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I giochi peggiori del 2023... finora

La prima metà dell'anno è ormai trascorsa, con il suo immancabile carico di delusioni, e possiamo dunque tirare le somme sui giochi peggiori del 2023... finora.

I giochi peggiori del 2023... finora
SPECIALE di Tommaso Pugliese   —   04/07/2023

Quali sono stati i giochi peggiori del 2023... finora? La prima metà dell'anno è ormai trascorsa e possiamo tirare, tristemente, le somme sui progetti meno brillanti pubblicati in questi sei mesi, che includono in egual misura delusioni cosmiche e amare conferme, pur con un filo conduttore: molto spesso a fare male (e a farsi male) sono piccole produzioni.

La lista che abbiamo stilato, riportata nel solito ordine alfabetico, include un po' di tutto: esperienze in realtà virtuale, improbabili simulatori, grandi autori che avrebbero fatto meglio a restare nel passato, racer fin troppo arcade, action senza capo né coda e avventure dotate di meccaniche che definire datate è poco.

Naturalmente siete liberi di arricchire l'elenco con vostri i commenti: quali sono secondo voi i giochi peggiori del 2023 usciti finora?

Altair Breaker

Altair Breaker, una sequenza di combattimento
Altair Breaker, una sequenza di combattimento

La realtà virtuale si pone ancora oggi come un luogo pieno di incognite, dove è facile inciampare... specie se sei un team di sviluppo alle prime armi. Altair Breaker si pone praticamente come un caso da studio: un action a base di combattimenti che però è talmente realizzato male da restituire la sensazione di un prodotto evidentemente incompleto.

Come abbiamo avuto modo di spiegare nella recensione di Altair Breaker, al di là dei grossi limiti della trama, la campagna stessa a un certo punto si interrompe bruscamente, senza un qualche tipo di conclusione, lasciandoci interdetti alle prese con la ripetizione di battaglie sempre uguali, banali e inconsistenti.

Bum Simulator

Bum Simulator e uno scontro fra senzatetto
Bum Simulator e uno scontro fra senzatetto

"Urinare contro dieci passanti ben vestiti" è solo una delle missioni che caratterizzano l'assurda campagna di Bum Simulator, un gioco che punta chiaramente sul trash ma si perde nelle singole idee, buttate lì alla René Ferretti, senza una struttura adeguata a supportarle e dunque fini a se stesse, destinate a sparire in un limbo di approssimazione e tristezza.

Nei panni di un senzatetto, fondamentalmente, dovremo far fronte alla fame e alla sete sullo sfondo di un open world fatto di bassifondi e degrado, conteso da bande rivali che si producono in scontri in cui domina una scarsissima intelligenza artificiale e le attività si ripetono come le flatulenze di qualcuno con grossi problemi digestivi: ne abbiamo parlato nella recensione di Bum Simulator.

Colossal Cave

Colossal Cave e le sue bizzarre creature
Colossal Cave e le sue bizzarre creature

Capita spesso che un revival forzato finisca un po' per rovinare il ricordo che avevamo di determinate esperienze e di determinati autori; in questo caso i coniugi Ken e Roberta Williams, maestri indiscussi del genere adventure durante gli anni '80, con produzioni iconiche come la saga di King's Quest. Ebbene, il loro ultimo progetto, Colossal Cave, ha ben poco di colossale.

Parliamo infatti della riedizione di un'avventura testuale che però appare in qualche modo inconsapevole del tempo che è passato, presentandosi con un'interfaccia a dir poco macchinosa e con una realizzazione tecnica terrificante, che taglia fuori il grosso degli utenti. Che si tratti di un esperimento è fuor di dubbio, ma la sua riuscita è tutta da dimostrare: ulteriori dettagli nella recensione di Colossal Cave.

Curse of the Sea Rats

Curse of the Sea Rats, topi che combattono
Curse of the Sea Rats, topi che combattono

"Un metroidvania con baffi e coda": è così che viene descritto il titolo targato Petoos Studio nella recensione di Curse of the Sea Rats, figlio di un ottimismo dettato dal successo della relativa campagna Kickstarter e dal design accattivante degli animali antropomorfi che popolano il mondo di gioco. Scavando, tuttavia, tutti i problemi di questa produzione vengono a galla.

Si va da una generale inconsistenza narrativa ai limiti di un bilanciamento della difficoltà che lascia parecchio a desiderare, rendendo il tutto davvero banale da un certo punto in poi e restituendo un'esperienza piatta, priva di idee e di qualsivoglia guizzo, nonché di concretezza, come il sistema di combattimento messo a punto per l'occasione.

emoji Kart Racer

emoji Kart Racer e i suoi bizzarri piloti
emoji Kart Racer e i suoi bizzarri piloti

Un racer arcade basato sulle emoji? Cosa potrebbe mai andare storto? Praticamente tutto, tanto che alla fine emoji Kart Racer ci invita più che altro a trovargli dei pregi, visto il grado di approssimazione con cui è stato messo in piedi questo progetto, bizzarro nei suoi presupposti e frivolo nella realizzazione, pur partendo da meccanismi di gameplay tradizionali e dunque ben collaudati.

