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Nioh 3: abbiamo provato il gioco più ambizioso di Koei Tecmo

Abbiamo provato Nioh 3: il prossimo capitolo della serie di Koei Tecmo mira a fondere in un unico progetto tutta l'esperienza action accumulata negli ultimi anni.

PROVATO di Lorenzo Mancosu   —   21/11/2025
Un'immagine di Nioh 3
Nioh 3
Nioh 3
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Negli ultimi tempi è capitato molto spesso di trovarsi a parlare di Koei Tecmo, specialmente delle sue divisioni che si occupano di videogiochi d'azione. Pochi giorni fa è stato lanciato Hyrule Warriors: L'era dell'esilio, mentre prima di lui era toccato a Ninja Gaiden 4 e a Dynasty Warriors: Origins; l'anno scorso era stato segnato dal lancio dell'esclusiva console PlayStation Rise of the Ronin, ma tornando ancora più indietro s'incontrano uno stuolo di produzioni differenti, da Wo Long: Fallen Dynasty fino a Stranger of Paradise: Final Fantasy Origin. Alla fine, proseguendo lungo la linea del tempo, si arriva a raggiungere il punto zero di questa nuova generazione di opere, il videogioco che più d'ogni altro ha caratterizzato la moderna visione della compagnia e specialmente quella del Team Ninja: nel febbraio del 2017 veniva pubblicato Nioh, un progetto che offrì un'esperienza inedita rispetto allo standard che si stava imponendo sul mercato, dando vita a una serie che ha da poco tagliato il traguardo degli otto milioni di copie vendute.

Durante questi ultimi otto anni Koei Tecmo è passata attraverso un turbine d'ispirazioni differenti e ha imparato parecchie lezioni: ha tentato la strada del videogioco open-world, si è misurata con il tema della narrazione storica e con quello fantasy, ha prodotto avventure più lineari e altre più libere, a volte raccogliendo consensi e in altre occasioni ricevendo pesanti critiche. Nei giorni scorsi abbiamo provato Nioh 3, e abbiamo scoperto che si tratta semplicemente del risultato di questo lungo processo iterativo: per il grande ritorno della serie, gli sviluppatori hanno preso ispirazione da ciò che funzionato nelle altre opere, hanno cercato di aggiustare il tiro dei passi falsi, hanno migliorato e sviluppato ulteriormente i maggiori punti di forza, tentando di realizzare una sorta di "omnibus" che raccogliesse tutta la storia recente dello studio. In poche parole, Nioh 3 si pone come il punto d'arrivo della recente evoluzione, un po' come quello che Elden Ring ha rappresentato per uno studio rivale come FromSoftware.

Ambientazione e struttura

Siamo al Castello di Edo, nel 1622. Tokugawa Takechiyo sta per essere ufficialmente nominato shogun quando suo fratello Kunimatsu - consumato dall'invidia e dall'odio - cede all'oscurità: posseduto da una forza del male, occupa la testa di un esercito di Yokai e di altre creature soprannaturali che iniziano a mettere a ferro e fuoco l'interezza del Giappone. La particolarità di Nioh 3 sta nel fatto che non è ambientato in un singolo periodo storico: Takechiyo dovrà affrontare la minaccia viaggiando attraverso alcune delle principali epoche della storia giapponese, come il periodo Edo, il periodo Sengoku e il periodo Heian, incontrando lungo la strada una moltitudine di figure storiche che ricopriranno ruolo di alleati e di nemici. Sì, di solito la trama nella serie è solo un pretesto per combattere orde di demoni, ma in questo caso è stata riservata particolare attenzione alla caratterizzazione del mondo e dei comprimari.

Il filmato di apertura del Bakumatsu mostra Kyoto colpita dal Crucible
Il filmato di apertura del Bakumatsu mostra Kyoto colpita dal Crucible

La build che abbiamo provato era ambientata in un'altra epoca ancora, ovvero quel Bakumatsu che già era stato protagonista delle vicende di Rise of the Ronin, momento di crisi in cui è calato definitivamente il sipario sulla figura del samurai. E qui è obbligatorio introdurre la seconda grande innovazione portata da questo capitolo: Nioh 3 adotta una struttura aperta che gli autori hanno definito come open-field, e ciascuna epoca storica sembra corrispondere a una di queste particolari mappe, la cui esplorazione si presenta decisamente più libera rispetto alla tradizione della serie. Non si tratta assolutamente di una struttura open-world, ma di singole ambientazioni con un'architettura interconnessa che si possono sì approcciare senza grosse limitazioni, ma che rimangono molto simili a classici "livelli", basti pensare al fatto che sembra essere sempre presente un boss finale dell'area.

