Jason Schreier è una delle migliori penne della stampa videoludica internazionale. Ha lavorato per Kotaku fino al 2020, firmando alcuni articoli di vero e proprio giornalismo investigativo - spesso incentrati sulla cultura del crunch - che hanno avuto un enorme impatto sull'industria dei videogiochi. Ha scritto due ottimi libri, Blood, Sweat, and Pixels e Press Reset: Ruin and Recovery in the Video Game Industry, che tutti gli appassionati dovrebbero leggere. Ora scrive per Bloomberg News e qualche volta aggiorna anche il suo blog personale.
Sapete chi altro è Jason Schreier? Uno che non aveva apprezzato il primo Octopath Traveler, opinione per la quale è stato aspramente criticato sui social anche da chi il gioco non lo aveva ancora provato (e che qualche mese dopo si sarebbe lamentato di essersi annoiato). Jason, però, è anche uno che ha enormemente apprezzato Octopath Traveler 2: ha twittato spesso in merito e poi ha espresso un'opinione alquanto audace, comparandolo a un altro dei suoi giochi preferiti degli ultimi anni, e cioè il pluripremiato Elden Ring. Ho ragionato su questo paragone che sembra forzato e mi sono chiesto: Jason Schreier ha preso una cantonata, oppure Octopath Traveler 2 è veramente l'Elden Ring dei JRPG? Ma soprattutto, che significa?
Un po' di retroscena
Mi sono imbattuto nell'articolo di Jason Schreier proprio mentre stavo ancora giocando Octopath Traveler 2. Premetto che sono forse anni che non completo un JRPG al 100% per varie ragioni. In primo luogo, soprattutto se l'ho dovuto recensire, mi faccio un'abbuffata per completarlo entro la pubblicazione dell'articolo, dopodiché entro in una sorta di periodo refrattario. Poi, ovviamente, manca il tempo. Passo da un gioco all'altro e nel mezzo traduco libri, per giunta sto invecchiando e le nottate passate a "farmare" punti esperienza sono solo un ricordo. Un'altra ragione è che il cosiddetto endgame o post-game, in questi giochi, è spesso talmente criptico che senza una guida o qualche dritta è difficile barcamenarsi.
Per assurdo, questo è esattamente uno dei motivi che mi aveva portato a giocare il primo Octopath Traveler per oltre 50 ore in una settimana circa quando ho dovuto recensirlo. Il primo Octopath Traveler aveva questa faccenda delle otto storie separate che mi faceva uscire pazzo. Il gioco già era pesante di suo: anche io, come Schreier, lo trovai noioso e ripetitivo e anche io, come Schreier, sono stato crocifisso in sala mensa per questo. Dicevo, sono arrivato alla fine del primo Octopath Traveler convinto che mi aspettasse una folgorazione, tipo il mega colpo di scena in cui i viandanti si incontrano tutti nel gran finale.
E invece no. Cioè, nel primo Octopath Traveler c'era un momento in cui le storie dei viandanti si incrociavano indirettamente, ma si trattava di una missione facoltativa e piuttosto oscura, molto difficile da portare a termine e anche abbastanza ininfluente. Quindi, tornando all'inizio di questo discorso, dopo aver completato il primo Octopath Traveler e averlo recensito, ho anche provato a chiudere quella missione secondaria, ma a un certo punto mi sono chiesto: perché soffrire? Avevo già dato.
Quindi, il fatto che io stessi giocando ancora Octopath Traveler 2, dopo averlo recensito, per completarlo al 100% mentre Schreier scriveva sul suo blog che il titolo Square Enix gli ricordava Elden Ring, è un'altra conferma della qualità di questo JRPG, che mi ha conquistato molto più del suo predecessore, facendomelo giocare anche dopo averlo valutato su queste stesse pagine: casomai ve la foste persa, qui trovate la recensione in cui si racconta come sia migliorato in quasi ogni aspetto rispetto al precedente.
