Eccoci alle prese con gioco dalle due facce: una rinvigorente e galvanizzante, l'altra fiacca e stancante. Il titolo Gearbox è un'avventura pensata per essere giocata da soli o compagnia di tre amici, per un totale di quattro giocatori al massimo, che è poi il numero dei personaggi selezionabili.
Borderlands 4 è un gioco dove si spara, e tanto. Il suo punto di forza non a caso sono le armi, qui selezionate proceduralmente dalla bellezza di circa quattro miliardi di combinazioni, che renderanno i vostri bottini di guerra sempre differenti. Le armi di Borderlands non si limitano a sparare: hanno un numero folle di bonus differenti, alcuni di questi davvero molto particolari, e poi danni elementali, doppie se non triple funzioni.
Le armi sono suddivise nelle classiche tipologie che conosciamo tutti, ma anche in base al loro produttore. Ogni marchio conferisce all'arma delle caratteristiche base che ne contraddistinguono l'anima, le Jakobs sono per esempio quelle più semplici ma potenti, dal sapore western e le rifiniture in legno; mentre le Maliwan sono specializzate nel danno elementale.
La mia marca preferita
Borderlands 4 introduce diverse novità a questo già rodatissimo sistema di randomizzazione delle armi, tra cui tre nuovi produttori: Daedalus, Order e Ripper, ciascuno con le sue caratteristiche principali e un'infinita sequela di varianti. Le Order sono molto potenti e versatili, ma hanno il colpo che rende meglio se caricato; le Daedalus hanno sempre due tipi di sparo e dannazione se abbiamo amato quello shotgun in grado di appiccicare i suoi proiettili addosso ai nemici in modo da sovraccaricarli di colpi, colpi che poi esploderanno dopo qualche secondo tutti insieme facendo un'enorme quantità di danno; le Ripper le abbiamo frequentate inizialmente poco perché hanno la partenza lenta, ma quando ingranano portano la devastazione e averne una in tasca è sempre utile.
Lo stesso sistema procedurale coinvolge granate, scudi e sistemi di rigenerazione dell'energia. Giocando troverete sempre nuovo equipaggiamento, ma per fortuna si ha anche il tempo di godersi e affezionarsi alle armi migliori, che male quando però arriverà il momento di sostituirle. Le granate possono essere scambiate anche con armi giganti, molto potenti ma naturalmente dal caricatore povero in modo da essere utilizzate solo per brevi periodi di tempo.
Personaggi in cerca di autore
Davanti questo pantagruelico arsenale, si ergono i quattro personaggi selezionabili che offrono a loro volta quattro diversi stili di gioco. Ogni personaggio propone poi tre diverse specializzazioni e di conseguenza un triplice albero delle abilità su cui spendere i sudati punti esperienza. Borderlands 4 è tutt'altro che corto e per forza di cose abbiamo potuto concentrarci su un solo personaggio che, dopo un'attenta riflessione, è finito per essere proprio l'exo-soldier Rafa.
Ottima scelta, e abbiamo apprezzato le due torrette meccaniche che gli spuntano dalle spalle e iniziano a fare esplodere tutto. Perché le torrette automatiche? Ci piaceva l'idea di avere una soluzione estrema in grado di toglierci anche dai guai, del resto abbiamo giocato prevalentemente da soli dove ogni aiuto è prezioso, ma in ottica coop probabilmente avremmo fatto scelte diverse offrendogli una strumentazione alternativa a quella che poi abbiamo portato in fondo al gioco.
Una sirena oscura...
Oltre a Rafa c'è Vex la Sirena, una delle classi preferite dagli amanti di Borderlands che qui torna in una versione decisamente più oscura: è in grado per esempio di richiamare famigli e di lanciare uno spettrale tristo mietitore tra le vittime designate. Poi c'è il gigante Amon, The Forgeknight, praticamente un tutt'uno di tecnologia e muscoli che può richiamare a sé asce, spade e scudi.
Harlowd il Gravitar è invece molto particolare nel contesto di Borderlands e usa poteri cinetici quasi come fosse uno spericolato Sith, avete presente Star Wars? Metteteci anche un po' di Scanners, il film di Cronenberg, e vi sarete fatti sicuramente l'idea. Una selezione che abbiamo trovato più ispirata del solito, ma solo il tempo ci dirà se questo nuovo cast farà breccia nei cuori degli appassionati. Come avrete capito, tra armi e personaggi Borderlands 4 offre davvero un'infinità di modi diversi di combattere. È da sempre la sua forza, ulteriormente moltiplicata per la quarta volta. Fantastico, ma niente di nuovo.
Nuove possibilità
La parte rivoluzionaria di Borderlands 4 è data dall'unione di due novità: la mappa che per la prima volta è un mondo aperto, e una nuova selezione di mosse per spostarsi più agilmente all'interno di essa. Questi due elementi insieme contribuiscono a rendere le schermaglie le migliori mai offerte dalla serie Gearbox, e tra le migliori in circolazione. L'open world non solo dona a questo seguito una verticalità che Borderlands non ha mai avuto, ma permette ai giocatori di approcciarsi alle avversità in modo molto più libero, a volte da ogni direzione se non addirittura dall'alto, magari atterrando eseguendo un super pugno al terreno che fa barcollare tutti i nemici attorno.
