Quando lo scorso giugno, nel corso della classica conferenza annuale Bethesda, Todd Howard ha rivelato al mondo il già tanto chiacchierato Fallout 76, si è trovato a scontrarsi con una grossa fetta di utenza basita di fronte all'apertura della serie al multiplayer cooperativo e competitivo. Non è bastata una lunga presentazione di buona parte delle feature e un approfondito incontro con il titolo, per scardinare dalle menti la certezza cosmica che il titolo avrebbe dimenticato la sua stessa natura. Nel corso dei mesi, tante notizie e dichiarazioni hanno tentato di dipanare la matassa, mettendo in chiaro la natura fortemente survival del titolo, ma non per questo meno innestata nell'universo di riferimento. A ormai circa tre settimane dall'arrivo sugli scaffali fisici e digitali, abbiamo avuto modo di testare per qualche ora la beta dell'ultima iterazione dell'rpg post apocalittico di Bethesda. Vediamo come ne è uscito fuori.
Un mondo che conosciamo
Mettiamo subito in chiaro le basi dalle quali partire: Fallout 76 è in tutto e per tutto un'esperienza riconducibile alle fondamenta della serie. Lo è dal punto di vista dell'universo creato, della gestione della crescita e dell'inventario. Lo è per la presenza delle iconiche caratteristiche S.P.E.C.I.A.L. e del PipBoy. Lo è anche per quanto riguarda le interazioni e lo stile, nonché nell'utilizzo degli AP quando si compiono determinate azioni. L'introduzione di questo nuovo capitolo poi, non tradisce minimamente lo spirito pluridecennale di Fallout. Come spesso accade, ci troviamo ad essere abitanti di uno dei tanti vault sparsi per l'America settentrionale, costruiti per rendere possibile la prosecuzione della razza umana nel sottosuolo, a seguito di un olocausto nucleare. Per la precisione siamo all'interno del vault 76 e il giorno è uno di quelli da ricordare per sempre. Si tratta del Reclamation Day (giorno della Celebrazione in italiano), durante il quale si festeggia l'arrivo del momento nel quale si tornerà in superficie per ricostruire l'America. A seguito di un discretamente corposo editor (ma senza la genialità di quello di Fallout 4), veniamo lanciati nel mezzo di un vault ormai disabitato, che attende l'abbandono del suo ultimo ospite. Gli addobbi si fanno largo sulle pareti, i coriandoli gremiscono i pavimenti e una serie di cartonati a forma di valut boy ci indicano la strada verso l'uscita, regalandoci qua e là una serie di gadget e carte utili al nostro sviluppo. Usciti all'esterno del vault, lo spettacolo è certamente diverso dall'idilliaco ricordo del mondo che avevamo lasciato. Distruzione e morte pervadono i paesaggi dell'Appalachia, nome della zona che fa da ambientazione a questo Fallout 76, basata sul reale territorio della West Virginia.
È qua che si comincia a prendere confidenza con le novità della serie. Sulla mappa ed intorno a voi, infatti, si aggirano non solo una discreta quantità di esseri ostili e mutanti di ogni genere, ma anche gli altri sopravvissuti appena usciti dal rifugio, segnati sulla mappa in tempo reale e visibili a schermo con il loro nickname e il livello attuale. È possibile interagire con gli altri abitanti tramite una ruota delle classiche emote da MMO, oppure chiedendo di unirsi alla propria squadra, divenendo un team a tutti gli effetti e tenendo sempre bene a schermo le condizioni dei proprio compagni. È inoltre possibile fare richiesta per scambiarsi armi e materiali, così da instaurare una sorta di baratto con gli altri giocatori, che dovranno accettare le nostre proposte. Esplorare la zona morta dell'Appalachia, con tutti i suoi biomi e le sue attrazioni, significa anche venire a contatto con una lunga serie di documenti e olonastri che racchiudono la lore del titolo. Se è infatti vero che non esistono NPC veri e propri con i quali interagire e dialogare come nei vecchi Fallout, ciò non esclude una lunga serie di missioni, da quelle principali alle secondarie, passando per giornaliere, settimanali ed eventi pubblici. Nel corso della nostra prova, durante la quale abbiamo raggiunto il livello cinque e concluso un discreto numeri di missioni principali e secondarie, tutte le comunicazione sono arrivate tramite registrazioni, smorzando certamente la potenza delle vecchie interazioni della serie, ma non per questo eliminando il senso di progressione all'interno della storia di questo inedito capitolo di Fallout. Risulta difficile dare un giudizio completo sulla campagna del titolo, avendone solo scalfito le fondamenta, ma l'impressione è che i ragazzi di Bethesda non si siano limitati a creare un survival cooperativo nell'universo di Fallout ma, al contrario, abbiamo voluto testare un nuovo modo di vivere l'esperienza in compagnia, con tutto ciò che di buono questo può portare in dote.
