"Dieci anni dopo il leggendario videogioco horror P.T.". Hideo Kojima non si impegna nemmeno più di tanto a mascherare con la censura le parole che aprono il nuovo trailer di OD Knock. Prima di tutto perché sono dispensate in maniera volutamente allusiva (ci sono persino le virgolette aperte e chiuse dove dovrebbe trovarsi il titolo del suo Playable Teaser), e poi perché tutti sappiamo che Kojima è un furbo di prima categoria. È uno che parla la stessa lingua della gente sulla rete (nonostante ci si sia scontrato spesso nel corso della sua decennale carriera), fatta di meme e di speculazioni, di quella sottile vibrazione virale che trasforma tre minuti quasi senza capo né coda in un fenomeno. La stessa che rende una demo con un corridoio e un bagno qualcosa di destinato a cambiare la faccia dell'horror videoludico.
Per l'appunto, Kojima lo sa che in questi dieci anni (che poi sono undici, perché parliamo dell'estate del 2014), P.T. è andato anche al di là di ciò che era. Un teaser giocabile, un antipasto di quello che sarebbe stato il suo progetto successivo a Metal Gear Solid V: The Phantom Pain, ovvero il rilancio della serie Silent Hill. Una demo (così l'abbiamo impropriamente definita nel corso degli anni) che aveva più che altro le velleità di mostrare cosa poteva fare Kojima con del materiale orrorifico. Ma la sua leggenda è cresciuta più di quanto non avrebbe dovuto, assurgendo quasi alla figura di martire visto il suo triste destino: sconfessata, cancellata, destinata all'oblio. P.T. invece ha messo le radici nelle teste dei videogiocatori di tutto il mondo, è stata sezionata, pezzetto per pezzetto, è stata scomposta in post mortem minuziosi che l'hanno impressa nell'immaginario collettivo come "l'horror più spaventoso di sempre". È diventata un tarlo nelle mente di chi ha immaginato la vita che questo videogioco non ha mai avuto. I rumor si sono inseguiti perfino circa il modo in cui Silent Hills (questo il titolo scelto da Kojima) avrebbe infestato non solo lo schermo, ma anche la realtà, ed è stata oggetto di sovraletture sul destino di Kojima in Konami: c'è una teoria affascinante che vuole P.T. come ultimo atto di disobbedienza dell'autore giapponese prima di essere fatto fuori dall'azienda nel 2015.
Al di là di questo, P.T. è diventato un modello. Non che abbia inventato quel genere, ma lo ha sicuramente reso di massa. Se prima c'era Amnesia, dopo sono arrivati Visage, Layers of Fear, il recente Luto, e anche Resident Evil ha sbirciato con curiosità nel buio dei corridoi di casa Kojima. Come un cadavere depredato e poi fatto sparire dalla circolazione, di P.T. è rimasto solo il fantasma iroso, a infestare il genere. Questo prima che il suo autore se ne riappropriasse. Ora Kojima arriva in un mercato molto diverso da quello del 2014: in quel caso era pronto a rilanciare uno dei due franchise horror più importanti del mondo dei videogiochi, regalandogli una trasformazione che l'avrebbe cambiato una volta per tutte. Nel 2025, dopo che quella trasformazione c'è stata (vi rimandiamo alla recensione di Silent Hill f), e dopo che il suo horror è stato digerito e riproposto moltissime volte, come farà Kojima a farci paura?
Knock, knock, knock
È un mondo diverso, dicevamo, ma anche Hideo Kojima è differente: oggi ha il suo studio - Kojima Productions - ed è più libero, non deve sottostare agli stilemi della saga Silent Hill e in un certo senso può consapevolmente coronare il sogno che ha sempre avuto: lavorare con le star del cinema. Quest'ultima è un'informazione essenziale, perché se è vero che non c'è più il cast di P.T., che è scivolato dentro a Death Stranding, è vero anche che ci sono già tre grandi attori e attrici a far parte dei volti di OD (Sophia Lillis, Hunter Schafer e Udo Kier) e che, soprattutto, Kojima si è circondato di autori e registi che stima molto.
Proprio qualche giorno fa, raccontando l'origine del sottotitolo che ha scelto per OD Knock, Kojima ha detto queste parole: "C'è un altro tipo di paura che Jordan (Peele) tratterà. La mia è quella per il suono improvviso di qualcuno che bussa". Knock sarebbe quindi il titolo di un episodio che lui dirigerà personalmente, e a questo punto è lecito presumere che sarà affiancato da altri capitoli diretti da guest star. Sappiamo per certo che tra queste figurerà Jordan Peele, perché Kojima stesso ce lo ha presentato in occasione dei The Game Awards del 2023, quando hanno svelato il primo teaser del progetto OD. Ma sappiamo anche che Kojima ha incontrato numerosi altri registi e creativi del settore, come Sam Lake e Ari Aster. Ci sono le foto dei suoi account social a testimoniarlo.