Faccette a parte, c'è insomma poco per cui stare allegri: il comportamento dei kart appare imprevedibile, i potenziamenti risultano fortemente sbilanciati, il design dei tracciati si muove fra alti e bassi, l'intelligenza artificiale degli avversari è mediocre, le modalità disponibili sono poche e mettono in risalto l'assurda mancanza di un multiplayer online: abbiamo parlato di questo e altro nella recensione di emoji Kart Racer.

Greyhill Incident

Greyhill Incident e i suoi piccoli omini verdi
Greyhill Incident e i suoi piccoli omini verdi

Un incidente di nome e di fatto, Greyhill Incident sembra fare a gara a racchiudere il maggior numero di difetti immaginabili per un horror game, tanto che è davvero arduo trovare un qualsivoglia pregio a questa stramba storia di invasioni aliene e improbabili missioni di raccolta in cui controlliamo un padre di famiglia con qualche problema di gestione della rabbia.

Caratterizzato da dialoghi talmente brutti da sembrare intenzionali, distribuiti all'interno di una campagna in cui abbondano situazioni del tutto prive di senso, il titolo di Refugium Games ci chiede di camminare con estrema lentezza e nasconderci alla vista degli extraterrestri nell'ambito di meccaniche stealth che sembrano studiate per evidenziare i problemi di questo genere.

Lone Ruin

Lone Ruin, un personaggio dalle mani calde
Lone Ruin, un personaggio dalle mani calde

Se è vero che Hades ha riscosso un grande successo, spingendo i limiti del sottogenere roguelike grazie a uno stile indiscutibile e a soluzioni molto interessanti sul piano del gameplay e della struttura, non è detto che chiunque sia in grado di fare altrettanto. Ecco, Lone Ruin è la dimostrazione concreta di questa semplice osservazione, visto che prova a prendere in prestito alcuni elementi del gioiellino di Supergiant, ma non riesce a sfruttarli in maniera efficace.

Come spiegato nella recensione di Lone Ruin, il gioco si concentra sui combattimenti e riesce a esprimere qualcosa di buono, vedi i ritmi frenetici di alcune sequenze e i combattimenti coi boss, ma in concreto non offre nulla che non si sia ampiamente già visto e tutto ciò che ruota attorno a questo impianto risulta evidentemente sacrificato, in particolare i contenuti che sono parecchio limitati.

Mia and the Dragon Princess

Mia and the Dragon Princess, due tizi combattono
Mia and the Dragon Princess, due tizi combattono

Peculiare esponente del genere dei film interattivi, Mia and the Dragon Princess parte con buoni presupposti ma si perde non appena le sequenze introduttive lasciano posto al gioco vero e proprio, che si distingue per una serie di scelte narrative discutibili e capaci spesso di sfociare nell'insensato spinto, specie quando i personaggi tirano fuori dal nulla delle mosse di kung fu, dando vita a scontri improbabili.

Sul piano del gameplay la sensazione è che le nostre scelte non incidano davvero sullo svolgersi degli eventi, ma è in generale il basso livello produttivo a conferire all'intera esperienza un'aura di scadente approssimazione, che si percepisce fin dalle prime battute e sfocia anche nella mancanza di funzionalità utili come la possibilità di saltare sequenze già viste in precedenza.

The Lord of the Rings: Gollum

The Lord of the Rings: Gollum, la faccia di chi ha comprato il gioco a prezzo pieno
The Lord of the Rings: Gollum, la faccia di chi ha comprato il gioco a prezzo pieno

Fatale passo falso di Daedalic Entertainment, The Lord of the Rings: Gollum rappresenta quel genere di produzioni, anche piuttosto importanti, che non si sa perché ma arrivano nei negozi in uno stato assolutamente pietoso, senza che nessuno se ne sia accorto durante lo sviluppo. I problemi del gioco non si limitano tuttavia al pur mediocre comparto tecnico, bensì vanno decisamente più a fondo.

In pratica ogni singolo aspetto di quest'avventura ispirata alle opere di Tolkien appare fortemente datato, derivativo nella migliore delle ipotesi. Le prime fasi della campagna si trascinano fra banalissime missioni di raccolta, come in un gioco su licenza mal riuscito, e un mix sconclusionato di fasi stealth e platforming fuori tempo massimo. Si salva l'interpretazione di Wayne Forester, ma il resto andrebbe lanciato tra le fiamme del Monte Fato: lo abbiamo suggerito nella recensione di The Lord of the Rings: Gollum.

Wanted: Dead

Wanted: Dead, la protagonista affronta un nemico
Wanted: Dead, la protagonista affronta un nemico

Un clone di Ninja Gaiden sviluppato da alcuni ex componenti di Team Ninja? Sulla carta Wanted: Dead vantava un indubbio potenziale, ma tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare e alla fine della fiera l'unico aspetto che si salva di questa produzione, sorprendentemente, è la storia. Quando infatti si arriva al dunque, ovverosia ai combattimenti, il castello di carta costruito dallo studio giapponese crolla di brutto.

L'approccio agli scontri, che miscela combo ravvicinate e meccaniche sparatutto in prima persona, è in grado in alcuni rari frangenti di restituire qualche soddisfazione, ma il più delle volte questo connubio non funziona per via di un impianto che si rivela fin da subito rozzo e legnoso, producendo anche numerose situazioni in cui tutto appare sbilanciato e frustrante. Avete letto la nostra recensione di Wanted: Dead?