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Luca Marinelli, Kojima e l'importanza di puntare sui generi

Ripercorriamo la storia che ha portato un grande attore italiano come Luca Marinelli a entrare nel cast di una delle produzioni videoludiche più importanti del momento, Death Stranding 2: On the Beach.

SPECIALE di Mattia Pescitelli   —   19/03/2025
Luca Marinelli, il 'Solid Snake' di Kojima
Death Stranding 2: On The Beach
Death Stranding 2: On The Beach
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La bellezza dei videogiochi sta nella loro forma mimetica. Possono passare dall'essere puro passatempo completamente scollegato da qualsiasi tipo di narrazione a diventare veri e propri kolossal capaci di ridefinire le coordinate del comunicare attraverso immagini e suoni. Ce lo stanno dimostrando sempre più negli ultimi anni, considerando il numero in crescita di produzioni che paiono guardare più a medium come cinema e televisione che non al mezzo videoludico in senso stretto. Questo avvicinamento, coadiuvato anche dal sempre maggiore interesse economico che ruota attorno a tali progetti, sta pian piano cancellando i confini tra le varie forme di intrattenimento, sfociando in un processo di interscambio senza precedenti e con modalità decisamente più promettenti rispetto ai semplici prodotti su licenza che le grandi produzioni ci propinavano finora.

Oggi far parte di un progetto videoludico è un'opportunità di crescita espressiva. Lo poteva essere anche in passato, ma pure i videogiochi, come tutti i modi di intrattenere prima di essi, hanno dovuto pagare il dazio della gogna mediatica. Tuttavia, quel momento di stasi, di affermazione socio-culturale agli occhi di un più vasto mondo pare essere passato e, finalmente, anche i videogiochi possono annoverarsi ufficialmente tra le più rilevanti forme del comunicare. Nel piccolo della nostra realtà nazionale, questo processo si può riassumere in quello che è stato un fenomeno inaspettato, un fulmine a ciel sereno capace di scuotere la percezione del videogioco da parte di uno sistema che fa ancora fatica ad accettare completamente il fumetto come più di una "lettura da gabinetto", figuriamoci qualcosa che ha insito nel nome la sua componente ludica: l'annuncio di Luca Marinelli nel cast di Death Stranding 2: On The Beach, attesissimo nuovo capitolo dell'universo creato da Hideo Kojima che farà il suo debutto su PlayStation 5 il prossimo 26 giugno.

Cerchiamo di capire meglio perché questo fatto ha la potenzialità di rappresentare un cambio di rotta epocale per la percezione del videogioco da parte della massa.

Marinelli e Kojima: un incontro a parte

Che Hideo Kojima, la mente dietro un pilastro dell'arte videoludica come la saga di Metal Gear, conoscesse e apprezzasse l'operato di Luca Marinelli lo sapevamo da tempo. Era il 2020 quando l'autore condivideva sui suoi canali social la sua convinzione che l'attore romano sarebbe stato la "copia sputata di Solid Snake" se qualcuno gli avesse messo una bandana.

Conosciuto attraverso l'interpretazione dello Zingaro in Lo chiamavano Jeeg Robot, l'ambizioso progetto di Gabriele Mainetti uscito ormai dieci anni fa, Kojima ha dichiarato di averlo poi adorato nel ruolo di Martin Eden nell'omonimo film di Pietro Marcello tratto dal romanzo di Jack London.

A suggellare il talento poliedrico di Marinelli agli occhi del game director è stata l'interpretazione di Nicky nell'internazionale The Old Guard, film prodotto da Netflix e basato sui fumetti di Greg Rucka e Leandro Fernandez. Non è passato molto prima che gli apprezzamenti del regista videoludico giapponese giungessero alle orecchie dell'attore.

