Game Freak sarà riuscita a riconquistare la fiducia dei fan di Pokémon dopo i suoi ultimi scivoloni? Parliamoci chiaramente, è questa la domanda più importante cui dovrebbe rispondere la recensione di Leggende Pokémon: Z-A, un titolo che è stato accolto fin da subito con scetticismo e non poca ostilità. Pokémon Scarlatto e Violetto hanno lasciato un retrogusto fin troppo amaro sul palato degli appassionati che hanno cercato di giustificare a tutti i costi le mancanze dello sviluppatore giapponese, finché giustificarle non è stato più possibile.
Z-A si è portato sulle spalle un peso anche più grande. È la seconda iterazione di una serie parallela che ha provato a rinnovare la formula nel 2022 con Leggende Pokémon: Arceus e risultati altalenanti, scontrandosi con l'intransigenza dei fan duri e puri che forse hanno costretto Nintendo a confinarla nel cassetto e a cambiare i suoi piani per il futuro della serie. Leggende Pokémon: Z-A è chiaramente un gioco che osa, ma dimostra tutti i limiti di uno sviluppatore che forse si è disamorato della sua stessa creatura.
Ritorno a Luminopoli
L'etichetta Leggende ha perso il suo significato nel giro di due giochi. Avrebbe dovuto raccontare i miti dell'immaginario di Pokémon; il primo capitolo era tutto incentrato sul mitico Arceus, uno sguardo al passato che sfruttava l'escamotage del viaggio nel tempo per raccontarci la storia degli allenatori e, in un certo senso, le origini della serie. Z-A è un drastico cambio di scenario: la nuova avventura non è ambientata in un'intera regione, ma in una città soltanto, la Luminopoli di Pokémon X e Y, di cui è a tutti gli effetti un vero e proprio sequel.
Collocato cinque anni dopo la conclusione di X e Y, il gioco ci cala nei panni di un allenatore/allenatrice che giunge in città e si unisce subito al Team MZ di Villy, una grintosa fanciulla che lavora nell'Hotel Z di una nostra vecchia conoscenza. In men che non si dica, ci ritroviamo a partecipare alla Royale Z-A, una competizione che dà il titolo al gioco e che impegna i migliori allenatori di Luminopoli. Nel mentre che scaliamo i ranghi dalla lettera Z alla A, appunto, dobbiamo però risolvere il mistero della megaevoluzione ferox, un fenomeno che trasforma certi pokémon in veri e propri pericoli pubblici.
Leggende Pokémon: Z-A è il solito Pokémon dalla trama sciapa per un buon 90% della durata che si riprende sulle battute finali, ma può contare su un cast più interessante del previsto, costituito da personaggi sorprendentemente ben caratterizzati anche per gli standard della serie. In un certo senso, il nuovo spin-off chiude il cerchio aperto in X e Y ma, pur rivolgendosi soprattutto agli amanti di quel titolo, mantiene una sua autonomia e aiuta i nuovi giocatori con i classici spiegoni che contestualizzano soprattutto i momenti conclusivi della storia. Arrivarci è tutto un altro discorso; l'intera scalata della Royale Z-A serve a presentarci i personaggi più significativi e la campagna tende a dilungarsi in sottotrame che alla fine servono solo a farci lottare contro i pokémon.
Bisogna dire che Leggende Pokémon: Z-A potrebbe essere il primo titolo Game Freak ad avere una regia degna di questo nome durante le cinematiche d'intermezzo, sia nelle missioni principali che in quelle secondarie, grazie anche alle animazioni - soprattutto facciali - dei modelli 3D, ma arrivati nel 2025 l'assenza del doppiaggio comincia a pesare come un macigno, soprattutto nelle scene finali, che ne sarebbero state sicuramente impreziosite. Lo sviluppatore nipponico continua a fare piccoli passi avanti, ma resta sensibilmente indietro rispetto al panorama videoludico attuale sotto molti aspetti, e in un certo senso Z-A è l'emblema di questa inconsistenza: se tutta la campagna fosse stata spettacolare come la sua conclusione, ne staremmo parlando in termini ben diversi.