Il creatore di Max Payne e di Alan Wake non ha chiaramente bisogno di presentazioni, ma se non siete appassionati di cinema, sappiate che Jordan Peele e Ari Aster sono due dei registi horror più amati in circolazione. Il primo ha esordito nel 2017 con Scappa - Get Out, nel quale è riuscito a condensare la sua natura di comico in un thriller teso e dai ritmi serrati; l'altro ha sconvolto il mondo con Hereditary nel 2018, uno dei film horror più terrificanti e d'impatto degli ultimi anni. Entrambi - insieme a un altro manipolo di registi come Robert Eggers e Coralie Fargeat - sono gli alfieri di quello che gli amanti del cinema definiscono elevated horror, quel modo di trattare il genere che intende anche veicolare un messaggio sociale e politico piuttosto forte. È stato il cavallo di Troia per far entrare l'horror negli ambienti pettinati come quelli dei premi, storicamente preclusi a questo tipo di film. Uno degli eventi più scardinanti per la convenzione è stato il premio Oscar a La forma dell'acqua di Guillermo del Toro, altro grande amico di Kojima. Siamo abbastanza sicuri che verrà coinvolto in qualche modo in OD. Come forse anche Nicolas Winding Refn, che ha già accompagnato Kojima in Death Stranding.
In tal senso è interessante la figura di Guillermo del Toro, perché proprio poco tempo fa ha presentato una serie per Netflix dal titolo: Guillermo del Toro's Cabinet of Curiosities. Un po' sulla falsariga di Alfred Hitchcock, il regista messicano introduceva tutti gli episodi, e ricopriva il ruolo di curatore; non aveva diretto i corti in prima persona, ma aveva selezionato i registi degli episodi, che poi li avevano realizzati ognuno con il suo stile. Una struttura che potrebbe aver ispirato Hideo Kojima nel suo lavoro.
P.T., un episodio pilota
Questa della serialità non è proprio una novità per Kojima. Nel 2014, durante un intervento al Konami Showcase Event del Tokyo Game Show, l'autore giapponese rivelò che il suo team stava studiando approfonditamente la serialità televisiva per proporre un format videoludico simile nei meccanismi narrativi. In soldoni: una struttura episodica. Presumibilmente proprio per Silent Hills, dal momento che era da poco stato annunciato il nuovo capitolo della serie, e anche il coinvolgimento di personalità importanti del cinema e dell'ambiente artistico giapponese (come Junji Ito, che sull'horror e i racconti brevi ha costruito una carriera formidabile).
P.T. sarebbe quindi quasi da considerare come il pilota di una serie TV, un primo episodio "di prova" che serviva a mettere in chiaro il tono che avrebbero avuto gli altri racconti. Da lì sarebbe stato poi semplice spiegare anche il plurale che era stato scelto per il titolo: non più una Silent Hill, ma diverse Silent Hill(s), una raccolta di tante storie dell'orrore collegate da un elemento centrale. La città, forse, oppure le allucinazioni generate dal subconscio dei diversi protagonisti.
Ancora una volta, OD sembra ripartire dalle macerie di P.T. anche in questa filosofia: i modelli di riferimento per serie antologiche con episodi indipendenti legati da un curatore o da un filo conduttore si sprecano. Sappiamo che Kojima è un grande fan del classico The Twilight Zone, e da divoratore di cinema ha amato Black Mirror (e perfino lodato l'episodio speciale Bandersnatch, che proponeva delle scelte interattive simili a un videogioco). Sulla porta rossa che viene mostrata all'inizio del trailer di OD Knock ci sono dieci nicchie che hanno la dimensione della carta che viene passata attraverso la fessura e che ci racconta quasi una sinossi, il momento chiave dell'episodio che vivremo ("Accendi le fiamme per onorare la loro..." c'è scritto nel trailer, con una leggera censura che ci nasconde l'informazione principale). Che possa essere un riferimento alla presenza di dieci episodi che compongono la serie?
"Ho davvero paura dei rumori forti (knock)", dice Kojima, nella sua dichiarazione a proposito del titolo che ha scelto per il suo episodio. Questo ci fa pensare che ogni capitolo avrà una tematica specifica, legata a un certo tipo di paura. Ad aprire le danze sarà probabilmente proprio Hideo con il suo Knock: un gesto quotidiano e apparentemente cortese, che però ci introduce al concetto di ignoto. Nel trailer, mentre la protagonista cerca di portare a compimento il rituale suggerito sulla carta, qualcuno bussa alla porta alle sue spalle. Bussare mette in chiaro il fatto che il confine di sicurezza che abbiamo stabilito tra il dentro e il fuori della stanza sta per essere invaso: c'è qualcuno, forse ostile, separato da noi soltanto da un gesto banale, come abbassare una maniglia e aprire la porta.
