Ci sono diversi motivi per cui Final Fantasy Tactics ha viaggiato fino a oggi, trent'anni avanti nel tempo, restando ancorato al cuore di chi l'ha giocato da bambino. Sicuramente è per via della sua vicenda epica, della penna magistrale di Kazutoyo Maehiro, che all'epoca partecipava alla scrittura dello scenario e che oggi dirige l'operazione Final Fantasy Tactics - The Ivalice Chronicles (disponibile dal 30 settembre su PC e console), con la stessa passione con cui si scrive una lettera d'amore alla donna che hai amato tanto tempo fa. Una storia di lotte di classe, di amicizie interrotte, di legami che si rinsaldano, più forti di prima, di promesse che non si spezzano nemmeno davanti alla fine del mondo. Ma c'è anche un'altra caratteristica che lo ha mantenuto saldo nella mente degli appassionati, e che oggi dovrebbe attirare l'attenzione di chi non ha mai avuto modo di giocarlo per questioni anagrafiche, o magari geografiche, dal momento che qui in Europa l'originale del 1997 non è mai uscito: l'estrema versatilità e la libertà creativa del suo job system.
Nel 1997, la serie di Final Fantasy era sulla cresta dell'onda: Final Fantasy VII era stato riconosciuto come un capolavoro immortale, uno dei migliori videogiochi della storia. Ma solo una manciata di altri capitoli erano arrivati in Occidente, e dopo aver conosciuto la saga con le avventure di Cloud Strife, il pubblico ne voleva di più. Il capitolo immediatamente successivo, anche se si trattava di uno spin-off, era Final Fantasy Tactics. Un videogioco con un approccio diverso dai classici combattimenti a turni della saga, ma che riprendeva molte delle caratteristiche degli altri capitoli: un'eredità narrativa fatta di intrighi politici, di lotte di potere e di regni da salvare. C'era l'epica, insomma, ma anche qualcosa di più profondo: l'intenzione era regalare a questo capitolo una maturità che era sempre stata in superficie.
Questa volontà si rivelò compiuta proprio grazie al lavoro di Yasumi Matsuno e di Kazutoyo Maehiro, che narrarono la storia di Ramza Beoulve e di Delita Heiral, curando tanto il racconto quanto altri aspetti del gioco. Uno fra tutti, il job system. Non era certo una novità che in un Final Fantasy ogni eroe scegliesse la propria classe, ma l'intenzione di Tactics era trasformare questa trovata in un sistema molto più flessibile. Non solo una questione quantitativa - visto che c'erano oltre 20 classi tra cui scegliere -, ma qualitativa: i personaggi potevano far tesoro delle proprie esperienze, ereditando abilità anche quando sceglievano altre specializzazioni, creando ibridi che dipendevano dalla volontà del giocatore. Final Fantasy Tactics inseriva nell'equazione una caratteristica inedita: la creatività.
From zero to hero
Ramza, rampollo della nobile casa dei Beoulve, rappresenta perfettamente il percorso che è possibile disegnare per ogni personaggio che incontriamo nel videogioco. Proprio come tutti gli eroi che si trovano a loro agio con una spada in mano, Ramza inizia il suo percorso come Scudiero (Squire). Un combattente che sta imparando i fondamenti della scherma e che non si risparmia nemmeno quando deve affidarsi a pratiche non proprio guidate dall'onore, come raccogliere una pietra e scagliarla contro l'avversario. In Final Fantasy Tactics - The Ivalice Chronicles, la classe scelta non è solo una questione di vocazione, ma di crescita ed esperienza. Se è vero che il nostro eroe parte come Scudiero, è la pratica che lo rende perfetto e gli permette di fare un salto di qualità verso una professione più qualificata. O che magari gli fa cambiare idea per preferire una strada totalmente diversa.
Ogni azione che viene intrapresa durante la battaglia - dall'attaccare il nemico fino all'utilizzare pozioni di cura su di sé o sugli alleati - regala al personaggio dei Job Points (JP). Questi ultimi sono diversi dagli EXP che servono a far progredire il livello dell'eroe, ovvero la sua esperienza come combattente. I Job Points riguardano invece la maestria che accumula nella sua classe. Ci dicono quanto Ramza sia un bravo Scudiero, o magari un Cavaliere (Knight) navigato.
L'intuizione di staccare questi due sistemi di progressione del personaggio fu raffinata a partire da Tactics Ogre: Let Us Cling Together (che recentemente è stato riproposto con Tactics Ogre: Reborn), un altro classico dei JRPG tattici, nonché il videogioco precedente di Matsuno. A questa si affiancava anche l'evoluzione del job system già iniziata in Final Fantasy V (al tempo inedito in occidente). Un combattente esperto non era necessariamente anche un ottimo mago, perché magari aveva trascorso tutta la sua vita sul campo di battaglia agitando spada e scudo.