Luca Marinelli nel poster di Lo chiamavano Jeeg Robot
Luca Marinelli nel poster di Lo chiamavano Jeeg Robot

Nel resoconto pubblicato sui social riguardo il loro incontro, Kojima afferma di essere stato contattato dai membri della distribuzione giapponese di Martin Eden (che gli avevano chiesto di promuovere il film) in quanto l'attore, venuto a conoscenza degli elogi riguardanti il suo lavoro, voleva ringraziarlo personalmente. Non è passato molto tempo prima che al creatore videoludico giapponese arrivasse una mail da parte dell'interprete italiano.

Sono cresciuto con Metal Gear. Sono un tuo grande fan e sono molto onorato che tu abbia visto i film in cui recito. Volevo dirtelo personalmente.

Nel 2020, neanche un'anno dopo l'uscita del primo Death Stranding, la pandemia fa il suo ingresso nell'equazione. Kojima stava cercando interpreti da inserire nel cast del secondo capitolo e Marinelli gli era parso l'unico in grado di portare in vita il personaggio di Neil (che va a sostituire il Cliff di Mads Mikkelsen apparso nel gioco del 2019). Quando l'autore mandò la sua proposta all'attore, Marinelli si trovava in Tibet per le riprese de Le otto montagne.

Questi ha raccontato che, prima di scendere a valle e leggere la mail ricevuta, aveva pensato a Kojima, cosa che ha definito una esperienza spirituale (forse accentuata dall'aria rarefatta ad alta quota).

Luca Marinelli e Alissa Jung
Luca Marinelli e Alissa Jung

Così, Marinelli accetta di prendere parte al progetto, portando con sé anche sua moglie, Alissa Jung, che interpreterà il personaggio di Lucy. Kojima racconta che l'alchimia tra i coniugi sul set è stata da subito palpabile, cosa che si evince perfettamente anche dal trailer di dieci minuti mostrato lo scorso 8 marzo al SXSW 2025, alla presenza dell'autore e degli interpreti Norman Reedus e Troy Baker, affiancati anche dal poliedrico artista francese Woodkid, che ha preso parte alla realizzazione di alcune tracce per la colonna sonora del videogioco.

Alla cortese attenzione del mondo...

Cosa rappresenta questo sodalizio artistico, oltre che una grande opportunità per l'attore romano? Basta vedere i commenti sotto i vari post relativi all'annuncio della sua presenza in Death Stranding 2: On the Beach per comprendere quanto ciò abbia acceso gli animi nazionalistici degli italiani di tutto il mondo. Ma, tifoseria da stadio a parte, il faro mediatico puntato su Marinelli ha, di conseguenza, messo in risalto anche ciò che si trova dietro di lui, ovvero la possibilità di intendere un progetto videoludico come qualcosa di più di mero intrattenimento per ragazzi e perdigiorno.

Il Neil di Marinelli, presentato nel nuovo trailer di Death Stranding 2: On the Beach
Il Neil di Marinelli, presentato nel nuovo trailer di Death Stranding 2: On the Beach

In un mondo dove le carte dei Pokémon stanno facendo impazzire chiunque, anche chi dei mostri tascabili di Satoshi Tajiri non ha alcun interesse, attirati dalla prospettiva di un guadagno "facile", si apre una via simile (ma decisamente meno lucrativa) per il medium dei videogiochi, almeno a livello nazionale.

Il nome di Luca Marinelli, legato a una cultura cinematografica alta, vincitore del premio David di Donatello come miglior attore non protagonista per Lo chiamavano Jeeg Robot, un film di genere che ha ridestato la stagnante situazione in cui verteva il cinema italiano da anni, ora si fa portavoce di una cultura videoludica intesa dai più come "bassa". Il suo coinvolgimento in un videogioco è arrivato agli occhi di tutti (o quasi), attraverso i social, attraverso i quotidiani generalisti, attraverso i telegiornali.

Marinelli/Neil, 'la copia sputata di Solid Snake' per Kojima
Marinelli/Neil, "la copia sputata di Solid Snake" per Kojima

E allora iniziano a spuntare i numeri di quella che è un'industria da miliardi, che magari non si pensava neanche potesse produrre opere con uno spessore del genere, dove, se si ha il coraggio di osare e di investire, si possono raggiungere risultati capaci di cancellare l'ancora testarda concezione del videogioco come passatempo.

