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Hyrule Warriors: L'era dell'esilio, abbiamo provato un nuovo musou da sogno

Abbiamo provato Hyrule Warriors: L'era dell'esilio, nuovo capitolo del musou crossover dedicato a The Legend of Zelda che migliora ogni singolo aspetto della formula.

PROVATO di Lorenzo Mancosu   —   28/09/2025
Zelda ne L'era dell'esilio
Hyrule Warriors: L'era dell'esilio
Hyrule Warriors: L'era dell'esilio
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Anche se il sotto-genere dei "musou", nel corso dei decenni, è riuscito a costruirsi una nutrita nicchia d'estimatori, non si può certo dire che sia universalmente ben visto e preso in considerazione dal pubblico di massa. Anzi: al di fuori delle storiche serie di Koei Tecmo, sulle quali torreggia Dynasty Warriors, le contaminazioni di questo tipo sono sempre state osservate con sospetto, come se si trattasse di ispirazioni di Serie B rispetto alla solida tradizione degli action puri. Di recente, tuttavia, le cose hanno iniziato a cambiare: se persino la serie Dynasty Warriors, attraverso l'ultimo capitolo Origins, è stata in grado di rifarsi il look e sta finalmente abbracciando un pubblico più ampio, la collaborazione con Nintendo che ha dato i natali a Hyrule Warriors si è presentata sin dall'epoca di Wii U come il più elevato picco qualitativo mai raggiunto da questa deriva, nonché il perfetto punto d'ingresso per introdurre qualsiasi videogiocatore a una formula tanto particolare.

La serie Hyrule Warriors non è emersa solamente come una fucina di musou atipici, caratterizzati da un elevatissimo grado di qualità e capaci di soddisfare le esigenze di qualsiasi videogiocatore in ragione del particolare approccio alle meccaniche, ma costituisce anche uno straordinario tributo all'intero immaginario di The Legend of Zelda, avendo trattato con grandissimo rispetto ogni minuto dettaglio dell'epopea di Link, dai risvolti della dinamica di gioco fino alle minuzie dell'interfaccia utente, per arrivare anche agli effetti sonori. In occasione del Tokyo Game Show 2025 abbiamo provato Hyrule Warriors: L'era dell'esilio, ultima incarnazione della serie che porta le grandi battaglie d'azione su Nintendo Switch 2 accompagnandole con un grande balzo qualitativo, tratteggiando un'esperienza che sembra aver ormai colmato tutte le mancanze della formula originale.

L'era dell'Esilio

Mentre l'ultimo capitolo Hyrule Warriors era riuscito a ritagliarsi in qualche modo uno spazio in mezzo alle pieghe della "lore" della serie, nel caso specifico in mezzo ai confini dell'universo di Breath of the Wild, raccontando i personaggi e gli avvenimenti che erano rimasti in secondo piano rispetto alla grande avventura di Link, l'Era dell'Esilio sembra optare per un approccio decisamente più canonico e coerente. In questo episodio, vestendo i panni della Principessa Zelda, ci si trova imprigionati nella celebre linea temporale del passato, dunque la ragazza dovrà unire le forze con Re Raul, con la Regina Sonia, con la geniale inventrice Mineru, con gli Zonau e con tutti gli altri Saggi che si sono trovati a fronteggiare per la prima volta la minaccia incarnata da Ganondorf, nel tentativo di liberare il mondo dal male e preservare l'integrità del ciclo millenario.

Zelda e gli altri protagonisti della guerra dell'esilio
Zelda e gli altri protagonisti della guerra dell'esilio

Non è ancora dato sapere come si evolverà la narrazione e in quale misura finirà per abbracciare i personaggi rimasti nel "presente" - né fino a che punto si spingerà la natura da crossover del progetto - ma per il momento abbiamo potuto seguire Zelda durante le prime missioni di ricognizione nel sottosuolo di Hyrule, sotto la guida attenta di Raul e Mineru. Anche in questo caso, lo spin-off si dimostra un perfetto pretesto per approfondire la caratterizzazione dell'universo narrativo e soprattutto dei personaggi che si muovono all'interno: esattamente come accaduto nei predecessori, la vicenda sembra configurarsi come un tassello imperdibile per chiunque abbia apprezzato la narrazione degli episodi principali, e questo a prescindere dai gusti in fatto di gameplay.