Premettendo che lo abbiamo giocato esclusivamente in versione Switch 2, dobbiamo ammettere che Z-A si è rivelato molto meglio del previsto: in generale, il titolo Nintendo è sempre fluido sia in modalità portatile che in Dock, al netto di qualche microscopica incertezza che abbiamo notato soprattutto durante l'esplorazione e mai nelle lotte, e soprattutto è pulitissimo a vedersi, nonché scevro di bug o glitch vari (se escludiamo un discreto pop-in in lontananza). In certi momenti, lo stile impiegato e i colori vivaci lo fanno sembrare un corto della Pixar, merito anche dei dettagli curatissimi in alcuni scenari o modelli 3D che si notano soprattutto durante le scene d'intermezzo.
Il problema è il look abbastanza anonimo di Luminopoli che, essendo ispirata a Parigi e ad altre città europee, ai giapponesi probabilmente sembrerà più esotica che a noi. Il colpo d'occhio è interessante; Luminopoli è gremita di personaggi non giocanti che la fanno sembrare la Ryme City del film Detective Pikachu. Li troviamo a prendere il tè davanti ai cafè, a chiacchierare, a fare jogging e a vivere le loro vite, generati casualmente a ciclo continuo, ma guardando più attentamente, dopo ore e ore passate a girare la città, saltano agli occhi gli spazi vuoti nelle grandi strade, le poche auto sempre parcheggiate e mai in movimento, il susseguirsi incessante delle stesse finestre, degli stessi ponteggi, degli stessi parchi e campi da gioco. Game Freak ha riciclato gli asset con discrezione per non pesare su performance e caricamenti, una caratteristica - spiegata persino a livello narrativo dalla necessità di uniformare la metropoli - che pesa dopo qualche ora in cui lo scenario resta sempre lo stesso, sia di giorno che di notte. Leggende Pokémon: Z-A è un titolo fortemente limitato da una mancanza di creatività che possiamo ascrivere o a un'improbabile scarsità di tempo e risorse, oppure alla poca voglia di fare quel passo in più che avrebbe potuto renderlo veramente speciale.
Zona dopo zona dopo zona
L'assenza di biomi è forse la cosa che ci ha deluso di più in tutto in Z-A, eppure Game Freak aveva la soluzione a portata di mano. La Q-Asar Inc. è una società che si sta prodigando per integrare gradualmente i pokémon nell'ecosistema metropolitano, isolandoli temporaneamente in quartieri delimitati da barriere olografiche persistenti. Sebbene i pokémon selvatici s'incontrino occasionalmente anche per le strade della città - e soprattutto sui tetti - la "ciccia" si trova nelle zone selvagge che si sbloccano gradualmente via via che si completano le missioni principali. Inizialmente credevamo che queste zone avrebbero replicato i biomi tipici della serie, per esempio quello desertico o quello vulcanico tra gli altri, e invece no: sono semplicemente ritagli di città in cui gironzolano pokémon completamente decontestualizzati.
Se escludiamo una zona selvaggia ghiacciata, che spicca proprio per questa sua particolare caratteristica, e un paio di "dungeon" tematici, tutte le altre zone selvagge presentano pokémon dei tipi più svariati in scenari marcatamente urbani. Esiste una spiegazione narrativa anche per questo, ma a un certo punto la ripetitività si sente moltissimo, anche perché non ci sono elementi di gameplay che stravolgano il nostro approccio all'esplorazione. Se in Arceus potevamo cavalcare i pokémon a terra, in volo e a pelo d'acqua, in Z-A saremo costretti a correre sulle nostre gambette, magari sfruttando taxi o viaggi rapidi per raggiungere i punti di interesse più lontani che abbiamo già sbloccato. Al massimo, il gioco ci concede la Planata Rotom, una funzionalità del nostro tablet tuttofare che permette di galleggiare nel vuoto per un paio di secondi, prendendo uno slancio che aiuta a superare gli spazi tra tetti e piattaforme.
