È passato più di un mese dall'uscita di Final Fantasy 16 e, mentre molti giocatori si interrogano ancora sulla sua natura o sull'impatto che avrà il successo del titolo sviluppato dalla Creative Business Unit III di Naoki Yoshida sul futuro della serie Square Enix, ancora di più cercano di venire a patti con l'ambiguo finale, che risponde a molte domande ma solleva alcuni interrogativi importantissimi sul destino dei protagonisti.
Ve lo diciamo subito: questo approfondimento sul finale di Final Fantasy 16 è strapieno di spoiler, non solo sul gioco in questione - ovvio! - ma anche su altri titoli, come il predecessore Final Fantasy XV, e su alcune serie TV come Lost e Il Trono di Spade. Lo mettiamo in chiaro fin da adesso: chiudete immediatamente questa pagina se non avete ancora finito quei giochi o visto le serie televisive summenzionate. Altrimenti proseguite nella lettura e non mancate di farci sapere come la pensate nei commenti a fine articolo!
Cosa succede alla fine di FF16?
Final Fantasy 16 si conclude con l'assalto a Origine, la fortezza volante che Ultima ha costruito intorno al Cristallo Madre finale: Clive Rosfield e suo fratello Joshua si congedano da tutti gli altri nel Rifugio, inclusi Jill e il fedele Torgal, che li guardano partire sul dorso di Dion Lesage, trasformatosi in Bahamut per portare gli eroi nella tana del nemico. Dopo uno scontro iniziale in cui i nostri affrontano Ultima sotto forma di Eikon, Dion sacrifica la propria vita per consentire ai Rosfield di fare breccia nella fortezza.
Lì, Clive e Joshua affrontano Ultima che, tuttavia, li ha condotti in trappola. Ultima estrae il frammento che Joshua custodisce nel proprio petto, ferendolo a gravemente, e assume la sua forma finale: Ultimalius. Prima di morire, Joshua conferisce a Clive il pieno potere della Fenice e così il nostro protagonista affronta Ultima sotto forma di Ifrit Asceso.
Dopo un lungo scontro, in cui Ultimalius sfoggia i poteri degli Eikon che egli stesso ha creato, Clive ha la meglio: sconfigge il nemico e ne assorbe il potere, quindi si prende qualche minuto per ricordare il fratello e ne guarisce la ferita sul petto attingendo al potere lenitivo della Fenice. Infine, Clive attacca il Cristallo Madre per cancellare la magia da Valisthea, arginare l'espansione della Piaga e mettere fine alla nascita di Portatori e Dominanti. Origine esplode nel cielo e, qualche tempo dopo, ritroviamo Clive sulla riva del mare. Il nostro eroe prova a evocare la magia nella mano sinistra, ma la fiamma scaturisce solo per un attimo prima di dissiparsi, e la sua mano si trasforma in pietra mentre lui guarda il cielo stellato.
Proprio in quel momento, al Rifugio nasce il figlio di Edda, la giovane donna che Clive e Gav hanno salvato a Cineria. Jill vede la stella Metia scomparire nel cielo e, interpretandolo come un cattivo auspicio, scoppia a piangere. Anche Gav intuisce che qualcosa è andato storto, mentre saluta il neonato appena venuto al mondo. Torgal raggiunge una disperata Jill sulla veranda dell'infermeria e fa eco al suo pianto con un latrato mentre il sole sorge all'orizzonte, disperdendo definitivamente le nubi richiamate dall'incantesimo di Ultima. Jill, infine, guarda l'alba con un'espressione più serena e la voce narrante di Clive chiosa: "E così... il nostro viaggio si conclude".
Tuttavia, non è ancora finita. Dopo i titoli di coda, una breve scena mostra due bambini che giocano all'aperto in un periodo imprecisato, ma chiaramente successivo alla battaglia con Ultima. La mamma dei due chiede a uno di loro di accendere il fuoco in casa, ma quando il piccolo non riesce a scoccare la scintilla sfregando le pietre focaie, desidera a voce alta di avere i poteri degli Eikon. A quel punto la mamma lo apostrofa, ricordandogli che la magia non esiste, e che è solo la favola raccontata in un libro.