Un musou che va oltre il musou

Hyrule Warriors: l'era dell'esilio è sì un musou in puro stile Koei Tecmo, ma non è assolutamente un normale musou di Koei Tecmo. Sono due le caratteristiche a spalancare una voragine rispetto all'eredità del genere, ovvero il grado di cura riservato all'esecuzione artistica e tecnica, nonché la fortissima contaminazione con l'universo di The Legend of Zelda. Se, in primo luogo, è davvero molto raro imbattersi in hack and slash di questo genere che si presentino così tanto rifiniti, con animazioni tanto curate, tecniche tanto varie e un simile grado d'attenzione riservato al comparto artistico, in seconda istanza le meccaniche distintive della serie principale finiscono per modificare pesantemente la struttura classica del musou, rendendola di fatto "più videogioco d'avventura" di quanto non sia mai stata.

Prendere dimestichezza con le meccaniche de L'era dell'esilio è davvero facilissimo: alternando gli attacchi standard e quelli potenti è possibile esibirsi in lunghe serie di combo grazie alle quali domare le orde di avversari minori, chiudendo ciascuna sequenza con mosse davvero spettacolari e soddisfacenti. Trovandosi a fronteggiare minacce più impegnative, invece, la schivata inizia ad assumere una certa rilevanza, ma soprattutto potrebbe toccare affidarsi alle celebri mosse speciali che danno il nome a questo genere, alzando il sipario su splendide animazioni che calano un velo di distruzione sull'intero campo di battaglia. Infine s'incappa nei boss, ed è allora che bisogna fare affidamento sull'intero arsenale a disposizione dei protagonisti, magari sfruttando gli strumenti degli Zonau alimentati a batteria, scatenando la furia degli elementi, o ancora affidandosi ai devastanti attacchi finali combinati che sfruttano le caratteristiche di tutti i guerrieri presenti sul campo di battaglia (e che fanno invidia alle finisher di titoli come Dragon Ball: Sparking Zero).

Come da tradizione, infatti, è possibile controllare ben più di un singolo guerriero, questi si possono cambiare in tempo reale, e la varietà si rivela un ingrediente essenziale della ricetta: durante la missione iniziale, avendo a disposizione Zelda, Raul e Mineru, siamo rimasti impressionati ancora una volta dalla varietà e dalla diversità dei loro stili di combattimento, dall'attenzione maniacale che è stata dedicata all'animazione delle tecniche speciali personali, dal grado di fedeltà che si ravvisa anche semplicemente nel sound design, nel doppiaggio, nelle "idle animations", in tutti gli elementi che ne delineano la personalità. Insomma, siamo rimasti colpiti da un'esperienza che non solo sa dimostrarsi estremamente rispettosa del materiale originale, ma che è desiderosa di aggiungere anche una sua impronta personale, di arricchire la caratterizzazione con nuove pennellate, sia sul piano dei singoli protagonisti sia, soprattutto, sul fronte del gameplay.

Una delle differenze più importanti fra Hyrule Warriors e altri musou sta nell'interpretazione unica delle dinamiche di gioco: mentre di solito, nei confini del genere, capita d'approcciare il campo di battaglia con la mente rivolta solamente alla strategia e al combattimento, qui la contaminazione con la tradizione d'avventura regna sovrana. C'è una parete segnata da una crepa? Beh, basta procurarsi una bomba Zonau per farla saltare in aria e svelare un passaggio segreto. Ci si trova ad affrontare una grossa rana? Ecco che quella stessa bomba potrebbe essere scagliata all'interno delle fauci della bestia. In poche parole, a partire dalla struttura delle mappe, passando per le interazioni con lo scenario, per arrivare anche alle dinamiche delle battaglie, l'aura di The Legend of Zelda permea l'interezza della produzione e si riflette in ciascun elemento che si muove sullo schermo.

Arte e tecnica

Nella sua lunghissima storia Nintendo è sempre stata restia a concedere il libero sfruttamento delle proprie IP, di recente meno che mai. Ci sono stati alcuni casi, tuttavia, nei quali le contaminazioni proposte sono riuscite a stregare i severi "custodi" dell'eredità della Grande N: basti pensare a opere come Cadence of Hyrule, il Mario+Rabbids di Ubisoft Milan, e ovviamente il qui presente Hyrule Warriors. Produzioni di questo genere, anche solo per potersi permettere di esistere, devono mettere sul piatto un grado di fedeltà, di rispetto e di comprensione dell'anima delle controparti originali che probabilmente è secondo solamente a quello richiesto da compagnie storiche, come la vecchia Disney diretta da Michael Eisner. E, da questo punto di vista, Koei Tecmo sembrerebbe aver segnato ancora una volta un centro perfetto.

