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Dragon Ball Z: Kakarot, la recensione

La recensione di Dragon Ball Z: Kakarot, GDR d'azione che ripercorre dall'inizio alla fine l'amatissima saga: è davvero il gioco imperdibile che i fan stavano aspettando?

RECENSIONE di Christian Colli   —   17/01/2020

Iniziamo la recensione di Dragon Ball Z: Kakarot anticipando che non è la prima volta che Dragon Ball diventa un gioco di ruolo: una prospettiva insolita per una serie incentrata sui combattimenti e sull'azione, ma anche una strada già battuta in passato con risultati altalenanti. Sarebbe stato inutile tornare ai picchiaduro col recente Dragon Ball FighterZ che ancora riscuote un buon successo, e così lo sviluppatore CyberConnect2, che si era già distinto in passato per gli appassionati adattamenti videoludici di Naruto, ha avuto il difficile compito di trasformare la serie di Akira Toriyama in un GDR moderno con l'open world, i combattimenti action e una grafica all'avanguardia. Il codice di Dragon Ball Z: Kakarot è arrivato praticamente a ridosso dell'uscita, perciò in questi giorni ne abbiamo parlato tanto mentre lo giocavamo, anticipandovi cosa ci è piaciuto e cosa no nelle prime venti ore di un'avventura lunghissima che ripercorre l'anime Dragon Ball Z dall'inizio alla fine, ma ora è venuto il momento di tirare le somme nella nostra recensione.

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Tutta la serie Z

Innanzitutto bisogna capire che Dragon Ball Z: Kakarot è stato pensato fin dall'inizio come contraltare ai due Dragon Ball Xenoverse di qualche anno fa. Pur condividendo alcuni aspetti del gameplay, i due titoli sono molto diversi soprattutto sul fronte della narrativa. Invece di fantasticare su timeline alternative e storie mai successe, CyberConnect2 ha dovuto ripercorrere la trama di Dragon Ball Z per compiacere i fan e magari farla conoscere anche a chi non ha mai letto il manga di Akira Toriyama o non ha mai visto le ottomila repliche della serie animata. È chiaro che stiamo parlando di un essere mitologico che probabilmente non esiste, ma in caso contrario Dragon Ball Z: Kakarot svolge un ottimo lavoro, seguendo le vicissitudini di Goku e compagni dall'arrivo dei Saiyan sulla Terra alla battaglia con Majin Bu: la storia è raccontata attraverso dialoghi e cinematiche che, nella maggior parte dei casi, ricalcano fedelmente quanto visto e ascoltato in TV. È possibile scegliere tra il doppiaggio in inglese e quello in giapponese ma, neanche a dirlo, il secondo è nettamente migliore, mentre la colonna sonora ripropone le musiche originali e molteplici arrangiamenti.

Dragon Ball Game Project Z Goku Gohan

Grazie ai virtuosismi dell'Unreal Engine 4 e al cel shading, CyberConnect2 è riuscita a ridisegnare le scene più iconiche della serie animata con uno stile fedelissimo a quello di Akira Toriyama e un'effettistica al passo coi tempi che impreziosisce quella che, fondamentalmente, è una produzione con trent'anni sulle spalle. Le scene d'intermezzo coi dialoghi a finestra sono un po' meno curate, le animazioni più rigide, e fanno una cattiva pubblicità a un impatto visivo decisamente migliore per la stragrande maggioranza del tempo. I modelli poligonali sono curati, pieni di dettagli e animati ottimamente soprattutto durante i combattimenti, con piccole chicche come le immagini residue lasciate dai personaggi che, potenziati, si muovono a velocità sovrumane. Dragon Ball Z: Kakarot è, insomma, davvero bello da vedere, al netto di qualche minuscolo rallentamento che si verifica soprattutto durante i salvataggi automatici o all'inizio di alcune battaglie. Lo scotto da pagare riguarda il mondo di gioco, che fa storia a sé e abbraccia un discorso più ampio.

