Si rivolge agli impiegati della gigantesca azienda di cui è CEO definendoli "persone straordinarie" ma, a quanto sembra dalle numerose testimonianze emerse su di lui in questi anni, ben pochi fra i dipendenti ricambierebbero la cortesia. Stiamo parlando di Robert A. Kotick, o - come ama firmarsi - Bobby Kotick. Nella sua lettera di addio al personale di Activision Blizzard, Kotick parla della sua passione di lunga data per i videogiochi, che lo portava a lunghe nottate in bianco mentre studiava in università, e riflette su come l'azienda da lui guidata sia stata capace di realizzare quello che lui definisce "il grande potenziale dei giochi".
Negli ultimi anni di una carriera imprenditoriale lunga oltre quarant'anni, Kotick è stato al centro di un gran numero di scandali, tanto da portare alcuni investitori a chiedere le sue dimissioni. Gli azionisti non erano contenti nemmeno dei faraonici compensi di Kotick e della sua aggressiva politica di licenziamenti. Ma il CEO di Activision Blizzard è riuscito a rimanere al comando anche in seguito all'inchiesta per discriminazione delle dipendenti condotta dal Department of Fair Employment and Housing della California, capace di causare un vero e proprio terremoto e di scatenare uno scandalo di dimensioni senza precedenti nell'industria videoludica. La riorganizzazione aziendale successive all'acquisizione di Activision Blizzard da parte di Microsoft è però riuscita a fare ciò che sembrava impossibile: dopo essere sopravvissuto professionalmente a un enorme numero di scandali, Bobby Kotick si è fatto da parte il 29 dicembre 2023, abbandonando il suo ruolo di CEO della compagnia acquisita, anche se sarà sotto contratto fino ad aprile 2024 per aiutare nella transizione.
L'obiettivo di questo approfondimento è quello di ripercorrere la carriera di Kotick, parlando sia dei suoi successi professionali, sia delle problematiche sorte nel corso della sua gestione, in particolare dal punto di vista del rispetto dei diritti dei lavoratori e delle lavoratrici di Activision Blizzard.
La vendita del posacenere
La mamma di Bobby Kotick non ha dubbi: è tutto iniziato con un posacenere. Dopo aver invitato un amichetto a casa a giocare, il piccolo Bobby arraffò il posacenere della mamma e lo mise in vendita. Il bimbo lo pagò 3 dollari e da lì iniziò una passione che Kotick non abbandonò mai: quella per l'imprenditoria. Già nel periodo delle scuole superiori aveva i suoi biglietti da visita e trafficava qua e là, vendendo portafogli e consegnando panini. E a vent'anni approdò sulle pagine di Forbes. Non solo: attirò anche le attenzioni di un giovane Steve Jobs.
All'epoca, Bobby Kotick era studente presso l'Università del Michigan, e faceva le ore piccole giocando a Mystery House, avventura testuale sviluppata per Apple II da Ken e Roberta Williams. "E ora noi possediamo Sierra On Line, la compagnia che l'ha prodotta", scrive Bobby Kotick nella lettera d'addio ai dipendenti inviata il 20 dicembre 2023. Giocando su un Apple II preso in prestito, Kotick ebbe un'idea: fondare una compagnia per sviluppare software proprio per quel computer rivoluzionario. Insieme all'amico Howard Marks creò Arktronics, con sede nella camera del dormitorio da loro condivisa. Qualche tempo dopo, il progetto venne all'attenzione di uno degli uomini che avevano contributo a creare l'Apple II, il personal computer più longevo di tutti i tempi. Steve Jobs incontrò Kotick e Marks di persona, consigliando loro di lasciare l'università e concentrarsi a tempo pieno sugli affari - proprio come aveva fatto lui. E Bobby Kotick raccolse quel consiglio.
Dalle stalle alle stelle
Dopo aver fallito nel tentativo di acquisire Commodore International - l'allora CEO della compagnia, Irving Gould, fu irremovibile - Bobby Kotick individuò un obiettivo particolarmente promettente. Lui e alcuni suoi amici e partner in affari (Howard Marks, Brian Kelly e Steve Wynn) avevano saputo della difficile situazione finanziaria di una compagnia fondata nel 1979 da ex-dipendenti scontenti del trattamento che avevano ricevuto in Atari. Activision, Inc. aveva vissuto un momento molto difficile nella tremenda crisi che aveva colpito il mercato videoludico nel 1983, ma era riuscita a sopravvivere diversificando la propria offerta di prodotti e servizi. Rinominata Mediagenic, era nuovamente piombata in una spirale di debiti nel 1990.
