Anche se il viaggio sarebbe ancora lungo, siamo arrivati alla fine di questa serie di speciali dedicati alla mitologia norrena. Mancano veramente poche ore per far sì che God of War Ragnarok finisca nelle vostre mani, quindi è arrivato il momento di parlare di uno dei personaggi più importanti del gioco, nonché uno dei più enigmatici.
Seguiteci un'ultima volta, perché vi porteremo alla scoperta di Loki, personaggio cruciale sia nella mitologia che in God of War.
L’origine mitologica
Loki è un personaggio altamente ambiguo, forse il più ambiguo di tutta la mitologia norrena. Sempre sul filo del rasoio tra bene e male, la sua figura è fumosa. Negli scritti a noi pervenutici, il dio dell'inganno viene citato molto spesso, rendendolo uno degli elementi narrativi più rilevanti presenti all'interno dei miti nordici. Loki viene descritto come il figlio di Fárbauti e Laufey, uno jotun e una dea. Il suo legame con gli Æsir passa per Odino, con il quale ha stretto un'alleanza di sangue, e per questo è accolto da tali divinità. Ma la sua relazione con queste ultime è fortemente contraddittoria: a volte li aiuta di buon grado, rivelandosi spesso fondamentale nella riuscita di qualche impresa mitica; altre, si dimostra il più meschino e vile degli avversari, pronto a utilizzare sotterfugi e inganno senza ritegno.
La sua natura di mutaforma lo rende di per sé un personaggio labile, difficile da inquadrare (qualcuno, oggi, lo etichetterebbe "fluido"). Sia padre che madre, non è raro vedere il dio dare alla luce dei figli nei modi più bizzarri, come quella volta che si trasforma in giumenta per distrarre Svaðilfœri, un cavallo formidabile che stava contribuendo alla perdita di una scommessa da parte degli dei, di cui partorisce il figlio, Sleipnir, l'altrettanto formidabile cavallo a otto zampe che diverrà il destriero di Odino. La sua prole comprende anche i predestinati fautori della disfatta degli dei, ovvero Fenrir, Jormungandr e Hel, nati dal legame con la gigantessa Angrboda.
L'etimologia di un nome ambivalente
Gli studiosi hanno molto dibattuto riguardo il significato da attribuire al nome Loki. I più lo considerano come un riferimento alla "fiamma" (logi in norreno), qualcosa di ardente, schivo, che può portare ristoro, ma anche distruzione. A dare credito a questa teoria troviamo un legame con i genitori. Infatti, Fárbauti e Laufey possono essere considerati la personificazione del tuono e delle foglie cadute dagli alberi, dalla cui unione scaturirebbe il fuoco. L'altra teoria si attesta in direzione opposta, pensando che tale nome sia collegato all'elemento dell'aria (loptr), anche questa una caratteristica che si ritrova nel dio, dato che possiede delle calzature che gli permettono di correre nell'aria e sull'acqua.
In entrambi i casi, è interessante notare questa dicotomia tra istanze opposte, come se il dio non fosse altro che l'ago della bilancia che mantiene l'equilibrio tra bene e male fino all'avvento del Ragnarok. È una sorta di male minore, o necessario, che può rivelarsi la migliore risorsa come la peggiore sventura.
Loki nei miti
Come già accennato, Loki è protagonista di moltissimi miti e poemi, la maggior parte di quelli a noi pervenutici. Durante il corso di questi speciali abbiamo avuto modo di vederlo citato in diverse occasioni, come nel caso di Thor e della volta in cui dovette ostacolare il lavoro di un costruttore che aveva acconsentito a costruire un muro di cinta impenetrabile nel giro di tre stagioni e senza l'aiuto di nessuno in cambio della mano di Freya, del sole e della luna. Lo abbiamo ritrovato anche nell'episodio dedicato a Svartalfheim, quando ha ingaggiato una scommessa con i fabbri Brok e Sindri, cosa che ha portato alla creazione del martello di Thor. Ma anche in relazione a Týr all'interno del poema Lokasenna, dove, durante un banchetto, inizia a canzonare con tutti gli dei, rivelando meschinamente segreti e avvenimenti del passato, non senza ricevere sferzate taglienti a sua volta. Tuttavia, abbiamo sorvolato l'esito finale di quell'episodio.
Tu hai preparato la birra, Ægir,/ma d'ora in poi non darai più una festa;/sia maledetto chiunque sia qua dentro,/possa il fuoco avvolgervi e bruciarvi tutti.
Dopo essere scappato alla furia di Thor, giunto alla festa con lieve ritardo, gli dei lo rintracciano e lo portano in una grotta a Niflheim, dove conducono anche i figli avuti dalla sua relazione con Sigyn. Uno dei due, Váli, viene trasformato in lupo e forzato a sbranare il fratello, Narfi. Dopodiché, Loki viene legato a delle pietre appuntite con le interiora del figlio, mentre Skaði posiziona sopra la sua testa un serpente dalla cui bocca colano gocce di potente veleno. Costretto a tale condizione, è destinato a rimanere imprigionato fino all'avvento del Ragnarok.