Un horror sulle nuvole
C'è un altro elemento che Kojima ha sempre sottolineato durante le presentazioni del suo progetto: che OD avrebbe beneficiato immensamente della tecnologia cloud di Microsoft. A lungo ci siamo chiesti cosa significasse questo suo rimarcare in maniera continua l'utilizzo del cloud come innovazione capace di mutare la fruizione del medium. Kojima stesso ha definito OD "avant-garde", d'avanguardia. Qui siamo nel puro campo delle speculazioni, ma potrebbe significare che una parte consistente del gioco sarà fruibile solo in streaming, un po' come fa Microsoft Flight Simulator, che fa un grande uso di dati dal cloud per elementi come traffico, meteo e mappe basate su immagini satellitari e fotogrammetria avanzata.
Quale sarebbe il punto di questa scelta? L'utilizzo di una soluzione in streaming dei dati ci fa pensare a un'esperienza capace di cambiare in maniera contestuale e repentina. Questo rifletterebbe la volontà che Kojima aveva espresso per Silent Hills, di sorprendere continuamente il videogiocatore, addirittura interagendo con il mondo fuori dallo schermo. Molti rumor emersi da chi stava lavorando su Silent Hills, per esempio, avevano svelato come Kojima volesse continuare a importunare il videogiocatore anche attraverso strumenti di uso quotidiano come lo smartphone, inviando messaggi o notifiche, oppure le e-mail, con false comunicazioni nella casella di posta elettronica.
Se OD utilizzasse il cloud per generare eventi legati al giorno della settimana, all'orario, perfino alla zona geografica, basandosi sul meteo, per esempio, potrebbe sfruttare l'occasione per generare inquietanti coincidenze con il reale. Potrebbe esserci una stanza nel gioco che appare solo quando fuori piove. Oppure l'architettura della casa potrebbe cambiare da un'ora all'altra, essere diversa di giorno e di notte. Questo controllo a monte permetterebbe a Kojima di intervenire per cambiare, con variazioni anche sottili e imprevedibili, il videogioco quel tanto che basta a renderlo un'esperienza nuova ogni volta. Impossibile da prevedere guardando un video o leggendo una guida. Un'esperienza da vivere sulla propria pelle perché, in un certo senso, intima e personale.
Il cloud e la struttura online potrebbero anche servire a collegare tra loro i videogiocatori senza che questi se ne rendano conto, magari alimentando la paura di non essere mai davvero soli. Rumori, voci e scritte potrebbero essere generati da altre persone che stanno visitando la casa nello stesso momento, magari senza che nessuno sappia come o perché. Una sorta di multiplayer asincrono che rappresenterebbe l'incomunicabilità tra giocatori, simulando la presenza di veri e propri fantasmi digitali. C'è un grande indizio che ci porta a pensare all'interazione tra i videogiocatori: nel 2023 Kojima Productions ha registrato in Giappone due marchi, il "Social Scream System" e il "Social Stealth System". Due meccaniche che saranno utilizzate proprio in OD e che rimandano a due azioni tipiche dell'orrore: la necessità di nascondersi e l'atto di urlare per lo spavento. Anche l'ultimo trailer si chiude con una dedica a tutti gli "screamer". Resta da capire quale sarà la dimensione sociale di queste due meccaniche.
È ancora l'ignoto che regola i nostri rapporti con l'opera horror di Hideo Kojima. Dieci anni dopo siamo, in effetti, ancora perduti in quei corridoi claustrofobici, con la testa impegnata a capire qualcosa di più di questo progetto misterioso. Cerchiamo di portare a termine quel rituale spezzato, mentre qualcosa ci striscia lentamente accanto. Affascinati e terrorizzati, aspettiamo il momento in cui quel mostro - il fantasma di una donna incinta oppure una creatura dalle mani gigantesche che sussurra parole incomprensibili - ci arrivi alle spalle e ci dica: voltati, sono dietro di te. Finalmente sono qui. Ecco, quel momento, tra l'ignoto e il momento della catarsi massima, dura ormai da troppo tempo. Chissà quanto dovremo aspettare ancora prima di cacciare fuori - finalmente - quell'urlo liberatorio. OD non ha ancora una data d'uscita. Sentiamo solo il suo irresistibile fetore di morte sul collo.