La parola "remaster" col tempo ha cambiato significato, abbracciando le più svariate sfumature: comincia a esserci poca differenza tra remaster e remake; qualche volta l'uno rimanda all'altro e, in generale, coi titoli il settore sta facendo una gran confusione, specie quando i cambiamenti interessano anche i contenuti e il gameplay, non solo il comparto tecnico. Sul fronte dei JRPG abbiamo visto parecchie riproposte in questi anni: le Pixel Remaster di Final Fantasy, Dragon Quest III HD-2D, l'ottimo remake di Star Ocean 2 e la recente compilation con i primi due Suikoden. Ecco, a confronto questa Lunar Remastered Collection non fa proprio un figurone.
Intendiamoci, non c'è nulla che non vada nei due Lunar: sono JRPG iconici che hanno resistito alla prova del tempo proprio grazie alla loro età. I due titoli Game Arts risalgono rispettivamente al 1992 e al 1994, uscendo prima su Mega CD e poi su altre piattaforme in varie versioni rivedute e corrette. La loro natura antiquata, figlia di un'era più smaliziata e meno pretenziosa, li rende oggi delle esperienze sobrie, pulite e affascinanti... che forse avrebbero meritato più cura da parte di GungHo America. In questa recensione vi spieghiamo perché.
JRPG d'altri tempi
A prima vista i due Lunar sembrano usciti da un vecchio RPG Maker: sprite minimalisti, animazioni sommarie, scenari pixellosi senza effettistiche particolari, filmati a cartoni animati disegnati a mano da Studio Gonzo. È tutto molto sobrio, diremmo sorpassato, e QUESTA è esattamente la forza dei Lunar: sono giochi che appartengono a un'epoca diversa dalla nostra e senza troppi fronzoli, in cui non si cercava di reinventare la ruota né con la storia né col gameplay. Sono, insomma, due grandi classici nel vero senso del termine ed è la loro intrinseca qualità a salvare dal baratro una compilation abbastanza svogliata.
Pensate che la storia di Lunar: Silver Star Story, il primo titolo di questa raccolta, è nient'altro che la spensierata avventura young adult - molto prima che si trovasse un nome a questo genere - di Alex, un giovanotto che sogna di diventare Dragonmaster e che perciò s'imbarca in un viaggio insieme agli amici di sempre, ignaro che dovrà combattere per salvare il mondo da un potentissimo tiranno. È un intreccio semplice, dritto, incentrato sul più tradizionale scontro tra le forze del bene e del male, con qualche colpo di scena prevedibile ma memorabile, grazie a un cast ben caratterizzato e ottimista.
Lunar 2: Eternal Blue è un seguito più maturo sotto diversi aspetti. I protagonisti, per cominciare, sono più adulti rispetto a quelli del primo titolo e la posta in gioco è immediatamente più alta: il cercatore di tesori Hiro decide di aiutare la misteriosa Lucia, che sostiene di essere venuta da un altro mondo per impedire una catastrofe. La storia si svolge mille anni dopo gli eventi di Silver Star Story, perciò è autonoma fino a un certo punto, dato che fa riferimento all'avventura precedente in varie circostanze: è comunque una sceneggiatura più lunga con almeno il doppio dei dialoghi e dei filmati d'intermezzo. Da un certo punto di vista, Eternal Blue è probabilmente il gioco migliore dei due ma entrambi sono vere e proprie perle di scrittura e fantasia.
Sul fronte del gameplay, i due titoli GameArts sono così semplici che più semplici non si può: la struttura è quella classicissima dei giochi di ruolo nipponici vecchia scuola; si esplorano le città e i dungeon, si combattono i nemici, si potenziano i personaggi con armi e accessori e a certi livelli di esperienza si imparano incantesimi specifici che diversificano i membri del party. L'unico fattore strategico da considerare è la distanza dal nemico durante i combattimenti: alcune abilità funzionano solo se i personaggi sono abbastanza vicini al bersaglio, quindi bisogna tenere da conto anche la loro posizione quando si impartiscono gli ordini alla squadra, che saranno poi eseguiti in combattimento in base alle velocità individuali.
