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I giochi più brutti del 2022

Gameplay banali, grafiche mediocri, strutture povere e limitate: scopriamo quali sono stati i giochi più brutti del 2022, così da poterli evitare accuratamente.

SPECIALE di Tommaso Pugliese   —   24/12/2022
I giochi più brutti del 2022

Stilare una lista dei giochi più brutti del 2022 non è semplice, per due motivi fondamentali. Il primo è che chiaramente ci si ritrova a esprimere un giudizio piuttosto netto nei confronti di un progetto a cui di solito hanno lavorato tante persone, convinte magari di star realizzando un prodotto di buona qualità fino all'inevitabile doccia fredda dei voti della critica.

Il secondo motivo è che oggi come oggi in effetti non è semplice fare un buco nell'acqua: sviluppare videogiochi ha dei costi sempre più alti e a fronte di investimenti simili si moltiplicano i controlli qualitativi, pensati appunto per correggere la rotta in caso di problemi e arrivare all'appuntamento con il lancio nelle migliori condizioni possibili.

Eppure, come vedremo fra poco, alcuni prodotti proprio non resistono alla tentazione di rivelarsi dei disastri, piccoli o grandi che siano: a volte lo fanno ingenuamente, a volte sembra quasi che ci sia del dolo. Quali che siano i motivi reali dietro questi flop, ecco la nostra selezione in rigoroso ordine alfabetico: fateci sapere cosa ne pensate.

Babylon's Fall

Babylon's Fall, i protagonisti del gioco
Babylon's Fall, i protagonisti del gioco

La recensione di Babylon's Fall esprime un concetto piuttosto chiaro: tutti possono sbagliare, anche i team di sviluppo più talentuosi. In questo caso sono stati i ragazzi di PlatinumGames, autori di gioielli come Bayonetta e Astral Chain, a mettere insieme un'esperienza che dal reveal iniziale sembrava promettere bene, per poi essere trasformata in un live service da Square Enix.

Un cambio che ha fatto decisamente male a Babylon's Fall, introdotto al pubblico con una serie di beta che non sembravano aver convinto nessuno e che hanno accompagnato il gioco verso un lancio disastroso; in particolare su Steam, dove sono stati probabilmente stabiliti dei record per il minor numero di giocatori contemporanei in relazione all'importanza del prodotto.

Un vero peccato, perché il titolo di PlatinumGames possedeva un indubbio potenziale e una struttura ricca di contenuti, fruibili anche in cooperativa insieme agli amici. Purtroppo le tante limitazioni di una formula raffazzonata sul fronte dell'integrazione delle meccaniche, del comparto tecnico e della struttura hanno avuto il sopravvento, e questo è il risultato.

Blade Runner: Enhanced Edition

Blade Runner: Enhanced Edition, un artwork del protagonista
Blade Runner: Enhanced Edition, un artwork del protagonista

In genere quando si parla di Enhanced Edition vengono in mente riedizioni migliorate, arricchite, potenziate rispetto all'originale, ma nel caso di Blade Runner le cose sono andate diversamente: la remaster firmata Night Dive Studios prende l'iconica avventura punta e clicca del 1997, che ancora oggi ha un suo perché, e la ripropone in una versione francamente imbarazzante.

"Il lavoro fatto sulla grafica è figlio di un'automazione ottusa e spietata, la nuova interfaccia è pessima e, in generale, è un peggioramento netto rispetto alla versione ScummVM", si legge nella tutt'altro che entusiastica recensione di Blade Runner: Enhanced Edition. Insomma, a volte i capolavori del passato vanno lasciati dove sono, specie se si rischia di rovinarli con una remaster piena di problemi.

