni di negoziati tra Microsoft e il fornitore interno Lionbridge per arrivare a firmare un accordo sindacale nel luglio 2016, che includeva una clausola per cui gli affiliati al sindacato avrebbero ritirato le accuse contro Microsoft. A settembre dello stesso anno viene annunciato un licenziamento in blocco in Lionbridge per i lavoratori "Tier 1", fascia nella quale ricadevano tutti i lavoratori che avevano aderito agli accordi sindacali.

Phil Spencer sembra molto consapevole della reputazione di Activision Blizzard
Phil Spencer sembra molto consapevole della reputazione di Activision Blizzard

Nel podcast Sway del The New York Times, Kara Swisher ha chiesto direttamente a Phil Spencer che cosa intendesse con "valutare tutti gli aspetti della relazione tra Xbox e Activision". Spencer ha risposto "Il lavoro che facciamo nello specifico con un partner come Activision è qualcosa di cui, ovviamente, non parlo pubblicamente. Abbiamo cambiato il modo di fare certe cose con loro, e loro ne sono consapevoli. Non si tratta però di svergognare pubblicamente altre compagnie. La storia di Xbox non è senza macchia."

L'intervista è uscita il 10 gennaio, una settimana prima dell'annuncio dell'acquisizione e, con il senno di poi, queste parole hanno un senso che due settimane fa non avrebbero avuto. Ma la speranza è che abbiano senso anche per il futuro. Mentre tutti si disperano, figurando scenari nei quali tutte le IP Activision Blizzard diventano esclusive Xbox, tutto arriverà su Game Pass e "Call of Duty esclusiva, signora mia, è la fine di un'era", è bene ricordare che senza team di sviluppo sani e un organigramma aziendale sensato, tutti questi giochi faranno molta fatica a uscire. Il processo di acquisizione sarà lungo e dovrà terminare entro il giugno 2023, e speriamo che le ristrutturazioni interne siano tali da riportare sicurezza e serenità negli studi Activision Blizzard. Una volta concluso tutto il processo, Microsoft sarà direttamente responsabile di ciò che accade in Activision: Spencer ne sembra decisamente consapevole, speriamo sia l'uomo giusto per sistemare le cose.