Nel frattempo, la moglie Sigyn cerca di alleviare il suo dolore sorreggendo una bacinella sopra il volto del dio, evitando, così, che il liquido tossico coli sui lineamenti del suo amato. Però, a volte il contenitore va svuotato e, in questi casi, il veleno torna a martoriare Loki, che si contorce e si dimena con tale vigore da causare terremoti.
Alla corte di Útgarða-Loki
Un'altra grande avventura che vede protagonista Loki è quella che riguarda Útgarða-Loki, potente gigante della brina e signore dell'omonima fortezza. Durante questo bizzarro viaggio (troppo lungo per poter essere raccontato nel dettaglio in questa sede), Thor e Loki, insieme a due giovani che hanno ricevuto come pegno lungo la strada, si ritrovano presso la corte di tale Útgarða-Loki. Lungo il loro percorso avevano incontrato un gigante, Skyrmir (che Thor ha provato a uccidere più volte senza riuscirci e senza neanche che il colosso stesso si accorgesse delle sue azioni bellicose), che li aveva avvertiti di non eccedere di superbia dinanzi ai loro ospiti. Ignorando totalmente il monito, Thor è disposto immediatamente a provare il suo valore al signore di Útgarðr.
Loki è il primo a "scendere in campo", asserendo di essere in grado di mangiare più velocemente di chiunque altro. A tal proposito, viene portato un grande vassoio, ricolmo di carne. Il re chiama un certo Logi a competere contro il dio dell'inganno, posizionandosi alla parte opposta del vassoio. La gara ha inizio e velocemente i due si incontrano a metà strada. Loki ha mangiato tutta la carne, ma Logi ha divorato perfino ossa e vassoio. La prima sfida, quindi, è persa. Così, Útgarða-Loki chiede al giovane che le due divinità hanno ricevuto come pegno quale sia la sua specialità. Questi gli rivela che è molto abile nella corsa. Senza ulteriori indugi, il re lo mette subito alla prova, facendolo gareggiare contro un tale Hugi. Per tre volte hanno corso e tutte e tre le volte, non importa quanto impegno ci mettesse il ragazzo, Hugi è arrivato primo, staccandolo ogni volta di più. A questo punto, il gigante domanda a Thor in che modo vuole provare il suo valore. Il dio gli risponde che gradirebbe sfidare uno dei suoi simili a una gara di bevute. Il re fa cenno al coppiere di portare un boccale di birra, dicendo che solitamente si finisce d'un fiato, ma a volte gli umani hanno bisogno di due sorsi. Thor, spavaldo come al solito, inizia a trincare instancabilmente, ma una volta abbassato il boccale, si accorge che ha bevuto pochissimo.
"Bene è bevuto, ma non troppo. Non ci avrei creduto se mi fosse stato detto che Ásaþórr non potesse bere un sorso più grande. Tuttavia so che vorrai vuotare [tutto] col secondo sorso.
Allora prova a bere nuovamente, fino a che gli manca il respiro, ma niente: il boccale è ancora più pieno che vuoto. Mentre il re sbeffeggia le sue doti, Thor prova ancora una volta a bere, ingerendo idromele a volontà. Una volta abbassato il boccale, nota che il livello è sceso sostanzialmente, ma non abbastanza da riuscire a finirlo. Adirato e dubbioso, si arrende e chiede al re di provare le sue abilità in qualcos'altro. Allora questi lo sfida a sollevare il suo gatto: un felino abbastanza grande, certo, ma niente in confronto alle mille prove di forza che hanno visto protagonista il dio in precedenza. Avvinghiato il corpo della bestia, Thor spinge verso l'alto, ma il gatto inarca a malapena la schiena. Allora, prova con più forza, ma riesce solo a fargli sollevare una zampa. Sconcertato, il dio abbandona anche questa prova e, iracondo, chiede di lottare con chiunque abbia voglia di mettere alla prova la sua forza. Così, Útgarða-Loki chiama la sua vecchia balia e le chiede di lottare contro Thor. Il risultato sembra scontato, ma il dio, nonostante l'impeto, non riesce a far vacillare la donna, che inizia a rispondere ai suoi attacchi in maniera così inarrestabile e potente da far cadere il dio su un ginocchio.
Io non vedo qui dentro un uomo che non consideri una bazzecola battersi con te. [...] Vediamo però. Chiamatemi qui la vecchia, la mia balia Elli, e Thor se vuole si batta con lei. Ella ha abbattuto uomini che non mi parevano meno forti di quanto è Thor.