L'idea generale, quindi, è quella di sfruttare questa formula per mettere in scena diversi punti d'interesse del Giappone in diverse epoche storiche, chiamando in causa altrettanti personaggi conosciuti come la regina Himiko, Hattori Hanzo, Saito Fuku o Takeda Shingen, ma soprattutto mettendo la varietà davanti a tutto il resto. Nelle prime demo si sono intraviste mappe innevate, al Tokyo Game Show abbiamo potuto affrontare la forma bestiale di Shingen in un tempio circondato dal fogliame autunnale, nella mappa al tramonto decisamente più accogliente che caratterizza il periodo Sengoku, mentre in questo caso - nel Bakumatsu - ci siamo trovati di fronte a una versione notturna, demoniaca e corrotta dell'area di Kyoto, molto diversa da tutte le altre ambientazioni mostrate fino a questo momento.

Takasugi Shinsaku è il primo boss che abbiamo affrontato e diventa un alleato prezioso per il protagonista. Accanto a lui si può vedere il suo Spirito Guardiano, che diventerà nostro
Takasugi Shinsaku è il primo boss che abbiamo affrontato e diventa un alleato prezioso per il protagonista. Accanto a lui si può vedere il suo Spirito Guardiano, che diventerà nostro

Tutte queste scelte hanno avuto parecchio impatto sulle regole della serie. In primo luogo s'incontra un ritmo della progressione e della difficoltà molto più morbido e accomodante, perché esplorando le mappe aperte è possibile affrontare mid-boss, trovare collezionabili nascosti, completare sfide e missioni secondarie che migliorano tantissimo le capacità di Takechiyo, evitandogli di restare bloccato di fronte a un nemico particolarmente forte. Allo stesso modo anche la narrazione ne esce potenziata, perché ciascuna area racconta una vicenda ben precisa ed è dedicata a specifici personaggi secondari: nel Bakumatsu abbiamo incontrato il ribelle Takasugi Shinsaku e il capitano della Shinsengumi Okita Soji, entrambi coinvolti loro malgrado nell'emersione degli Yokai.

Altra particolarità di Nioh 3 è l'introduzione del Crucible, ovvero la dimensione parallela che si sta sovrapponendo a quella umana e che, oltre a svolgere un ruolo centrale nella trama, è il cardine di diverse meccaniche di gameplay. Nelle mappe s'incontrano diverse sezioni corrotte da un'atmosfera oscura, sintomo del fatto che ospitano sfide legate in qualche modo al Crucible e dunque decisamente più difficili rispetto al resto dell'offerta. Questa idea culmina con l'ingresso nel Crucible vero e proprio, un luogo estremamente pericoloso nel quale la sopravvivenza si fa davvero complessa, anche solo per il fatto che i colpi inferti dagli avversari riducono permanentemente i punti vita del protagonista. Per recuperarli è necessario combattere in maniera pulita, inoltre è possibile acquisire delle speciali Armi Crucible che risultano particolarmente efficaci in queste circostanze.

Il Raiju è il primo vero boss bestiale che ci siamo trovati a sfidare
Il Raiju è il primo vero boss bestiale che ci siamo trovati a sfidare

E non c'è bisogno di specificare che le armi, come del resto l'interezza del loot, svolgono ancora un ruolo essenziale nella formula di Nioh, contribuendo a raggiungere lo scopo che abbiamo citato in apertura: il Team Ninja vuole fondere tutte le ispirazioni dei suoi videogiochi più recenti all'interno di un'unica esperienza. Viaggiando fra le varie epoche della storia del Giappone ci si confronta con mappe aperte da esplorare nei dettagli per potenziare al meglio Takechiyo, affrontando orde di Yokai sempre più forti e varcando brevemente il velo del Crucible, con il fine ultimo di entrare nel cuore della maledizione e abbattere le creature più pericolose. Ma, passando oltre il ritrovato interesse verso il racconto, il cuore pulsante dell'avventura rimane sempre radicato nel gameplay e nel sistema di combattimento.

Gameplay e combattimento

Nioh è un videogioco molto particolare perché adotta una struttura per certi versi simile alla tradizione degli aRPG classici, scommettendo sì tantissimo sull'azione vera e propria, ma dedicando molta attenzione anche alle armi, agli equipaggiamenti, alle abilità speciali, all'elemento statistico, soprattutto alle sinergie che è possibile mettere in moto. La principale novità di Nioh 3, tuttavia, sta nella possibilità di cambiare in qualsiasi momento tra la forma Samurai e quella Ninja, modificando completamente lo stile del gameplay, le dinamiche del combattimento e anche le caratteristiche di Takechiyo. In poche parole, è come se il Team Ninja avesse sviluppato in parallelo due versioni diverse dello stesso videogioco, una legata all'eredità della saga, l'altra vicina a esperienze come Ninja Gaiden.