Un gameplay che ricorda se stesso
Come detto più di una volta, vogliamo rassicurare tutti sul fatto che, pad alla mano, Fallout 76 risulta un Fallout a tutti gli effetti. La progressione resta lenta e ragionata, basata sulla ricerca e l'accumulo ossessivo di risorse e materiali, atti alla possibilità di creare nuovo equipaggiamento e costruire strutture sempre più elaborate. Le prime missioni risultano, come da prassi, un lungo tutorial delle caratteristiche di base: dall'accumulo di risorse primarie ai primissimi scontri, fino ad arrivare alla creazione di materiali di prima necessità. Soffermarsi nei vari luoghi che si incontrano tra un obiettivo e l'altro non significa solo aggiungere nuovi oggetti al proprio inventario, ma anche scovare documenti che raccontano la storia degli abitanti dell'Appalachia e nastri atti a sbloccare una serie di missioni secondarie, spesso lunghe e corpose. Ciò che risulta completamente nuovo nell'ottica della serie è quello che concerne gli eventi pubblici. Questi compaiono sulla mappa a intervalli regolari e si tratta di missioni delle più disparate entità, alla quali tutti i giocatori possono prendere parte e portare a termine in gruppo, così come accade in tutti i giochi di questo genere. Tra missioni di scorta, pulizia di determinate zone e ricerca di materiali considerati perduti, sono proprio questi eventi sui quali Bethesda dovrà puntare in termini di aggiornamenti e qualità, così da spingere i giocatori a tornare in questo mondo, anche una volta finite tutte le mansioni principali. La mancanza di una pausa vera e propria, essendo un mondo persistente online, aggiunge quella punta di pepe e tensione all'esplorazione, lasciandoci indifesi ogni volta che leggiamo un documento o ci fermiamo in qualche campo per la creazione di oggetti e cibarie.
Nonostante ciò, per tutti gli amanti del genere, c'è da sottolineare la quasi totale impossibilità, almeno a livelli bassi e simili tra loro, di uccidere altri giocatori in un batter d'occhio. Sparare contro altri esseri umani significa ridurre drasticamente il proprio danno, a meno dell'accetazione del duello da parte del malcapitato, entrando in una sorta di componente PVP senza soluzione di continuità. Anche la morte risulta molto più indulgente della media di questi titoli, portando alla quasi totale mancanza di perdita delle proprie risorse, riducendo notevolmente, almeno allo stato attuale, l'appeal della componente competitiva. Al contrario, è la cooperazione ciò che davvero paga in questo nuovo Fallout, e ciò che sembra funzionare anche meglio. La sensazione di vivere il mondo post apocalittico in compagnia di altri malcapitati è emozionante e soddisfacente, aggiungendo un pizzico di originalità ad una formula che conoscevamo fin troppo a fondo. Anche la crescita del personaggio ha subito un cambiamento importante. Ecco quindi che alle classiche caratteristiche S.P.E.C.I.A.L., sulle quali è possibile spendere i propri punti abilità ad ogni livello conseguito, si affianca un inedito sistema di perk gestito tramite carte da gioco. Ognuna di queste si lega ad una specifica caratteristica e dona un particolare buff in grado di personalizzare egregiamente il proprio personaggio. Ad ogni attributo accresciuto, aumentano gli slot di carte disponibili per la rispettiva caratteristica, potendo quindi personalizzare a sufficienza e diversificare in maniera più che adeguata i vari giocatori. Al netto di un level cap attestato attualmente al livello 50, e di punti non riattribuibili una volta spesi, la differenza la faranno proprio le carte, che sarà possibile intercambiare a piacimento nella schermata dedicata del PipBoy. Questo sistema, seppur ancora da approfondire, ci ha colpiti piacevolmente, lasciandoci però ancora qualche dubbio per quanto riguarda l'impossibile di resettare l'attribuzione dei punti abilità, secondo noi più che utile soprattutto in un titolo online.