Il bambino riesce finalmente ad accendere il fuoco e torna dal fratellino: i due giocano alla "Guerra degli Eikon", ma il più grande protesta quando il fratellino decide che sarà lui Ifrit, suggerendo che sia stato il loro cagnolino, Bahamut, a decidere per loro. Sulla scrivania, davanti alla finestra, la telecamera inquadra un vecchio tomo: Final Fantasy di Joshua Rosfield.
Clive: vivo o morto?
A una prima visione superficiale, il finale di Final Fantasy 16 appare piuttosto dritto: Clive, Joshua e Dion sono morti, ma hanno consegnato Valisthea a un futuro di uguaglianza e di speranza, rappresentato dall'alba che Jill Warwick scorge all'orizzonte dopo aver pianto la fine del suo amato insieme a Torgal. Nel futuro, la magia è un lontano ricordo, a tal punto che le generazioni successive la ascrivono al mito, tramandato nei racconti di libri come il Final Fantasy sulla scrivania dei bambini nella scena dopo i titoli di coda. Per qualcuno, tutto quello che è successo nel gioco sarebbe addirittura la favola raccontata in quel libro, scritto da un certo Joshua Rosfield che potrebbe essersi anche inventato tutto.
Nonostante ciò, ci sono alcuni dettagli e momenti nella sequenza cinematica finale che mettono in discussione questa interpretazione iniziale, e che affondano le loro radici nell'immaginario di Valisthea, nei dialoghi opzionali e nelle missioni secondarie.
Partiamo dall'interpretazione più ottimistica: Clive è vivo. Egli guarisce la ferita sul petto di Joshua per restituire la dignità al suo corpo martoriato, quindi distrugge l'ultimo Cristallo Madre e finisce in mare dopo la distruzione di Origine. Sulla riva, richiamando la magia, il suo braccio si pietrifica, ma noi sappiamo che la pietrificazione di un arto non compromette la vita di un Portatore o di un Dominante, il quale potrebbe continuare a vivere più o meno normalmente. Non essendoci più la magia nel mondo di Valisthea, Clive fondamentalmente non rischia neppure più di tramutare il resto del proprio corpo in pietra.
Quanto a Jill, la scomparsa della stella Metia nel cielo la spaventa, perché la fanciulla aveva l'abitudine fin da piccola di rivolgere le sue preghiere a quella che molti ritenevano una divinità protettrice. Il gioco non spiega perché Metia sia scomparsa in quel momento, ma tutto suggerisce che fosse un luogo mistico - forse il fantomatico "osservatorio" da cui la specie di Ultima spiava Valisthea - e che sia scomparso insieme alla magia. L'alba rasserena Jill ipoteticamente per due motivi: alcuni credono che lei veda arrivare Clive in lontananza e fuori campo, altri che ricordi le sue stesse parole. In una missione secondaria, infatti, Jill associava Clive all'alba che tornava sempre da lei dopo ogni notte buia.
In un'altra interpretazione del finale, Clive distrugge Origine e muore sulla riva, tramutandosi completamente in pietra. Questa interpretazione del finale è rinforzata dalle canzoni "My Star" e "Tsuki Wo Miteita - Moongazing" che possiamo sentire, rispettivamente, durante la cinematica finale e durante i titoli di coda nella versione del gioco in italiano o in inglese (scegliendo l'audio giapponese, l'ordine delle due canzoni si inverte). "My Star", cantata da Amanda Achen, è praticamente la canzone di Jill: i testi di Michael-Christopher Koji Fox, che ha diretto la localizzazione del gioco, rispecchiano i pensieri e le parole della fanciulla, in particolare l'ultima lettera che scrive a Clive prima dello scontro finale. Jill sostanzialmente promette di amare Clive per il resto della sua vita, e di non dimenticarlo mai, custodendolo come un tesoro nel suo cuore.