Sconfitti, gli ospiti si coricano nelle stanze che il re ha fatto preparare. Il giorno seguente, dopo un grande banchetto, il gruppo si mette nuovamente in viaggio, scortati fuori dalle mura dal re in persona. Una volta all'aperto, questi rivela di non essere stato sincero con loro. Infatti, tutto ciò che hanno visto è stato frutto di trucchi ed effetti ottici. Proprio il re si celava sotto le spoglie di Skrymir, così da studiare i suoi ospiti prima che arrivassero a corte (Thor non era riuscito a ucciderlo perché stava colpendo con il suo martello non la testa del gigante, ma una "sella montuosa", creando delle ampie valli quadrate). Una volta all'interno della fortezza, poi, il re ha truccato anche le sfide. Loki, infatti, ha gareggiato contro il fuoco, il giovane contro il pensiero del gigante, mentre Thor ha dapprima bevuto da un boccale collegato all'oceano, diminuendone di parecchio le dimensioni (e creando, così, le maree), poi ha sollevato Jormungandr in persona quasi fino a toccare il cielo e, infine, ha tenuto testa alla vecchiaia, anche se è impossibile che qualcuno non cada vittima del suo incedere. Il re ha fatto tutto ciò per comprendere la portata della forza del dio e, ora che ne è al corrente, intima loro di non tornare mai più. Thor, furibondo non più del solito, si volta per uccidere il re, ma è sparito, e con lui l'immenso palazzo, lasciando i quattro avventurieri soli nel bel mezzo di un'enorme vallata.
Così fu anche delle gare in cui competeste con i miei cortigiani. La prima fu quella che fece Loki, egli era molto affamato e mangiò avidamente. Ma quello che si chiamava Logi, quello era il fuoco violento, e bruciò a un tempo il vassoio e la carne.
In questo racconto, uno dei più avvincenti di tutta la mitologia norrena, ritroviamo due degli elementi fondamentali che caratterizzano Loki e che accreditano parte delle teorie degli studiosi. Abbiamo il legame con il fuoco, Logi, paragonato direttamente con il dio, ma troviamo anche la condivisione del nome con il re di Útgarðr, che si rivela essere un manipolatore del reale, un ingannatore, un "trickster", come viene definito il dio.
Loki in God of War Ragnarok
Abbiamo fatto un po' il punto sul personaggio di Loki negli scritti e abbiamo scoperto un'ambivalenza che, in parte, rimane anche nella visione di Santa Monica Studio. Come scopriamo alla fine del primo God of War, Atreus si rivela essere Loki, cosa esplicitata anche dal fatto che la madre si chiamava Laufey (detta Faye) e che il padre, Kratos, sia noto tra gli Æsir come Fárbauti. Quindi, abbiamo a che fare con un Loki giovane, incosciente e avventato. L'ambiguità alla base della figura mitologica la ritroviamo qui associata a una ricerca di sé stessi e della propria natura attraverso i delicati passaggi della gioventù. Loki non è, nel gioco, una bilancia che stabilizza la convivenza tra bene e male, ma è semplicemente un giovane alla scoperta di cosa siano il bene e il male.
La visione di Santa Monica è estremamente interessante, anche perché tenta comunque di seguire il filo rosso tracciato da secoli di leggende e tradizioni (molto spesso tramandate oralmente fino all'avvento della stesura in forma scritta di tali racconti), pur non sacrificando un approccio interpretativo contemporaneo. Esempio di ciò lo troviamo quando Loki contribuisce a spezzare l'incantesimo che tormenta Baldur, rendendolo nuovamente vulnerabile e, quindi, mortale. Nel gioco non è un'azione svolta con malizia e malvagità, ma una semplice evenienza, un fatto destinato ad accadere in quei modi e quelle circostanze (quasi a sottolineare l'impossibilità di distaccarsi più di tanto dalle fonti, anche se si vorrebbe fare di tutto pur di raccontare la propria versione dei fatti).
In Ragnarok i rimandi alla mitologia andranno senza ombra di dubbio a intensificarsi, specialmente con l'arrivo della fine del mondo e il contributo di Loki alla disfatta degli dei assieme ai suoi "figli e nipoti", dai lupi Fenrir, Sköll e Hati, al serpente che cinge il mondo Jormungandr. Siamo estremamente curiosi di vedere come la narrazione si districherà tra tradizione e adattamento, dato che, finora, il risultato è quantomeno interessante da analizzare a posteriori.
Siamo arrivati alla fine di questo viaggio alla scoperta di Loki. Ma siamo arrivati anche alla fine di questa serie di speciali. Ci sarebbero ancora tante cose da dire, temi da svelare, personaggi da scandagliare, ma per il momento è giusto mettere un punto e goderci, noi come voi, le nuove avventure di Kratos e Atreus. Prima di lasciarvi ai commenti, vi ricordiamo che, oltre ai tanti citati nell'articolo, esistono molti altri speciali incentrati sul tema, tra cui quelli su Mímir, Freya, le valchirie, Midgard e il Ragnarok, nonché l'episodio interamente dedicato ai manoscritti, che ci hanno fisicamente condotto fino alle coste d'Islanda. E chissà, magari in futuro torneremo a esplorare assieme a voi i Nove Regni, con eguale interesse e passione.