Tramite un accordo ben congegnato con i creditori - che portò a un investimento tutto sommato modesto, pari a 440.000 dollari - la cordata di quattro imprenditori guidata da Kotick acquisì un terzo delle azioni della compagnia, con il 9% spettante proprio a Bobby Kotick, nominato CEO di Activision. E fu un bagno di sangue: dei 150 dipendenti, solo 8 mantennero il posto di lavoro. Una storia scritta più volte, anche nel 2023, anno in cui più di 9.000 dipendenti dell'industria videoludica hanno subito il licenziamento dalle compagnie per cui lavoravano. Kotick studiò a lungo il modello di business di Electronic Arts, che si stava concentrando sempre di più sulla crescita e sull'affermazione di serie e brand ben precisi, tra cui John Madden Football. Ma decise di distanziarsi dalla politica della compagnia di assorbire altri studi di sviluppo, concentrandoli e privandoli della loro identità: Kotick prometteva alle aziende pian piano acquisite che avrebbero potuto mantenere una loro autonomia, senza che venisse loro strappato ciò che le rendeva speciali - la loro firma distintiva, la direzione in cui volevano lavorare. Gli studi potevano mantenere i loro nomi, e spesso anche il loro quartier generale.
Grazie a un'ampia rete di conoscenze altolocate e interessate a investire in un'industria promettente come quella dei videogiochi, Kotick riuscì a raccogliere decine di milioni di dollari incrementando il capitale di Activision ed emettendo ulteriori azioni. E i risultati non tardarono ad arrivare: dopo pochi anni dall'inizio della gestione Kotick, Return to Zork totalizzò 2.3 milioni di dollari di profitti. Era solo l'inizio del percorso che avrebbe portato Activision a diventare uno dei protagonisti indiscussi dell'industria.
Liberi di scegliere... con le informazioni giuste
La scelta di Bobby Kotick di garantire libertà e autonomia agli studi acquisiti avrebbe potuto rivelarsi un'arma a doppio taglio. Come mantenere controllo sugli sviluppatori, direzionandoli senza intromettersi troppo? Kotick aveva la risposta: Procter & Gamble. Fondata nel 1837, è una delle compagnie più prospere e influenti al mondo. Il CEO di Activision decise di assumere alcuni ex-dipendenti di Procter & Gamble, esperti negli studi di mercato, per condurre sondaggi e produrre dati sul mercato da fornire alle compagnie che dovevano decidere quale sarebbe stato il loro prossimo progetto. Insomma, Bobby Kotick non dava la risposta, ma forniva tutti i dati utili per fare in modo tale che la decisione sarebbe stata prevedibile e, molto probabilmente, efficace e di successo sul mercato. Far partecipare i direttori degli studi ai profitti (o alle perdite...) dei loro prodotti fu un'altra decisione che assicurò un attento ascolto degli esperti di Kotick da parte degli studi.
Nel 1999, Neversoft - uno degli studi acquisiti da Activision - pubblicò Tony Hawk's Pro Skater, un successo clamoroso, primo atto di una saga che per molti anni ha avuto una risonanza maestosa nelle menti dei gamer. Liberi di fare skate in una sorta di parco di divertimenti virtuale, dove a una caduta non corrispondeva mai una vera sbucciatura sulle ginocchia, i videogiocatori decretarono l'affermazione del franchise come uno dei più riconoscibili sul mercato. E fu sempre Neversoft a dare avvio a una presenza fissa nei videogiochi prodotti da Activision: quella dell'Uomo Ragno. Spider-Man uscì nel 2000, permettendo alla compagnia di Kotick di salutare il nuovo millennio con enorme ottimismo. Ma tre anni dopo sarebbe successo qualcosa di ancora più memorabile...
Il successo di Call of Duty, e non solo
La storia, si sa, tende a ripetersi. Activision nacque dal malcontento di alcuni ex-dipendenti di Atari, e la stessa volontà di indipendenza mosse un gruppo di lavoratori di Electronic Arts, convincendoli della possibilità di creare qualcosa di diverso, qualcosa di loro. A questo giro, però, intervenne un fattore nuovo: Bobby Kotick. Con una importante sovvenzione in denaro da parte proprio del CEO di Activision, i fuoriusciti di EA poterono creare Infinity Ward. A Kotick era piaciuto molto il loro progetto: creare un videogioco sparatutto ambientato nella Seconda Guerra Mondiale.