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Il mondo di gioco di Toriyama

Non abbiamo mai avuto occasione di esplorare liberamente il mondo di Akira Toriyama prima d'ora, anche perché lo stesso mangaka ce lo ha mostrato a spizzichi e bocconi nel corso delle sue opere a fumetti. Dragon Ball Z: Kakarot riunisce in un unico open world tutte le idee dell'autore, individuando sulla mappa del pianeta località iconiche come West City, l'arcipelago in cui risiede la Kame House, i boschi sopra cui si ergono la torre di Korin - sì, lo sappiamo che dovrebbe essere Karin, ma per qualche motivo nel gioco si chiama così - e il santuario di Dio, e così via. I fan di Dragon Ball riconosceranno immediatamente i luoghi in cui si sono svolti i momenti più famosi della storia, spesso contrassegnati da cartoline che li ricordano con una scena dell'anime e che rientrano in una sconfinata lista di collezionabili da trovare e raccogliere. CyberConnect2 ha attinto all'immaginario di Toriyama, sotto la sua attenta supervisione, per riprodurre finalmente un mondo coeso e ricco di dettagli, seppur meno interattivo di quanto avremmo voluto. Non è un open world a tutti gli effetti: potete spostarvi da una regione all'altra, se contigue, ma nella maggior parte dei casi dovrete accedere alle varie aree dalla mappa del mondo.

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Fin dall'inizio vi ritroverete quindi a svolazzare liberamente per il mondo, a tuffarvi nei fiumi e nei laghi, abbattendo le sporgenze rocciose che avranno la sfortuna di sbarrarvi il passo mentre raccogliete le sfere Z disseminate ovunque, le medaglie D nascoste a decine in ogni area, i minerali e la frutta. Potrete pescare presso gli appositi pontili con un semplice minigioco, andare a caccia di selvaggina e dinosauri, persino partecipare a gare di hovercraft una volta sbloccata la patente di Goku tra la saga di Freezer e quella di Cell. Ci sono tante cose da fare e da vedere, ma il mondo, per quanto colorato e particolareggiato, dà sempre l'idea di esserci e di non esserci al tempo stesso: è una gigantesca area sandbox che serve perlopiù a prolungare l'esperienza con collezionabili nascosti e materiali da raccogliere per potenziare i personaggi e sbloccare nuovi contenuti. E tuttavia ha un certo fascino, si esplora che è un piacere e riempie il cuore di nostalgia alla vista di panorami che, insieme alla colonna sonora originale, ci ricordano le puntate viste in TV o i volumetti sfogliati con avidità quando ancora non conoscevamo a memoria ogni singola battuta in ogni saga. Volendo fare un paragone tra GDR in terza persona, l'open world di Dragon Ball Z: Kakarot è insomma concettualmente più vicino a quello di Assassin's Creed Odyssey che a quello di The Witcher 3.

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Le storie secondarie

Il tocco di Toriyama in Dragon Ball Z: Kakarot si sente anche nelle Storie secondarie che di tanto in tanto affiorano sulla mappa del mondo. Contrassegnate da punti esclamativi azzurri, queste missioni facoltative sono temporanee e scompaiono se proseguite troppo con la campagna principale. La maggior parte di esse ruota intorno a vecchie conoscenze che i fan di Dragon Ball ricorderanno sicuramente, arricchendo la narrativa con le vicissitudini di questi personaggi. Potremmo ritrovarci a cercare materiali per riparare il simpatico androide Otto o scoprire chi è il sosia di Yamcha che fa il donnaiolo in giro per la città mentre quello vero si allena nell'aldilà col re Kaioh. Queste Storie secondarie aggiungono poco alla campagna, ma sono simpatici siparietti che ricompensano il giocatore con punti esperienza, Sfere Z, ricette oppure Emblemi. Il problema è che la struttura di queste missioni, che peraltro non sono doppiate ed essendo sprovviste di cinematiche fanno pensare a un'aggiunta meno curata rispetto al resto, è davvero molto simile. Dovrete spesso sconfiggere qualche nemico o raccogliere oggetti in giro per il mondo per il PNG di turno, senza troppe sofisticatezze.

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Risolvere le Storie secondarie diventa però un obbligo morale per il giocatore che vuole spolpare il simpatico sistema delle Comunità. Divise in varie categorie come il combattimento, la cucina, l'esplorazione e via dicendo, le Comunità sono scacchiere sulle quali disporre gli Emblemi ottenuti, appunto, anche e soprattutto grazie alle Storie secondarie. Questi medaglioni raffigurano i vari personaggi della saga e migliorano l'efficacia di una Comunità, soprattutto se disposti insieme ad altri personaggi con cui hanno stabilito un legame. Il giocatore deve quindi trovare la combinazione di Emblemi giusti per ogni Comunità in modo da sbloccare più bonus possibili, provvedendo a potenziare gli stessi Emblemi coi doni giusti per migliorare la loro efficacia. Non tutte le Storie secondarie sbloccano Emblemi, e fortunatamente il gioco ci mostra le ricompense in anticipo, ma alcune di queste missioni si ricevono solo completandone altre: esse rappresentano un sostanziale incremento alla longevità del gioco e sebbene siano piuttosto ripetitive, i divertenti dialoghi e qualche comparsata inaspettata le rendono più piacevoli del previsto.