Al di là di queste mancanze, dobbiamo ammettere che Game Freak ha fatto un buon lavoro con la costruzione della città, che spesso costringe il giocatore a ragionare in tre dimensioni per capire come raggiungere certe destinazioni, specialmente sui tetti e soprattutto nelle fasi più avanzate dell'avventura. Anche le fasi "platform", spesso attribuite a ponteggi su cui ci aspettano certi collezionabili come le Viti colorate, obbligano a usare in modo creativo dislivelli, capriole e Planata Rotom. Alla fine, nonostante la poca diversificazione, Luminopoli è divertente da girare e offre sempre qualcosina da fare, qualche missione secondaria da accettare e completare, nonché una pletora di collezionabili da raccogliere.
Il cuore di Z-A sono naturalmente le lotte, che scandiscono lo scheletro del gioco in essenzialmente due fasi principali distinte che dipendono dal ciclo giorno/notte, che peraltro impareremo a forzare dopo qualche ora sedendoci sulle panchine in giro per la città. Durante la notte, infatti, un isolato a caso di Luminopoli diventa una zona lotta delimitata da barriere rosse: è in quell'area che si radunano gli allenatori che vogliono farsi strada nella Royale Z-A. Quella parte della città diventa quindi una specie di dungeon in miniatura, in cui possiamo semplicemente lottare per denaro, punti esperienza e punti biglietto: gli ultimi servono in quantità variabile a sbloccare la lotta di promozione - che il più delle volte è legata a doppio filo con la storia e sostituisce le lotte con i capipalestra - ma il grind fortunatamente pesa pochissimo grazie alle carte, un elemento vagamente roguelite che permette di accumulare punti bonus soddisfacendo specifici requisiti casuali.
Il ciclo del gameplay alla fine si alterna tra due fasi: di giorno idealmente si completano le secondarie, si catturano i pokémon e così via; di notte si lotta nelle zone specifiche e ci si prepara al prossimo grande scontro, ma in generale il giocatore non è strettamente vincolato a uno schema così rigido. Z-A concede la pressoché totale libertà di dedicarsi a ogni attività nella misura che si preferisce, tenendo soltanto presente che il passaggio dal giorno alla notte e viceversa resetta i pokémon selvatici e le zone lotta, quindi rappresenta una sorta di limite di tempo con cui fare i conti.
Alla fine il ciclo giorno/notte non incide particolarmente sul gameplay o sui contenuti: la notte fondamentalmente cambia i pokémon selvatici disponibili in alcune zone selvagge e aggiunge temporaneamente gli allenatori contro cui lottare, ma ogni altro contenuto rimane accessibile, dai negozi alle missioni secondarie, che offrono una discreta varietà di obiettivi e vignette narrative, anche se per la maggiore si finisce sempre col lottare a diverse condizioni. La campagna aiuta a mettere in fila le priorità, alternando lotte e catture alle battaglie contro i pokémon megaevoluti ferox: sono battaglie titaniche, ambientate in arene circoscritte apposite, in cui affrontiamo la versione gigantesca del pokémon megaevoluto di turno.
Per vincere non bisogna solo ricorrere alla squadra giusta e alle mosse più efficaci, ma bisogna anche imparare gli schemi d'attacco e schivare i colpi che il boss indirizza più spesso all'allenatore piuttosto che ai pokémon in campo. Esattamente come succedeva in Arceus, il nostro personaggio può subire solo un certo numero di colpi prima di finire al tappeto e durante la battaglia bisogna stare particolarmente attenti. Questi boss ci sono piaciuti, ma li abbiamo trovati a tratti caotici e in qualche caso eccessivamente lunghi: non stupisce che il gioco permetta di tornare in campo dopo un Game Over senza dover ricominciare dall'inizio.
