A meno che non siate rimasti segregati in qualche luogo sperduto senza connessione internet, dovreste ormai sapere che negli ultimi giorni Sony ha rotto gli indugi, svelando la data di lancio di God of War e accompagnando l'annuncio con un interessante nuovo trailer incentrato sulla storia. Come è già accaduto più volte nel recente passato, alcune delle sequenze proposte hanno dato adito a dubbi sull'effettiva corrispondenza del comparto grafico attuale rispetto ai filmati mostrati nel 2016 e nel 2017.
Prevedibilmente la risposta di Santa Monica Studio non si è fatta aspettare. Per bocca del principal artist Raf Grassetti, la casa di sviluppo californiana assicura che non ci sono stati cambiamenti sostanziali dal punto di vista tecnico, ma che invece sono state modificate la direzione della luce e la nebbia. "La sequenza sotto accusa è presente nel gioco ma in forma diversa, capirete quando lo proverete", ha spiegato Grassetti, confermando che i personaggi di Kratos e Atreus sono rimasti identici e concludendo con un laconico "mi sto facendo un sacco di risate con questa comparativa".
Prima di entrare nel merito conviene rinfrescare la memoria sul concetto di downgrade, ovvero su tutte quelle situazioni in cui si crea una discrepanza tra la qualità del materiale promozionale mostrato prima delle release di un videogioco e la resa di quest'ultimo nella sua versione definitiva. Logicamente questa differenza deve riguardare le sessioni di gameplay vere e proprie.
Negli ultimi anni, pensiamo soprattutto al polverone che investì il primo capitolo di Watch Dogs, la tematica è stata oggetto di molto dibattito e non ha mancato di provocare una sorta di caccia alle streghe che ha finito per generare tanta confusione. Bastino come esempio le vecchie polemiche precedenti al lancio di Uncharted 4 e di Horizon Zero Dawn.
Tornando all'attualità, cosa possiamo dedurre dalla breve comparativa che riproponiamo in calce? Dal nostro punto di vista la totale superficialità di chi ha realizzato il filmato. Per quanto gli sviluppatori siano di solito poco inclini ad entrare nello specifico su certe faccende, è sufficiente dare uno sguardo alle brevi sequenze sottostanti per rendersi conto che si tratta di un'analisi fin troppo generica e priva di basi concrete. Si può discutere della palette cromatica, ma anche da questo punto di vista permangono perplessità dato che, come rimarcato dallo stesso Grassetti, sembra siano semplicemente state applicate tonalità e filtri cromatici diversi rispetto a quelli proposti nei trailer più risalenti.
La questione di fondo però è soprattutto un'altra: anche prendendo per buono che sia davvero cambiato qualcosa, possono eventuali modifiche di lieve portata (perché in fondo di questo stiamo parlando) al comparto grafico di un titolo, rappresentare l'ago della bilancia per la valutazione di un'opera interattiva? La risposta può sembrare fin troppo ovvia, ma è evidente che chi ragiona secondo questi parametri abbia ancora le idee molto confuse rispetto a cosa renda un videogioco degno di essere acquistato e poi fruito, sottraendo magari tempo prezioso ad altre attività della vita di tutti i giorni.
Ciò che effettivamente ci interessa capire del nuovo corso di God of War è se le tante novità promesse, dalla rinnovata psicologia del protagonista al nuovo sistema di inquadrature, fino al rapporto con il personaggio di supporto e alle nuove meccaniche di gameplay, saranno capaci di dare un nuovo avvenire alla saga senza farci rimpiangere le avventure della vecchia trilogia. Di questo sì che ha senso parlare, eventualmente.
E poi diciamocelo, di teorie analoghe a quelle che abbiamo appena riportato ce ne sono state molte, ma a ben vedere nessuna è mai stata in grado di spiegare quali dovrebbero essere gli effettivi vantaggi per gli addetti ai lavori con questo tipo di operazioni. Sì perché se è vero, come è vero, che sulla rete ormai non sfugge davvero più niente e ogni inezia viene scandagliata all'inverosimile, talvolta a prescindere dalle reali capacità di chi se ne occupa, è singolare pensare che si possano ottenere risultati da una presunta strategia di comunicazione che evidentemente non ha mai pagato, anzi.
Insomma, passano gli anni, cambiano i protagonisti, ma la questione sul tavolo è bene o male sempre la stessa: se è vero che questo tipo di atteggiamento genera un effetto diametralmente contrario rispetto a quello ricercato - e basta concentrarsi sui polveroni che talune di queste vicende hanno generato - perché rischiare? Perché insistere? Non avrebbe effettivamente senso. Se a questo si aggiunge che, nella fattispecie, Santa Monica è da sempre un punto di riferimento in fatto di qualità grafica su console PlayStation, lasciateci dire che (almeno per ora) quanto viene fatto notare nel video lascia davvero il tempo che trova.
Voi cosa ne pensate delle periodiche polemiche sui presunti downgrade grafici di alcuni videogiochi? Fatecelo sapere nei commenti!