Quando si accumulano abbastanza Job Points, la maestria del nostro personaggio in quella classe aumenta, e ha la possibilità di ottenere delle abilità esclusive. Questa è una delle caratteristiche più interessanti del sistema: una volta fatta esperienza in una certa direzione, il personaggio si porta dietro i suoi progressi anche quando cambia classe. In pratica, può diventare un'unità ibrida, combinando alcune delle abilità più utili di un mestiere con quelle di altre professioni.
La magia delle classi ibride
Diventare più bravi nei ruoli iniziali è un percorso che ci porta verso guerrieri sempre più specializzati e, contestualmente, aumenta la rosa di possibilità di costruire eroi su misura per le nostre esigenze. L'accesso alle classi avanzate richiede che il personaggio abbia raggiunto un certo livello di esperienza nelle professioni precedenti, e non senza un criterio logico: per essere un Ninja bisogna avere la mira infallibile di un Arciere (Archer), l'agilità di un Ladro (Thief) e la conoscenza degli elementi di un Geomante (Geomancer). Un Samurai è un eccezionale Cavaliere, ma anche un Monaco (Monk) che ha affinato la sua spiritualità. Un guerriero filosofo.
Le classi disponibili sono molte e vanno in direzioni completamente differenti: alcune sono versioni iperspecializzate di altre classi, altre invece si aprono a contaminazioni di ogni tipo, magari mescolando magia e combattimento corpo a corpo. Le più sorprendenti, come il Calcolatore (Calculator), fanno utilizzo di meccaniche bizzarre e divertenti che, se messe nelle mani di un giocatore scaltro, diventano letali. Il percorso che porta i personaggi a scoprire prima e a inseguire poi una specializzazione va pianificato con cura, ed è uno dei momenti strategici più importanti di tutto il gioco.
Certo, Final Fantasy Tactics - The Ivalice Chronicles offre una flessibilità interessante in tal senso: con la possibilità di ereditare abilità dalle professioni precedenti, ci si può creare una classe tutta propria. Il Cavaliere può avere delle basi di magia bianca per correre in aiuto dei suoi alleati; l'Arciere può bersagliare i nemici non solo con le frecce, ma anche con potenti magie ad area.
E non è solo alle abilità sul campo che si affidano gli eroi di Final Fantasy Tactics: la presenza di capacità passive che ereditano da specializzazioni passate cambia notevolmente i loro talenti. Un agile Ladro può imparare in maniera permanente a spostarsi più velocemente sulla mappa e portarsi dietro questa conoscenza anche quando indossa un'armatura pesante da Dragone (Lancer). Il Monaco può aver avuto un passato da Scudiero e quindi essere addestrato all'utilizzo degli scudi. Un periodo da Ninja può insegnare a un Cavaliere l'abilità di utilizzare una spada per ogni mano e attaccare due volte.
Un job system indimenticabile
Ramza e Delita, con la loro storia profondamente umana e politica, l'iconografia classica che si sposa con una narrazione così matura, e quel Job System mai così profondo. Sono questi gli elementi che compongono il cuore pulsante di Final Fantasy Tactics - The Ivalice Chronicles. Ciò che ha trascinato il classico uscito su PlayStation nel 1997 fino a oggi, e che lo rende ancora inarrivabile. La libertà di personalizzare i propri eroi, di combinare le abilità scegliendo tra una moltitudine di classi e di creare un'esperienza sul campo ritagliata attorno a ogni filosofia di gioco consacra Final Fantasy Tactics come un capolavoro assoluto. Un videogioco che ogni amante dei giochi di ruolo dovrebbe giocare, anche per capire da dove arrivano classici moderni come Triangle Strategy.
Tornare oggi a quel job system ci dimostra che non solo non è invecchiato, ma che rappresenta un modello di sperimentazione e creatività che ha fatto scuola. Ti invita a sbagliare, a reinventare e a ripensare ogni personaggio a seconda della tua visione del combattimento, ma anche della situazione che bisogna affrontare. Nel corso dell'avventura, ci sono momenti in cui un'intelligente costruzione dell'eroe può fare la differenza tra la vittoria e la sconfitta. Ci sono battaglie in solitaria in cui capire come incastrare le competenze di Ramza diventa quasi un puzzle, un gioco nel gioco. Ed è proprio in quella libertà che si nasconde il segreto di uno dei migliori tattici a turni di sempre.