Lotta e cattura: addio turni!
Quando uscì Leggende Pokémon: Arceus, si dibatté a lungo sull'identità del nuovo titolo Game Freak, ma che era destinato a diventare uno spin-off saltuario o comunque alternato alle uscite principali era abbastanza ovvio. I fan storici che già faticavano ad accettare i significativi cambiamenti alla formula tradizionale, che restava comunque ibrida, difficilmente vedranno di buon occhio la deriva quasi completamente action di Z-A. Eppure, sotto molti punti di vista, il nuovo gameplay ci è sembrato il più azzeccato per rilanciare la serie e far riavvicinare i giocatori che si sono stufati di Pokémon perché magari lo hanno giocato tanti, troppi anni.
Le nuove lotte sono completamente in tempo reale: Z-A abbandona anche i turni di Arceus e la meccanica Rapida/Potente per un approccio completamente action in cui le mosse non consumano nulla e non sono limitate, ma unicamente governate dai tempi di esecuzione e di ricarica, che dipendono essenzialmente dalle mosse stesse. Inoltre, non c'è transizione né campo di battaglia; tutto si svolge senza interruzioni e bisogna anche stare attenti al nostro allenatore perché potrebbe ricevere danni dalle mosse dei pokémon avversari che danneggiano ad area. Sebbene il nostro pokémon si muova in autonomia, tenderà comunque a restare vicino a noi, perciò spostarsi nello scenario mentre diamo ordini al pokémon attraverso i pulsanti frontali fa parte del gioco e richiede un minimo di padronanza dei controlli.
Tenendo premuto il dorsale sinistro accederemo alle mosse del pokémon schierato, mentre il destro apre la riga delle Pokéball. Gli altri pulsanti permettono di cambiare mostriciattolo al volo, di schivare con una capriola e di richiamare il menù della borsa per utilizzare eventuali consumabili, che hanno un breve periodo di ricarica. Si impara subito a giocare nelle nuove lotte, ma l'idea che ci si fa nei primi minuti, e che è destinata a cristallizzarsi nel tempo, è quella di un gameplay caotico e poco strategico. Ma anche maledettamente divertente.
Non capita di rado di ritrovarsi circondati da pokémon selvatici e di dover lottare contro tre, quattro o più pokémon contemporaneamente in una baraonda di effetti visivi in cui è difficile capire chi sta colpendo cosa, e in questo senso aiutano le suddette mosse ad area che possono anche sbarazzarsi di più pokémon minori in un attimo, mentre ci concentriamo sul nostro bersaglio principale. È un caos spassoso che sacrifica l'importanza della strategia e delle statistiche: in un gameplay che è già stato molto semplificato - sono ancora assenti le abilità passive, per esempio - si ha la sensazione che vinca non solo il pokémon che ha le mosse migliori, ma che le tira più velocemente. In oltre trenta ore di gioco non abbiamo mai sentito la necessità di impostare mosse difensive, limitandoci a scavalcare quelle degli avversari semplicemente ricorrendo ai tipi giusti e alle mosse superefficaci ideali.
Le ultime lotte ci hanno dato un po' più filo da torcere, se non altro perché gli allenatori a fine campagna hanno squadre complete e una o più megaevoluzioni a disposizione. La trasformazione dipende da due fattori: primo, il possesso di una megapietra apposita; secondo, il caricamento di un indicatore che si consuma gradualmente dopo aver attivato la mega evoluzione, durante la quale il pokémon diventa molto più potente. La mega evoluzione cambia le carte in tavola e rovescia completamente le sorti infauste di alcune lotte, ma se la campagna principale è grossomodo una passeggiata, nelle battute finali del gioco serve un po' più di lungimiranza, e per i contenuti extra, che si sbloccano dopo i titoli di coda, è fondamentale prestare molta più attenzione a diversi fattori.