Fu così che il 29 ottobre 2003 Activision pubblicò Call of Duty, vera e propria gallina dalle uova d'oro, secondo franchise videoludico della compagnia a sfondare per davvero, dopo quel Tony Hawk che aveva posizionato la società guidata da Kotick sulla mappa dell'intrattenimento mondiale. Kotick aveva dimostrato di aver imparato la lezione di Electronic Arts, cogliendo l'opportunità per creare un franchise riconoscibile, con uscite cadenzate in maniera regolare, capace di prendersi un'ampia fetta di mercato e di costruire un pubblico fidelizzato e affezionato. Durante un discorso agli investitori nel 2008, Bobby Kotick esplicitò questa filosofia, affermando che Activision punta a videogiochi che "possono essere sfruttati ogni anno su ogni piattaforma, con un grande potenziale per la produzione di sequel, e che siano capaci di soddisfare i nostri obiettivi nel tempo, trasformandosi in franchise da 100 e più milioni di dollari".
Di certo Call of Duty ha superato ogni più rosea aspettativa, divenendo un franchise capace di vendere centinaia di milioni di copie in tutto il mondo, garantendo ad Activision profitti che hanno superato - e di molto - il miliardo di dollari. Ma dopo l'uscita di Call of Duty: Modern Warfare 2 a fine 2009, un terremoto scosse Activision: i fondatori di Infinity Ward, Vince Zampella e Jason West, vennero accompagnati alla porta del quartier generale del publisher dalle guardie responsabili della sicurezza. E non tornarono mai più indietro, fondando Respawn Entertainment appena un mese dopo e firmando con Electronic Arts per vedere pubblicato il loro Titanfall.
Kotick aveva scoperto che Zampella e West, stanchi dei loro accordi con Activision, stavano pianificando di mettersi nuovamente in proprio - esattamente come avevano fatto con Electronic Arts qualche anno prima. Accusati di una vera e propria cospirazione ai danni di Activision, i due vennero dipinti come i cinici pianificatori di un "colpo" che li avrebbe portati a fondare un nuovo studio portando con sé 40 dei lavoratori di Infinity Ward. La versione di Zampella e West è molto diversa, e venne fornita in un famoso articolo di Vanity Fair pubblicato nel 2013.
In ogni caso, i diritti sulla proprietà intellettuale di Call of Duty rimasero fermamente nelle mani di Activision, come da accordi contrattuali sottoscritti in occasione della nascita di Infinity Ward sotto gli auspici di Bobby Kotick. La controversia legale che vide contrapposti Vince Zampella e Jason West dall'altro e Activision dall'altro si concluse con un accordo tra le parti. Questa vicenda fu soltanto la prima di una lunga serie di controversie che interessarono Activision e Kotick. Come vedremo, le successive furono ben peggiori per l'immagine pubblica della compagnia e del suo CEO, Bobby Kotick.
Altra gemma nella corona di Activision è stata la serie Guitar Hero. Dopo l'incredibile successo del primo episodio - pubblicato a fine 2005 - gli sviluppatori di RedOctane vennero acquisiti proprio da Activision. Sulla copertina di Forbes del febbraio 2009 campeggia la scritta "Guitar Hero", riferita a Bobby Kotick, ritratto con una chitarra tra le braccia. RedOctane sarebbe stata chiusa appena un anno dopo, ma il trend dei videogiochi musicali, rilanciato con forza singolare proprio da Guitar Hero, sarebbe durato ancora qualche anno.
La nascita di Activision Blizzard e l'acquisizione di King
Le news della recente acquisizione di Activision Blizzard da parte di Microsoft e del suo tortuoso procedimento si sono fatte strada non soltanto sulla stampa specializzata, ma anche su quella generalista. Quotidiani e riviste periodiche sembrano avere scoperto di colpo l'enorme valore del mercato videoludico e dei suoi principali attori. Ma come mai si è parlato di "Activision Blizzard" e non semplicemente di Activision? La risposta è semplice: questa non è la prima acquisizione gestita da Bobby Kotick.