Tecnicamente sempre acerbo
Diciamoci la verità: Fallout 4 aveva colpito tutti negativamente per un comparto tecnico difficile da digerire. La mappa piuttosto ridotta e i caricamenti legati a quasi ogni interazione con gli interni avevano lasciato parecchi dubbi sulle capacità di un team che sembrava essersi dimenticato della progressione tecnologica. Fallout 76 cerca di mettere una pezza a questo aspetto, riducendo i caricamenti in numero e durata (ma senza eliminarli del tutto), mantenendo però sempre piuttosto arretrato un comparto tecnico fatto di scelte artistiche straordinarie, ma di altrettante texture e modelli al limite del sopportabile. Sarà interessante scoprire, la prossima settimana, se la versione PC del titolo riuscirà a risolvere un problema piuttosto evidente di pop up, ma dubitiamo che l'enorme quantità di texture in bassa definizione del gioco possa magicamente tramutarsi in una visione idilliaca con il cambio di piattaforma. Il motore resta quello di partenza di Fallout 4, con tutti i problemi e l'arretratezza che si porta in dote, ed è bene essere pronti e vigili di fronte a questo aspetto. Tutto cambia quando si parla di comparto sonoro e doppiaggio, che anche in italiano tende a non sfigurare e che ci ha colpiti con una quantità di linee di dialogo inimmaginabili prima della prova su strada. Anche i server si sono comportati piuttosto bene: al netto di un test effettuato solo su Xbox, non abbiamo riscontrato nessun tipo di problema dal punto di vista della connessione, se non qualche sporadico rallentamento e lag ed un unico crash dell'applicazione che, a pensarci bene, è quasi un miracolo per i test di questi tempi.
Fallout 76 è croce e delizia di un pubblico che, a volte, arriva a sfiorare l'integralismo politico e religioso di fronte alle proprie serie preferite. Ogni tentativo di apportare qualche modifica interessante ad una meccanica ormai rigirata su se stessa arriva a scontrarsi con l'odio imperituro verso qualsiasi forma di implementazione online. La realtà è che questa nuova iterazione del brand parte dalle solite e solide basi che ben conosciamo, modificando alcuni aspetti necessari all'esperienza (come l'eliminazione degli NPC) ma non per questo distruggendo ciò che di buono era stato creato negli anni in termini di narrazione. Il combat system è quello di sempre, nonostante uno S.P.A.V. rivoluzionato, e anche la crescita è rimasta la stessa, con la particolare aggiunta delle carte come perk. Ciò su cui dovremmo davvero soffermarci sono i contenuti e la loro capacità di intrattenere per i mesi e gli anni a venire, ed è qui che si giocherà buona parte dei giudizi relativi a Fallout 76.
CERTEZZE
- È sempre Fallout, così come lo conoscete
- Le carte ed i perk sono molto interessanti
- Gli eventi pubblici potrebbero valere il tempo trascorso nell'Appalachia
- La narrazione c'è...
DUBBI
- ...sebbene diversa e priva di NPC veri e propri
- Tecnicamente arretratissimo