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Fallout 76 incompleto al lancio? Come tutti gli altri giochi come servizi, del resto

La sincerità di Todd Howard sul modello di Fallout 76 non deve far dimenticare che ormai l'andazzo è questo e c'è poco da lamentarsi

NOTIZIA di Simone Tagliaferri   —   09/07/2018

Parlando di Fallout 76 Todd Howard, il director di Bethesda, ha fatto delle dichiarazioni insolitamente sincere, affermando che al lancio il gioco non sarà perfetto e andrà affinato aggiornamento dopo aggiornamento.

Howard: "Creeremo le nostre cose, abbiamo un tipo ritmo in mente, vediamo se funziona. Conosciamo le nostre priorità. Siamo spaventati. Quanto possiamo fare bene questo lavoro? Pensiamo ad altri grandi giochi online e anche le persone che ne hanno realizzati molti incontrano sempre problemi. Non siamo ingenui al punto da pensare che verrà perfetto. Se tutto funzionerà perfettamente al lancio, e non sarà questo il caso, saremo in grado di realizzare molti contenuti, ma sappiamo le nostre priorità. Per noi è una grossa novità".

Apriti cielo! Subito sono partite le proteste dei giocatori contro Bethesda, accusata di voler lanciare consapevolmente un titolo incompleto, ingannando così gli acquirenti.

Qualcuno può ricordarci quali titoli tripla A degli ultimi anni, anche non necessariamente online, sono stati pubblicati completi, ossia non hanno avuto bisogno di aggiornamenti su aggiornamenti? A noi vengono in mente alcune esclusive console e poco altro (God of War, Breath of the Wild e così via...), ma scorrendo la stragrande maggioranza delle uscite maggiori sono davvero poche quelle che non sono state quantomeno rifinite in corsa.

Fallout 76 Parliamone

Di fatto Todd Howard ha descritto senza ipocrisie il funzionamento dei giochi come servizi: se ne lancia una versione preliminare fatta meglio che sia possibile e si aggiungono contenuti nei mesi/anni successivi, seguendo una precisa pianificazione e i feedback della maggioranza dei giocatori.

Fallout 76 uscirà il 14 novembre su PC, PS4 e Xbox One, ma acquistandolo non si otterrà un prodotto, ma l'accesso a un servizio costruito intorno a una certa esperienza diluita nel tempo. Sarà incompleto? E dov'è il problema? È il modello economico stesso cui appartiene che lo impone. Non ve ne siete accorti con i Destiny, o con Rainbow Six Siege, o con The Division o ancora con Sea of Thieves e così via? Hanno tutti funzionato nello stesso modo descritto da Howard, eppure non hanno destato grosso scandalo. Anzi, addirittura alcuni dei titoli citati erano mediocri al lancio, ma hanno trovato l'amore del pubblico in mezzo al loro ciclo di vita, diventando dei successi stellari. È particolare il fatto che molti sembrino non accorgersi dell'ovvio finché qualcuno non lo esplicita.

Di nostro non vogliamo certo ergerci a difensori di siffatta pratica, ma solo far notare che è realtà quotidiana da anni. Oltretutto ha anche ottenuto dei successi niente male, visto che alcuni dei titoli più chiacchierati di questa generazione sono proprio dei GaaS. La prossima generazione non sarà diversa. Anzi, accentuerà ancora di più il focus sul modello GaaS, come ad esempio ha già fatto capire Ubisoft parlando della serie Assassin's Creed. Insomma, forse è un po' tardi per scandalizzarsi e protestare...