Non abbiamo potuto provare la modalità multigiocatore che include, oltre agli immancabili scambi tra allenatori, anche il Club Lotta Z-A competitivo e privato in cui si possono scontrare fino a quattro giocatori contemporaneamente, ma sospettiamo che le lotte possano diventare incredibilmente caotiche e dipendenti dalla latenza individuale con buona pace di strategie, sinergie e tattiche raffinate. Onestamente il nuovo sistema di combattimento ci ha divertito moltissimo: è veloce, intuitivo e coinvolgente, nonché spettacolare da vedere, specie quando si sbloccano le mosse più devastanti dei pokémon di alto livello.
Game Freak ha trovato anche un modo intelligente per combinarlo con la cattura. Possiamo sempre tirare le Pokéball ai pokémon selvatici, magari senza farci vedere per aumentare le probabilità di successo, ma se il mostro tascabile se ne accorge o la cattura fallisce, potremo scappare o semplicemente lottare. Una volta sconfitto, un pokémon selvatico resta stordito per pochi secondi, durante i quali potremo riprovare a catturarlo. Z-A reintroduce anche i pokémon alfa che hanno fatto il loro esordio in Arceus; contraddistinti da occhi rossi luminescenti, sono più grandi del normale e spesso di livello molto più alto rispetto alla zona in cui si trovano, ma possiedono mosse extra e statistiche migliori che li rendono molto appetibili. Scovare gli alfa e catturarli è un gioco nel gioco, anche perché spesso bisogna vedersela pure con i pokémon che li circondano.
Come si misura la qualità di un Pokémon? Alla fine, dipende da quanta voglia viene di tornare a riempire il PokéDex dopo i titoli di coda. Complici la sua immediatezza e altre semplificazioni, Leggende Pokémon: Z-A è il tipo di gioco adatto a chi si diverte soprattutto a collezionare i mostriciattoli e che magari si è stancato delle lotte a turni. È un peccato, perché Game Freak aveva tutto quello che serviva per sfornare il Pokémon perfetto e mettere a tacere le tante e giuste critiche recenti al suo operato, ma ha preferito adagiarsi (di nuovo) sugli allori con uno sviluppo approssimativo proprio di quegli aspetti che avrebbero potuto rendere Z-A un titolo grandioso.
Conclusioni
Se avete amato i pokémon, ma le ultime uscite vi hanno scottato per vari motivi, Leggende Pokémon: Z-A non vi farà cambiare idea, ma dimostra che Game Freak ha ancora una valanga di mosse superefficaci nel suo arsenale. Nonostante alcune sbavature a livello di trama e di bilanciamento e un comparto tecnico minato più dalle scelte a monte che dall'esecuzione vera e propria, il nuovo capitolo di Leggende Pokémon è divertente, immediato e accattivante, ma avrebbe potuto essere molto, molto di più. Lo sviluppatore nipponico sta sperimentando, aggiungendo e togliendo in cerca della quadra perfetta, ma continua a farlo con la noncuranza tipica di chi sa di vendere milioni di copie col minimo sforzo. Ed è un peccato perché Z-A è probabilmente il Pokémon migliore da diversi anni a questa parte: con un minimo di impegno in più, e le potenzialità hardware di Switch 2, Game Freak potrebbe davvero tornare in carreggiata.
PRO
- Le nuove lotte in tempo reale sono caotiche, ma veloci e divertenti
- Struttura intelligente e rispettosa del tempo dei giocatori
- Tanti contenuti tra megapietre, missioni secondarie, collezionabili, eccetera
CONTRO
- Lo scenario urbano diventa monotono abbastanza in fretta
- Farà storcere il naso ai fan delle classiche lotte a turni
- Comparto tecnico rispettabile su Switch 2, ma comunque arretrato