Allo stesso tempo, "Tsuki Wo Miteita - Moongazing", scritta e cantata Kenshi Yonezu, potrebbe riflettere i pensieri di Clive al momento della sua morte: li dedica a Jill, a ciò che ha rappresentato per lui nella sua vita, al cielo stellato e alla luna che immagina di guardare insieme. Sono una promessa di ritrovarla ad ogni costo, anche se dovesse reincarnarsi e dimenticarla. La scomparsa della stella Metia, dunque, rappresenterebbe metaforicamente la morte di Clive: Jill sorride alla vista dell'alba perché capisce che il suo amato, compiendo il sacrificio supremo, ha salvato tutta Valisthea, che diventa dunque il suo lascito e duraturo ricordo.
Il mistero del libro
Resta un nodo da sciogliere: il libro Final Fantasy. Il titolo è autoreferenziale, ma rimanda anche a una battuta che Clive pronuncia nello scontro finale con Ultimalius, quando il boss esclama: "Il mondo che voi bramate non è altro che fantasia!" in italiano e "The world you seek is but a fantasy!" in inglese. In italiano, Clive replica: "L'unica fantasia qui sei tu. E noi saremo testimoni della sua fine!". In inglese, invece, Clive dice: "The only fantasy here is yours. And we shall be its final witness!". È una coincidenza molto strana, ma il punto è che solo Clive era presente in quel momento, se dobbiamo credere che Joshua sia morto prima dell'ultima battaglia.
In questo caso, e se prendiamo per buona l'ipotesi che Clive sia sopravvissuto all'ordalia, potrebbe essere stato proprio lui a scrivere il libro Final Fantasy. In fondo il gioco inizia e finisce con la sua voce narrante; inoltre, lo storico Harpocrates, nella sua ultima missione secondaria, fa dono a Clive della sua Penna di stolas ed esprime il desiderio che prima o poi egli riponga la spada e scriva un libro sulle sue avventure. Idea che Clive accoglie di buon grado. Quanto al nome dell'autore, quello Joshua... non sarebbe la prima volta che Clive adotta uno pseudonimo per rendere omaggio a un caro defunto: lo ha fatto con Cid e potrebbe aver firmato il libro col nome di suo fratello per onorarne il ricordo.
Se invece presupponiamo che Clive sia morto dopo aver distrutto il Cristallo Madre e Origine, potremmo spiegare l'esistenza del libro in questo modo: Clive effettivamente rianima Joshua col potere della Fenice amplificato da quello della creazione che ha appena assorbito da Ultima. Forse Clive non sa di aver effettivamente resuscitato suo fratello poiché, in precedenza, aveva affermato con decisione che il potere della Fenice può guarire solo le ferite del corpo e non può riportare in vita i morti. Dunque Joshua sopravvive alla distruzione di Origine, torna al Rifugio e scrive il libro Final Fantasy per tramandare la storia della Guerra degli Eikon. Storia che, col passare delle generazioni, diventerà niente più che una favola per bambini in un mondo senza magia.
Il finale ambiguo: yay or nay?
Il finale di Final Fantasy 16 è figlio di quella moda di concedere ai giocatori o spettatori la libertà di scegliere la conclusione che preferiscono... almeno finché non esce qualche DLC che toglie ogni dubbio, basti pensare a Xenoblade Chronicles 3: Un futuro riconquistato. Non è un'idea malvagia, quando il finale è scritto bene, ma purtroppo Final Fantasy 16 ricorre a veri e propri depistaggi per forzare la sensazione di ambiguità.
Se prendiamo il finale per come appare, senza scavare troppo nei retroscena della storia, abbiamo un epilogo tragico ma pieno di speranza, proprio come aveva anticipato sibillinamente lo stesso Naoki Yoshida. Clive Rosfield muore, sì, ma il suo sacrificio supremo rimette il mondo in sesto, non solo a livello naturale, ma anche sociale. Inoltre, era un po' difficile immaginare che Clive, dopo anni passati ad ammazzare la gente a destra e a manca, avrebbe potuto vivere felice e contento insieme Jill senza espiare le sue colpe.
