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Cyberpunk 2077: CD Projekt risponde a Bloomberg sulla demo finta e la data di lancio

Attraverso Twitter Adam Badowski, capo di CD Projekt RED, ha voluto rispondere all'inchiesta di Bloomberg sulla demo fasulla di Cyberpunk 2077 e sulla data di lancio.

NOTIZIA di Luca Forte   —   17/01/2021
Cyberpunk 2077
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Attraverso Twitter Adam Badowski, capo di CD Projekt RED, ha voluto rispondere all'inchiesta di Bloomberg su Cyberpunk 2077. Più precisamente Badowski ha voluto rispondere a Jason Schreier, il giornalista responsabile di questo report, oltre che quello che portò alla luce i problemi di crunch all'interno dello studio polacco. In questo caso Badowski ha voluto chiarire il suo punto di vista sulla "demo fasulla" di Cyberpunk 2077 mostrata all'E3018, sulla data di lancio irrealistica fissata dallo studio e sulle accuse di ostracismo che secondo alcuni colleghi sarebbe stato fatto nei confronti degli sviluppatori non di lingua polacca.

La risposta del capo di CD Projekt RED è stata puntuale, ma si è concentrato principalmente a rispondere su tre punti: il primo riguarda l'accusa che la demo del 2018 di Cyberpunk 2077 sia completamente falsa. A questo, Badowski, ha risposto in maniera semplice, con un'informazione che tutti quelli che conoscono minimamente lo sviluppo di un videogioco (o di qualunque altro prodotto) sanno. Le versioni dimostrative, soprattutto quelle di due anni prima dell'uscita, sono per forza "false": sono rappresentazioni verticali di quello che il gioco sarà, costruite appositamente per mostrare le potenzialità di un progetto, non il suo attuale stato di sviluppo.

Quindi è ovvio che quanto è stato mostrato all'E3 del 2018 non fosse effettivamente una parte del gioco finale, ma, secondo Badowski, il gioco su PC si avvicina molto a quei risultati. Inoltre c'era una scritta sul filmato della demo che avvisava esattamente di questo.

Per quanto riguarda le accuse fatte da alcuni anonimi sviluppatori che sostenevano Cyberpunk 2077 sarebbe dovuto uscire nel 2022, Badowski ha chiesto semplicemente se il parere di 20 persone anonime, tra le quali ci sono molti ex dipendenti, sia abbastanza per dire che la "maggior parte degli sviluppatori" pensavano a quel genere di cose. Soprattutto su di un gruppo di lavoro di oltre 500 persone.

Infine ha detto che è normale che, se due persone della stessa nazionalità stanno parlando tra di loro, usino la loro madrelingua e non l'inglese. E lo fanno non per nascondere qualcosa, ma perchè è una cosa naturale tra connazionali che lavorano in un ambiente multiculturale. La politica dell'azienda è quella di parlare obbligatoriamente in inglese durante i meeting ufficiali o quando una delle persone coinvolte è di lingua differente da quella degli altri, ma non è vietato parlare la propria lingua all'interno dello studio.

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