Il Samurai è la scelta perfetta per i veterani della serie, dato che rimane ancorato a tutte le meccaniche classiche
Il Samurai è la scelta perfetta per i veterani della serie, dato che rimane ancorato a tutte le meccaniche classiche

La forma da Samurai è estremamente vicina alla tradizione della serie: esistono le quattro impugnature e quindi le quattro guardie diverse per l'arma in uso, c'è la possibilità di effettuare un Ki Pulse per ricaricare il Ki dopo aver attaccato un nemico, ci sono una serie di combo e di tecniche speciali che riescono a rispondere alla maggior parte delle situazioni. Di fatto l'unica reale novità sta nell'introduzione della deviazione con la pressione "perfetta" del dorsale sinistro - esattamente come accade in esperienze come Wo Long e Sekiro - perché per il resto si tratta di una ricetta davvero familiare: impugnando spade, doppie katane, lance, asce e diverse altre opzioni, il Samurai offre un ottimo sistema di combattimento "con i piedi per terra", basato su tempismi, posizionamento, parate e attacchi possenti.

Il Ninja, invece, porta un pizzico di Ninja Gaiden nei confini dell'universo di Nioh: totalmente sprovvista di Ki, questa forma attacca con rapidità fulminea, eccelle nel combattimento aereo e infligge danni maggiorati attaccando alle spalle dei nemici, senza contare che può sfruttare una serie di gadget e tecniche ninjutsu - fra kunai, triboli e magie elementali - per combattere anche dalla distanza. Anziché affidarsi alla parata e alla deviazione, il Ninja ha accesso a una schivata perfetta che rallenta il tempo per una frazione di secondo e soprattutto alla tecnica Mist, uno scarto con finta che espone i punti deboli del nemico. Dal momento che il suo arsenale include la lama da Ninja, la kusarigama, i tonfa e altre varianti molto tecniche, offre un approccio molto diverso e più veloce alle battaglie con gli Yokai.

La forma Ninja cambia completamente l'approccio all'esplorazione e al combattimento
La forma Ninja cambia completamente l'approccio all'esplorazione e al combattimento

I producer del Team Ninja ci hanno detto di aver progettato Nioh 3 perché fosse giocato in totale libertà, utilizzando anche solo una fra le due varianti, ma è evidente che quello dello sfruttamento sinergico sia il sentiero migliore. Anche perché ci sono alcuni attacchi nemici - evidenziati da un'aura rossa - che possono essere contrastati solamente cambiando forma al momento giusto, premiando chi sviluppa congiuntamente entrambe le build: sia il Ninja che il Samurai, infatti, sono dotati di tantissimi alberi delle abilità dedicati al proprio arsenale, mantenendo invariata l'estrema profondità della personalizzazione che ha sempre caratterizzato la serie.

Nioh 3 è anche questo: oltre a mettere sul piatto tantissime categorie di arma, fa come sempre sfoggio del "loot system" ispirato alla tradizione di opere come Diablo. Alla sconfitta di un nemico particolarmente potente, lo schermo viene inondato da decine di oggetti di rarità crescente fra armi e armature, ciascuno dotato di effetti benifici e bonus di set. Allo stesso modo, tornano anche gli Spiriti Guardiani - come Shin-Roku e Nekomata - e le potenti abilità attive che si portano dietro, accompagnati dalla capacità di assumere una forma spirituale che addirittura previene la morte in battaglia; e tutto questo senza far menzione dei Soul Cores, delle benedizioni dei Kodama, di quelle dei nuovi Kamaitachi, insomma, di tutti gli elementi che permettono di costruire nei minimi dettagli una personale versione di Takechiyo.

Come sempre c'è da impazzire in mezzo ad armi, armature, build, statistiche, Soul Cores e via dicendo
Come sempre c'è da impazzire in mezzo ad armi, armature, build, statistiche, Soul Cores e via dicendo

Per certi versi Nioh 3 sembra addirittura fin troppo carico di questi elementi, talmente carico da spaventare e scoraggiare: le abilità, i bonus passivi, gli spiriti, i Soul Cores, le armi... ciascuno di essi è presente nell'ordine delle decine, se non addirittura delle centinaia, il che farà indubbiamente piacere agli appassionati più hardcore, ma rischia seriamente di disorientare chiunque non sia abituato ai complicati menù della serie e alle tantissime variabili che entrano in gioco. A essere decisamente più semplice, soprattutto grazie all'introduzione del Ninja, è invece il combattimento vero e proprio, perché ormai offre una moltitudine di approcci differenti tutti piuttosto efficaci, senza contare che la scelta di adottare ambientazioni più aperte si è inevitabilmente riflessa anche nel grado di crudeltà degli scontri.

