Acquisizioni sì, acquisizioni no: sebbene queste operazioni abbiano da sempre caratterizzato il mercato, e non parliamo solo dell'industria videoludica, ultimamente pare che il loro ruolo sia diventato sempre più centrale, per ovvi motivi.
E così, mentre pare manchi ormai poco alla conclusione dell'affare Activision Blizzard e nel frattempo è arrivato l'annuncio dell'acquisizione di Techland da parte di Tencent, abbiamo pensato fosse il caso di affrontare l'argomento.
Il concetto di acquisizione porta alla mente casi drammatici in cui intere realtà si sono ritrovate rivoluzionate dalla sera alla mattina, smantellate, snaturate, svilite. In ambito videoludico il punto sta nel controllo creativo e nella gestione delle proprietà intellettuali.
Queste ultime vengono cedute all'azienda che acquisisce? Il team mantiene la propria indipendenza decisionale? Si tratta di fattori che determinano enormi differenze, sebbene nella realtà dei fatti non sempre clausole del genere siano sufficienti a garantire davvero un certo tipo di continuità.
Il caso Techland
Visto che è quello più fresco, il caso Techland fornisce senza dubbio degli ottimi spunti di riflessione. Da una parte abbiamo infatti Tencent, colosso cinese che ormai da anni sta facendo shopping presso gli studi occidentali; dall'altra un accordo che garantisce agli autori di Dying Light la piena libertà creativa e decisionale, nonché la proprietà delle IP.
All'interno di un mercato sempre più competitivo, in cui realizzare giochi tripla A implica costi produttivi sempre maggiori, è chiaro che poter contare su di un'azienda con tante risorse significa avere la possibilità di sperimentare e prendersi dei rischi senza dover necessariamente considerare gli attuali trend e puntare su formule alla moda.
Come dimostra The Lord of the Rings: Gollum, che da solo ha affossato Daedalic, spesso basta un unico passo falso per inciampare, cadere a terra e farsi così male da non riuscire più a recuperare terreno. Nel caso l'aveste dimenticato, è ciò che stava accadendo a Housemarque prima che venisse acquisita da Sony.
Il caso Microsoft
Dopodiché c'è la ben nota situazione di Microsoft e degli Xbox Game Studios, che in teoria da qui a poche settimane dovrebbero poter contare su di un numero ancora maggiore di team di sviluppo first party: lo chiarisce in maniera fin troppo esplicita una infografica che abbiamo pubblicato ieri.
Anche qui il discorso è lo stesso: l'azienda che acquisisce fornisce garanzie, coprendo le spalle allo sviluppatore che in questo modo è "libero di sbagliare", come Redfall dimostra anche troppo bene, senza per questo rischiare il fallimento.
È così che stanno andando davvero le cose? Oppure si tratta in qualche modo di una facciata, l'addolcimento di una pillola che in particolare negli ultimi anni sta trasformando il mercato videoludico in un club per pochi eletti, popolato solo da una manciata di grandi publisher mentre si verifica la progressiva scomparsa delle realtà indipendenti? Va bene oppure no? Quali sono i rischi di una situazione simile? Parliamone.
Parliamone è una rubrica d'opinione quotidiana che propone uno spunto di discussione attorno alla notizia del giorno, un piccolo editoriale scritto da un membro della redazione ma che non è necessariamente rappresentativo della linea editoriale di Multiplayer.it.