L'opinione di Schreier
"Non mi appassionavo così da quando mi sono fatto una maratona a Elden Ring lo scorso anno, e uno dei motivi è proprio la mancanza di trasparenza", scrive Schreier. Diciamo che questa affermazione è un po' il sunto del suo ragionamento, che lui esprime meglio poco dopo scrivendo: "I giochi che offrono un segnalino sulla mappa e un elenco di compiti da svolgere sono intriganti a mente spenta [...] perché può essere divertente spuntarli uno dopo l'altro, come succede in Horizon o God of War, soprattutto se ci sono dietro un buon sistema di combattimento e una bella storia. Ma i giochi che mi conquistano davvero sono quelli che mi obbligano a ragionare: Elden Ring, Return of the Obra Dinn, The Case of the Golden Idol, Outer Wilds eccetera. Non avrei mai pensato di aggiungere Octopath Traveler 2 a questo elenco, eppure eccoci qui".
Nelle prime righe del suo pezzo, Schreier fa un esempio per spiegarsi meglio. Racconta di essersi imbattuto in un ragazzino che ha aperto una missione secondaria chiedendogli all'infinito dei consumabili. Usando una delle varie Azioni di viaggio, ha scoperto che il ragazzino è un rampollo viziato, spedito dal padre a cercare la propria indipendenza. In seguito, Schreier si è imbattuto in un riccone che menzionava il figlio, ha fatto due più due e ha usato un'altra Azione di viaggio per farsi seguire temporaneamente. In questo modo ha portato l'uomo dal ragazzino, innescando una scenetta che ha chiuso la missione secondaria. Per inciso, troverete il ragazzino (Riccone viziato) a Nuova Delsta; il padre del riccone è nella cappella di Canalbrina. La missione secondaria si intitola "Un ragazzo ricco e viziato" e le ricompense sono 9000 foglie e 1 Noce precisa (M). Prego.
Vi faccio un altro esempio. Potete completare la missione secondaria "Una spada nella roccia" a Fiordinverno addirittura in due modi diversi. Il primo consiste nel recarsi a Fortargento e acquistare o rubare l'articolo Piccozza robusta dall'Ex minatore nel negozio di armi. In alternativa, potete mettere insieme una squadra di otto persone (quattro viandanti più quattro aiutanti che vi seguano) e tornare dalla Donna infastidita per estrarre l'arma con la forza. Come ricompensa riceverete 7000 foglie, 1 Confettura rivitalizzante e 1 Spada arrugginita: con quest'ultimo oggetto, all'apparenza inutile, potrete completare un'altra missione secondaria a Petraltura per sbloccare una nuova classe e alcune armi decisamente potenti. Ma questa un'altra storia...
Schreier ha ragione: c'è un po' di Elden Ring nelle missioni secondarie di Octopath Traveler 2. Per certi versi funzionava così anche il primo capitolo, ma il secondo è molto meno improbabile e offre al giocatore tutti gli strumenti per dedurre le soluzioni a questi enigmi: bisogna solo aver compreso le meccaniche di base e avere la voglia di spulciare ogni informazione, poi è solo questione di mettere insieme i pezzi. Elden Ring non è certo l'unico gioco a funzionare in questo modo, ma è quello che Schreier ha portato ad esempio, forse perché è più popolare, e recente, o forse perché, in un certo senso, rappresenta il paradigma di un altro genere - il "soulslike" - esattamente come Octopath Traveler 2 è diventato il paradigma dei JRPG vecchia scuola, sempre che abbia ancora senso usare quell'acronimo (ne abbiamo parlato proprio di recente in un altro articolo).
Certo, forse sarebbe stato utile avere qualche indizio in più, o magari una schermata che riepilogasse le informazioni acquisite: il gioco sviluppato da Acquire si affida alla memoria e all'attenzione dell'utente, ma in un mondo che straripa di contenuti, PNG e missioni secondarie, qualche volta la dimensione umana non basta. Allo stesso tempo, è proprio questa opacità di cui parla Schreier a impreziosire l'intricata struttura di Octopath Traveler 2: è molto più soddisfacente fare due più due incontrando un PNG che parla di suo figlio piuttosto che consultare uno sterile elenco di informazioni in una schermata apposita. Elden Ring faceva più o meno la stessa cosa; affidava la soluzione delle missioni secondarie alla memoria del giocatore e alla sua attenzione ai dettagli, fossero elementi visivi o semplici - e mica tanto - descrizioni di oggetti e consumabili.
