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One Piece, i videogiochi

Tre saghe e più di una ventina di titoli, ma Luffy videoludico continua a non stupire

SPECIALE di Luca Olivato   —   18/10/2019

Sono passati venti anni dalla prima apparazione di Monkey D. Luffy e della sua sgangherata ciurma alla ricerca del mitico tesoro One Piece. La popolarità del manga/anime creato dal maestro Eiichirō Oda è arrivata anche sugli schermi dei giocatori, senza raggiungere risultati memorabili, a parte qualche piacevole eccezione. La maggior parte dei titoli della rassegna è stata commercializzata solo in Giappone, mentre si contano tre saghe principali: Grand Battle e Unlimited (entrambe concepite da Ganbarion) e Pirate Warriors, la più recente, realizzata da Koei Tecmo/Omega Force. Parliamo di titoli solo in parte riusciti, almeno in termini qualitativi. Niente a che vedere, nella maggior parte dei casi, con quanto visto nell'anime e nel manga. Ma anche nei film, con in particolare l'imminente One Piece: STAMPEDE - Il Film, il quattordicesimo lungometraggio dedicato al brand in uscita in Italia il prossimo 24 ottobre, che si pone l'obiettivo di celebrare il ventennale della serie e allo stesso tempo di svelare alcuni retroscena molto interessanti su alcuni dei personaggi più popolari.

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Gli esordi nel nuovo millennio e la saga Grand Battle

Le prime apparizioni di Cappello di paglia risalgono al 2001 con due titoli per la moribonda prima PlayStation: Set Sail Pirate Crew!, è un rarissimo (e dimenticabilissimo) RPG/Gestionale destinato ai soli confini nipponici, a differenza di Grand Battle, progetto più ambizioso e distribuito a livello internazionale. Questo particolare picchiaduro, sviluppato da Ganbarion e dalla grafica simile a quella di Final Fantasy VII, riscosse un buon successo, tanto da meritarsi ben due seguiti: Grand Battle 2, dotato di un comparto tecnico più raffinato (probabilmente la prima console di Sony non avrebbe potuto esprimere di meglio), pubblicato nel 2002 e Grand Battle 3 (decisamente sottotono), uscito nel 2003 per GameCube e PlayStation 2. Altro titolo che è stato pubblicato solo in Giappone, nel 2002, è stato Treasure Battle! per GameCube: si trattava di una sorta di Capture the Flag come sempre in salsa beat 'em up, meritevole di menzione soprattutto per l'ottimo filmato introduttivo. C'è spazio anche per i due Game Boy con altrettanti introvabili RPG (usciti infatti solo in Giappone): per Color c'è Grand Line Dream Adventure Log e per Advance Big Secret Treasure of the Seven Phantom Islands. Forse non lo sapevate ma in Giappone hanno continuato a sviluppare per la prima PlayStation sino al 2003: è questo il caso di Oceans of Dreams, una curiosa visual novel/RPG che (ovviamente) ha trovato spazio solo su qualche scaffale impolverato del Sol Levante. E solo a quelle longitudini, in quei mesi, è uscito anche Aim! The King of Berry, board game per Game Boy Advance.

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La nuova generazione di console e l'inizio di Unlimited