Torniamo indietro nel tempo, fino al 2006. Pienamente soddisfatto del successo di Call of Duty, ma costantemente alla ricerca di nuove fette di mercato da divorare, Kotick rimase affascinato dai profitti generati dagli MMO, i videogiochi multigiocatore massivi online. La presenza di una iscrizione da pagare mensilmente rendeva questo modello particolarmente interessante sul lungo periodo. Activision, però, non aveva ancora rintracciato uno studio di sviluppo che potesse posizionare la compagnia su questo promettente mercato. La compagnia francese Vivendi, invece, aveva trovato proprio quella precisa gallina dalle uova d'oro: si trattava della californiana Blizzard Entertainment.
World of Warcraft, prodotto proprio da Blizzard e pubblicato da Vivendi, privilegiava la qualità alla quantità e teneva i videogiocatori incollati allo schermo da anni: precisamente 11 milioni di persone, all'epoca. Vivendi era perfettamente consapevole dell'appeal di questo profittevole mondo virtuale su Bobby Kotick, e per questo, a fine 2006, l'azienda francese avviò i contatti con Kotick, proponendo il seguente accordo: Vivendi avrebbe acquisito il 52% delle azioni di Activision, prendendone così il controllo. Kotick si trovava davanti a una grande opportunità, ma anche a un momento di svolta nella sua carriera: cedere il controllo di Activision avrebbe implicato abbandonare la guida di un colosso che lui stesso aveva creato nel corso di lunghi anni di gestione.
In un incontro con Mike Morhaime, co-fondatore di Blizzard Entertainment, Kotick vide esposti i numeri da capogiro di World of Warcraft, anche nel mercato cinese. Sembra che questo incontro fu decisivo per condurre Bobby Kotick alla firma della fusione tra le due società, avvenuta nel 2007. L'operazione aveva un valore di 19 miliardi di dollari, e spinse autorevoli analisti e testate internazionali - tra cui The Guardian - a prevedere che la compagnia frutto della fusione sarebbe diventata la più profittevole dell'intero mercato videoludico. Activision Blizzard nacque nel luglio dell'anno successivo. A Kotick venne assegnato il 2% delle azioni della compagnia risultante dall'operazione, e venne nominato CEO di Activision Blizzard, carica da lui mantenuta fino al 29 dicembre 2023.
Altra mossa strategica di capitale importanza per la crescita di Activision e per la diversificazione delle sue strategie sui mercati fu l'acquisizione di King, compagnia fondata in Svezia nel 2003. Giunta a notorietà nel 2012, grazie all'esplosiva pubblicazione della hit mondiale Candy Crush, King dimostrò al mondo le immense potenzialità del mercato mobile, e affermò pienamente l'efficacia in ambito videoludico del modello freemium (combinazione di contenuti base gratuiti e di contenuti aggiuntivi, come potenziamenti o livelli speciali, sbloccabili dietro pagamento). Bobby Kotick non tardò a rintracciare grandi opportunità in una possibile acquisizione di King. Detto, fatto: il 23 febbraio 2016, King venne incorporata all'interno di Activision Blizzard per 5.9 miliardi di dollari. Ed ecco le parole di Kotick in occasione del perfezionamento dell'acquisizione: "Ora raggiungiamo più di 500 milioni di utenti sparsi quasi in ogni Paese, e ciò fa di noi il più grande network videoludico al mondo. Vediamo grandi opportunità nella creazione di nuovi modi per i giocatori di usufruire dei loro franchise preferiti, da Candy Crush a World of Warcraft a Call of Duty e molti altri, sia su dispositivi mobile che su console e PC".
Cattiva pubblicità
"Una piacevole chiacchierata con l'uomo più odiato nel mondo dei videogiochi". Fu questo il titolo scelto da Kotaku per l'intervista fatta da Brian Crecente a Bobby Kotick, pubblicata il 14 giugno 2010. Kotick racconta del suo incontro fortuito con il magnate Steve Wynn ("è come un padre per me", commenta), uno degli uomini più ricchi al mondo, parte della cordata che condusse Bobby Kotick ad acquisire Activision. Commentando le numerose immagini che lo vedevano rappresentano come un diavolo con tanto di corna e occhi rossi, Kotick dice che divertono molto le sue tre bimbe.
Il CEO afferma che la sua cattiva fama è dovuta ad alcune sue frasi estrapolate fuori dal contesto, da cui emergeva il ritratto di un uomo preoccupato esclusivamente del profitto, e mai del divertimento dei videogiocatori. Si può però dire che nel 2010, ai tempi di quell'intervista, si era ancora piuttosto lontani dal momento più basso dell'immagine pubblica di Bobby Kotick, che probabilmente si può collocare nel 2021, nel pieno della pandemia da Covid-19.
