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Videogiochi: dall'inizio del 2024 sono state licenziate 5.500 persone, più del 50% di tutto il 2023

Il trend negativo dei licenziamenti nell'industria videoludica sembrerebbe destinato ad accentuarsi ulteriormente nel 2024.

NOTIZIA di Stefano Paglia   —   25/01/2024
Videogiochi: dall'inizio del 2024 sono state licenziate 5.500 persone, più del 50% di tutto il 2023

Con i tagli al personale annunciati oggi da Xbox, il numero dei licenziamenti avvenuti dall'inizio del 2024 ha già superato quota 5.500 persone. In pratica solo a gennaio (e il mese non è ancora finito) sono stati fatti tagli al personale pari a circa il 55% di quelli fatti in tutto il 2023, che già di suo era considerata una delle annate più funeste per il settore.

Come riportato sulle nostre pagine, oggi Microsoft ha annunciato di aver licenziato 1.900 persone all'interno di Xbox, con i tagli che colpiscono dunque Bethesda e Activision Blizzard. Non solo, Blizzard ha comunicato la cancellazione del survival Odyssey e l'abbandono del presidente Mike Ybarra.

Sommando questi licenziamenti a quelli avvenuti nelle scorse settimane all'interno di Unity, Riot Games, CI Games e Gearbox, giusto per citarne alcuni, arriviamo a un totale di 5.670 licenziamenti dall'inizio del 2024 secondo il portale Video Games Layoffs, che come suggerisce il nome, ha l'infausto compito di tenere traccia di tutti i tagli al personale che avvengono nell'industria. È bene precisare che il conteggio tiene conto solo dei licenziamenti confermati o in ogni caso annunciati in via ufficiale, quindi il totale potrebbe essere più alto.

Peggio che nel 2023

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Parliamo di un numero pari al 54% dei licenziamenti avvenuti complessivamente nel 2023, che ha visto circa 10.500 persone tra sviluppatori, dirigenti, giornalisti e altri addetti ai lavori perdere il proprio impiego. Insomma, il trend negativo iniziato lo scorso anno non solo sembrerebbe destinato a continuare nel 2024, ma anche ad accentuarsi ulteriormente.

Queste ondate di licenziamenti sono dovute in parte alle scellerate gestioni incentrate sulla crescita rapida e incontrollata durante la pandemia, in previsione di un allargamento massivo del mercato che poi a conti fatti non si è concretizzato. Questo tuttavia è solo uno dei possibili molteplici motivi, che chiaramente cambiano in base alla realtà presa in esame, e che includono anche una crescita costante dei costi di sviluppo che non va a pari passo con quella del mercato e la crisi economica globale.