Arriva il 2004 e viene archiviata una volta per tutte l'epopea PSX; questo però non permette alla qualità dei prodotti commissionati da Bandai di decollare. Round The World è un terribile platform sviluppato da Artdink per il mercato giapponese, mentre Pirate's Carnival, sviluppato da h.a.n.d. per PlayStation 2, è una raccolta di minigame adatti ad un pubblico giovanissimo. Nel 2005 escono altri due picchiaduro ambientati nell'universo di One Piece. Il primo è Grand Battle, versione della saga di Ganbarion finalmente adeguata alle potenzialità delle nuove console; il secondo è Fighting for One Piece (esclusiva Sony), beat 'em up bidimensionale vecchia scuola con gradevole grafica in cel shading. Canto del cigno anche per la console portatile di Nintendo, per cui escono, solo in Giappone, lo sportivo Going Baseball e il gioco di ruolo Dragon Dream; Dimps le regalerà uno dei migliori platform del franchise, intitolato semplicemente One Piece. Nonostante in quegli anni la saga stia vivendo il suo massimo momento di gloria, l'unica software house in grado di produrne tie-in sembra essere Ganbarion: così nel 2006 esce per le console giapponesi Grand Adventure, versione "remixata" di Grand Battle. Finalmente nel 2007 la società con base a Fukoka decide di abbandonare il genere per realizzare un action/rpg piuttosto interessante: Unlimited Adventure segna l'approdo della ciurma di Usopp su Wii, peccato che le coste che tocca la Going Merry siano solo quelle americane e giapponesi. Noi europei ci siamo potuti consolare con il seguito Unlimited Cruise, uscito in due parti (nel 2008 e nel 2009) e riproposto in un'unica compilation nel 2010 sempre per Wii; un porting per 3DS verrà invece realizzato nel 2012. In quello stesso periodo esce per la console portatile di Sony l'esclusiva temporale Romance Dawn, tanto ambizioso quanto mediocre gioco di ruolo che popolerà anche il parco titoli della rivale Nintendo qualche mese più tardi. Sul sempre redditizio del Nintendo DS si segnalano i picchiaduro Gear Spirit (2007), realizzato da Matrix Games e Gigant Battle (2010, unico meritevole di un porting in lingua inglese), che vedrà il seguito pubblicato l'anno successivo.

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L'ultimo decennio e la saga di Pirate Warriors

Col nuovo decennio Bandai decide di affidare le sorti del franchise a Omega Force: la struttura di gioco è bell'e pronta e basta quindi sostituire i personaggi e cambiare il nome da Dinasty a Pirate (Warriors) per avere tra le mani un musou dalla grafica cel-shading e da un carisma finalmente adeguato alle potenzialità dei protagonisti. Il successo persuaderà Koei Tecmo ad iniziare una saga che continua sino ai giorni nostri, visto che il quarto capitolo è previsto tra qualche mese. Il primo seguito vede la luce appena l'anno seguente: Pirate Warriors 2 esce per entrambe le console (casalinga e mobile) di Sony, ma, nonostante i contenuti, rappresenta un passo indietro, per profondità di sistema di gioco, rispetto al predecessore. C'è tempo ancora per qualche altra divagazione sul tema, affidata come al solito a Ganbarion: nel 2013 infatti esce Unlimited World Red, seguito di Unlimited Cruise, che raccoglie la solita sufficienza. Il gioco verrà poi convertito anche per PC nel 2017, in una release comprensiva degli oltre 50 DLC rilasciati nel corso dei mesi. Dopo un paio di anni di tregua la saga di One Piece torna a colpire, sempre grazie a Omega Force: Pirate Warriors 3 è il terzo (e per il momento ultimo) capitolo hack n' slash che si è rivelato essere un vero e proprio sogno ad occhi aperti per gli amanti della saga; è stato arricchito da 3 DLC.

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Gli ultimi episodi

Nel 2016 Bandai si ricorda che è da un po' di tempo che Sanji non mena le gambe in un picchiaduro: commissiona quindi a Spike Chunsoft (proprio gli stessi di Dragon Quest e Danganrompa) Burning Blood, uscito per tutte le piattaforme (ad eccezione di Switch), un titolo poco più che sufficiente, mentre Arc System riesuma il 3DS con Great Pirate Colosseum, confinato al territorio nipponico. Poteva mancare la realtà virtuale? Certo che no, peccato che Grand Gruise per PlayStation VR sia poco più di una versione dimostrativa. Ultimo, in ordine cronologico, esponente del franchise di Cappello di paglia è World Seeker, un action open-world realizzato ancora una volta da Ganbarion e ancora una ben lungi dal diventare una pietra miliare nella storia dei videogame. Chiudiamo la nostra rassegna con un tuffo nel mondo mobile, ricordandone due su tutti: il primo è l'ottimo Treasure Cruise, pubblicato nel 2014 per iOS e Android e tutt'ora supportato, mentre il più recente è Bounty Rush. Per chi comunque preferisse guardare One Piece piuttosto che giocarlo, c'è il già citato One Piece: STAMPEDE - Il Film in uscita quindi non c'è troppo da preoccuparsi.