In questo senso, il finale è agrodolce, triste ma schietto. Richiama in modo non troppo velato il finale di Lost: la mitica serie TV della Fox si concludeva col protagonista Jack Shepard che, dopo aver sconfitto il diabolico Uomo Nero e salvato il mondo, moriva da solo in mezzo alla foresta, guardando il cielo e l'aereo che trasportava i suoi amici e la sua amata Kate verso la salvezza. Praticamente ci mancava solo il primo piano sugli occhi di Clive che si chiudevano e si poteva cominciare a parlare di plagio. Voluta o no questa somiglianza, quella di Clive è una dipartita efficace, un vero pugno nello stomaco, anche perché è un protagonista scritto meravigliosamente, forte ma vulnerabile, sovrumano e umanissimo al tempo stesso.
Si resta doppiamente amareggiati perché Jill, che ha vissuto anni infernali, resta con un pugno di mosche: Clive non tornerà e noi non sappiamo nulla del suo futuro. Ammettiamo che se la regia avesse suggerito la possibilità che Jill fosse incinta di un piccolo Rosfield, la morte di Clive sarebbe stata un po' più tollerabile. In questo senso, non possiamo fare a meno di ripensare al finale praticamente perfetto di Final Fantasy XV: in quella storia non moriva soltanto il protagonista, Noctis, ma anche la sua amata Lunafreya. I due, tuttavia, si riunivano nell'aldilà, dove li vedevamo riposare finalmente in pace nella scena dopo i titoli di coda, sulle note del main theme di Final Fantasy. Per chi crede anche soltanto un minimo nella vita dopo la morte, era un finale commovente e pieno di speranza.
In Final Fantasy 16 è come se a un certo punto, mentre Yoshi-P e i suoi rivedevano la sceneggiatura del finale, qualcuno si sia alzato in piedi e abbia esclamato: "Oh, raga, qui siamo finiti a fare Dragon Ball... ma non dovevamo ispirarci a Il Trono di Spade?". Quasi riusciamo a vedere lo scrittore Kazutoyo Maehiro che ci ragiona sopra e infine replica: "Hai ragione, ammazziamoli tutti". Peccato che Il Trono di Spade - beh, in TV quantomeno - finiva a tarallucci e vino, rovesciando proprio i toni disperati e sanguinosi della storia con un finale che sembrava garantire un minimo di serenità ai personaggi più positivi della serie. Un epilogo che poteva piacere o non piacere, ma che rappresentava una vera e propria catarsi.
Final Fantasy 16, invece, inizia nel sangue e finisce nel sangue. Il mondo è salvo, sì, ma per i protagonisti che lo hanno protetto non c'è alcun futuro. A meno che non ci si scervelli sulle interpretazioni sopra descritte, che tuttavia si appoggiano a forzature e depistaggi. La scena in cui Clive guarisce il corpo di Joshua, per esempio, non ha alcun senso, perché sappiamo che la Fenice non può riportare i morti in vita e non c'è niente, se non qualche volo pindarico, che suggerisca diversamente in quelle ultime scene.
Secondo il principio di ambiguità, insomma, potrebbe valere tutto e il contrario di tutto. Non abbiamo visto il corpo di Dion, quindi anche lui potrebbe essere ancora vivo: in fondo era un Dragone, abituato ad atterrare sano e salvo dopo balzi portentosi. Anzi, potrebbero essere sopravvissuti tutti e tre - Clive, Joshua e pure Dion - alla distruzione di Origine, oppure potrebbero essere morti tutti e il libro Final Fantasy potrebbe averlo scritto Jote o qualche altro Imperituro in onore del giovane Rosfield sacrificatosi per Valisthea. Qualche volta l'ambiguità, per assurdo, funziona meglio con una scrittura più chiara e precisa che indirizzi i giocatori in una direzione o in un'altra.
Ma alla fin fine, la verità scomoda è forse quella sotto gli occhi di tutti, e cioè che Clive è morto, Joshua è morto, è morto pure Dion e noi fatichiamo ad accettarlo. In questo senso, ripensando alla perfezione della scena in cui Jack... cioè, Clive, muore sulle note di "My Star" - o "Moongazing" - non possiamo fare a meno di riconoscere un grande, grandissimo merito alla scrittura di Final Fantasy 16: quello di averci consegnato alcuni personaggi indimenticabili, che abbiamo imparato a conoscere e amare e che avremmo voluto vedere vivere felici e contenti. E quale complimento migliore si potrebbe fare a un Final Fantasy degno di questo nome?