Nel luglio di quell'anno, il California Department of Fair Employment and Housing annunciò di aver intrapreso una causa contro Activision Blizzard, con accuse di discriminazione e violazione dei diritti dei lavoratori sul luogo di lavoro. Questo dopo due anni di investigazioni e di raccolta di testimonianze, in particolare rese da numerose dipendenti della compagnia. In una accorata lettera firmata da oltre 1.000 sviluppatori sotto l'ombrello di Activision Blizzard e pubblicata a fine luglio 2007, i dev lamentavano che "i nostri valori come dipendenti non si riflettono accuratamente nelle parole e nelle azioni della nostra leadership", oltre alla presenza di "un'atmosfera aziendale che non crede alle vittime". Il riferimento era alle dichiarazioni dei vertici di Activision Blizzard, che avevano categoricamente negato le accuse mosse dal California Department of Fair Employment and Housing. I dirigenti della nostra azienda hanno affermato che saranno intraprese azioni per proteggerci, ma di fronte all'azione legale - e alle preoccupanti risposte ufficiali che ne sono seguite - non abbiamo più fiducia che i nostri leader metteranno la sicurezza dei dipendenti al di sopra dei loro interessi. Affermare che si tratta di una 'causa davvero senza merito e irresponsabile', mentre vediamo così tanti dipendenti ed ex dipendenti parlare delle loro esperienze di molestie e abusi, è semplicemente inaccettabile", proseguiva la lettera.
Le proteste portarono anche a una ventata di indignazione per i faraonici compensi e bonus ricevuti da Bobby Kotick. Non era una novità: già nel 2020 un gruppo di investitori aveva pubblicamente manifestato la propria contrarietà per le somme da capogiro percepite da Kotick, anche in seguito al licenziamento di oltre 800 dipendenti da Activision Blizzard nel 2019. Come rilevato da Dieter Waiznegger, direttore del CtW Investment Group, il compenso medio di un dipendente della compagnia nel 2020 era pari allo 0.33% di quanto percepito dal CEO Bobby Kotick.
Allargatosi il campo dell'indagine e coinvolta anche la Securities and Exchange Commission statunitense, Kotick venne citato in giudizio nel settembre 2021 per fare chiarezza sulle numerose accuse di molestie e cattiva condotta sul posto di lavoro mosse da alcuni dipendenti nei confronti della compagnia. Gli azionisti gettarono ombre pesanti sulla gestione di Kotick, sostenendo che lui e altri membri della direzione della società avrebbero saputo da anni della situazione per molti insostenibile all'interno della compagnia, ma non avrebbero intrapreso alcuna azione concreta per porvi rimedio. Le voci dei dipendenti si fecero ancora più forti, e 1.300 lavoratori firmatari di una lettera pubblicata nel novembre di quell'anno chiesero le dimissioni di Bobby Kotick: "Noi che sottoscriviamo la petizione non abbiamo più fiducia nella leadership di Bobby Kotick come CEO di Activision Blizzard. Le informazioni che sono emerse sui suoi comportamenti e le sue pratiche nella gestione delle nostre aziende sono contrarie all'integrità che richiediamo nella nostra leadership e sono in conflitto con le iniziative avviate dai nostri colleghi. Chiediamo che Bobby Kotick abbandoni la carica di CEO di Activision Blizzard e che gli azionisti possano scegliere il nuovo CEO senza il contributo di Kotick, che possiede una parte sostanziale dei diritti di voto degli azionisti".
Era fresco di pubblicazione un articolo del Wall Street Journal che sosteneva la consapevolezza di Kotick circa le condotte scorrette avvenuta in Activision Blizzard, e adombrava il fatto che il CEO avesse protetto dal licenziamento un dipendente responsabile di molestie sessuali ai danni di una collega. Non solo: l'articolo affermava che Kotick aveva minacciato di morte una sua assistente. La risposta di Activision Blizzard fu che il contenuto dell'articolo era "ovviamente iperbolico". La causa intentata dal California Department of Fair Employment and Housing si concluse con un accordo che portò Activision Blizzard a pagare 54 milioni di dollari e ad assumere impegni formali per il miglioramento delle condizioni di lavoro nell'azienda.
Un fulmine a ciel sereno
"Oggi è un giorno davvero emozionante. Proseguiremo nel nostro viaggio per connettere e coinvolgere il mondo grazie a memorabili prodotti d'intrattenimento, e lo faremo come parte di Microsoft". Il polverone generato dallo scandalo della causa contro Activision Blizzard non si era ancora posato a terra, ma Kotick aveva già pronta la sua prossima mossa. In una mail inviata al personale della compagnia il 18 gennaio 2022, annunciò una svolta epocale: l'acquisizione di Activision Blizzard da parte di Microsoft.