La staticità dei vecchi Borderlands qui è soltanto un ricordo: c'è anche un rampinoche non è possibile utilizzare liberamente, ma solo con determinati agganci sparsi in giro, è un risorsa che si usa frequentemente e sulla quale consiglio di fare affidamento. Il rampino non è l'unica dote aerea a nostra disposizione: è stato introdotto il doppio salto e mantenendo premuto il pulsante è anche possibile planare per un bel tragitto. In più, sia a terra che in aria si possono effettuare degli scatti che permettono di schivare in ogni direzione, come di raggiungere punti di appoggio ancora più lontani.
Cacciacripte volanti
Tutte queste nuove mosse insieme permettono una mobilità in battaglia inedita per Borderlands, simile per certi versi più agli ultimi Doom e questo, se non si fosse capito, è un gran complimento. Per tenere testa all'agilità dei protagonisti, i nuovi nemici sembrano pensati proprio per spingerli fuori copertura, guadagnare terreno in tempi brevissimi con un lungo balzo o attraverso una sorta di traslazione ben visibile eppure sempre pericolosa.
Ma saranno soprattutto i boss di Borderlands 4 a mettere alla prova le nostre rinnovate capacità acrobatiche, spesso prendendo di mira i loro obiettivi, ovvero noi, con spazzate di proiettili colorati o spaventose piogge di colpi che virano verso i classici shoot'em up dei tempi andati un po' come fece, in modo tra l'altro brillante, Returnal di Housemarque. Solitamente non amiamo fare questo tipo di analogie, collegare nuovi e vecchi giochi, ma siamo altresì convinti che Gearbox abbia preso in qualche modo ispirazione anche da quel gioco. Ed è la cosa migliore che potevano fare.
Non linearità garantita
Sono tanti anche i punti di contatto con un altro titolo, a nostro avviso ingiustamente sottovalutato per via del suo non proprio esaltante motore grafico, ma capace di regalare emozioni anche in coop di primissimo livello: Halo Infinite. In parte è il rampino e quello che consente di fare in combattimento, ma da quel gioco abbiamo la sensazione che provenga anche dall'altro: il modo in cui sono organizzate le missioni principali, o certe idee nel riempire questo nuovo open world.
La storia di Borderlands 4 ha una progressione diversa dalle precedenti ed è pensata per essere affrontata in modo non lineare: i tre obiettivi principali iniziali potranno infatti essere portati a termine nell'ordine preferito: solo quando saranno completati tutti e tre il gioco avanzerà. È il modo stesso in cui è costruita la mappa a suggerirci la progressione più naturale, ma saremo comunque liberi di non rispettarla. La mappa stessa è molto ben realizzata dal punto di vista stilistico, con diversi biomi ben contraddistinti e decisamente piacevoli da esplorare; doppio salto e planata hanno poi permesso ai level designer di costruire un ambiente molto più complesso di prima, raggiungendo anche un buon grado di esplorazione con zone segrete, basi da riconquistare e far diventare nuovi quartier generali, diversi elementi da raccogliere per potenziare il personaggio, arricchire la lore di gioco e sbloccare nuove personalizzazioni.
Missioni al rallentatore
Poi ci sono le missioni secondarie, indispensabili se il prossimo nemico e i suoi scagnozzi si rivelano ancora troppo forti per il nostro personaggio. In questo aspetto Borderlands 4 fa una brusca frenata: dimenticate le innovazioni di cui abbiamo già discusso e date il benvenuto a compiti spesso poco ispirati e a personaggi che allungano il brodo, spezzando anche il ritmo, con i loro disorientanti discorsi. Il bello di Borderlands 4 è anche quanto è veloce: fai sempre qualcosa, aprire casse e scrigni è un attimo, controllare se un'arma è interessante o meno richiede pochi secondi, puoi saltare tra un combattimento e l'altro senza continuità, puoi teletrasportarti con pochissimi limiti ovunque, richiamare il mezzo all'istante senza la necessità di trovare un garage, e richiamarlo anche mentre stai cadendo da cento metri d'altezza.
Poi attivi una missione secondaria e tutto si inchioda, sei costretto ad aspettare che due bestie finiscano il loro violentissimo rito di corteggiamento, o aspettare che il macchinario di turno completi il suo ciclo per resuscitare quello o cancellare la memoria a quell'altro, solitamente dopo aver raccolto tre parti di qualcosa in altrettanti luoghi e averle messe al loro posto, ma non prima di aver ascoltato quel che ha da dire il personaggio che abbiamo davanti sulle capacità corroboranti dei testicoli di non ricordo più quale bestia. Paradossalmente sembra che si chiacchieri meno tra le missioni principali, che procedono senza mai fermarsi, rispetto a quelle secondarie che al contrario sono disseminati di punti morti, e d'attesa.