C'è ancora molto da scoprire di questo progetto
C'è ancora molto da scoprire di questo progetto

I controlli sono fluidi e intuitivi, le movenze dei personaggi risultano naturali, la caratterizzazione di comprimari come Raul e Mineru aggiunge spessore alla sceneggiatura originale, insomma, in parole povere non si ha assolutamente la percezione di trovarsi al cospetto dell'opera di uno studio terzo, ma di un progetto che sembra nato in maniera quasi naturale accanto a Tears of the Kingdom, come se fosse sempre stato destinato a esistere. Ovviamente questo è un parere che emerge dalla primissima manciata di minuti del gioco, ma non vediamo l'ora di scoprire quanto sia effettivamente profonda la tana del coniglio bianco.

La notizia più importante - e più scontata, verrebbe da dire - riguarda il comparto tecnico: se, in passato, le prodezze di Hyrule Warriors sono sempre state limitate dalle prestazioni ballerine, da una frequenza dei fotogrammi che scendeva fino ai 20 fps, nonché da tutte le limitazioni tipiche di un'opera che mette sullo schermo decine di nemici in contemporanea, il passaggio a Nintendo Switch 2 sembra destinato a portarsi dietro un'interpretazione granitica di quella formula musou a 60fps, non solo priva di sbavature tecniche ma volenterosa di spingere sul pedale dell'acceleratore quando si tratta di animazioni.

Per il momento si presenta tecnicamente molto solido, ma non abbiamo assistito a fasi davvero aperte e concitate
Per il momento si presenta tecnicamente molto solido, ma non abbiamo assistito a fasi davvero aperte e concitate

Certo, c'è da dire che la sezione provata si svolgeva interamente nel sottosuolo, dunque non era caratterizzata da ampi spazi aperti né da orde che s'estendevano a perdita d'occhio, ma dal momento che siamo all'alba di una console di nuova generazione (Vero Nintendo e Koei Tecmo? Vero?) sembra lecito aspettarsi che questa situazione di stabilità sia ravvisabile nell'interezza della produzione. Gli interrogativi sono ancora parecchi: quanti personaggi saranno disponibili? Quale sarà l'effettiva scala della produzione? Quante delle vicende di Hyrule saranno coperte dalla narrazione? Ormai manca poco più di un mese al 6 novembre 2025, quindi non dovremo aspettare troppo per ottenere risposte definitive anche a queste domande.

Hyrule Warriors: L'era dell'esilio sembra proseguire in perfetta continuità lungo il sentiero tracciato dai suoi predecessori: elevando la formula del "musou" oltre i suoi tradizionali limiti, offre un'eccelente sintesi con l'universo di The Legend of Zelda che fa del rispetto, della cura e dell'innovazione i suoi principali tratti distintivi. Il combattimento nel Regno di Hyrule è tanto immediato quanto spettacolare, i personaggi sono caratterizzati alla perfezione, mentre l'intero comparto artistico - specialmente per quel che riguarda le animazioni e il sound design - si presenta in uno stato di forma smagliante. La novità più gradita, grazie all'impatto di Nintendo Switch 2, sta nel fatto che l'opera sembra finalmente al passo con i tempi anche sotto il profilo tecnico, ma sappiamo quanto sia rischioso dire gatto quando non lo hai ancora nel sacco. Per il momento L'era dell'esilio si presenta come uno fra i musou più curati che ci sia mai capitato di provare, ma tocca attendere ancora un po' per scoprire quanto sia realmente profonda la tana del coniglio bianco.

CERTEZZE

  • Eccellente sintesi fra "musou" e meccaniche di Zelda
  • Artisticamente immacolato e super rispettoso della serie principale
  • Sistema di combattimento accessibile e spettacolare
  • Tecnicamente sembra aver fatto enormi passi avanti

DUBBI

  • Difficile ipotizzare la mole di contenuti e la varietà effettive
  • Per ora abbiamo provato solamente piccole aree nel sottosuolo