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The Last of Us: Parte 2, 'boicottare danneggia i programmatori, non i publisher'

La polemica che sta investendo The Last of Us: Parte 2 non accenna a diminuire. Stavolta a parlare è uno sviluppatore che dice che 'boicottare danneggia i programmatori, non i publisher'.

NOTIZIA di Luca Forte   —   14/03/2020

La polemica che sta investendo The Last of Us: Parte 2 non accenna a diminuire. A far sentire la sua voce, stavolta, è un anonimo sviluppatore che offre il suo punto di vista per provare ad avere una nuova chiave di lettura con la quale analizzare la situazione. In un lungo e dettagliato post, per esempio, afferma che 'boicottare o non comprare i giochi danneggia i programmatori, non i publisher'.

Un'affermazione che stupisce, dato che solitamente queste sono le due proposte fatte dal pubblico per far sentire la propria voce e "punire" i publisher o i capi che impongono condizioni di lavoro poco salubri ai loro dipendenti.

Il polverone è nato in seguito al lungo articolo di Kotaku nel quale si parla della cultura del superlavorodi Naughty Dog e i conseguenti tweet al vetriolo di un ex dipendente.

Una polemica che non poteva che fare tanto rumore, visto lo status che Naughty Dog si è conquistata a suon di capolavori.

Nel lungo post lasciato da un programmatore all'interno della discussione su Resetera, si leggono alcuni interessanti passaggi. Il primo è che se da una parte tutti gli studi hanno periodi di crunch, soprattutto nelle vicinanze delle date d'uscita, non tutti i team all'interno dello stesso studio fanno gli stessi orari. "All'interno dello stesso studio, lavori diversi possono avere contratti ed esperienze estremamente diversi. [...] Conosco altri sviluppatori - specialmente artisti - sotto contratto a tempo pieno che non hanno gli stessi problemi con i bonus o anche con gli orari delle altre divisioni." A seconda del periodo dello sviluppo un reparto può essere sotto pressione e un altro più scarico.

Inoltre "le persone mentono. O esagerano. O minimizzano. Ho avuto colleghi nel mio studio che sostengono di non essere in crunch perché lavoravamo solo 60-70 ore alla settimana. Questo perché nel loro ultimo studio hanno lavorato più di 80 ore alla settimana. E quindi per i loro standard non è un crunch. E questo perché è un ambiente talmente tossico che c'è gara a chi ha avuto l'esperienza peggiore."

Quindi anche in questo caso si conferma una cattiva tendenza dell'industria. Anche CD Projekt RED, per esempio, recentemente è stata accusata di sfruttare i suoi dipendenti.

Solo che le soluzioni proposte dai giocatori più sensibili, come il boicottaggio del gioco, punirebbero più i programmatori e le persone che si vorrebbero difendere che i publisher e i capi dello studio.

"Ho visto innumerevoli giocatori (e media) affermare di voler combattere le pratiche commerciali del settore - lootbox, microtransazioni, crunch - boicottando i prodotti o dando recensioni scadenti. E in qualche modo questo dovrebbe mostrare a coloro che hanno il controllo di questi prodotti (editori) che i loro modi sono sbagliati. Ma non lo fa. Le persone al vertice della maggior parte di queste compagnie sono... fottutamente pazze. Probabilmente c'è una parola più appropriata per descrivere il loro comportamento, ma non so quale sia. Non c'è autocritica quando qualcosa con il gioco non riesce. Le recensioni negative non inducono i responsabili dello studio e gli editori a pensare "Oh, accidenti, forse è stata colpa della monetizzazione di cazzate con la quale abbiamo riempire il prodotto!""

"Quello che succede è che vengono date le colpe al team di sviluppo. Non hai sviluppato correttamente la nostra visione. Non hai lavorato abbastanza duramente su queste funzionalità. Non hai fatto abbastanza crunch. I bonus vengono trattenuti, gli sviluppatori vengono licenziati, i vantaggi nello studio vengono ridotti."

Questo perché -sembra- che solo i programmatori o le persone che sviluppano attivamente il gioco hanno contratti con compensi legati alle vendite o a Metacritic. Quindi se un gioco va male non sono i capi dello studio o i manager del publisher a non vedere i propri stipendi, ma coloro che hanno lavorato al gioco. Sembra che un'ingente parte del contratto dei programmatori sia legata a bonus. Quindi se qualcosa va storto, come un boicottaggio di successo per punire un crunch, saranno proprio i programmatori che hanno subito il crunch a non essere pagati.

Un cortocircuito piuttosto preoccupante.

Il suo consiglio è quindi quello di "comprare quello che diavolo vuoi. Perché mentre gli sviluppatori probabilmente apprezzeranno il gesto, in realtà non stai risolvendo alcun problema. Anzi potresti effettivamente danneggiare le persone che stai cercando di difendere."