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Towa and the Guardians of the Sacred Tree, abbiamo provato l’Hades giapponese in cui puoi essere un uomo carpa

Si ispira ad Hades, ma mette in campo una serie di meccaniche originali che lo caratterizzano con forza. Abbiamo giocato diverse ore a Towa and the Guardians of the Sacred Tree, ecco le nostre impressioni.

PROVATO di Fabio Di Felice   —   18/08/2025
Towa and the Guardians of the Sacred Tree ha molti protagonisti, tutti colorati e caratteristici
Towa and the Guardians of the Sacred Tree
Towa and the Guardians of the Sacred Tree
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Se dicessimo che in Towa and the Guardians of the Sacred Tree c'è un minigioco per forgiare la spada dei propri sogni, probabilmente non sarebbe nulla di nuovo. Il roguelite realizzato dai giapponesi di Brownies e pubblicato da Bandai Namco è ambientato in un Giappone fantasy abitato da spadaccini e mostri kawaii. Che fosse possibile passare del tempo a personalizzare il proprio equipaggiamento era scontato. Bene, ma se dicessimo che il processo di creazione della spada conta ben dieci fasi distinte che influiscono su statistiche ed estetica dell'arma? Possiamo scegliere dettagli apparentemente insignificanti come il grado di curvatura dell'estremità, lo spessore del filo, e poi giocare a modificare ogni caratteristica della lama: la resistenza, la potenza d'attacco, quanta forza mettere nel colpo finale. Infine, possiamo rilassarci a personalizzare il colore della lama e del saya, il fodero della katana. Abbiamo passato diverso tempo a scegliere con attenzione le peculiarità delle nostre due spade, salvo imparare l'insegnamento più importante di Towa and the Guardians of the Sacred Tree: non affezionarti troppo al tuo equipaggiamento perché lo cambierai spesso.

Questo piccolo roguelite giapponese, che come esplicitamente dichiarato dagli sviluppatori nasce dall'ispirazione all'ormai pluricitato Hades, fa di tutto per staccarsi però dalla sua musa. L'impostazione iniziale è palese, e anche i parallelismi sono interessanti: da una parte la mitologia greca, dall'altra quella orientale, con elementi provenienti sia dallo shintoismo che dalla corrente del buddismo giapponese. Towa, però, ha anche una serie di interessanti trovate che ci hanno sorpresi. A volte anche più del dovuto, perché alcuni aspetti del genere si sono standardizzati e non ci aspettavamo una voglia così urgente di svincolarsi da certe regole. Spesso per il meglio, ma qualche volta complicando forse troppo la formula. Ecco, la creazione della spada è una di queste: c'è davvero bisogno di dieci fasi per un oggetto che con tutta probabilità cambieremo nel giro di qualche ora? La domanda è retorica, e per fortuna parte del processo può essere delegata al fabbro, senza però ottenere alcun bonus alle statistiche.

La creazione della spada prevede ben dieci fasi di rifinitura
La creazione della spada prevede ben dieci fasi di rifinitura

Eppure, Towa and the Guardians of the Sacred Tree ha decisamente qualcosa da dire. Al di là dei suoi difetti di gioventù: si tratta del primo roguelite realizzato da un team che in passato si era dedicato a progetti decisamente più rilassati come Doraemon Story of Seasons.

Il villaggio di Shinju

Partiamo con un appunto: la componente narrativa è, per stessa ammissione degli sviluppatori, decisamente più in primo piano rispetto ai videogiochi dello stesso genere. Questa scelta non si ripercuote di certo sulla complessità della storia, che è molto classica, ma piuttosto sul numero di interazioni tra i personaggi coinvolti. La vicenda si apre con Towa, una sacerdotessa prescelta dagli dei che, da moltissimo tempo, protegge un villaggio che sorge alla base di un albero sacro, Shinju. Lontano da questo piccolo paradiso, un'antica divinità malvagia chiamata Magatsu si risveglia, gettando una maledizione sul mondo e liberando dei feroci demoni chiamati Maga Oni che pian piano cominciano ad avanzare in direzione di Shinju, devastando tutto ciò che incontrano.

Per evitare che il villaggio venga travolto, Towa sceglie otto campioni, otto abitanti del villaggio che lei chiama "figli della preghiera". Saranno i suoi alleati per ricacciare Magatsu da dov'è venuto. Towa e i campioni non scendono in battaglia a mani nude: il grande albero sacro dona loro una spada, Tsurugi, e un bastone magico, Kagura. Non è l'unico vantaggio di cui sono in possesso, perché Shinju ha garantito a Towa un potere dal valore inestimabile: la capacità di tornare indietro nel tempo nel caso in cui vengano sconfitti e di affrontare Magatsu ancora, finché non riusciranno a cacciarlo.