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Combattere come Kakarot

Alla luce di quanto scritto finora, dovrebbe essere chiaro che Dragon Ball Z: Kakarot non è un picchiaduro. È facile scambiarlo per una versione riveduta e corretta di Dragon Ball Xenoverse, quando in realtà vuole essere qualcosa di più soprattutto come gioco di ruolo. Più un gioco d'azione con elementi GDR che il contrario, il titolo CyberConnect2 cerca e raggiunge un delicato equilibrio tra le due nature che lo rendono particolarmente accessibile al fan che, molto semplicemente, vuole rivivere la storia di Dragon Ball Z in un videogioco. È in quest'ottica che andrebbe valutato ed è per questo che il sistema di combattimento ci ha piacevolmente stupito. Certo, non è particolarmente innovativo: abbiamo già giocato diversi Dragon Ball Z in cui abbiamo diretto controllo del personaggio in uno spazio tridimensionale, ma fra tutti Kakarot è quello che risponde meglio a un sistema di controllo intuitivo che garantisce al giocatore tutto quello di cui ha bisogno per replicare la spettacolare dinamicità delle battaglie viste nell'anime. La base è infatti molto semplice: con un tasto si attacca in mischia, con uno si sparano le raffiche di energia, con un altro si schiva e un altro ancora consente di parare.

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Subentrano poi le combinazioni di comandi che danno accesso a tutta una serie di manovre più complesse. Esse comprendono schivate che rallentano brevemente il tempo se eseguite al momento giusto, contrattacchi teletrasportati, colpi che infrangono le difese, attacchi stordenti, combo e tecniche speciali che il giocatore può apprendere, potenziare e assegnare a specifiche scorciatoie.

Ogni manovra o tecnica speciale consuma l'aura, che potremo ricaricare in qualunque momento tenendo premuto un pulsante come in tantissimi altri videogiochi ispirati a Dragon Ball. Kakarot si impara a giocare in pochi minuti e inizialmente può sembrare anche fin troppo facile, ma i nemici minori in cui ci imbatteremo girando per il mondo sono quasi sempre una fastidiosa carne da cannone. I boss sono molto più impegnativi e richiedono un minimo di preparazione da GDR vero e proprio. Meglio farsi cucinare un manicaretto da Chichi che aumenta le nostre statistiche temporaneamente, e mai dimenticare di spendere le Sfere Z accumulate per potenziare le tecniche speciali, impararne di nuove o sbloccare i bonus passivi che ci aiutano a infliggere o incassare più danni.

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Gli scontri, specialmente quelli contro i boss, sono uno spettacolo di colori ed effetti speciali che si rincorrono sullo schermo a gran velocità tra esplosioni, onde energetiche e combo rapidissime. La telecamera fatica a seguire l'azione e purtroppo capita che si incastri in posizioni scomode, impiegando più secondi del dovuto a trovare l'inquadratura giusta, ma in generale l'azione è chiara e leggibile grazie anche agli indicatori visivi che anticipano certi attacchi, offrendoci la possibilità di schivarli e riposizionarci anzitempo. Alcuni scontri sono graziati da brevi cinematiche, piccoli QTE e cambi di prospettiva che rendono i boss più importanti maggiormente sofisticati a livello di gameplay, ma non vogliamo ingannarvi e quindi lo ripetiamo: Kakarot non è un picchiaduro. Approcciarlo in questo senso significa andare incontro a una cocente delusione. Il titolo CyberConnect2 non ha e non pretende di avere la complessità e la profondità di Dragon Ball FighterZ o di un qualsiasi altro picchiaduro 3D: è un sistema di combattimento action innestato in un GDR in terza persona e, in questo senso, svolge il suo lavoro in maniera onesta.

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Non per questo si tratta di un titolo esageratamente ripetitivo e, anzi, ci sono diverse meccaniche che influenzano i combattimenti rendendoli più vari anche a livello visivo, ma non solo. I personaggi di supporto, per esempio, ci faranno compagnia durante gli scontri, aiutandoci in modo diverso a seconda della categoria cui appartengono. Possiamo ordinare loro di eseguire determinati attacchi, e sfruttarli con un minimo di strategia, oppure sferrare devastanti attacchi coordinati che prendono il nome di Combo Z. È una dinamica semplice ma efficace che contribuisce a rendere ancora più memorabili alcuni scontri, sebbene ci sia un rovescio della medaglia importante: i lottatori giocabili sono soltanto una manciata. Ci ritroveremo a controllare spesso Goku, Gohan, Vegeta e pochi altri mentre i Guerrieri Z minori come Tenshinhan, Yamcha o Crilin resteranno semplici personaggi di supporto per tutto il gioco. È un gran peccato, soprattutto perché alcuni di loro, Crilin in primis, hanno un ruolo di importanza rilevante nel corso della storia che qui diventa una semplice cinematica d'intermezzo.