Fateli star zitti
Se non fosse per certe ricompense, avremmo preferito occuparci solo delle attività disseminate sulla mappa, o delle missioni che è possibile trovare sulle classiche bacheche di Borderlands che non prevedono compagni chiacchieroni e vanno dritte al punto senza attese. Che è poi l'approccio di Halo Infinite che ha infatti giustamente eliminato questo tipo di missioni dal suo open world per sguinzagliare il giocatore e i suoi amici sul campo di battaglia. Se qualcuno parla, lo fa mentre i giocatori sono intenti a giocare. Il problema è direttamente collegato al tipo di scrittura che Gearbox porta avanti: senza più la leggera, ma efficace cattiveria dei primi due giochi quel che rimane è un linguaggio sboccato come quello di un personaggio punk in Don Matteo, l'amico della vittima che tutti sospettano per i suoi modi e il suo aspetto, ma che poi si rivela essere un pezzo di pane.
Certe missioni secondarie sono comunque carine, hanno delle storie dietro che un sorriso te lo strappano, lo stesso si può dire delle esclamazioni dei diversi personaggi che rimangono in testa e diventano una piacevole e divertente costante. È che questo continuo urlare, questo accento dato da un'esaltazione sempre sopra le righe, dopo un po' non è che viene a noia ma diventa del tutto inefficace. La lore è troppo piena di dettagli, una sovrastruttura che trova sempre meno posto nel gameplay elettrizzante che c'è attorno; ed è facile allora ritrovarsi a rimpiangere la semplicità di Jack il bello, storica nemesi dei primi giochi, e i suoi comici tentativi di toglierci di torno.
Apriti cielo
Il mondo di Borderlands, ora libero da caricamenti e strozzature artificiali, può permettersi anche qualche bel colpo di scena come grosse astronavi che si schiantano sulle sue colline e che diventano da quel momento in poi parte dello scenario, o battaglie in cui parteciperanno anche un abbondante dozzina di personaggi amichevoli, contro altrettanti o più nemici. Tutte situazioni con un carico drammatico che mancava ai giochi precedenti, molto più statici e molto meno sorprendenti anche da questo punto di vista. Nella mappa troverete anche dei mini boss, alcuni nemmeno così mini a dire il vero, caratterizzati da un'area in cui dovrà necessariamente risolversi lo scontro. Cose da fare e trovare ce ne sono insomma a bizzeffe, alcune naturalmente ripetute, altre davvero ben nascoste, mentre mancano eventi speciali che avrebbero reso i viaggi magari leggermente più imprevedibili.
La nuova veste grafica aiuta: i personaggi hanno molti più poligoni e l'open world ci offre finalmente panorami estesi e orizzonti intriganti, che invogliano l'esplorazione. Il cel shading con le sue ombreggiature particolari aiuta a nascondere una generale mancanza di dettaglio con colori vibranti e uno stile che oramai è parte integrante di Borderlands. Abbiamo provato Borderlands 4 su PC di fascia alta ma non troppo, su una 4070 Super e sebbene il frame rate non sia mai schizzato alle stelle, il gioco non è mai sceso sotto i 60fps. Ci sono giochi che vanno meglio con più grafica, ma se non ci sono scatti vistosi e un lag importante perché lamentarsene? Il problema è che in fase di anteprima il gioco questi scatti li aveva, e ve ne avevamo anche accennato. Fortunatamente l'ultima patch, oltre ai nuovi driver Nvidia, hanno ridotto l'inconveniente praticamente azzerandolo o quasi (qualche raro scatto quando si cambia zona si sopporta, dai).
Conclusioni
Borderlands 4 è un gioco dalla lunghezza più che giustificata: quelle trenta, quaranta o centinaia di ore in base a quanto vi lascerete coinvolgere dalle sue meccaniche di gioco, dalla voglia di trovare armi sempre più uniche e potenti. I piani per l'endgame sono già stati resi pubblici e sono molto interessanti, inoltre si capisce subito come sia stato pensato per rendere la vita semplice a chi ama raggiungere il massimo, permettendo di ripetere ogni boss all'infinito per esempio, e semplicemente interagendo con il terminale che si attiva quando è stato sconfitto la prima volta. Per quel che riguarda il gameplay, oltre al gunplay, questo quarto gioco è probabilmente il miglior Borderlands di sempre, ma chiaramente va trovata una quadra dal punto di vista narrativo e nuovi escamotage per caratterizzare il ricco cast di personaggi secondari che ad oggi appaiono più come un fastidio, che una possibile risorsa. Se vi piace sparare, con Borderlands 4 andrete sul sicuro, ma con tutto ciò che non riguarda l'uso di armi da fuoco il gioco Gearbox resta indietro.
PRO
- Si spara una meraviglia, meglio che mai
- La solita valanga di armi e modi di caratterizzare il proprio stile di gioco
- La mappa è artisticamente molto bella e ispirata
CONTRO
- Storia e dialoghi sono quelli di sempre, ma meno acidi e interessanti che mai
- Le missioni secondarie rallentano il ritmo di gioco spesso inutilmente
- Il cel shading nasconde tante mancanze, e non è poi così leggero da far girare