Prime impressioni

A meritare una menzione particolare sono senza ombra di dubbio il design e la direzione artistica, che rispetto al passato hanno fatto passi da gigante. Al di là della bellezza dei nuovi Yokai, dei boss che si sono già intravisti - come Shingen nella sua forma bestiale - e soprattutto degli Spirit Guardian, alcuni scorci del Giappone corrotto dal Crucible sono davvero suggestivi. Certo, Nioh rimane un franchise nel quale la fedeltà della grafica e la qualità dei dettagli devono necessariamente essere sacrificate per premiare la fluidità e le prestazioni del combattimento d'azione, ma in questo caso gli artisti del Team Ninja hanno scelto di fare uno sforzo ulteriore che si percepisce tutto, anche nei confini delle sequenze narrative.

La nuova struttura aperta, o open-field come la definiscono gli sviluppatori, funziona: uno dei più grandi limiti dei passati capitoli di Nioh risedeva nell'architettura claustrofobica, nell'elevatissima presenza di piccole stanze e di cunicoli, mentre esplorando il Bakumatsu ci s'imbatte in una progettazione dei livelli decisamente più ragionata, anche e soprattutto sotto il profilo delle scorciatoie. C'è però una conseguenza negativa: la libertà nei movimenti e la verticalità delle ambientazioni portano i nemici a dover risolvere problemi complessi e a incontrare difficoltà di "pathing", rendendo molto semplice abusare anche involontariamente della loro intelligenza artificiale salendo sui tetti o sfruttando i burroni come fossero trappole letali.

Più in generale, la complessità del design dei livelli e il posizionamento degli avversari hanno dato spesso vita a sequenze caotiche, per certi versi poco pulite sotto il profilo dell'azione: per fare un esempio, la schivata perfetta del Ninja esegue uno scarto laterale che, in alcuni passaggi, rischia di far precipitare Takechiyo nel vuoto. Se è evidente che l'approccio al combattimento tipico di Nioh, nel quale l'elemento statistico è molto importante e diverse battaglie si risolvono in una prova di forza, ha sempre percorso una strada unica e personale, sarà senza dubbio importante valutarne la pulizia quando ci si troverà di fronte all'opera nella sua interezza.

Con una narrazione rivista e una nuova struttura, è il capitolo perfetto per accogliere nuovi giocatori
Con una narrazione rivista e una nuova struttura, è il capitolo perfetto per accogliere nuovi giocatori

Questi, tuttavia, sono solamente semplici dubbi che solo il tempo saprà dirimere, mentre l'operazione e le ambizioni di Koei Tecmo, nell'insieme, sono state in grado di fare una buona impressione. Restando fedele all'eredità della serie, Nioh 3 vuole sintetizzare le diverse anime del Team Ninja all'interno di un unico grande progetto, introducendo qualche novità riuscita ma mantenendo la stessa spina dorsale che ha conquistato gli appassionati dei due capitoli precedenti. Probabilmente non farà cambiare idea alle persone che non hanno apprezzato la formula da aRPG, il sistema di loot, le complicate meccaniche di personalizzazione e le dinamiche d'azione molto tecniche, ma per tutti gli altri si tratta di un'esperienza davvero solida e promettente che, grazie anche alla nuova architettura delle ambientazioni, è perfetta per accogliere anche neofiti assoluti della serie.

Nioh 3 è un progetto con uno scopo molto preciso: vuole fondere all'interno di un'unica esperienza tutte le lezioni imparate da Koei Tecmo negli ultimi otto anni di produzioni, potenziando ciò che ha funzionato e correggendo i passi falsi. Il risultato è una specie di "omnibus" che pesca le meccaniche più riuscite di Wo Long: Fallen Dynasty, prende ispirazione dalla narrazione di Rise of the Ronin e strizza l'occhio a Ninja Gaiden, senza sacrificare minimamente l'essenza della serie Nioh. Tre sono le novità più importanti: la struttura delle mappe open-field, che rende molto più interessante e remunerativa l'esplorazione, la presenza di diverse epoche della storia giapponese, che incrementano parecchio la varietà dell'offerta e della narrazione, nonché la possibilità di alternare la forma Samurai e quella Ninja, modificando in maniera radicale l'approccio al combattimento. Queste caratteristiche lo rendono un perfetto punto d'ingresso per neofiti assoluti, ma non mancano sfide pensate per i giocatori più esperti, che ritroveranno l'elevatissimo grado di personalizzazione che ha sempre caratterizzato il franchise. L'unico dubbio, al momento, riguarda la pulizia generale dell'azione e del combattimento, ma saremo in grado di dirimerlo solamente mettendo mano al gioco completo.

CERTEZZE

  • Grande varietà di ambientazioni e nemici
  • Le mappe "open-field" funzionano e non sono dispersive
  • Giocare con il Ninja è molto divertente
  • Grado di personalizzazione del gameplay esagerato

DUBBI

  • A tratti l'azione diventa davvero poco pulita
  • Menù e statistiche sono davvero complicatissimi
  • Si potrà abusare troppo del design dei livelli?