La rivelazione del primo Tom Clancy's The Division è rimasta nella memoria collettiva per l'impatto impressionante (soprattutto all'epoca) della sua veste grafica e il concept particolarmente interessante che si portava dietro. Il gioco non è poi sfuggito alle solita trappola del presunto downgrade ed è stato anche piuttosto funestato da problemi tecnici al lancio, con bug rilevati di vario tipo che hanno un po' ridimensionato il progetto agli occhi di molti giocatori, ma bisogna riconoscere a Ubisoft il fatto di aver lavorato celermente alla soluzione di questi inconvenienti e soprattutto di aver continuato a supportare il gioco in maniera continuativa. Riflettendo un po' l'ottima politica intrapresa con Tom Clancy's Rainbow Six: Siege, The Division è cresciuto col tempo, si è evoluto seguendo anche i feedback dei giocatori ed è riuscito a costruire una buona community superando addirittura i 20 milioni di giocatori: è insomma un esempio virtuoso di gestione di un titolo come GAAS ed è già il secondo nell'arco di questi ultimi anni da parte di Ubisoft, a dimostrazione di come il publisher francese si stia dando decisamente da fare su questo fronte, pur con meno dichiarazioni roboanti di altri concorrenti. Un po' a sorpresa, ma nemmeno più di tanto dopo questi due anni alquanto intensi, Ubisoft e Massive hanno annunciato The Division 2 senza praticamente preavviso, nel corso di una trasmissione in streaming dedicata agli aggiornamenti e allo status del gioco, rilanciando prepotentemente il brand nelle parti alte della classifica dei titoli più attesi per il prossimo periodo. Ecco perché ne parliamo qui, piazzandolo tra nomi roboanti come Metroid Prime 4, Kingdom Hearts III e Spider-Man, per dirne alcuni appartenenti alla nostra top ten dei titoli più attesi tra quelli presenti all'E3 2018.
Ritorno al futuro
È un po' difficile mettere insieme qualche informazione su Tom Clancy's The Division 2 perché di fatto Ubisoft non ha svelato assolutamente nulla sul gioco in questione, riferendo anzi fin dalla sua presentazione che per tutti i dettagli si sarebbe dovuto attendere l'E3 2018, come a questo punto accadrà puntualmente. Sappiamo però che si tratta di un progetto imponente, addirittura il più grande che sia mai stato portato avanti all'interno di Ubisoft, come riferito dallo stesso publisher. Lo sviluppo coinvolge diverse entità: gli autori del primo capitolo, Massive, Reflections e ben 3 altri studi interni ovvero Ubisoft Bucharest, Shanghai e Annecy, tanto per dare un'idea della portata dei lavori in corso. Quello che possiamo fare è dunque andare per supposizioni, così come fatto nello Speciale che abbiamo pubblicato a marzo, poco dopo l'annuncio di The Division 2. La prima cosa a incuriosire è l'ambientazione: la potenza iconica di New York e di Manhattan in particolare ha caratterizzato profondamente The Division, riprendendo una tradizione affermata che vede la Grande Mela come simbolo della stentata sopravvivenza post-apocalittica in tante produzioni sia videoludiche che cinematografiche. Tuttavia, per donare una identità specifica al secondo capitolo potrebbe essere necessario cambiare luogo, almeno in parte: aprire forse nuove zone esplorabili a New York ma anche spostarsi direttamente in altre metropoli devastate che possano avere la forza di invogliare i giocatori ad imbarcarsi in una nuova avventura. Quel che è certo è che sarà necessaria maggiore varietà, per quanto riguarda le ambientazioni ma soprattutto le cose da fare, le modalità di gioco e gli eventi nel mondo online. Uno dei punti deboli di The Division, corretto parzialmente in corsa con l'ottimo supporto nel corso dei mesi, è la scarsa consistenza dell'endgame che nel secondo capitolo dovrà subito apparire ricco e sfaccettato, portandosi dietro le evoluzioni applicate a quello del capostipite ma sfruttando il vantaggio dell'esperienza maturata con questo per proporre immediatamente qualcosa di sostanzioso, su cui continuare a lavorare nei mesi successivi.
Desideri post-apocalittici
Strettamente collegato all'idea di un endgame maggiormente sviluppato c'è un approfondimento dell'open world esplorabile. The Division 2 arriverà nel 2019, scontrandosi direttamente con Anthem e in un periodo in cui Red Dead Redemption 2 avrà probabilmente mostrato lo stato dell'arte del mondo aperto in stile sandbox, per non parlare di Marvel's Spider-Man. Non sono giochi facilmente paragonabili ma è chiaro che la costruzione dell'open world dovrà essere più complessa, perché l'asticella su questo fronte si sarà inesorabilmente spostata verso l'alto: l'ideale sarebbe dunque una maggiore concentrazione sull'esplorazione, che potrebbe essere premiata con la scoperta di elementi aggiuntivi sulla storia, con la conoscenza di nuovi personaggi e la conseguente aggiunta di quest secondarie e magari con la possibilità di entrare all'interno di un numero superiore di edifici in modo da rendere più realistica la costruzione del mondo di gioco.
Per quanto riguarda le modalità, ci aspettiamo il ritorno della Zona Nera, probabilmente una delle migliori caratteristiche di The Division, supportata dall'aggiunta delle dinamiche più moderne come il tradimento, gli obiettivi ad alto rischio, gli eventi globali e supponiamo alcune novità che potrebbero arricchire ulteriormente questa particolare tipologia di gioco che mischia elementi PvP e PvE. Ovviamente ci si aspetta una nuova e abbondante serie di armi ed equipaggiamenti da conquistare, magari con un sistema di loot che favorisca la variazione delle modalità e la concentrazione sull'endgame. Sarebbe auspicabile anche un qualche approfondimento sulle fazioni, in modo da caratterizzarle meglio e magari consentirne una gestione diversa, con la possibilità di stringere alleanze in base a obiettivi comuni invece di doversi per forza scontrare. In ogni caso, buona parte dei dubbi verranno probabilmente svelati nel corso della conferenza Ubisoft all'E3 2018, fissata per lunedì 11 giugno alle ore 22:00.