Cobra Kai 2: Dojos Rising

Cobra Kai 2: Dojos Rising e la sua grafica ultra-datata
Cobra Kai 2: Dojos Rising e la sua grafica ultra-datata

Per molti versi Cobra Kai 2: Dojos Rising rappresenta un tuffo nel passato, ai tempi in cui i publisher tiravano fuori tie-in di qualunque cosa per sfruttare la popolarità del brand a fronte di un impegno risibile in termini di sviluppo, spesso affidato a studi improvvisati o completamente privi di esperienza. Del resto ciò che conta è il nome sulla copertina del gioco, no?

Ecco, nel frattempo è arrivata una roba chiamata "internet" e ha contribuito a una diffusione molto più capillare di recensioni e feedback degli utenti, che in questo caso stroncano di brutto la trasposizione per PC e console della serie televisiva con Ralph Macchio e William Zabka, pensata per i nostalgici del classico Karate Kid. Fra glitch, meccaniche approssimative e una grafica improponibile, specie sulle console di nuova venerazione, la recensione di Cobra Kai 2: Dojos Rising non si fa mancare nulla.

CrossfireX

CrossfireX, una sequenza di combattimento
CrossfireX, una sequenza di combattimento

Ottimi team di sviluppo & pessimi giochi, parte due: stavolta ci troviamo di fronte a un progetto misto, con Remedy Entertainment che si è occupata del comparto single player e Smilegate a curare il multiplayer online, ma nonostante l'impegno CrossfireX si pone senza dubbio come una delle più grandi patacche del 2022, basti pensare ai terribili voti assegnati al gioco dalla stampa internazionale.

Afflitto al debutto da un glitch che impediva di scaricare la versione completa agli abbonati a Xbox Game Pass, chiedendo loro di acquistare il pacchetto a pagamento, CrossfireX avrebbe dovuto consolidare la popolarità di un brand che in Asia è piuttosto conosciuto ed estenderne il successo all'occidente, ma nonostante qualche aspetto positivo legato proprio alla campagna single player ci troviamo di fronte a un clamoroso fallimento.

Dynasty Warriors 9: Empires

Dynasty Warriors 9: Empires, Cao Cao in una sequenza di intermezzo
Dynasty Warriors 9: Empires, Cao Cao in una sequenza di intermezzo

Ecco, a proposito di grandi successi asiatici non c'è alcun dubbio che la serie di Dynasty Warriors continui ancora oggi a godere di un'enorme popolarità in patria, sebbene di fatto la formula musou creata da Koei Tecmo riproponga da decenni le stesse identiche meccaniche, con gli scontri uno-contro-mille per liberare le zone della mappa e ben poche varianti.

Nel caso di Dynasty Warriors 9: Empires, tuttavia, il concept soffre di ulteriori limitazioni: abbandonata la struttura open world di DW 9, che non aveva funzionato per nulla, il gioco torna ai soliti scenari da ripulire ma aumenta ulteriormente il grado di ripetitività dell'azione, che diventa insostenibile, alternandolo a sezioni strategiche davvero banali e concettualmente datate, per poi completare il tutto con un comparto tecnico mediocre.

Gungrave G.O.R.E

Gungrave G.O.R.E, un violento attacco speciale
Gungrave G.O.R.E, un violento attacco speciale

Il ritorno di Ikumi Nakamura al character design non poteva avvenire in un contesto più infelice, visto che Gungrave G.O.R.E si pone senza alcun dubbio come uno dei giochi più brutti del 2022. Il franchise creato da Yasuhiro Nightow, il padre di Trigun, ha fatto ritorno dopo anni di assenza dalle scene, ma il team a cui è stato affidato l'incarico di svilupparlo si è rivelato inesperto e incapace di rendere giustizia al brand.

Sebbene in alcuni momenti il gameplay restituisca qualche soddisfazione, il titolo soffre di un level design atroce, di grossi problemi per quanto concerne la progressione e il bilanciamento della difficoltà, di nuove meccaniche traballanti e di una realizzazione tecnica da dimenticare: abbiamo parlato di questo e altro nella recensione di Gungrave G.O.R.E.