... e della "patria"

Il volto digitalizzato di Marinelli colpisce in maniera differente rispetto a qualsiasi successo ottenuto negli ultimi anni dal ramo italiana del settore perché pianta le sue radici in un contesto che con il videogioco non ha nulla a che spartire.

Lo spietato 'Zingaro' di Marinelli in Jeeg Robot
Lo spietato "Zingaro" di Marinelli in Jeeg Robot

Il cinema italiano, nonostante il cambiamento di rotta degli ultimi anni (molto lento e molto sofferto), ha un'impostazione antiquata, che parla o a un pubblico elitario o alla massa. Manca la via di mezzo, manca il genere in grado di "attaccare" entrambi i fronti e cogliere il meglio (o, almeno, è ciò che si spera) dall'incontro tra i due poli. Marinelli ha dedicato tutta la sua carriera a far sì che questo connubio tra la percezione squisitamente italiana di "alto" e "basso" venisse appianata, passando dal Cesare di Non Essere Cattivo al Diabolik dei Manetti Bros.

E anche questa ulteriore scommessa da parte dell'attore (già vinta, dato il comprovato successo della formula Kojima) ha tutte le carte in regola per diventare un nuovo anti-spartiacque culturale, capace di dare nuovo lustro a un medium che in Italia fatica a partire (nonostante i passi da gigante fatti negli ultimi anni, vedi le iniziative legate a First Playable o all'introduzione del Tax Credit anche per le aziende che producono videogiochi), dove gli investimenti sono difficili da trovare a meno che non si tratti dell'ennesima trovata di qualche dirigente che si sveglia una mattina decidendo che "i videogiochi possono anche insegnare (il più delle volte male)".

Il Luca Marinelli di Death Stranding può rappresentare un punto di svolta per la percezione dei videogiochi da parte del pubblico generalista
Il Luca Marinelli di Death Stranding può rappresentare un punto di svolta per la percezione dei videogiochi da parte del pubblico generalista

Può sembrare scontato a chi vive di questo mondo quotidianamente, ma un nome del genere affibbiato a un medium ancora così ostracizzato dall'opinione pubblica crea un cortocircuito a livello socio-culturale che può essere effettivamente in grado di aprire una nuova e florida strada per la concezione da parte dell'Italia non solo dei videogiochi, ma dei mezzi di comunicazione audiovisivi in generale.

La solitudine dei numeri primi

Non sarà facile, ma scommettere su un progetto non lo è mai, specialmente quando si è rimasti così indietro da far sembrare impossibile riuscire a ritagliarsi anche un minimo spiraglio nel mercato internazionale (tolti quella manciata di casi mediatici che, anche solo per la legge dei grandi numeri, riescono a imporsi all'estero).

Alissa Jung nei panni di Joy in Death Stranding 2: On the Beach
Alissa Jung nei panni di Joy in Death Stranding 2: On the Beach

Tuttavia, nulla vieta di guardare unicamente al proprio "giardino" e di riconoscere le potenzialità di una comunità di creativi che cerca da anni di dimostrare il suo valore in una società cieca dinanzi a ciò che non viene riconosciuto come degno di nota o meritevole dello sforzo di essere studiato e compreso.

Forse neanche Marinelli riuscirà a fare la differenza, alla fine dei conti. Forse servirà molto di più per liberare la produzione videoludica italiana dalla prigione mentale dell'edutainment scolastico, riconoscendole lo spazio e il rispetto che fino a ora gli è stato negato. Se videogiochi come Vampire Survivors, Enotria e Soulstice (magari non tutti perfetti, ma sicuramente audaci negli intenti) hanno scosso poco o niente a livello di percezione del medium da parte dell'opinione pubblica, non sarà di certo il volto di un singolo attore, per ora caso unico, a fare la differenza. O forse sì?