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Trofei PlayStation 4

I trofei sono in totale 42: 28 di bronzo, 9 d'argento, 4 d'oro e 1 di platino. Alcuni li sbloccherete automaticamente completando gli episodi della campagna o svolgendo attività secondarie, magari cucinando o potenziando i vari personaggi. Altri sono più impegnativi e vi obbligheranno a risolvere le Storie secondarie o a cercare tutti i collezionabili. Ovviamente dovrete combattere tantissimo.

In conclusione...

In questo senso, insomma, Dragon Ball Z: Kakarot è quella che potremmo sostanzialmente definire una catena di boss fight inframezzate da sequenze GDR che talvolta si prolungano anche un po' troppo. Tra una saga e l'altra si svolgono i cosiddetti Intervalli, momenti di libertà in cui il giocatore può comporre il gruppo come vuole, libero dai vincoli della storia, e girare per il mondo in cerca di Storie secondarie o altre sfide. L'Intervallo è il momento opportuno per raccogliere le Sfere del Drago che si rigenerano ogni venti minuti e che garantiscono un desiderio: potremo chiedere Sfere Z o denaro per aggirare completamente il farm - che diventa importante a livelli alti, quando dovremo sbloccare le tecniche speciali più potenti e costose - oppure potremmo chiedere a Shenron di riportare in vita un vecchio boss potenziato per combatterlo un'altra volta. Completata la campagna, questi diventano i principali contenuti extra da affrontare, oltre a un boss segreto interdimensionale e la sconfinata Enciclopedia Z da completare trovando i collezionabili in tutto il mondo.

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L'Enciclopedia Z è praticamente l'indizio principale che ci fa capire come il gioco sia stato pensato specialmente per i fan di Akira Toriyama e della sua opera. Accessibile dal menù principale, questo libro virtuale è una miniera di informazioni e dati sul gioco e sull'universo di Dragon Ball che un appassionato non potrà fare a meno di apprezzare. In questo spazio immaginario, tuttavia, esiste la contraddizione di Dragon Ball Z: Kakarot, un titolo imperniato sul fanservice che si rivolge a chi conosce questa storia a menadito. La struttura ripetitiva di una campagna poco articolata, appesantita da lunghi caricamenti e qualche tempo morto di troppo, allontanerà indubbiamente chi è meno motivato a seguire la storia, perché magari ricorda ogni momento a memoria oppure, molto semplicemente, non è particolarmente interessato a riviverla. A questi giocatori, che siano fan o meno, è difficile consigliare Dragon Ball Z: Kakarot, ma a tutti quelli che amano alla follia Goku e i Guerrieri Z possiamo tranquillamente suggerire l'acquisto poiché non resteranno delusi.

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Conclusioni

Versione testata PlayStation 4
Multiplayer.it
7.8
Lettori (120)
8.2
Il tuo voto

Se partiamo dal semplice presupposto che Dragon Ball Z: Kakarot è un gioco d'azione con elementi GDR che ripercorre la storia dell'anime dall'inizio alla fine, allora possiamo dire che CyberConnect2 ha centrato il bersaglio. Come abbiamo visto nella recensione, non è un titolo perfetto e ci sono varie spigolosità che andrebbero limate in un eventuale revisione, che potrebbe essere un sequel ispirato a Dragon Ball Super o un prequel incentrato sulle avventure di Goku bambino, ma è innegabile che ci troviamo di fronte a un prodotto realizzato con un affetto immenso nei confronti dell'opera di Akira Toriyama. I veri appassionati che non si sono stancati di rivivere questa storia lo apprezzeranno, al netto dei suoi difetti, in virtù di un gameplay immediato e di una spettacolarità coinvolgente. Tutti gli altri, ovviamente, valutino con cautela l'acquisto.

PRO

  • Ripercorre fedelmente la storia dell'anime
  • I combattimenti sono frenetici, immediati e spettacolari
  • Longevo soprattutto per gli amanti dei collezionabili
  • Il mondo di Akira Toriyama è stato ricostruito con grande cura

CONTRO

  • Gli elementi GDR non sono particolarmente sofisticati ma funzionano
  • La telecamera impazzisce spesso e servirebbe una patch correttiva
  • Gli obiettivi della campagna e delle Storie secondarie sono molto ripetitivi
  • Avremmo preferito qualche personaggio giocabile in più