Nei primi minuti di gioco è già condensato molto di ciò che definisce Towa and the Guardians of the Sacred Tree: otto protagonisti, due ruoli attivi tra chi tira fendenti con la spada e chi fornisce supporto con le magie, e la vita comunitaria del villaggio di Shinju. Partiamo proprio da quest'ultimo, perché si tratta probabilmente dell'aspetto più classico per chi proviene da altri videogiochi di genere roguelite. Il villaggio di Shinju rappresenta il classico centro che spezza i tentativi di proseguire lungo la storia. Quando si perde, si torna qui, ed è bene interagire con i pittoreschi abitanti del posto perché saranno loro ad accrescere le nostre probabilità di vittoria nella partita successiva. In questo frangente vengono fuori due caratteristiche peculiari del videogioco: la prima è che la quantità di meccaniche che vanno a modificare le statistiche dei nostri personaggi è elevatissima; la seconda è che queste interazioni sono, in media, più lunghe e approfondite rispetto a quanto non ci aspettassimo.

Nishi e Rekka sono due dei guardiani di Shinju. Il primo è un uomo carpa che non sa nuotare
Nishi e Rekka sono due dei guardiani di Shinju. Il primo è un uomo carpa che non sa nuotare

A Shinju troveremo un fabbro che ci permette di personalizzare fin nei minimi dettagli le nostre spade, un santuario dove pregare per assegnare delle benedizioni speciali ai personaggi, negozi in cui sbloccare incantesimi aggiuntivi o scambiare risorse. C'è anche un ristorante in cui mangiare per assegnare bonus temporanei agli eroi prima della partenza, una falegnameria che serve a potenziare le varie strutture, un dojo in cui migliorare le statistiche degli eroi, un torrente in cui pescare con premi esclusivi... e chissà cos'altro.

Il video d'apertura di Towa and the Guardians of the Sacred Tree mostra vari aspetti del gioco Bandai Namco Il video d'apertura di Towa and the Guardians of the Sacred Tree mostra vari aspetti del gioco Bandai Namco

Abbiamo giocato circa quattro ore a Towa and the Guardians of the Sacred Tree e, ogni tanto, in città spuntava una nuova struttura e un nuovo modo per modificare la dotazione dei personaggi. Ogni attività poi è presidiata da un personaggio diverso, con cui interagire partita dopo partita, in un sistema che ricorda sì quello di Hades. Sebbene tutta questa varietà doni al gioco una profondità a tratti anche inedita, non possiamo però nascondere che, in un primo momento, crea una certa confusione, perché la sensazione di essere soverchiati da tutte queste spiegazioni e da tutte queste interfacce differenti è tangibile.

La spada e il bastone

Dove Towa and the Guardians of the Sacred Tree è decisamente meno classico è nella gestione delle battaglie. Questo perché, come racconta la storia, il nostro gruppo sarà sempre composto da due personaggi: uno spadaccino e un mago di supporto. La cosa interessante è che ognuno degli otto guardiani può ricoprire uno qualsiasi dei due ruoli. Gli otto coprotagonisti sono una gioia per gli occhi e decisamente il singolo elemento in cui il design giapponese del videogioco esplode in tutto il suo estro. Shigin è un abile samurai, con gli occhi e le orecchie da gatto; Origami è un'affascinante spadaccina dai capelli color oro; Bampuku è un enorme shiba inu antropomorfo che ama il cibo; Nishiki è un uomo carpa che però non sa nuotare.

Ogni personaggio ha uno stile di combattimento diverso e appartiene a una scuola di magia
Ogni personaggio ha uno stile di combattimento diverso e appartiene a una scuola di magia

Non è solo il loro aspetto a colpire, anche la scelta degli sviluppatori di donare loro uno stile di combattimento unico quando impugnano le due spade a disposizione. Shigin, per esempio, lancia la prima spada come fosse un boomerang e maneggia la seconda per caricare un devastante attacco ad area. Rekka è una guerriera piccola, ma determinata, preferisce un fendente classico per la prima spada e un colpo caricato che le consente di raggiungere più avversari per la seconda. Ogni personaggio padroneggia una diversa scuola di combattimento, e cambia radicalmente il modo in cui si affrontano le battaglie.

Interessante è anche la trovata delle due katana. Utilizzandone una, il filo si deteriorerà fino a spezzarsi. A quel punto, il danno della spada si dimezza, e saremo praticamente costretti a rinfoderarla per sguainare la seconda. Quando questa si sarà usurata, torneremo alla prima che nel frattempo è magicamente tornata affilata. Questo crea un continuo passaggio tra meccaniche diverse, che va intervallato da un attacco in estrazione che segna il passaggio da una fase all'altra. Quest'ultimo colpo - dobbiamo ammetterlo - non ci ha convinti del tutto per via di una reattività non proprio immediata. A nostro avviso, era fondamentale che questo passaggio avvenisse in maniera fluida, proprio per rappresentare l'abilità dello spadaccino di passare da un'arma all'altra. Invece la sensazione è poco piacevole, e spesso ci è capitato di essere convinti di aver cambiato arma nel bel mezzo di una combo senza riuscirci davvero.