Non si tratta dell'unica "somiglianza" tra due titoli completamente diversi. Pur ridimensionato in un gioco HD-2D, anche il mondo di Octopath Traveler 2, Solistia, è una specie di open world: il giocatore sceglie un viandante iniziale e da lì si muove per il mondo secondo le proprie possibilità, scegliendo se e in che ordine reclutare gli altri sette protagonisti. Ogni regione è formata da svariate mappe che s'incastrano le une con le altre, ma non c'è un percorso obbligatorio da seguire e molte zone sono nascoste o facoltative: se il giocatore decide di esplorarle, troverà sempre una ricompensa ad attenderlo, sia esso un forziere, una nuova classe o una nuova abilità. Anche in Elden Ring ci si avventurava in grotte e sotterranei senza sapere cosa ci avrebbe aspettato e se fosse servito alla campagna principale o a una sottotrama: semplicemente per il gusto di scoprire cosa FromSoftware ci avrebbe scagliato contro, e la relativa ricompensa per i nostri sforzi.
Un altro JRPG è possibile
Quando penso ai redattori che hanno dovuto giocare e magari completare Elden Ring in anticipo per scriverne la recensione, provo un misto di ammirazione e compassione, perché dev'essere stata un'impresa titanica con così poche informazioni a disposizione prima dell'uscita. Subentrano sicuramente l'esperienza nei soulslike e magari una rete di conoscenze con cui scambiarsi dritte e soluzioni, ma giocando il primo Octopath Traveler e soprattutto questo secondo episodio mi sono fatto una vaga idea. Anche se, ripensandoci, pure giocare in anticipo i Persona è stato tutt'altro che facile... ma non divaghiamo. Io personalmente ho poi un rapporto molto particolare coi soulslike: chi mi segue al di fuori di queste pagine magari ricorderà che non ne avevo mai giocato uno prima di Elden Ring. Troppo cupi e sconfinanti nell'horror, per i miei gusti, e troppo frustranti.
A Elden Ring però ho concesso un'opportunità perché mi intrigava la firma di George R.R. Martin e l'ambientazione fantasy più... luminosa, salvo poi apprezzarlo per motivi completamente diversi. Ammetto di non averlo completato: l'ho giocato circa un'ottantina di ore e ho ancora il mio personaggio posteggiato nelle fogne di Leyndell, dove probabilmente resterà per sempre, ma per intenderci... è stato il mio gioco dell'anno, e nel 2022 era uscito anche Xenoblade Chronicles 3. Credo che questo la dica lunga su quanto io, da amante dei JRPG e degli Xeno, abbia apprezzato il titolo FromSoftware.
Non posso dire che Octopath Traveler 2 mi abbia dato le stesse emozioni - di sicuro non mi ha fatto incazzare alla stessa maniera - ma quando ho ripreso in mano Switch dopo aver letto il blog di Schreier ho finalmente inquadrato quel senso di déjà vu che mi frullava nel cervello e che non riuscivo a identificare. Fermo restando che si parlava di missioni secondarie, ma se vogliamo dirla tutta Octopath Traveler 2 se la gioca con Elden Ring anche sulle boss fight: è una similitudine un po' tirata per i capelli, considerando i sistemi di combattimento completamente diversi, ma anche il GDR targato Square Enix imbastisce delle battaglie molto impegnative in cui bisogna giocare di strategia e intuire l'escamotage di turno per vincere. A volte si può sconfiggere un nemico molto più forte di noi semplicemente usando gli strumenti giusti: le debolezze elementali, le abilità, il meccanismo di Dominio e Potenza. La preparazione è tutto.