Postal 4: No Regerts

Postal 4: No Regerts e la sua straordinaria grafica
Postal 4: No Regerts e la sua straordinaria grafica

Una delle serie videoludiche più controverse di sempre torna con un nuovo episodio, anch'esso parecchio controverso. Postal 4: No Regerts ci mette ancora nei panni del Postal Dude, che in compagnia del suo cane Champ decide di lasciare la città di Paradise per andare alla ricerca di un altro posto da chiamare "casa", ma viene derubato del suo camper e si ritrova a piedi, in mezzo al nulla, obbligato a ricominciare tutto da capo.

Giunto nella ridente località di Edensin, l'uomo si dedica ai lavori più umili per sbarcare il lunario, portando a termine ogni incarico a modo suo: sparando colpi di fucile, lanciando granate e distruggendo tutto ciò che incontra. Una formula completamente fuori di testa, come al solito, accompagnata da un umorismo "alla Postal" ma anche da un comparto tecnico ingiustificabile, come abbiamo scritto nella recensione di Postal 4: No Regerts.

Resident Evil Re:Verse

Resident Evil Re:Verse, Leon Kennedy si aggira nella mappa
Resident Evil Re:Verse, Leon Kennedy si aggira nella mappa

Annunciato ben prima dell'uscita di Village, Resident Evil Re:Verse sarebbe dovuto arrivare in contemporanea con il lancio dell'ultimo capitolo della serie Capcom, al fine di offrire un impianto multiplayer competitivo finalmente in grado di valorizzare il celebre franchise anche da questo punto di vista, con tutto ciò che ruota attorno ai live service e alla loro capacità di produrre ottimi incassi nel tempo.

Diciamo che non è andata così, ma neanche lontanamente: approdato su PC, PS4 e Xbox One con notevole ritardo, il gioco si è rivelato fin da subito incapace di offrire un'esperienza in linea con i tempi, clamorosamente privo di contenuti pur dopo tutta questa attesa, viziato da meccaniche di gameplay approssimative e da una grafica parecchio distante rispetto a ciò a cui il franchise ci ha abituati.

The Last Oricru

The Last Oricru, il nostro personaggio si prepara a combattere
The Last Oricru, il nostro personaggio si prepara a combattere

Un mix fra Mass Effect e Dark Souls? The Last Oricru non si avvicina minimamente a tale obiettivo, rivelandosi anzi una plateale occasione mancata. Al comando di un guerriero virtualmente immortale, risvegliatosi su di un mondo che non gli appartiene, dovremo affrontare orde di nemici appartenenti a diverse fazioni in lotta per il controllo del pianeta, ma tutto questo viene portato sullo schermo in maniera quantomeno discutibile.

Come si può leggere nella recensione di The Last Oricru, i problemi del gioco sono svariati: dal sistema di controllo legnoso e impreciso al comparto tecnico inadeguato, dalla sceneggiatura semplicistica e infantile ai tanti glitch e bug che affliggono l'esperienza, rendendola ancora meno divertente di quanto non sia in realtà.

XEL

XEL e il suo stile fumettoso
XEL e il suo stile fumettoso

Che succede quando un piccolo team di sviluppo si pone un obiettivo irrealistico? Succede, in pratica, XEL. L'idea dei ragazzi di Tiny Roar era quella di realizzare un'avventura in stile The Legend of Zelda, senza però fare i conti con le grandi sfide che comporta un progetto simile; e infatti i nodi vengono subito al pettine, nella forma di uno scenario avaro di contenuti e di un sistema di combattimento inconsistente e legnoso.

Ci sono alcuni elementi che danno l'idea di ciò che sarebbe potuto diventare il gioco con un po' di cura e attenzione in più, vedi ad esempio i puzzle e lo stile grafico, ma l'estrema lentezza della struttura e i tanti problemi tecnici finiscono per affossare anche questi pochi spiragli di luce: ne abbiamo parlato nella recensione di XEL.