Tra gli interrogativi più pressanti non mancava il destino di Bobby Kotick: sarebbe rimasto nella sua posizione di potere anche dopo il perfezionamento dell'operazione plurimilionaria, o sarebbe stato rimosso dopo la colossale manovra? Voci in un senso o nell'altro si sono inseguite a lungo, ma sono state presto ridotte a una minore rilevanza dai considerevoli inciampi incontrati dall'operazione nel suo lungo cammino di approvazione da parte degli enti regolatori di alcuni Paesi, segnatamente la CMA britannica. E Kotick non mancò di rivolgere parole sprezzanti sugli enti antitrust, da lui considerati "un po' confusi su quale sia la situazione della competizione oggi". "Sia l'FTC che la CMA che l'Unione Europea non conoscono bene la nostra industria, dunque stanno cercando velocemente di recuperare informazioni per poterla capire meglio", disse Kotick, "Non credo che capiscano precisamente come funzioni il business free-to-play e il fatto che le compagnie cinesi e giapponesi dominino l'industria".
L'acquisizione presentava numeri da capogiro: Microsoft avrebbe pagato 68.7 miliardi di dollari per portare Activision Blizzard dalla sua, una cifra senza precedenti nella storia dell'industria videoludica. Alla fine della fiera, anche la CMA britannica - l'ente più restio ad approvare l'acquisizione - pose il sigillo di approvazione sull'operazione, operazione approvata il 13 ottobre 2023. Kotick non mancò di inviare una lettera ai dipendenti in quella data così importante. "Oggi è una giornata memorabile nella celebrata storia della nostra compagnia", scrisse il CEO di Activision Blizzard, "Unirci a Microsoft porterà nuove risorse e nuove opportunità ai nostri straordinari team in tutto il mondo. E ci permetterà di diffondere più divertimento, più gioia, e forgiare più connessioni tra i giocatori". Quelle immagini modificate con Photoshop in cui era rappresentato come un diavolo assetato di soldi cambiarono, nel tempo, le tattiche comunicative di Kotick, come è evidente dalle sue mail aziendali: parole come "gioia" e "divertimento" diventarono sempre più frequenti e utilizzate nel corso del tempo.
L'annuncio del perfezionamento dell'acquisizione portò alla definizione del destino di Bobby Kotick: la sua carriera in Activision Blizzard sarebbe giunta al termine. È accaduto il 29 dicembre 2023, anche se Kotick continuerà ad affiancare la nuova direzione fino all'aprile del 2024, come da obblighi contrattuali. L'ultima lettera di Kotick ai lavoratori suona come una sorta di rivincita verso chi lo accusava di aver abbandonato la passione per i videogiochi ai tempi dell'università, quando decise di voler condurre i giochi e di creare una compagnia tutta sua: nei primi paragrafi della lettera del 20 dicembre 2023 parla di Mystery House, di Pitfall! e di River Raid, e afferma di essere "meravigliato da quanto i dipendenti della nostra compagnia siano arrivati lontano nel realizzare il grande potenziale dei giochi, trasformandolo da una semplice forma di intrattenimento al medium più coinvolgente al mondo", e considerando come parte più importante del suo lavoro "l'avere aiutato persone di talento a incontrarsi". Conclude affermando che la compagnia è in ottime mani anche grazie alla sincera passione di Phil Spencer per i videogiochi di Activision Blizzard, e afferma che sarà sempre grato alle persone che hanno contribuito a rendere grande la compagnia, confidando che continueranno a ispirare e unire le persone "grazie al potere del gioco".
Si chiude così la gestione più che trentennale di Activision Blizzard da parte di Bobby Kotick, "l'uomo più odiato nel mondo dei videogiochi", secondo quella famosa intervista di Kotaku nel 2010. Stando a quanto successo in seguito, non possiamo affermare che la pubblica fama di Kotick sia migliorata da quel momento in avanti. Starà agli osservatori del mercato giudicare se l'acquisizione di Microsoft porterà a un miglioramento della discussa cultura aziendale di Activision Blizzard. Quel che è certo è che, salvo clamorose sorprese, Bobby Kotick non sarà più parte della lunga e travagliata storia della compagnia.