In Elden Ring ho sconfitto un boss che mi aveva dato filo da torcere nel modo più idiota possibile: erano tipo due gatti di pietra da combattere insieme, e ci sono morto un'infinità di volte finché non mi sono deciso a googlare una strategia e... bastava tirare un Dardo di cristallo a uno dei due per farli menare tra loro. Io mi sono messo a picchiare il primo, e quando il secondo è morto il superstite aveva così poca vita che sconfiggerlo è stato una passeggiata. Mi sono sentito un po' cretino: mi sembrava quasi di aver barato, dopo aver passato due ore a schivare come un pazzo inutilmente, ma alla fine era il gioco che consentiva di farlo. Blizzard ha praticamente inventato un meme con le soluzioni "artigianali" di questo tipo nel suo World of Warcraft: Work as intended. E chi sono io per dire di no?
Però, insomma... sì, anche io ho visto un po' di Elden Ring in Octopath Traveler 2: o meglio, ho visto il ritorno di una fiducia da parte degli sviluppatori nei confronti dei giocatori che sembrava non essere più così scontata, e forse è proprio per questo che Elden Ring ha colpito al cuore anche chi, come me, non conosceva bene i soulslike. Sono molti anni che ormai si portano avanti i giochi col pilota automatico. Si è sollevato un polverone per i rompicapi teleguidati di God of War: Ragnarok, per esempio, dove si è toccato il fondo in termini di autonomia.
Non dico che sia sbagliato prendere per mano il giocatore, né tanto meno che sia giusto abbandonarlo a sé stesso, senza indizi o informazioni, soprattutto oggi che i videogiochi si fanno sempre più stratificati, ma che servirebbe un giusto compromesso. Octopath Traveler 2 forse, quel compromesso l'ha trovato, e magari anche senza volerlo. Non è un gioco criptico; si finisce anche senza completare le missioni secondarie, semplicemente seguendo le indicazioni sulla mappa di Solistia che ci dicono persino il livello consigliato di ogni capitolo, ma se si vuole sviscerare davvero bisogna accendere il cervello. La pagina del Diario ci ricorda solo cos'è rimasto in sospeso, al resto ci dobbiamo pensare noi.
Se poi mettiamo Octopath Traveler 2 a confronto coi JRPG più recenti - compreso il bellissimo indie Chained Echoes - allora sì che il gioco Square Enix sembra l'Elden Ring del genere. Non c'è nessun altro GDR giapponese, eccezion fatta per il predecessore e comunque entro certi limiti, che oggi proponga quel genere di approccio. Prima ho menzionato Xenoblade Chronicles 3: forse uno degli open world migliori nel genere JRPG, ma uno in cui le missioni selezionate vi piazzano un bell'obiettivo in sovrimpressione e vi dicono andate lì, raccogliete X oggetti e sconfiggete Y nemici. Per un'esperienza simile a quella di Octopath Traveler 2 bisogna scavare nel passato e tornare a giochi come Dragon Quest VII, che pure è uscito nel 2000.
Ironicamente, nel tentativo di rievocare la cosiddetta vecchia scuola, Acquire si è avvicinato come filosofia e struttura a un gioco di appena un anno prima, o comunque a un sotto-genere abbastanza recente. Poi ci sono un'enormità di differenze tra due titoli come Octopath Traveler 2 ed Elden Ring, e questo è sotto gli occhi di tutti, ma il design dei due giochi ha alcuni cardini in comune che è difficile ignorare se si sono giocati entrambi anche solo per breve tempo. Difficile dire se questa sia una strada che si debba perseguire più spesso oppure no: credo ci sia spazio per diversi approcci ad ogni genere, ma bisogna ammettere che negli ultimi tempi pochi JRPG hanno dato un genuino senso di soddisfazione come quello diretto da Keisuke Miyauchi.
Sapere che esista anche questa opportunità, in un genere che ormai sembra aver detto così tanto che siamo tornati a discutere se siano ancora JRPG coi sistemi di combattimento action invece di quelli a turni, è rincuorante: non so se riuscirò a vedere proprio tutti tutti i contenuti extra di Octopath Traveler 2 prima di stufarmi definitivamente, ma se dovessi abbandonare gli otto viandanti in qualche dungeon di altissimo livello dopo ottanta ore di gioco com'è successo col mio salvataggio di Elden Ring, beh, sarebbe una gran bella chiusura del cerchio.