Scegliere il team giusto si rivela fondamentale per riuscire ad arrivare vivi in fondo al dungeon
Scegliere il team giusto si rivela fondamentale per riuscire ad arrivare vivi in fondo al dungeon

L'altro eroe, il kagura, è niente meno che un mago di supporto. Seguirà il nostro spadaccino a distanza, e potremo impartirgli dei comandi per fargli lanciare incantesimi. Anche in questo caso, ogni personaggio ha la sua scuola e il suo elemento favorito, e diventa quindi molto importante capire come costruire la squadra e quale strategia privilegiare. Alcuni dei guardiani hanno attacchi offensivi come palle di fuoco o catene di fulmini, altri ancora preferiscono garantire al partner potenziamenti all'attacco o alla difesa. Due delle meccaniche più interessanti sono legate proprio a questo ruolo: anzitutto, perché kagura e tsurugi hanno una barra dell'energia condivisa, e bisogna quindi fare attenzione a non lasciare il nostro mago alla mercé dell'avversario. E poi, perché il comando del kagura può essere assegnato sia all'intelligenza artificiale sia a un secondo giocatore.

Un'anima da roguelite

Towa and the Guardians of the Sacred Tree presenta anche meccaniche che invece sono molto vicine al genere di riferimento: alla fine di ogni stanza dei dungeon ci viene elargita una benedizione, che assegna effetti aggiuntivi ai personaggi. Un twist interessante in tal senso è che, dopo ogni combattimento, veniamo valutati con un punteggio basato sul tempo che abbiamo impiegato per far fuori i nemici, sul numero di colpi subiti e sulla combo più lunga che abbiamo inanellato. A seconda di questa valutazione, le nostre possibilità di trovare potenziamenti rari, epici o perfino leggendari saranno maggiori. Anche per quanto riguarda le ricompense, Brownies non ha lesinato sulla fantasia: alcune di queste modificano i danni di una o dell'altra spada, assegnano loro caratteristiche elementali, potenziano gli incantesimi, o magari conferiscono abilità speciali alla schivata degli eroi. Ogni benedizione può poi essere potenziata più di una volta fino ad assurgere al livello di rarità divino e rappresentare un vero e proprio punto di svolta, specialmente quando si affrontano i boss di fine livello.

Shigin è uno dei guardiani che abbiamo usato di più
Shigin è uno dei guardiani che abbiamo usato di più

C'è ancora molto da dover approfondire, perché Towa and the Guardians of the Sacred Tree sembra proprio uno di quei videogiochi che non smette mai di aggiungere meccaniche con il progredire dell'avventura. Quel pizzico di gioco di ruolo che c'è dentro, oltre ad approfondire maggiormente i personaggi, si muove anche per stratificare in maniera più netta la progressione degli eroi. Abbiamo un po' paura che tutte queste meccaniche e tutta questa profondità minino una delle caratteristiche principali - e più divertenti - dei roguelite, ovvero l'immediatezza. Ma per comprendere davvero quanto la complessità pesi sul bilancio generale, dovremo aspettare la recensione completa. Non manca molto, dal momento che Towa and the Guardians of the Sacred Tree è atteso per il 19 settembre di quest'anno.

Towa and the Guardians of the Sacred Tree è un videogioco pieno d'amore, che ricade nell'inflazionato genere dei roguelite, ma cerca di emergere presentando meccaniche originali e molto stratificate. A volte anche troppo. Alcune trovate sono interessanti, come l'idea di assegnare a ogni personaggio uno stile di battaglia diverso, o di mettere in mano al giocatore una squadra formata da due eroi che devono cooperare. Anche la meccanica delle due spade aggiunge un certo ritmo all'avventura. Non tutto ci ha convinto in pieno, e a volte questa complessità finisce per minare l'immediatezza della formula. Quello di cui siamo certi, però, è che Towa ha ancora molte sorprese in serbo. Nonostante le ore che abbiamo avuto a disposizione, il gioco ha sicuramente ancora qualcosa da svelare.

CERTEZZE

  • Interessante il sistema di alternanza delle due spade
  • Due personaggi nel team, ognuno con le sue capacità uniche
  • Reinterpreta molte caratteristiche dei roguelite in modo originale

DUBBI

  • Alcune meccaniche ci sono sembrate inutilmente complesse
  • Il sistema di scambio delle due spade non è abbastanza fluido
  • Riuscirà a spiccare nel mercato ipersaturo dei roguelite?