Nonostante la sua semplicità, Lunar è una serie tosta, caratterizzata da boss piuttosto ostici che qualche volta possono richiedere brevi sessioni di grind per aumentare di livello e superare l'ostacolo di turno: fortunatamente, la versione Remastered include la possibilità di programmare i comportamenti dei personaggi in modalità automatica e di velocizzare le animazioni durante gli scontri, un'opzione ormai praticamente scontata in queste riproposte.
Una remaster superficiale
Per assurdo non c'è nulla che non vada nei due Lunar riproposti da GungHo America: sono praticamente gli stessi giochi su cui aveva messo mano Working Designs per le prime riedizioni Complete uscite alla fine degli anni 90 su PlayStation e Saturn, al netto di alcuni aggiustamenti che potrebbero o non potrebbero far storcere il naso ai puristi. Loro sicuramente apprezzeranno i filmati anime in alta risoluzione, molto più definiti che in passato e realmente rimasterizzati per l'occasione, ma magari soffriranno un attacco di nostalgia a causa del nuovo cast di doppiatori che ha registrato da capo tutti i dialoghi in inglese e in giapponese, nonostante abbiano fatto un ottimo lavoro per ricordare le voci originali e il sonoro sia molto più nitido, rendendo giustizia alle bellissime musiche di Noriyuki Iwadare.
Il problema è che i miglioramenti si limitano praticamente a questo. I veri intenditori potrebbero notare un rimaneggiamento dei testi, che hanno perso i riferimenti alla cultura pop che caratterizzavano l'iconica ma controversa localizzazione inglese delle versioni Complete, ma anche l'inconsistente qualità dei font e dei ritratti, sgranati e poco definiti a causa probabilmente di un maldestro lavoro di upscaling. Anche i filtri selezionabili nelle opzioni incidono poco sull'estetica del gioco, mentre abbiamo apprezzato maggiormente il lavoro svolto sull'interfaccia e la possibilità di selezionare un inedito inventario condiviso che risolve la macchinosa microgestione dei vecchi giochi.
Per gli amanti del classico autentico, la schermata principale permette di giocare a Lunar e Lunar 2 nelle versioni tradizionali piuttosto che in quelle rimasterizzate, sebbene sia una scelta abbastanza insolita e sarebbe stato preferibile forse includere le versioni Mega CD e almeno l'ottimo remake per PSP del primo gioco, uscito nel 2009 con il titolo Lunar: Silver Star Harmony. Invece GungHo ha fatto un compitino abbastanza misero, senza andare neppure a ritoccare illuminazione ed effettistica com'è successo, per esempio, con le Pixel Remaster dei sei Final Fantasy.
Alla fine il problema è proprio questo. Non solo la compilation - venduta a prezzo pieno e senza uno straccio di localizzazione italiana - include solo due delle varie riedizioni uscite in oltre trent'anni, e senza andare a scomodare il mediocre prequel Lunar: Dragon Song per Nintendo DS, ma il lavoro di rimasterizzazione è stato abbastanza superficiale, quando invece i Lunar avrebbero meritato un trattamento in stile Suikoden I&II se non addirittura un remake grafico sulla falsariga dei Dragon Quest HD-2D. È difficile pensare che questa compilation possa riportare Lunar sulla bocca di tutti: a nostro avviso restano due JRPG fondamentali da giocare se si ama il genere ma non possiamo biasimare chi preferisca attendere un forte sconto prima di acquistarli.
Conclusioni
A trentatré anni dall'uscita del primo Lunar sarebbe stato giusto omaggiare la serie con una riproposta in grande stile, una remaster seria o un vero e proprio remake grafico: invece ci ritroviamo tra le mani un compitino che fa leva sul fattore nostalgia. Il guaio è che Lunar Remastered Collection ci riesce benissimo, risvegliando i ricordi dei pomeriggi passati a giocare con le bellissime versioni Complete: nonostante i loro anni, Lunar e Lunar 2 restano JRPG semplici quanto unici che tutti gli appassionati dovrebbero giocare e per questo non possiamo certamente bocciare una remaster che è esattamente quello che dichiara di essere, rimanendo fedele ai titoli originali. Indubbiamente un'occasione sprecata, salvata dalla qualità intrinseca dei giochi Game Arts.
PRO
- I due Lunar sono ancora JRPG davvero fantastici
- È una compilation fedele alle origini con piccoli ma graditi miglioramenti
CONTRO
- È una serie che meritava di più di una semplice rimasterizzazione
- Italiano neanche a parlarne